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martedì 8 settembre 2015

Fine dell'estate di Giulia Mancini Recensione

Eccomi per la seconda volta con voi presentandovi la recensione di un romanzo romantico e delicato, perfetto proprio per la fine di questa estate. Scritto dall’esordiente Giulia Mancini e intitolato Fine dell’estate, ci racconta la storia di una coppia di adolescenti alle prese con l’amore e con le difficoltà della vita.
Una lettura fresca ma non priva di riflessioni.


Fatemi sapere cosa ne pensate!


Autore: Giulia Mancini
Titolo: Fine dell'estate
Editore: Selfpublishing
Pagine: -
Genere: Romance contemporaneo
Prezzo: € -
Ebook: € 1,99
Uscita: Agosto 2015
Sito autrice/Link acquisto



È l’anno 1983, epoca in cui l'unico modo di conoscersi è quello di incontrarsi nei luoghi di ritrovo più consueti: un parco, una piazza, il centro città,  la scuola. Claudio ha diciannove anni, ma a volte pensa di averne molti di più tanto è insofferente la sua anima, cerca di nascondersi sotto una maschera di sicurezza e spavalderia, ma lo tradiscono la sua espressione inquieta e le troppe sigarette che fuma rabbiosamente. Vorrebbe scappare dalla soffocante cittadina di provincia in cui vive e forse anche dalla sua vita. Silvia ha sedici anni, tanti sogni da realizzare, tra cui quello di vivere altrove, e tanta immaginazione per dare forma alle sue fantasie, ama i libri e scrivere i suoi pensieri su un diario. Quando conosce Claudio gli sembra di trovare la risposta a tutti i suoi interrogativi irrisolti e soprattutto alla sua richiesta d’amore. Sono arrabbiati con il mondo intorno a loro: i genitori, i professori, le convenzioni sociali soffocanti della piccola città di provincia, troppo attenta alle apparenze e al pettegolezzo. Entrambi manifestano la loro rabbia con i mezzi che hanno a disposizione, il disprezzo, il disappunto e la ribellione. Si incontrano casualmente in un pomeriggio  d’estate e si innamorano. Il loro incontro  diventa un manifesto e il loro punto di forza contro il mondo, ma anche l'occasione di una possibile felicità. Grazie alla loro incoscienza e al loro amore assoluto e totalizzante, come solo sa essere l'amore adolescenziale, tutta la loro vita sembra prendere una direzione diversa e finalmente positiva. Un grande dolore travolge però inaspettatamente la loro vita. Può un amore così giovane resistere alle prove più dure? Forse la realtà riserva alla loro vita un epilogo differente.  O forse il loro è stato soltanto il sogno breve di un'estate.

Giulia Mancini nasce in Puglia ma si trasferisce giovanissima a Bologna dove vive e lavora. Ha sempre avuto la passione per la lettura e per la scrittura e nel corso degli anni ha scritto a fasi alterne, romanzi e racconti brevi, ma solo per se stessa e per pochi amici. Ha pubblicato nell’agosto del  2014 La libertà ha un prezzo altissimo. Questo è il suo secondo romanzo.



Fine dell’estate è il secondo romanzo scritto dall’esordiente Giulia Mancini che ci racconta la storia d’amore tra Silvia e Claudio, ambientata in un’epoca ormai a noi lontana, nella quale non esistevano i cellulari, né i computer, né tantomeno le chat e per comunicare si usavano ancora gli sguardi e gli incontri casuali, come quelli in un parco, sotto ad una quercia.
Romantico, non trovate?

Di quel romanticismo ormai passato di moda, ma di cui, alcuni di noi, ancora sentono la lontana nostalgia.
Il romanzo è pervaso da una sottile malinconia, da una voglia dolce e delicata di raccontarsi, di prendersi per mano, abbracciarsi con coraggio e raggiungere quella felicità tanto agognata che però passa attraverso uno dei periodi più difficili della nostra vita: l’adolescenza.

Silvia è una sedicenne con problemi familiari. Una madre assente, scontrosa, fredda e poco materna, con la quale condivide una convivenza strana, poco loquace, sprofondata nell’indifferenza e soprattutto basata sulle bugie che la donna le ha raccontato, quella più grande riguardante la scomparsa del padre.

Siamo nel languido 1983, immersi in un’estate italiana calda e torrida, nella quale i due protagonisti s’incontrano e iniziano, senza saperlo, a condividere lo stesso modo di vedere il mondo, caratterizzato dal disappunto e dalla ribellione. Entrambi odiano la gente del posto in cui vivono ma nello stesso tempo apprezzano la natura che li circonda, il paesaggio, l’essenza stessa del luogo che li ospita, condividendone pregi e difetti.

Giulia Mancini avvolge le parole di velata malinconia, racconta di un affetto nato per caso che cresce a dismisura e che va a scontrarsi tragicamente con la forza stessa della vita.
Anche Claudio, come Silvia, vive una situazione familiare non facile. I genitori sono separati, vive con la madre Elena, additata dal paese per la sua condotta superficiale, e vede il padre una volta all’anno. Ha soli diciannove anni ma un passato pesante e difficile alle spalle che lo ha condotto ad essere considerato da tutti come un ragazzo strano, mettendo addirittura in dubbio il suo equilibrio mentale, tacciandolo di precarietà e malattia.

Silvia e Claudio condividono il medesimo senso di inadeguatezza, si affidano l’uno all’altra senza conoscersi, parlando di libri e di scuola. Hanno la stessa sensibilità, lo stesso lasciarsi accarezzare dal respiro del vento e soffrono sulla loro pelle sottile di adolescenti, i colori forti della realtà, che nella sua passione come nella sua ira, s’impone nella loro esistenza talvolta come un pugno in faccia, altre come un bacio che sa di miele e coraggio.

“Di lui l’aveva colpita la piega amara delle labbra, l’espressione  inquieta degli occhi, quelle sigarette fumate con rabbia, il suo gesticolare.”

Il loro mondo è pervaso di tristezza e di dolore. Soffrono la distanza spirituale ed affettiva dei genitori che sembrano non comprenderli, la lontananza del modo di vedere e di vivere degli altri ragazzi, perché entrambi sono introversi, chiusi, silenziosi e lontani.
Vivono su piccole isole costruite grazie ai loro ragionamenti mentali e ai loro sogni, non vogliono essere disturbati né trascinati via da quella che considerano la loro unica àncora di salvezza.

Eppure quando i loro sguardi s’incrociano, qualcosa scatta che diventa subito condivisibile, apprezzabile, imperdibile. Un semplice gesto, una parola apparentemente innocua coglie nel segno e permette a quell’amicizia di nascere e di fondere finalmente due vite fino ad allora solitarie.

La poesia e la letteratura li tengono compagnia nei loro primi incontri ma basta davvero poco a far scoppiare la scintilla che oltre ad unire le loro menti, unirà anche i loro cuori.

“Claudio era il centro del suo universo e tutto il resto era uno sfondo sbiadito.”

Giulia Mancini ha uno stile scorrevole, la storia ti coinvolge con semplicità e ti aiuta a riflettere su ciò che ci circonda, affrontando anche tematiche difficili come quella della malattia.
Nel loro legame stretto e indivisibile, irrompe il dolore e la lontananza. Entrambi sono cresciuti appoggiandosi l’uno all’altra, hanno espresso liberamente i propri sentimenti e si sono amati, corpo ed anima, nonostante le loro giovani età e nonostante la loro vita non idilliaca. Ad accompagnare le loro scelte, sempre presente l’ombra dei genitori, ognuno con una propria storia, anch’essi capaci di imparare dai loro errori e di rimediare alla loro iniziale e ingiustificata indifferenza.

Claudio è il ragazzo perfetto: premuroso, dolce, intelligente e forte, capace di proteggere la sua Silvia e di essere il compagno ideale nel percorso della loro comune maturazione. In fondo sono così giovani e così inesperti, ma si amano alla follia.
Silvia è riflessiva, la conosciamo ricurva su se stessa, alle prese con le proprie debolezze e i propri pensieri, incapace di provare affetto per una madre che l’ha solo riempita di bugie. Eppure il miracolo dell’amore porterà nella sua vita non solo uno splendido ragazzo da amare ma anche una via d’uscita all’astio e all’incomprensione con il genitore, rendendola maggiormente consapevole di se stessa e di ciò che l’aspetta.

Fine dell’estate è un romanzo romantico ma anche doloroso, capace di trasmettere un senso malinconico, come se eternamente scorresse sottile il pensiero di qualcosa che si è perduto e che non può più tornare.
Il racconto di un’epoca in cui il contatto fisico, la stessa conoscenza, l’innamoramento erano diversi, forse più spontanei e, lasciatemelo dire, più duraturi.
L’era di internet e dei social ha distrutto la spensieratezza, l’ingenuità, il sottile velo che ci proteggeva dall’altro e che ci rendeva più misteriosi e segreti nella nostra intimità, fatta di pensieri e di desideri.
Oggi tutto viene sbandierato al vento, detto e letto, pubblicizzato e di conseguenza mascherato. Si costruiscono identità precarie e fragili, che alla prima occasione crollano, sotto il peso del giudizio e della critica.
Tutto sembra macchinoso e la rovina dei rapporti sta nella loro superficialità, il modo frettoloso in cui nascono e la leggerezza con cui finiscono, dopo il primo e stupido ostacolo.

L’amore tra Silvia e Claudio è prima di tutto affetto e rispetto per l’altro. E’ la consapevolezza di vedere il mondo allo stesso modo e sapere che il posto in quel mondo, entrambi vogliono che sia insieme.
L’autrice narra di un legame adolescenziale che profuma d’estate, di dolcezza, di infinito, un modo per imparare ad amare senza farsi del male, pur affrontando i dolori della vita.

Una storia che va avanti a piccoli passi, sincera e spontanea, a tratti fiabesca ma che non perde mai il contatto con la realtà. I protagonisti, reali ed inquieti, devono crescere e lo fanno con coraggio e determinazione, lo fanno senza perdersi e senza accusarsi, lo fanno con la paura ed il terrore di non farcela, lo fanno con l’amore. Quello vero, quello che nasce con la parola detta a voce e con lo sguardo incastrato negli occhi dell’altro. Lo fanno toccandosi e sfiorandosi la mente con un bacio, sigillando i loro sentimenti oltre qualsiasi ostacolo.

Fine dell’estate sembra anche un ringraziamento alla vita, allo scorrere del tempo che inesorabile passa ma certe cose, per fortuna, non le cancella. Il titolo presuppone la fine di qualcosa e molte cose finiscono in questa storia. Prima di tutto l’adolescenza che matura e che lascia indietro l’ingenuità e l’intolleranza giovanile che sfocia in una più matura accondiscendenza e comprensione che permette di smussare l’insofferenza dei due protagonisti, avvicinandoli ai genitori ed a quel mondo da cui si erano frettolosamente allontanati.

Ho riconosciuto la sensibilità dell’autrice e la genuinità, la prontezza con cui ha narrato, lasciando correre le sue emozioni e quelle che voleva arrivassero al lettore. La sua storia non è qualcosa che stravolge ma ci leggi la semplicità dei sentimenti, il loro leggero fluire in un modo che è così naturale da lasciarti sorpreso. Perché non siamo più abituati alla naturalità delle cose, oggi tutto deve essere costruito e preparato, quasi più nulla ha l’odore del momento, dell’ingenuo, di ciò che è schietto.

Durante la lettura ho sentito quello strano struggimento del tempo e dei colori che sbiadiscono, delle pagine che si strappano, dei desideri che cambiano forma per diventare altro. Ma le parole restano impresse in quel sogno che ha un sapore delicato e che porta inciso il grazie della vita.

“Mi piace immaginare i tuoi sogni, stai sorridendo, forse stai sognando di noi che stiamo insieme, e siamo felici. E non moriamo mai. In questa estate ormai finita, in cui non so se sto bene, ti sono grato per questi giorni passati insieme e per il senso che hai dato alla mia vita.”




6 commenti:

  1. Deve essere una storia molto romantica e dolce

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    1. Se ti piacciono questo tipo di storie, non puoi perderlo!^^

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  2. Sembra un bel libro, è sempre bello conoscere nuovi autori.
    A proposito di fine estate, se vuoi, partecipa al nostro giveaway, in palio un bellissimo libro fantasy!

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  3. Forse troppo romantico per me. Intanto bella recensione come sempre ;-)

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