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martedì 8 giugno 2021

Recensione: BUNNY BOY di Lorenza Ghinelli

Buongiorno! Grazie alla collaborazione con la Casa Editrice Marsilio, ho letto Bunny Boy di Lorenza Ghinelli. Una storia che mi incuriosiva davvero tanto e che non mi ha deluso! Una delle migliori di quest'anno.

bunny boy

di Lorenza Ghinelli
Editore: Marsilio
Pagine: 256
GENERE: Thriller
Prezzo: 9,99€ - 17,00
Formato: eBook - Cartaceo
Data d'uscita: 2021
LINK D'ACQUISTO: ❤︎
VOTO: 🌟🌟🌟🌟🌟 

Trama:
Dicembre 2018. La testa di un uomo a cui sono stati asportati gli occhi viene ritrovata in un sacco di plastica ai piedi di un cassonetto. Il resto del corpo, privato anche del cuore e delle mani, viene scoperto il giorno dopo dentro un pozzetto dell'acqua piovana, in stato di decomposizione. Nel frattempo Nina, undici anni, viene obbligata dai genitori a tornare in psicoterapia, per superare un trauma che sei mesi prima le è quasi costato la vita e a cui tutti imputano la sua attuale insonnia. In realtà, da quando è diventata sorda, Nina è afflitta da terrificanti visioni sonore, che altro non sono che presagi di morte; le sue notti sono tormentate da incubi ambientati proprio all'interno di un pozzetto dell'acqua piovana. Mentre il killer – un ragazzino spezzato che crescendo si è trasformato in un oscuro e spietato vendicatore chiamato Bunny Boy – continua a uccidere, la bambina a poco a poco si rende conto di essere in qualche modo connessa a lui, e soprattutto di essere la sola a poterlo fermare. Per riuscirci, con l'aiuto di vecchi e nuovi alleati, si vede costretta a calarsi nel pozzo nero e profondo dei ricordi dell'assassino: i suoni e le visioni che la perseguitano appartengono infatti al passato di Bunny Boy, dove si nasconde una frattura che non può essere sanata né ricomposta, ma alla quale Nina dovrà comunque dare ascolto. Insieme alle ormai diciannovenni Rasha e Nur e al diciassettenne Alfredo, suo fratello, la bambina si troverà catapultata in un'avventura che porterà ognuno di loro a confrontarsi con le ragioni del male. I quattro ragazzi si addentreranno in un territorio in cui l'infanzia può essere nera e cannibale, ma comunque degna di essere riconosciuta. Quello che non sanno è se gli sarà concesso di riemergerne indenni. Leggi di

RECENSIONE

Bunny Boy è un romanzo che mi ha attirata subito. Una trama che rientra perfettamente nelle mie corde e un’autrice molto apprezzata in questo genere di storie. 
Mi sono immersa nella lettura ben consapevole che non sarebbe stato un percorso facile. È un romanzo che spazia tra diversi generi, come l’horror e il thriller, coinvolgendo il lettore dentro atmosfere fumose e oniriche dove l’infanzia si contrappone all’età adulta e dove gli incubi che ci hanno tormentato per anni, possono finalmente avere giustizia e trasformarsi in vendetta. 

Nina è una ragazzina di undici anni. È sorda e vive con un apparecchio acustico che delimita le sue giornate, permettendole di entrare in contatto con il mondo e con gli altri che altrimenti sarebbero soltanto echi fatti di silenzio e di solitudine. È molto legata al fratello Alfredo e ai suoi genitori. 
Durante le ore di sole, Nina vive la sua vita in modo alquanto normale, il problema è quando si addormenta. Toglie l’apparecchio, cade nel sonno, e si aprono le porte degli incubi. 

Sogna quasi sempre una botola coadiuvata dall’oscurità, e lentamente il sogno assume contorni sempre più definiti, provocandole angoscia, ansia e tanta paura soprattutto quando scopre che quei sogni sono collegati al ritrovamento di cadaveri legati a una serie di omicidi di natura misteriosa. Diversi uomini vengono trovati morti dalla polizia e purtroppo nessuno sa da che parte iniziare le indagini. 
Gli incubi di Nina sono confusi, sembrano quasi delle visioni che la fanno stare male, seppur nel suo inconscio lei riconosca una veridicità di fondo che la porta a credere che ci sia una connessione tra lei e quel qualcuno che nei suoi sogni sembra soffrire e cercare aiuto. 

 
I conigli devono stare nella tana, non lo sapevi?

La narrazione si muove su due piani temporali diversi. Nina che vive nel presente e Graziano, un ragazzino, di cui conosciamo la vita quando è un adolescente, che vive nel passato. 
Graziano adora la madre a cui è legato in modo indissolubile. Odia il padre perché li ha abbandonati lasciandoli nei debiti senza curarsi della propria famiglia. In un certo senso odia un po’ anche la madre quando la vede costretta ad andare a letto con Valentino, un uomo che non si fa scrupoli a usarla come un oggetto sessuale per consumare tutte le sue voglie. 
La cosa peggiore è che Graziano è bullizzato ogni santo giorno da un gruppo di ragazzi il cui leader è Federico, il figlio di Valentino. 
Una coincidenza terribile. 

I ragazzini lo spintonano, lo offendono, lo picchiano, chiamandolo Bunny Boy perché Graziano non reagisce mai, e proprio come un coniglio, trema dalla testa ai piedi. Si divertono torturandolo nei modi più terribili, oltraggiando la sua dignità e facendolo sentire una nullità. 
Il punto di non ritorno lo raggiungono quando lo fanno cadere all’interno di una botola insieme a un cane. Graziano ha una paura tremenda, è convinto che nessuno verrà a salvarlo. Per fortuna, però, che nel buco con lui c’è Kenshiro, il suo supereroe, è grazie a lui che riesce a sopravvivere e ad attendere i soccorsi. 
Quando uscirà da quel buco nero come l’abisso, anche la sua anima sarà buia come le tenebre. 

 
C’è un bambino imprigionato qua sotto.

La connessione che esiste tra Nina e Graziano è impalpabile e non verrà mai concretizzata da un incontro reale anche perché quello che vive Graziano nella sua adolescenza è qualcosa che appartiene al passato e che lo ha reso l’uomo pericoloso che è diventato oggi. 

Lo stile dell’autrice è incalzante. Fin dalle prime pagine, sono stata rapita dalla narrazione, dall’uso oscuro del linguaggio fatto di metafore e di similitudini, capaci di infangare anche gli aspetti più puri e ingenui dell’infanzia. 
Nina è una bambina tranquilla, Graziano non lo è mai stato. 
Kenshiro gli ha suggerito che il vero colpevole della sua vita disastrata e della malattia della madre è il padre. E da questo momento in poi inizierà la sua vendetta. – La colpa è di tuo padre. Solo di tuo padre. Andrebbe punito, non merita di vivere. 
Queste parole gli entrano nel sangue e non lo abbandonano più. Dentro ci trova una verità sacra che lenisce il dolore. Una sorta di preghiera che ammutolisce il ringhio bastardo di chi è stato tradito e trama la vendetta. Gli uomini che lo trovano, non hanno davanti un bambino. Ma una creatura che ha perso la pelle dell’infanzia, che si trascina addosso una scorza tossica e due occhi che inceneriscono l’aria. 

Bunny Boy è un romanzo fumoso, collerico, pieno di rabbia. I personaggi volteggiano intorno alla storia principale come se fossero macchiette impazzite che vorticano in un uragano di colpe e di dannazione. Nina potrebbe affogare in mezzo a questo marasma ma la sua forza di volontà la tiene in piedi e le permette di affrontare gli omicidi e quella sua responsabilità di percepire ciò che non può essere tangibile, fino a quando tutto si risolve. Ma solo apparentemente. Perché presto o tardi tutto potrebbe ricominciare, con un nuovo incubo. Con una nuova voce da ascoltare, con cui pregare, e da salvare. 

 
A volte nella vita devono accadere fatti orribili, ingiusti prima di riuscire a dare carne ai sogni.

La verità è che questo romanzo mi è piaciuto perché nessuno si salva. Non amo particolarmente il lieto fine nelle storie, a maggior ragione in contesti come questo, chiaramente oscuri e cattivi. 
Il percorso di Graziano è un cammino di vendetta, di appropriazione della giustizia attraverso l’impugnatura di un coltello che gli permette di sanificare le ferite che il passato gli ha inflitto e che lo hanno reso un uomo peggiore del bambino che era un tempo. 
L’esperienza del bullismo e della botola lo cambiano, come cambierebbero chiunque probabilmente. Lui però reagisce d’istinto, trasferendo la sua voglia di vendetta nel giocattolo che gli tiene compagnia e attribuendo a quest’ultimo una volontà decisionale che non esiste nella realtà perché si tratta di un oggetto inanimato, eppure questo è l’unico modo che trova per giustificare le sue azioni, la sua sete di sangue e di giustizia irreparabile. 

Un romanzo spettacolare. Una storia senza redenzione nella quale è difficile cogliere il confine tra bene e male. Io non ci ho provato nemmeno. Mi sono cullata sulle onde al confine tra il sogno e l’incubo e ho abbracciato la filosofia dell’autrice secondo la quale quando ti trovi davanti l’abisso, non devi mai guardarlo in faccia. L’unica cosa che puoi fare è dargli la schiena e aggrapparti a quello che c’è, qualunque cosa sia. 
Altrimenti fai la fine di Graziano. 
L’abisso ti risucchia, ti entra negli occhi e nelle ossa, e la tremante bestiolina che tutti prendevano in giro, si trasforma in un coniglio assassino pronto a versare il tuo sangue.

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