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giovedì 17 ottobre 2024

Recensione: NEI NERVI E NEL CUORE di Rosella Postorino

Buongiorno! Grazie alla collaborazione con la casa editrice Solferino, oggi vi parlo di Nei nervi e nel cuore di Rosella Postorino.

nei nervi e nel cuore

di Rosella Postorino
Editore: Solferino
Pagine: 147
GENERE: Narrativa contemporanea
Prezzo: 9,99€ - 17,50
Formato: eBook - Cartaceo
Data d'uscita: 2024
LINK D'ACQUISTO: ❤︎
VOTO: 🌟🌟🌟🌟 

Trama:
«È faticoso provare a cambiare la traiettoria di un destino, è da perderci il sonno.» Proprio quel tentativo è al centro di questo libro: un diario pubblico, nel quale l’apprendistato alla vita è sempre incespicante, come per chiunque. L’inizio è l’infanzia, il tempo che fonda l’esperienza di ognuno di noi e in cui, come scriveva Cesare Pavese, «nulla era avvenuto o dormiva solamente nei nervi e nel cuore». L’infanzia di Rosella Postorino è stata segnata da uno sradicamento, e il suo sentirsi estranea, diversa, ansiosa di riscatto ha generato lo sguardo che ha sul mondo. Così, in queste pagine, è continuo lo scambio tra narrazione personale e collettiva, perché in fondo le nostre esistenze, le nostre scelte, si somigliano: andarsene, restare, aver paura di fallire, di perdere qualcuno, o sé stessi. Siamo tutti mossi dal desiderio, dubbiosi sulla felicità possibile, tentati da un impossibile ritorno a casa, gettati nostro malgrado nella Storia. Con l’impeto dell’analisi e il rigore dell’empatia, Rosella Postorino racconta quel luogo edenico e scosceso che è la famiglia, le aspirazioni e le difficoltà delle donne, la vulnerabilità dei corpi, le ingiustizie che abitano la Terra, i dilemmi etici della contemporaneità, e la fede assoluta nella letteratura. Racconta lo sconcerto, l’abisso, la tenerezza di essere umani.

RECENSIONE

Nel libro Nei nervi e nel cuore di Rosella Postorino, si percepisce la tensione costante tra il personale e il collettivo, tra l’intimità della memoria e l’universalità delle esperienze umane. L’autrice ci conduce attraverso i ricordi della sua infanzia, il passaggio cruciale dall’innocenza alla consapevolezza, e ci fa riflettere sulla potenza della famiglia e delle relazioni che ci formano. 

Ogni pagina pulsa di un amore profondo per la vita e per la letteratura, un amore che l’autrice considera come un veicolo di salvezza, nonostante i dubbi e le difficoltà. La rappresentazione dell’infanzia, descritta come un Eden perduto, ma anche come una fonte di tensioni interiori. Attraverso la lente dell’autrice, vediamo che l’infanzia non è solo un luogo di giochi e leggerezza, ma anche di paure, incomprensioni e domande che rimangono senza risposta. La scena dei bambini che giocano con l'acqua è emblematica: un momento di libertà corporea che contrasta con l'oppressione e le gabbie simboliche che questi stessi bambini si troveranno a vivere crescendo. 

Il tema del corpo femminile e della sua gestione sociale attraversa tutto il testo, invitandoci a considerare quanto la femminilità sia stata sempre soggetta a norme e giudizi esterni. Il racconto dei primi cambiamenti fisici della protagonista, osservati con disappunto e confusione dagli adulti, parla di una società che ha sempre cercato di addomesticare il corpo delle donne, di farlo aderire a certi standard di comportamento e decenza. Questa riflessione si allarga fino a toccare temi più vasti come la maternità, la cura e l’indipendenza. 

L’autrice esplora la relazione complessa con la figura paterna, un legame fatto di silenzi e non detti, ma anche di gesti di affetto sottili che testimoniano un amore trattenuto. La figura della madre, invece, emerge come il centro dell’universo emotivo, una presenza viva, forte, che con la sua energia e la sua giovinezza dà sicurezza e senso al mondo. 

Il libro si interroga sulla condizione della donna nella contemporaneità, sul peso del patriarcato e sulle ingiustizie che ancora permeano la vita quotidiana. L'autrice è capace di intrecciare la sua storia con quella delle donne che l’hanno preceduta, cercando un senso di riscatto e di emancipazione che passa inevitabilmente attraverso la lotta per l’autodeterminazione. Ma non è solo un racconto femminile: è un racconto sull'umanità intera, su come ci relazioniamo con il passato, con le nostre origini, e su quanto le aspettative sociali possano influenzare il nostro percorso di vita. 

Il corpo femminile, percepito sin dall'infanzia come qualcosa di diverso, da custodire, da controllare, da giudicare. Il corpo non è mai solo tuo: è degli altri. Ed è proprio qui che si annida la vera tragedia. La protagonista vive l’inizio della pubertà come un momento di confusione, perché il cambiamento del suo corpo non le appartiene completamente; è invece un fenomeno che sembra appartenere agli altri, a chi la guarda e a chi la giudica. Questo tema si collega a una riflessione amara e universale: quante donne, oggi, possono veramente affermare di possedere il loro corpo, di sentirsi libere da ogni condizionamento esterno? Il padre che, in un momento quotidiano apparentemente innocuo, ordina alla figlia di coprirsi, sta inconsciamente plasmando una visione del corpo femminile come qualcosa di pericoloso, di inappropriato. Ma cosa c’è di sbagliato in un paio di cosce? E perché le donne, spesso, si trovano a portare il peso di una moralità che non hanno scelto, ma che è stata loro imposta? 

Ecco che la femminilità, in questo contesto, diventa una prigione invisibile. Ci si veste per non essere giudicate, ci si comporta per non essere notate troppo, ci si adegua ai codici sociali per evitare che il proprio corpo diventi oggetto di discussione. Il corpo femminile è costantemente sotto scrutinio, e non solo da parte degli uomini, ma anche dalle donne stesse, educate a percepire il proprio valore attraverso lo sguardo altrui. La protagonista si trova intrappolata in un ciclo di silenzi, tra il desiderio di essere riconosciuta e quello di non essere osservata troppo da vicino. 

La femminilità, nella nostra società, è ancora legata a doppio filo a concetti di modestia, decoro, e giudizio morale. Ma cosa significa essere femminili? L’autrice ci invita a ribaltare questa domanda e a interrogarci su chi detiene davvero il potere di definire la femminilità. La femminilità non è una questione di conformarsi a standard estetici o di comportamento stabiliti. È, al contrario, una presa di coscienza profonda, una riappropriazione di sé che passa attraverso la consapevolezza del proprio corpo e dei propri desideri. L’autrice racconta come da bambina fosse costretta a cambiare vestito prima di mangiare, a mettersi un reggiseno, come se il suo corpo, pur innocente, fosse già una minaccia. Questa esperienza risuona profondamente, perché rivela la contraddizione insita nel modo in cui la società vede le donne: da un lato, incoraggiate a essere desiderabili, ma dall'altro, punite per esserlo troppo. È una trappola sottile, che insegna alle donne a camminare in bilico tra la paura e il compiacimento, senza mai trovare uno spazio sicuro per esprimere liberamente il proprio essere. 

Eppure, Rosella Postorino, con le sue riflessioni intime e dolorose, ci invita a una sorta di rivoluzione silenziosa. Riconosce la violenza simbolica a cui il corpo femminile è sottoposto, ma non si arrende a essa. Scrivere del proprio corpo, delle piccole umiliazioni quotidiane che le donne subiscono, diventa un atto di liberazione, un gesto politico. La sua narrazione ci ricorda che è necessario parlare del corpo, sfidare i tabù, e soprattutto rivendicare il diritto di esistere nel proprio corpo senza doversi giustificare. 

Nei nervi e nel cuore è un libro potente e intenso che scava nelle emozioni umane, nelle contraddizioni e nei dilemmi etici della nostra epoca. Il tono è coinvolgente, la scrittura è vivida e carica di un’empatia travolgente. Ci invita a guardare la fragilità della vita, delle nostre scelte e delle nostre relazioni, ricordandoci che siamo tutti parte di una storia comune fatta di desideri, paure e ricerca di un senso che, a volte, ci sfugge.

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