Buongiorno! Grazie alla collaborazione con la casa editrice La nave di Teseo, oggi vi parlo di Un libro di martiri americani di Joyce Carol Oates.
UN LIbro di martiri americani di Joyce Carol Oates Editore: La nave di Teseo Pagine: 816 GENERE: Narrativa contemporanea Prezzo: 14,99€ - 30,00€ Formato: eBook - Cartaceo Data d'uscita: 2025 LINK D'ACQUISTO: ❤︎ VOTO: 🌟🌟🌟🌟🌟
Trama:
Luther Dunphy è un fervente cristiano evangelico di Muskegee Falls in Ohio, convinto di essere un “soldato di Gesù”, che Dio gli parli e che abbia scelto proprio lui per una missione: fermare il medico che da qualche mese pratica aborti in una clinica pubblica della cittadina. Augustus Voorhees è un medico progressista convinto da sempre che spetti alla donna il diritto di decidere per se stessa e per questo pratica anche interruzioni di gravidanza. Quando, una mattina, Luther Dunphy spara a Augustus Voorhees e a un suo collaboratore, ammazzandoli, non mette fine solo alla vita del suo nemico e alla sua libertà, ma coinvolge e sconvolge per sempre anche la vita di entrambe le loro famiglie. Le mogli, ma soprattutto le figlie, dovranno per sempre fare i conti con quel giorno che ha cambiato le loro vite. Naomi, la figlia del medico, dovrà riuscire a ricostruirsi un futuro tra rabbia, odio, disperazione e assenza; Dawn, quella dell’assassino, cresciuta nella fede cieca del padre, dovrà fare i conti con le insicurezze, i dubbi e le responsabilità che ricadranno sulle sue spalle. Con la potenza narrativa che la contraddistingue, Joyce Carol Oates ci offre un ritratto profondo e impietoso dell’America contemporanea: una terra segnata da divisioni morali, politiche e sociali. Un’opera monumentale e profondamente umana, che dà voce e mette in scena l’eterna lotta tra compassione e fanatismo, giustizia e vendetta, odio e comprensione.
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RECENSIONE
Leggere Un libro di martiri americani di Joyce Carol Oates è stato uno shock. Conosco bene l'autrice, l'ho già letta, ma questo libro. QUESTO libro è la prova su carta, ineluttabile, che questa donna sia la più grande scrittrice vivente della letteratura mondiale. Se non l'avete ancora letta, fatelo, altrimenti vi mancherà un pezzo grande, ma proprio grande di ciò che significa scrivere e farlo con una destrezza e consapevolezza e sicurezza pari a quella del miracolo.
Un mattino, Luther Dunphy, un "soldato di Gesù" evangelico, spara e uccide Augustus Voorhees, un medico abortista.
That's all.
Questo è il fatto.
Ebbene, nonostante la crudeltà dell'atto, il libro non si concentra sull'evento in sè, ma sulle conseguenze che riguardano la famiglia dei due uomini. Un romanzo che ruota intorno a compassione e fanatismo, giustizia e vendetta, odio e comprensione.
Ciò che rende unico il suo stile di scrittura è la sua capacità di fondere la forma con la funzione psicologica. Il romanzo non ha un'unica voce, ma è una sovrapposizione stridente di traumi.
L'autrice ci costringe a entrare nella mente di Luther. La prosa è metodica, densa e giustificativa. Le sue parole: "Fu il Signore a ordinarmelo" , "Dio guida la mia mano!". Viviamo l'omicidio attraverso i suoi occhi, con una chiarezza terrificante e grafica, dall'impatto di ciò che meccanicamente fa fino alla sua fredda e calcolata resa.
Quando il romanzo passa alla famiglia del medico, lo stile si frantuma. Non è una narrazione lineare, ma un collage di dolore. L'autrice usa frammenti, ricordi spezzati, elenchi di domande da intervista e lettere d'odio.
Questa abilità di abitare completamente psicologie opposte, e di alterare la struttura stessa del romanzo per riflettere lo stato mentale dei personaggi (la confessione del fanatico contro l'archivio frammentato della vittima traumatizzata), è ciò che la distingue. Non ci dice cosa provano i personaggi; ci costringe a provare ciò che provano loro attraverso la forma stessa della sua scrittura.
Luther Dunphy è un martire auto-percepito. È motivato da una pietà contorta e da un senso di missione divina. Ma l'autrice scava più a fondo, rivelando una storia di violenza giovanile e una sequenza agghiacciante in cui contempla di fare del male a sua moglie. E dunque, la sua immensa fede non è una deviazione dalla sua natura, ma il veicolo perfetto per la sua violenza intrinseca.
Augustus Voorhees è l'infaticabile paladino dei diritti riproduttivi, un idealista ma anche un uomo difficile. La sua vita è definita dalla sua missione, una missione che mette costantemente a rischio la sua famiglia.
Le Figlie, Naomi e Dawn, sono le eredi del disastro. Naomi, la figlia del medico, che lotta con rabbia, odio, disperazione, e Dawn, la figlia dell'assassino, che lotta con fede cieca, dubbi e responsabilità. Naomi subisce il bullismo e la posizione complicata del padre e Dawn cresce in un mondo di fervore religioso assoluto.
Il libro ci parla di un'America in guerra con se stessa sulla morale, la politica e la religione. L'aborto è il campo di battaglia, ma la guerra è tra due visioni inconciliabili del mondo.
La violenza di Luther Dunphy non finisce con la morte del medico. Infetta le generazioni future. Le figlie, Naomi e Dawn, "dovranno per sempre fare i conti con quel giorno". Il romanzo non si concentra sull'atto, ma sulla sua lunghissima e velenosa eco.
Il titolo stesso, Un libro di martiri americani, è provocatorio. Luther si considera un martire per Dio. La famiglia Voorhees considera Augustus un martire per la causa della libertà. L'autrice costringe il lettore a confrontarsi con la scomoda sovrapposizione tra martirio e fanatismo, tra sacrificio e distruzione.
Tutti i personaggi sono IMMENSI. E non nel senso di grandiosi, ma per quanto la loro identità sia così corposa, così terrificante nella sua realtà, da opprimerti. Io non credo che sia facile trovare in libro così magistralmente scritto, tanto da farti nuotare senza salvagente nel mare in tempesta della follia. Follia intesa come fanatismo, perchè entrambi i protagonisti sono a loro modo fanatici, ma anche intesa come valanga di emozioni, brutte e belle, nauseanti e orrorifiche. Le pagine raccolgono il PESO delle vite di queste persone, e lo senti, lo senti proprio nello stomaco.
C'è un livello di realismo, di introspezione senza mai indorare la pillola che ha del disumano.
Il finale che poi finale non è, suggerisce che il destino di chi resta, spregevole e misero tanto quanto quello di chi ha creato il dramma, è quello di scontrarsi, trovando forse l'unica "consolazione" possibile nell'abbraccio condiviso del trauma.
Leggere questo libro è stato meravigliarsi ancora una volta di come una donna possa scrivere tante pagine e non annoiare mai. Parla di fattacci e brutte storie, di disperazione e di dolori ma il modo in cui lo fa, tiene legati alla storia mentre getta qui e lì semi di ironia malconcia e di brutali verità. L'idea che ci siano scrittori cosi potenti da permetterti di entrare nella mente dei personaggi, che sappiano usare gli stili narrativi, i linguaggi e giocare con l'architettura stessa della storia, mi rende felice. Perché leggere un libro come questo è un'esperienza unica. E se pensate di aver letto i grandi della letteratura contemporanea, sappiate che vi manca colei che non solo scrive bene – ma scrive come se fosse Dio.
Perchè – secondo me – Joyce Carol Oates NON è umana.

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