Buongiorno! Grazie alla collaborazione con la casa editrice Giulio Perrone, oggi vi parlo di A Napoli con Pino Daniele di Pier Luigi Razzano.
RECENSIONE
L'Anima di Napoli è una chitarra blues e questo è un viaggio che devi fare se ami questa città. Io l'ho fatto e ho capito che il mio AMORE non è per la gente, per il folclore da cartolina o per la sua caotica vitalità.
È un legame viscerale, quasi fisico, con i suoi muri, con il piperno scuro dei palazzi, con la luce che taglia di sbieco i vicoli dei Quartieri Spagnoli e si arrende, abbagliante, sul Golfo. È un amore per le sue pietre, che trasudano millenni di storie, per i suoi silenzi improvvisi nel cuore del centro antico, per le sue leggende che senti bisbigliare dal vento che s'infila sotto l'arco di una chiesa sconsacrata.
E questa città, la mia città, ha una colonna sonora. Una sola, inconfondibile, eterna: la voce e la chitarra di Pino Daniele. Leggere A Napoli con Pino Daniele di Pier Luigi Razzano è stato come tornare a casa in un modo nuovo, più profondo. È stato come se qualcuno, finalmente, avesse messo su carta la conversazione segreta che il mio cuore ha da sempre con questa città.
L'autore compie un'operazione letteraria che è, prima di tutto, un atto d'amore purissimo. La struttura narrativa, un dialogo tenero e intimo con sua figlia Frida, è il pretesto per tramandare un'eredità che non si trova sui libri di storia: l'anima di Napoli attraverso il suo cantore. Pier Luigi non è solo un padre che spiega, è un sacerdote della memoria partenopea. Nelle sue parole c'è la malinconia colta di chi conosce le ferite della città ma anche l'orgoglio indomito di chi ne custodisce la bellezza inarrivabile. Frida, con la sua curiosità di giovane generazione, diventa i nostri stessi occhi, ponendo le domande che forse non abbiamo mai osato formulare, rendendo universale un racconto così profondamente radicato.
E poi c'è Pino.
Non è un'icona da celebrare, né un fantasma del passato. È una presenza viva, un "lazzaro felice" che cammina un passo avanti a noi, guidandoci. La sua non è musica di sottofondo, ma la chiave stessa per decifrare l'architettura emotiva della città. Luigi Razzano ce lo fa capire in modo semplice, diretto, privo di impalcature che avrebbero privato questo dialogo tra la musica e il sogno della sua anima: il blues roco di Pino è il lamento del tufo che si sgretola, le sue contaminazioni jazz e funky sono il sincretismo culturale che si respira a ogni angolo, dove un capitello greco può sorgere accanto a un'edicola barocca. L'"alleria" delle sue melodie più solari è la luce accecante di Mergellina, e l'"appocundria", quella intraducibile malinconia dolce, è l'ombra che si allunga sui gradoni di Montesanto al tramonto.
Ciò che mi ha stregata di questo libro è come l'autore intreccia la musica ai luoghi, trasformando la topografia urbana in uno spartito. Leggendo, ho sentito le note di "Napule è" risuonare nella pietra porosa di Spaccanapoli, ho percepito il ritmo di "Je so' pazzo" nel dedalo inestricabile del Rione Sanità e ho ritrovato la dolcezza struggente di "Quando" nel silenzio irreale del Cimitero delle Fontanelle, dove il culto dei morti si fa mistero e accettazione.
Il libro non si limita a citare i luoghi, li fa sentire. Ti fa percepire il freddo umido di un basso, il calore improvviso di una piazza inondata di sole, la maestosità decadente di un palazzo nobiliare del centro storico. Ti porta nei luoghi nascosti, quelli che non sono sulle mappe turistiche ma che costituiscono la vera essenza di Napoli, città esoterica, massonica, greca e romana, ma più di tutto terribilmente sofferente e umana, dove ogni pietra ha un segreto da raccontare.
Ci avete mai pensato, chi più della città di Napoli può rappresentare il volto bello, bellissimo, ma pieno di crepe della VITA?
Se la vita avesse un volto, non sarebbe quello di Napoli?
Pieno di luci ombre, a volte sporco, truccato, sgualcito, malandato, altre volte irriverente, sfacciato, resiliente e magico proprio come è la vita.
Lo stile è un fiume caldo e avvolgente. Ha una cadenza che è essa stessa napoletana, una prosa che non descrive, ma evoca. È una scrittura piena di "calore", di sentimento, che non scade mai nel sentimentalismo. L'autore riesce a fondere la cronaca personale, l'analisi musicale e la descrizione urbanistica in un unico flusso narrativo che ti culla e ti scuote, proprio come un pezzo di Pino Daniele.
A Napoli con Pino Daniele è un'invocazione. Un richiamo a quella musica eterna e a una terra che non dimentica.
NESSUNO.
È un libro che s'infilza nel cuore di chiunque ami Napoli non per quello che sembra, ma per quello che è: una creatura immortale, un mistero di pietra e di mare.
Luigi ci ha dato la sua mappa per esplorare la sua anima, e quella mappa è incisa sulle corde di una chitarra. Leggendolo, non ho fatto altro che innamorarmi di nuovo, disperatamente, della mia città, riconoscendo in ogni parola e in ogni nota la ragione di questo amore folle e bellissimo. E ho capito, ancora una volta, che Pino non se n'è mai andato.
È qui, seduto sui gradini di una chiesa, e accorda la sua chitarra al battito senza fine di Napoli.
Nessun commento:
Posta un commento