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mercoledì 9 luglio 2025

Recensione: CONTRO I GIGANTI di Massimiliano Vucetich

Buongiorno! Grazie alla collaborazione con la casa editrice PaperFirst e Il Fatto Quotidiano, oggi vi parlo di Contro i giganti di Massimiliano Vucetich.

contro i giganti

di Massimiliano Vucetich
Editore: PaperFirst
Pagine: 400
GENERE: Libro inchiesta
Prezzo: 9,99€ - 18,00
Formato: eBook - Cartaceo
Data d'uscita: 2025
LINK D'ACQUISTO: ❤︎
VOTO: 🌟🌟🌟🌟 

Trama:
Notti senza sonno ad ascoltare telefonate in diretta, pedinamenti estenuanti con il timore di essere scoperti e mandare a monte un’intera operazione, riunioni serrate con magistrati e superiori che non sempre sono gli alleati che ci si aspetterebbe. Con "Contro i giganti" Massimiliano Vucetich ci porta dentro le più famose indagini del Nucleo investigativo dei Carabinieri di Roma: dall’indagine su Calciopoli a quella sulla sanità romana; dal caso Consip alla P3, passando per lo stadio della Roma. Uno spaccato vivido e in presa diretta di come sono partite, si sono sviluppate e si sono concluse alcune delle vicende più torbide degli ultimi vent’anni, tra faccendieri privi di scrupoli, colletti bianchi infedeli, politicanti corrotti e un’umanità composita di personaggi più o meno noti finiti per un attimo sotto il mirino degli investigatori. Un affresco narrativo ad alto impatto, sincero, per certi aspetti spietato, dove non mancano critiche a un sistema giudiziario non sempre virtuoso e dove gli intrallazzi – anche quelli che hanno coinvolto uomini delle istituzioni – vengono raccontati con il rigore dell’investigatore che li ha portati alla luce. Alla fine non mancano anche valutazioni, talvolta critiche, sull’impatto che le ultime riforme in tema di giustizia del governo Meloni inevitabilmente avranno sulle investigazioni in generale e su quelle riguardanti i colletti bianchi in particolare.

RECENSIONE

Contro i giganti di Massimiliano Vucetich racconta vent’anni di lotta contro la criminalità dei potenti, di quelli che non si nascondono nei vicoli ma siedono nei palazzi, stringono mani nei corridoi delle istituzioni e si muovono nel buio protetti dalla rispettabilità formale. È un libro coraggioso, appassionato, ma anche profondamente ambiguo, nel senso etimologico del termine: è un'opera che dice e insieme trattiene, che rivela e al tempo stesso si autocensura, consapevolmente. 

L'autore scrive da insider, ma si rivela anche un narratore abile, persino coinvolgente nel suo realismo asciutto e senza fronzoli. È un carabiniere, un ufficiale, ma anche un osservatore della realtà umana, uno che ascolta voci registrate nelle fioriere, nei tronchi d’albero, nei muri, nelle macchine. E da quelle voci, da quel flusso continuo di parole intercettate, costruisce non solo processi ma anche ritratti, verità, storie. 

L’autore ci porta dentro le indagini che hanno scosso l’Italia degli ultimi vent’anni: Calciopoli, Lady Asl, P3, Consip, lo stadio della Roma, e le innumerevoli ombre tra un caso e l’altro. Tutto è narrato con uno stile diretto, a tratti colloquiale, eppure sempre professionale. Lontano dal linguaggio legalistico, ma anche lontano dal sensazionalismo. Vucetich ha una missione: far comprendere, ai non addetti ai lavori, come funziona davvero il potere e come si fa a scardinarlo. Lo fa raccontando non solo i fatti, ma il modo in cui si costruisce un’indagine, le frustrazioni, le decisioni operative, le gerarchie, le paure, i compromessi. E, soprattutto, l’ambivalenza della giustizia. 

L'autore, un ufficiale atipico. Riflessivo, lucido, non cieco nei confronti del sistema in cui opera. Denuncia con chiarezza la discrezionalità eccessiva della magistratura, la possibilità che indagini identiche vengano archiviate o amplificate a seconda del contesto, delle convenienze, del territorio. È una voce critica ma leale: non abbandona la divisa, ma la guarda con occhi da cittadino. Allo stesso tempo, non mitizza il ruolo dell’investigatore. Non si descrive come un eroe solitario, e anzi sottolinea più volte che il vero protagonista del libro è la storia, quella con la "s" minuscola: le situazioni, gli uomini, le relazioni, le zone grigie.

Racconta di errori evitati per un soffio, di verità taciute per prudenza, di indagini che fanno male a chi le subisce, anche quando sono giuste. Ha la consapevolezza – rara – che ogni intercettazione è anche un atto di violenza sulla vita privata di qualcuno. In questo c’è una grande umanità, che rende la lettura non solo istruttiva ma anche emotiva. Soprattutto quando l’autore riflette sulla differenza tra i “criminali veri” e quelli in giacca e cravatta: i primi sono dichiaratamente nemici dello Stato; i secondi, più pericolosi, sono integrati nel sistema, spesso legittimati proprio da quello Stato che li dovrebbe combattere. 

Da un punto di vista letterario, Contro i giganti è una strana creatura. L'autore afferma che il suo non è un libro di narrativa, né un’opera saggistica in senso accademico. E ha ragione. Lo stile è quello di un diario, di un verbale esistenziale, con una lingua funzionale, nitida, non priva di ritmo. Il tono è spesso discorsivo, talvolta ripetitivo, ma sempre chiaro. Non c’è la costruzione narrativa di un romanzo, ma c’è una tensione narrativa reale: ogni episodio ha la sua curva, il suo apice, la sua caduta. I personaggi non sono fiction, ma emergono dalle pagine come figure scolpite nella memoria: il mentore Auricchio, i colleghi di squadra, i magistrati collaborativi o pilateschi, i politici che si difendono attaccando, i “bombardini” – affaristi millantatori – che infestano i salotti romani. Nessuno viene romanzato, ma ognuno è raccontato con osservazioni vivide, ironiche, a volte impietose. Ciò che manca, forse, è un vero respiro narrativo e critico su scala ampia. Il libro è densissimo di contenuti, riflessioni, dettagli, ma resta incardinato nella voce di Vucetich. Mancano – volutamente – altre prospettive, altri sguardi, altri dubbi. In questo senso, l’opera rischia talvolta di scivolare nel monologo autoreferenziale, nonostante le dichiarazioni di umiltà. 

Il grande valore di Contro i giganti è la testimonianza diretta. Chi parla ha vissuto il sistema giudiziario italiano dal di dentro, nelle sue glorie e nelle sue miserie. Ha visto come certe verità scomode vengano silenziate per convenienza, come certe indagini vengano strumentalizzate dalla politica, come il concetto stesso di giustizia sia fragile, plasmabile, parziale. 

Nel racconto si respira un forte senso di disillusione civile che rende il libro scomodo, onesto, profondamente realistico. Non è perfetto ma è vero. E in un’epoca in cui i racconti autentici vengono spesso sepolti dalla propaganda o dalla semplificazione, questa cronaca ci ricorda che la verità è fatta di complessità, di tempi lunghi, di voci contraddittorie, di dubbi irrisolti. È anche un libro umano, dove l’investigatore non è un giustiziere ma un uomo che prova a capire, a colpire senza distruggere, a vedere oltre le apparenze. Dove la giustizia non è un’arma ma un tentativo. 

Forse il titolo dovrebbe farci riflettere: Contro i giganti. Ma chi sono davvero questi giganti? 
I corrotti? I corruttori? Le strutture invisibili che inquinano lo Stato? O forse, più tragicamente, l’indifferenza della società, la rassegnazione del cittadino, l’omertà delle istituzioni? 
Un libro adatto solo a chi è in grado di porsi domande e soprattutto a chi le risposte, non le compra.

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