Buongiorno! Grazie alla collaborazione con la casa editrice Nottetempo, oggi vi parlo di Pelli di Rachele Salvini.
pelli di Rachele Salvini Editore: Nottetempo Pagine: 144 GENERE: Narrativa contemporanea Prezzo: 10,49€ - 15,50€ Formato: eBook - Cartaceo Data d'uscita: 2025 LINK D'ACQUISTO: ❤︎ VOTO: 🌟🌟🌟🌟🌟
Trama:
C’è un puma ad Agra”. Zelda riceve una telefonata allarmata dell’ex nuora Allison: nella loro cittadina in Oklahoma è stato avvistato un animale che si credeva scomparso da tempo. Dal terribile omicidio di tre bambine scout avvenuto anni prima, per mano – stando alle voci – di un nativo americano capace di trasfigurarsi in puma. Ma per Zelda quelle parole risvegliano ben altri ricordi, anch’essi intrisi di pericolo: ad attenderla, al limitare dell’oscurità della memoria, c’è il marito Tom, ormai morto. Il loro innamoramento sfociato in un matrimonio spento e segnato dalla violenza: Zelda come le bestie cacciate da Tom, creature affascinanti da prevaricare per la semplice consapevolezza di esserne capace. Le loro pelli esposte in casa, immortalate nella stasi della sconfitta. E poi il pensiero va a Gareth, il figlio un tempo amatissimo che ora è solo un guscio di risentimento e pregiudizio, così simile, troppo simile al padre. Alla nipote Grace, una bambina che ha già sviluppato una scorza che lei non riesce a penetrare. Zelda si scopre insofferente, si scopre succube di una passività che, ora che è in là con gli anni, non le calza più. Zelda, a poco a poco, scopre se stessa. Rachele Salvini ci consegna una storia sul riscatto delle vittime e su una crescita personale che non conosce tempo né età, un romanzo che dal cuore degli Stati Uniti parla alle donne spezzate di ogni angolo del mondo.
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RECENSIONE
Pelli di Rachele Salvini è un libro che ti si attacca addosso, che ti costringe a sentire il freddo di una vita vissuta nell'ombra e l'urgenza di strapparsi di dosso un passato che ha cercato di soffocarti.
Se cercate una lettura confortante, passate oltre. Ma se cercate una scrittura potente, necessaria, che scava nelle dinamiche della violenza e della sottomissione, questo libro vi farà riflettere. Tanto.
La storia ci porta in Oklahoma, nella vita apparentemente immobile di Zelda, un'anziana donna che vive di routine e silenzi. Il suo mondo è un guscio indurito dal tempo e dal dolore. Ma questo guscio si crepa. La crepa ha il suono di una telefonata: nella sua zona è stato avvistato un puma, un predatore che si credeva scomparso.
Questo evento, apparentemente esterno, agisce come un detonatore per la memoria di Zelda. Il puma selvaggio, la minaccia che si aggira libera, evoca un altro tipo di predatore, quello che Zelda ha conosciuto fin troppo bene: suo marito Tom, ormai morto.
Questo romanzo non è un thriller, ma un'indagine psicologica, una vivisezione del trauma. La trama non avanza per colpi di scena, ma per emersione. Come strati di terra rimossi con cautela, il presente di Zelda (fatto del rapporto difficile con il figlio Gareth e la nipote Grace) si sgretola per lasciare affiorare i fossili di un matrimonio tossico, segnato da una violenza tanto silenziosa quanto letale.
Zelda, per decenni, è stata la "preda". Non una vittima urlante, ma una creatura che ha imparato a mimetizzarsi, a rimpicciolirsi, a diventare invisibile per sopravvivere al suo cacciatore. La sua casa è un mausoleo del potere di Tom, e lei ne è la custode silenziosa. L'arrivo del puma diventa il catalizzatore del suo risveglio: un risveglio tardivo, faticoso, ma inarrestabile. Zelda inizia, finalmente, a mettere in discussione il suo ruolo, la sua identità, e a desiderare di liberarsi della "pelle" che le è stata imposta.
Tom è una presenza che ingombra la narrazione pur essendo morto. È l'ombra che definisce i contorni della luce. Tom era un cacciatore. Non si limitava a cacciare; lui collezionava. Le pelli degli animali che uccideva sono esposte in casa, trofei della sua supremazia, simboli di creature un tempo vive e vibranti, ora ridotte a oggetti, immobili nella sconfitta.
Rachele Salvini usa questa metafora per parlarci della forma più subdola di violenza domestica: quella che non si limita a colpire il corpo, ma che mira a possedere l'anima.
Zelda, per Tom, era solo un'altra pelle da esporre. Lui l'ha cacciata, isolata e "preparata", svuotandola della sua volontà, della sua voce.
Il libro ci costringe a guardare cosa significa essere ridotti a un guscio, a un trofeo. Ci interroga sulla natura del possesso, su come la violenza maschile spesso si manifesti non solo nell'atto fisico, ma nella pretesa di controllo totale sull'altro. Pelli non è solo la storia di Zelda; è la storia di ogni donna (e di ogni creatura) ridotta a oggetto, a proprietà.
Ma ciò che emerge di ancora più terrificante è l'eredità. Il figlio di Zelda, Gareth, non è un personaggio positivo. È "un guscio di risentimento e pregiudizio", un uomo che ha assorbito il modello paterno, incapace di empatia. È la dimostrazione vivente di come la violenza sia un veleno che infetta le generazioni.
La domanda che l'autrice ci pone è: ci si può salvare da questo? Si può fare a pezzi il passato?
La scrittura è nitida, essenziale, a tratti quasi fredda, e proprio per questo ancora più impattante. Non c'è una sola parola di troppo. Ogni frase è affilata e serve a scarnificare la realtà, portandoci dritti al cuore del dolore, ma anche al nucleo incandescente della resilienza.
Pelli è un romanzo che fa male, ma è un male necessario. È un'opera di liberazione che ci ricorda che non è mai troppo tardi per smettere di essere la preda e riconoscere il proprio diritto a esistere, liberi da chi ha cercato di trasformarci in un trofeo.

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