Ultime recensioni

mercoledì 10 febbraio 2021

Recensione: RAGAZZI CHIMICI di Angela Infante e Andrea Mauri

Buongiorno! Grazie alla collaborazione con la casa editrice Ensemble, ho letto Ragazzi Chimici di Angela Infante e Andrea Mauri, una raccolta di esperienze di ragazzi italiani che hanno praticato il Chemsex, un modo di fare sesso che prevede l'uso di droghe per migliorare le prestazioni sessuali in ambito omosessuale.

ragazzi chimici

di Angela Infante e Andrea Mauri
Editore: Ensemble
Pagine: 94
GENERE: Diario
Prezzo: 12,00 
Formato: Cartaceo
Data d'uscita: 2020
LINK D'ACQUISTO: ❤︎
VOTO: 🌟🌟🌟🌟

Trama:
I ragazzi chimici prendono cocaina basata, mephedrone, crystal; si fanno di ecstasy, di ketamina, di viagra. Per fare sesso con altri ragazzi chimici. Il chemsex è arrivato nel Belpaese, e i pusher italiani si sono subito attrezzati con droghe che aiutano i ragazzi chimici ad andare avanti tutta la notte. Con una prosa asciutta e un linguaggio iperrealista, la counselor Angela Infante e lo scrittore Andrea Mauri raccontano le confessioni di chemsex di dieci ragazzi chimici italiani. Postfazione di Filippo Maria Nimbi.

RECENSIONE

Ragazzi chimici è un diario dove vengono riportate le esperienze di vita reali di alcuni ragazzi italiani che hanno avuto a che fare con il Chemsex, un argomento che in Italia è ancora poco conosciuto e di conseguenza non affrontato in modo esaustivo sia per quanto riguarda l’informazione, sia per quella che si rivela essere la questione principale: l’assistenza sanitaria. 

Il Chemsex è una pratica diffusa nel mondo degli omosessuali, con la quale i ragazzi, il più delle volte si riuniscono in una sorta di feste, chiamate Chill, che in inglese significa letteralmente rilassarsi, dove si intrattengono in numerosi rapporti sessuali con l’aiuto dell’assunzione di sostanze che ne migliorano le prestazioni. Le esperienze raccontate partono tutte da una matrice comune. La counselor Angela Infante, coautrice del testo, che parla con questi ragazzi che, a loro volta, le raccontano apertamente quello che hanno vissuto e, a volte, anche ciò che li ha condotti a praticare il Chemsex. 

Da un’analisi attenta dei loro racconti, emerge una parola comune: la solitudine. Questi giovani si lasciano convincere a partecipare a questi incontri, molto spesso organizzati a casa di amici che non conoscono o di cui hanno sentito solo parlare, dal loro compagno del momento. Quest’ultimo può essere più grande di loro, o magari, più avvezzo all’assunzione di queste sostanze. Con la sua incidenza, il giovane si lascia prendere dall’euforia e prende parte a queste feste che propongono sempre la stessa scena e lo stesso finale. 
Si ritrovano immischiati in gesti e movenze intime con sconosciuti e non, il più delle volte perdendo completamente la cognizione di dove sono e che cosa hanno fatto. A volte, vengono anche abusati, sfruttati per il piacere degli altri e non per il proprio, ma in fondo, va anche bene così, perché per la maggior parte di essi è una guerra contro la solitudine, contro il grigiore melenso della loro vita di incompresi. Un urlo rabbioso contro quella società nella quale, essendo omosessuali, rappresentano una minoranza che non ha diritto ad avere voce. 

Ogni spezzone di diario si conclude con una sorta di presa di coscienza dell’errore commesso. Soprattutto per un motivo: la sieropositività. Molti di questi giovani, alla fine, si ritrovano sieropositivi e devono, per forza, smettere di fare quella vita. Un conto, però, è sentirsi messi con le spalle al muro. Un altro è capire veramente che quel tipo di vita, quel modo così euforico, confuso, esagerato di vivere la loro sessualità, può davvero condurli alla morte. 
E nonostante siano tutti accecati dalla voglia di sentire, di provare qualcosa, di essere importanti per qualcuno, di farsi toccare il corpo, per sentire che hanno anche loro un’anima, nessuno di essi vuole davvero morire. Solitudine, sì, tanta. La si percepisce mentre s’incastra tra la tua pelle d’oca. È impossibile, certo, non considerare che molti di loro se la vanno a cercare. 

Perdonatemi la schiettezza, ma siamo tutti adulti e vaccinati. E sappiamo bene come vanno queste cose, o forse, no. Forse non ne sappiamo abbastanza. Ecco, e allora prima di giudicare, dovremmo guardare negli occhi uno di questi ragazzi e misurarci con i demoni che li divorano dall’interno. Sono convinta che molti di noi scapperebbero. 
E allora perché non dovrebbero scappare anche loro? È questo quello che fanno i ragazzi chimici. Scappano dalla solitudine che gli cresce dentro e li deforma come un pesante magma nero. Scappano dal rifiuto a cui la società li ha condannati. Dalla rabbia degli altri che li permea come se fossero il capro espiratorio di qualsiasi male presente in questo mondo. 
Molti di loro provano un fascino incondizionato verso questo mondo chimico che sembra fargli dimenticare ogni cosa. Peccato che né il corpo e né il cervello dimenticano mai veramente. 

Il Chemsex è dotato di una vera liturgia. Ci sono delle regole da seguire che lo rendono un rito sacro e profano insieme. Mai fare sesso nella stessa stanza dove sono disposte le droghe. La musica deve sempre avere un ruolo fondamentale. I rapporti sessuali devono essere consumati sul divano o sul letto. Il tempo varia a seconda delle sostanze a disposizione. Un incontro può durare un minimo di due ore fino a tutto il fine settimana. Molti ragazzi già si sottopongono alla Prep, ossia al trattamento sanitario per prevenire l’infezione HIV. Quindi sono continuamente a rischio. 

Il Chemsex è soprattutto una questione di equilibrio. Equilibrio tra i soldi che hai da spendere, l’uso di sostanze, le tue reazioni fisiche e psicologiche, la tua resistenza fisica, e la consapevolezza che la tua vita non deve ridursi soltanto a questo. Quando capisci che il tuo essere è dipendente assoluto da questi festini in cui consumi soltanto Chemsex, l’unica scelta che hai è chiedere aiuto prima che la situazione prenda il sopravvento sulla tua stabilità e il tuo equilibrio psicosomatico. 

Ragazzi chimici è un libro che devi leggere senza metterti sul piedistallo e giudicare. Tanto è inutile, non sei nessuno per farlo. Non provi la stessa solitudine, non senti lo stesso bisogno straziante di usare il sesso come mezzo per sentirti parte di un gruppo e quindi per non essere rifiutato. Certo, potresti dire che non tutti si abbandonano a queste cose. Ma tu sapresti dire come si fa a non farlo? 
Non tutti siamo nati forti e duri e pronti a combattere la paura. Ci sono ragazzi allo sbando che cercano qualunque cosa li faccia sentire importanti, che gli impedisca di pensare che sono un fallimento, che sono spazzatura perché il loro essere non rispetta i dogmi di una società che ormai è a pezzi. 

Provate semplicemente a leggerlo e ad arricchirvi di nuove esperienze. Di nuove conoscenze. Di nuova vita. Provate semplicemente ad accettare con rispetto e comprensione. E forse quei pezzi che la nostra società sta perdendo, che il nostro mondo sta perdendo, ritorneranno a unirsi. 

Nessun commento:

Posta un commento