Ultime recensioni

martedì 25 febbraio 2020

Recensione: ZOMBIE di Joyce Carol Oates

Buongiorno! Oggi vi parlo del secondo romanzo che ho letto di Joyce Carol Oates dal titolo di Zombie. Una storia che ci porta a conoscere la mente e le perversioni di un serial killer il cui unico sogno è quello di crearsi uno zombie personale. La storia è ispirata a un uomo realmente vissuto. 

Zombie
di Joyce Carol Oates

Editore: Bompiani
Pagine: 184
GENERE: Thriller
Prezzo: 10,99 € - 13,60 
Formato: eBook - Cartaceo
Data d'uscita: 2015
Link d'acquisto: ❤︎
VOTO: 🌟🌟🌟🌟

Trama:
Quentin P_ è un enigma per i suoi genitori, anche se non credono affatto all'accusa di molestie sessuali mossa da un minore nei suoi confronti. Quentin P_ è un enigma per il suo psichiatra, che comunque lo incoraggia, apprezzando le potenzialità positive dei suoi sogni, di cui parla tanto apertamente. Per sua nonna, Quentin P_ è solo un ragazzo dolcissimo, cui è impossibile dire di no. Ma Quentin P_ in verità è l'assassino psicopatico più terrificante del Michigan. Condannato alla libertà vigilata, Quentin è accondiscendente, ma rimane insensibile a tutto: alla famiglia, ai controlli giudiziari, ai medici. Un giorno, per caso, scopre la lobotomia, e d'un tratto le sue ossessioni prendono forma concreta. Una a una, sceglie le sue vittime obbedendo a una volontà di potenza, il bisogno insopprimibile di creare uno "zombie" tutto per sé che, passivo e remissivo, lo supplichi e lo gratifichi. Esagitato da varie sostanze e dalle sue stesse perversioni sessuali, assolve con zelo ogni sanguinoso compito e, nella meccanicità, acquisisce sempre maggiore astuzia e perizia. "Zombie" è il romanzo della mente psicotica di un killer seriale che, nel delirio impermeabile del suo monologo, riproduce i movimenti automatici di una società disumanizzata.

RECENSIONE

Zombie è il secondo romanzo che leggo di questa autrice straordinaria. Uno stile agghiacciante, parole che si correlano in un modo del tutto nuovo e che ti accompagnano all’interno della mente di un Serial Killer.

Quentin P. è realmente esistito. L’autrice si riferisce a Jaeffrey Lionel Dahmer, serial killer che negli anni '80 uccideva le proprie vittime, smembrava i cadaveri e ne conservava i pezzi.
In questo romanzo assistiamo a un processo incredibile e che a molti potrebbe far storcere il naso.
Non c’è nessun investigatore, nessuna polizia e nessuna indagine. Semplicemente c’è lui, il protagonista.

Un uomo stempiato, magro, che passa assolutamente inosservato. Quentin fa il custode nella villa di famiglia, le cui stanze sono affittate per lo più a studenti stranieri. Va dallo psicologo, è amato dalla sorella, adorato dalla nonna e protetto da mamma e papà.
Vive da solo e la cantina è il suo luogo preferito. Il luogo dei suoi misfatti.

Guardare la gente negli occhi 
è sempre stata la mia rovina.

Il padre è un noto accademico, lo tratta come una persona  normale, ma Quentin non lo è. E la sua famiglia comincia a rendersene conto quanto viene accusato di molestie sessuali contro un ragazzino nero.
Nella sua testa finisce in tribunale e subisce un processo semplicemente perché il ragazzino è di colore, ma la realtà è un’altra: Quentin è omosessuale, pedofilo e pervertito.
Ma soprattutto, è PAZZO.

Negli angoli più oscuri e depravati della sua anima sporca, cova un sogno irrealizzabile: creare uno zombie tutto per sè. Uno zombie personale che faccia tutto quello che lui gli dice, in particolare modo prestazioni sessuali che lo eccitano da morire.
È inutile girarci intorno: questa storia è fondamentalmente incentrata sull’aspetto sessuale, sulle depravazioni e perversioni del protagonista che adocchia quotidianamente le sue vittime e che poi le trasforma in ipotetici zombie.
Come ci riesce esattamente?

Quando cattura la sua vittima, di solito la stupra e poi la trasferisce all’interno della sua cantina. Lì colleziona strumenti chirurgici, libri di anatomia e lobotomia, e grazie a essi, procede sul corpo ancora vivo del malcapitato e cerca di lobotomizzarlo per poi trasformarlo in uno zombie.
Ovviamente i suoi tentativi risultano vani e le vittime muoiono.
È costretto allora a sotterrarle e a fare in modo che i loro cadaveri scompaiano dalla faccia della terra.

Qualsiasi cosa sia NON ORA è irreale.

Nel frattempo, Quentin all’apparenza sembra tranquillo, un uomo di fiducia, un figlio perfetto e un nipote che aiuta la nonna a rastrellare il suo giardino, in realtà nelle sue attività quotidiane non è altro che un predatore che attende la nuova vittima da stuprare e da uccidere.

C’è da dire che l’intento principale di questo serial killer non è quello di uccidere, ovviamente, ma di trasformare la vittima in uno zombie. Il caso vuole che purtroppo i suoi esperimenti non vadano mai a buon fine e quindi la morte giunge quasi senza volerlo, seppur è evidente un totale disinteressamento alla vita della vittima.
Quentin è totalmente concentrato su di sè. Non esiste altro al di fuori di se stesso.

In questo romanzo non avremo resoconti psicologici, né ragguagli investigativi, non c’è il bene o il male, non esiste la parte o la controparte, ma solo e soltanto lui.
Quentin P.
Il suo cervello, i suoi pensieri, e soprattutto, le sue pulsioni sessuali e omicide.

Non c’è nessuno che possa fare da controparte, che possa bilanciare la nebbia scura, sporca e fitta che avvolge tutto il romanzo e che rischia di soffocare chi, leggendo, non riesce a mantenere un certo distacco.


Un vero ZOMBIE sarebbe mio per l'eternità.

Le descrizioni non sono disturbanti, né eccessivamente meticolose, ma è ovvio che l’idea di ciò che questo personaggio fa è esposta in modo chiaro e diretto. Quindi se avete lo stomaco debole o siete facilmente impressionabili, non consiglio di leggerlo, al contrario, se riuscite a leggerlo come ho fatto io, quasi con un interesse clinico e psicologico, potrebbe essere una lettura interessante.

Ci tengo a sottolineare che l’elemento che maggiormente mi ha affascinato e indotto a leggere è lo stile dell’autrice. Lei fa apparire tutto così scorrevole, dannatamente semplice, e intrigante. Ti dimentichi che stai leggendo di un assassino ed ti concentri sulle mille curiosità che ti vengono in mente.
Non ci sono momenti morti nella storia, nonostante sia comunque una vicenda pesante. Eppure, questo suo modo di raccontare, schietto, diretto, senza il minimo segno di debolezza o di ripensamento, è lucido e anche talvolta ironico. 

Quentin è un serial killer, è un mostro, eppure, leggendo, non avrete mai la sensazione pressante che lui sia l’alieno disumano che è in realtà.
Questo vi permetterà di leggere senza stare ogni due o tre righe a chiedervi come sia possibile, o a storcere il naso, o persino a vomitare. Bensì leggerete apprezzando una storia vera trasformata in un romanzo per nulla banale. Anzi, UNICO nella sua raccapricciante follia.

Nessun commento:

Posta un commento