Buongiorno! Grazie alla collaborazione con la casa editrice Giunti, oggi vi parlo di La piccola bottega delle erbe di Francesca Costenaro.
la piccola bottega delle erbe di Francesca Costenaro Editore: Giunti Pagine: 320 GENERE: Romanzo storico Prezzo: 10,99€ - 16,90€ Formato: eBook - Cartaceo Data d'uscita: 2025 LINK D'ACQUISTO: ❤︎ VOTO: 🌟🌟🌟🌟
Trama:
Un'erboristeria che cura ogni affanno, un viaggio indimenticabile alla scoperta di ciò che siamo davvero, un amore impossibile che può vincere su tutto. Una storia magica sulla possibilità di guarire tutte le ferite, anche quelle del passato.
Londra, 1881: Sophie Belford scopre in Regent Street una piccola, deliziosa erboristeria, il Little Herbalist Shop, che le appare come un antro magico. La titolare, Jane Godwin, sembra in grado di guarire ogni pena grazie ai suoi rimedi miracolosi, e Sophie ne è incantata: Jane ha tutto quello che lei vorrebbe per sé, l'indipendenza finanziaria e di pensiero, la libertà di disporre della sua vita e dei suoi interessi.
Sophie è ricchissima, figlia di un agiato mercante di spezie e tessuti, ma detesta la mondanità, i balli e i pettegolezzi. Detesta, soprattutto, l'idea del matrimonio, verso cui la famiglia sta cercando in tutti i modi di spingerla. Sophie lega con Jane una strettissima amicizia, ed è a lei che confida il suo segreto: fin da piccola la tormentano le visioni di un luogo lontano e di una lingua melodiosa che non comprende, ma che sente appartenerle.
Mentre Jane la aiuta a capire la causa di questi strani miraggi entra in scena Simon Bridge, un giovane brillante che sta cercando la verità sul padre, socio d'affari del padre di Sophie nelle colonie britanniche e morto in circostanze mai chiarite. Sophie e Simon intuiscono che nel loro passato c'è un segreto che li lega, e che va ricercato sulle coste selvagge e misteriose di Penang, in Malesia…
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RECENSIONE
Franscesca Costenaro con La piccola bottega delle erbe scrive un libro capace di riconnetterti con chi sei davvero, come se ti sussurrasse all’orecchio un segreto antico, dimenticato da tempo. E lo fa con la grazia silenziosa di una foglia che cade.
Sophie Belford è una protagonista inquieta, che ci somiglia più di quanto pensiamo. Giovane erede di una famiglia benestante dell’Inghilterra vittoriana, vive in una gabbia dorata. Ma l’oro non basta. C’è qualcosa che la punge dentro: l’inquietudine. Non una malinconia romantica o un capriccio passeggero, ma una fame profonda di senso, di libertà, di autenticità.
Sophie non vuole un marito scelto dal padre, né desidera il ruolo che la società ha scritto per lei: essere graziosa, devota, addomesticata.
Quello che cerca è molto più raro: vuole capire chi è davvero, vuole conoscere il mondo, ma anche guarire un malessere sottile che la attraversa da sempre, fatto di visioni misteriose, sogni ricorrenti, parole in lingue sconosciute.
Il lettore non può che provare empatia per lei. Sophie è tutte le donne che si sono sentite fuori posto, troppo intense, troppo curiose, troppo “diverse”. Ma è anche tutte le persone che hanno desiderato fuggire non per andarsene, ma per ritrovarsi.
Quando Sophie incontra Jane Godwin, la proprietaria del “Little Herbalist Shop”, è come se il mondo si capovolgesse. Jane è tutto ciò che Sophie sogna di essere: indipendente, competente, sicura di sé, una donna che ha scelto di vivere fuori dalle regole, senza un marito, senza protezioni maschili, ma con la forza del sapere antico tramandato da generazioni di donne.
Jane non guarisce solo con gli unguenti e le tisane, ma con lo sguardo, l’ascolto, la verità. È la figura della madre simbolica, della guida saggia, della strega nel senso più sacro e ancestrale. La sua bottega non è solo un luogo fisico, ma uno spazio di guarigione interiore, di accoglienza dell’anima ferita.
Tra lei e Sophie nasce un legame profondo, quasi magico. Insieme si riconoscono, si nutrono, si salvano. È la sorellanza che non ha bisogno di sangue per essere vera.
E poi c’è Simon.
Un giovane uomo che porta sulle spalle il peso di un passato opaco, la morte misteriosa del padre, e il bisogno di far luce sulle verità nascoste. Simon non è un cavaliere, non è un salvatore, e proprio per questo conquista: è un uomo che ascolta, che si interroga, che cammina accanto a Sophie con rispetto e profondità.
L’amore tra i due nasce lentamente, in modo credibile, costruito su complicità e ricerca condivisa. È un amore che non imprigiona, ma libera. Che non si impone, ma si offre. In un romanzo ambientato nell’epoca dei matrimoni d’interesse, questa relazione è un inno alla possibilità di amare davvero.
Francesca Costenaro ci regala un romanzo dove la leggerezza della narrazione si intreccia a temi profondi e universali.
L’emancipazione femminile è al centro: Sophie e Jane sono due donne che rifiutano i ruoli imposti e scelgono la propria strada, anche a costo della solitudine. In un mondo patriarcale, la loro libertà è un atto rivoluzionario.
Il legame con la natura è trattato in modo poetico ma mai superficiale. Le piante non sono solo comparse, ma presenze vive, ascoltate, amate, comprese. La botanica diventa linguaggio dell’anima.
La memoria e l’identità: Sophie è tormentata da visioni di un luogo lontano che non sa nominare. Il viaggio in Malesia non è solo geografico, ma psicologico. È un percorso di riappropriazione delle radici, un ritorno a casa dentro di sé.
La cura come atto morale e spirituale: curare non è solo eliminare il sintomo, ma entrare in contatto con le ferite invisibili, quelle dell’anima. Jane insegna che non si guarisce se non si ascolta, se non si accoglie, se non si ama.
Sophie è un esempio splendido di evoluzione interiore: parte come una ragazza spaesata, e arriva a essere una donna che conosce il proprio valore. Il suo percorso è psicologicamente credibile, doloroso, ma necessario.
Jane rappresenta una forza etica e spirituale: ha scelto la solitudine per essere fedele a se stessa, alla propria vocazione, e alla memoria di chi l’ha preceduta.
Simon rompe lo stereotipo maschile dell’epoca: non è un dominatore, ma un uomo in cerca, disposto a cambiare idea, a imparare.
Edward Belford, il padre, è l’espressione del potere cieco e muto. Un uomo che non sa amare perché non sa ascoltare. La sua morale è quella del dovere, del prestigio, del controllo – e si rivela sterile, fredda, vuota.
La piccola bottega delle erbe è un romanzo delicato e potente, capace di accarezzarti e risvegliarti. È un invito a ricordare che siamo molto di più di ciò che ci viene chiesto di essere. È una carezza a tutte le donne che non si sono sentite viste. È una dedica a tutte le anime curiose, sensibili, non conformi.
Non aspettatevi solo un racconto storico o una love story: aspettatevi un cammino di scoperta, di guarigione, di radicamento.
Aspettatevi di voler comprare una pianta, di parlare con lei, di sentirvi ascoltati per la prima volta in anni.
È un libro che, come le erbe, funziona meglio se lo si legge con lentezza, lasciandolo sedimentare. E alla fine, qualcosa dentro di voi sarà cambiato.
Consigliato a chi ama i romanzi storici con protagoniste forti e fragili, a chi cerca storie d’amore fuori dagli schemi, a chi crede che la natura sia molto più di uno sfondo.
A chi vuole provare a guarire, attraverso le parole.
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