Buongiorno! Grazie alla casa editrice DeAgostini, oggi vi parlo di Sun of blood and ruin. La vendetta dell'incantatrice di Mariely Lares.
sun of blood and ruin di Mariely Lares Editore: DeAgostini Pagine: 480 GENERE: Fantasy Romance Prezzo: 10,99€ - 19,90€ Formato: eBook - Cartaceo Data d'uscita: 2024 LINK D'ACQUISTO: ❤︎ VOTO: 🌟🌟🌟🌟
Trama:
Nelle maestose terre di Tenochtitlan, dove gli antichi dei vegliano sulle foreste, una semplice ragazza nasconde un segreto in grado di cambiare le sorti di ciò che resta dell’impero mexica. È Leonora de las Casas Tlazohtzin, sorellastra del viceré, promessa sposa dell’erede al trono. Dietro i suoi modi riservati e alteri, si cela l’ineffabile Pantera, guerriera leggendaria, strega, incantatrice in grado di piegare i potenti. Nulla può fermarla. Non il capitano Nabarres. Non la profezia che la vuole morta in battaglia. Ma per quanto sfuggente, nemmeno la seducente Pantera può scappare dall’apocalisse che sta per abbattersi sul suo mondo, quando – alla fine del Quinto Sole – un’orda di demoni porterà ovunque sangue e rovina. C’è un unico modo per impedire che ciò accada, ma per farlo Leonora dovrà mettere da parte l’orgoglio, togliersi la maschera e accettare l’aiuto del misterioso Tezca, l’insolente quanto affascinante soldato che ha giurato di proteggerla a qualunque costo... anche se questo significa mettere alla prova la crescente attrazione fra loro.
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RECENSIONE
Sun of blood and ruin di Mariely Lares non è solo un viaggio nella lotta per la sopravvivenza di un popolo e nella resistenza culturale: è un’opera che riflette sull’identità, il sacrificio e il potere, con una narrazione avvincente che combina il fascino di un fantasy storico con l’intensità delle emozioni umane.
L’ambiente che Lares crea è tanto grandioso quanto opprimente. Tenochtitlan, un tempo centro di un impero glorioso, è trasformata dalla conquista spagnola in una città mutilata. I templi distrutti e i canali prosciugati si scontrano con le costruzioni opulente della traza, il quartiere coloniale, sottolineando visivamente l’imposizione culturale. Ma, come suggerisce il romanzo, la capitale non è completamente morta: le chinampas, i mercati e le tradizioni indigene sopravvivono, resistendo all’omogeneizzazione coloniale.
Questo scenario alternativo serve non solo da sfondo, ma come simbolo della lotta che permea tutto il romanzo: quella tra oppressione e resilienza. L’autrice inserisce elementi della cosmologia mexica – come il ciclo del Quinto Sole – per rafforzare il legame tra storia e mito, rendendo l'ambientazione quasi un personaggio a sé stante. Le descrizioni dettagliate degli spazi, dai mercati ai palazzi, offrono un ritratto vivido di un mondo in transizione, dove ogni luogo porta il peso di una cultura ferita ma non distrutta.
Leonora de las Casas Tlazohtzin è la protagonista. Figlia di due mondi, il suo conflitto interno è la metafora vivente della dicotomia tra il colonizzatore e il colonizzato. Come Leonora, è costretta a interpretare il ruolo di dama spagnola, promessa sposa del principe Felipe, in un gioco di potere orchestrato dalla viceregina Carlota. Ma dietro la maschera sociale c'è Pantera, una guerriera determinata e una salvatrice per il suo popolo.
La dualità di Leonora è un elemento centrale: da un lato, la sua posizione privilegiata le offre opportunità che altri non possono avere; dall’altro, la sua identità indigena e la sua connessione con il tonalli, la forza vitale che la lega al mondo naturale, la pongono in contrasto con il mondo coloniale. La sua lotta per accettare entrambe le sue identità e trovare un equilibrio riflette un tema universale: il bisogno di autenticità in un mondo che ci chiede continuamente di conformarci.
Tezca, il soldato che giura di proteggere Leonora, è un personaggio enigmatico che rappresenta il sacrificio e la moralità. Diviso tra il dovere e la crescente attrazione per Leonora, Tezca incarna il conflitto tra ragione e sentimento. Il suo ruolo come alleato e potenziale amante aggiunge profondità emotiva alla storia, ma anche un ulteriore livello di tensione: il loro rapporto è intriso di incertezze, specchio delle complessità delle relazioni umane.
Carlota, la matrigna di Leonora, rappresenta l’élite coloniale: un’istituzione tanto potente quanto vulnerabile. Rigida e calcolatrice, Carlota non è priva di complessità. La sua ossessione per il controllo e l’apparenza suggerisce un vuoto interiore, un’identità definita esclusivamente dal sistema patriarcale a cui appartiene. Come molte donne del suo tempo, Carlota utilizza il potere sociale che le è concesso per mantenere un equilibrio precario, ma ciò la rende un personaggio profondamente tragico.
Leonora è un simbolo di resistenza culturale e personale. La sua doppia identità – nobile spagnola e guerriera indigena – riflette il conflitto tra la necessità di adattarsi a un sistema oppressivo e il desiderio di preservare la propria autenticità. Il suo viaggio è una meditazione sull’autodefinizione in un mondo che impone etichette e ruoli preconfezionati.
Tutti i personaggi principali sono costretti a fare sacrifici per il potere o per ciò che credono. Leonora sacrifica la sua libertà personale, Carlota sacrifica la compassione per mantenere la sua posizione sociale, e Tezca sacrifica il proprio desiderio per servire una causa superiore. Questi sacrifici rendono il romanzo un’esplorazione commovente della complessità del potere: è uno strumento di oppressione, ma anche una responsabilità che richiede un costo umano.
Sun of Blood and Ruin è un’opera che risuona non solo come storia, ma come messaggio. L’autrice ci invita a riflettere sulle conseguenze della colonizzazione – non solo la perdita fisica di terre e vite, ma anche la frammentazione culturale e identitaria che perdura per generazioni. Attraverso Leonora, vediamo la lotta per reclamare ciò che è stato perso e la sfida di costruire un’identità personale in un mondo che sembra negarla.
Il romanzo affronta il tema del ruolo delle donne in società patriarcali e colonizzate. Leonora e Carlota, pur essendo in posizioni opposte, subiscono entrambe le conseguenze delle strutture di potere maschili, ma trovano modi diversi per affermarsi. Questo aspetto rende l’opera rilevante e universale, soprattutto in un’epoca in cui le questioni di identità e potere sono ancora centrali.
Sun of Blood and Ruin non è solo un romanzo: è una danza selvaggia tra luce e ombra, tra il peso della storia e il bruciante desiderio di libertà. Mariely Lares trasforma la pagina in un campo di battaglia, dove ogni parola è un’arma e ogni personaggio lotta per reclamare la propria verità. È un’opera che respira, che pulsa, che si rifiuta di essere dimenticata.
Mariely ci immerge in un mondo dove le antiche divinità non sono reliquie, ma voci sussurrate nel vento; dove una città conquistata nasconde un cuore che batte ancora; dove una giovane donna, armata di una maschera e di una spada, può sfidare un impero. È una storia che esplode di vita, di passione, di dolore e di speranza.
Alla fine, Sun of Blood and Ruin ci lascia con una domanda che vibra nell’aria: quanto sei disposto a sacrificare per ciò che sei e ciò in cui credi? La risposta non appartiene solo a Leonora, ma anche a noi, lettori. Perché ogni battaglia combattuta nella sua storia risuona nella nostra. E mentre chiudiamo il libro, non possiamo fare a meno di sentirci cambiati, come se avessimo camminato accanto a Pantera e respirato l’aria di un mondo che non smette mai di lottare per la propria anima.
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