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venerdì 25 settembre 2015

La bambola di porcellana di Maxence Fermine Recensione

Buon fine settimana cari lettori! Oggi vi propongo la recensione di un libro molto particolare e che racconta del secondo viaggio del protagonista di nome Malo nel Regno delle Ombre! Sto parlando di La bambola di porcellana scritto da Maxence Fermine. Una lettura adatta a chiunque, dai più piccoli ai più grandi e che mi ha fatto sognare! 

Lasciatemi le vostre impressioni!



Titolo: La bambola di porcellana
Autore: Maxence Fermine
Editore: Bompiani
Pubblicazione: Ottobre 2014
Genere: Narrativa
Pagine: 215
Prezzo: 12.00

     

È ormai trascorso un anno da quando Malo è tornato dal Regno delle Ombre. Da allora Lili, la piccola mercante di sogni dagli occhi dorati, occupa tutti i suoi pensieri. Quando, in un luna park di Edimburgo, il ragazzo rivede due abitanti del paese immaginario, decide di seguirli, determinato a reincontrare la sua amica. Sfortunatamente, il Regno delle Ombre si è trasformato più in un incubo che in un sogno a occhi aperti. Trovato rifugio dal sinistro Sir Luke, Malo non si sente per nulla rassicurato dall'interesse del suo ospite verso una meravigliosa bambola di porcellana. Quali oscuri disegni nasconde il misterioso fabbricante di giocattoli? Malo farebbe qualsiasi cosa pur di non restare al suo servizio, ma l'amicizia merita di affrontare qualunque rischio...

Maxence Fermine è nato ad Albertville, ha trascorso parte della sua infanzia a Grenoble e attualmente vive in Alta Savoia. Di lui Bompiani ha pubblicato Neve (1999), che ha già raggiunto ventisei edizioni, Il violino nero (2001), L’apicoltore (2002), che ha ricevuto il Premio Murat “Un romanzo francese per l’Italia”, La trilogia dei colori (2003), cofanetto che raccoglie i tre volumi precedenti, Opium (2003), Billard Blues (2004), Amazone e la leggenda del pianoforte bianco (2005) e Tango Masai, l’ultimo sultano (2006). In uscita in contemporanea con questa edizione illustrata di Neve, sempre per Bompiani, il nuovo romanzo, Il labirinto del tempo.


La bambola di porcellana è il secondo libro scritto da Maxence Fermine dedicato al Regno delle Ombre e al viaggio incantevole ma non privo di inquietudine condotto dal giovane protagonista di nome Malo.

Il primo libro, La piccola mercante di sogni, è ambientato in Francia, a Parigi ed è lì, in un misterioso luogo a metà tra la realtà ed il sogno che avviene l’iniziale conoscenza tra Malo e il Regno incantato rigorosamente in bianco e nero e abitato da una serie infinita di personaggi tanto divertenti quanto a loro volta drammatici.
La lettura di questi testi seppur apparentemente semplice e dedicata ad un pubblico giovane,  nasconde una lunga lista di significati nascosti aderenti alla realtà e alla nostra vita che possono essere colti con attenzione e cura attraverso una lettura più profonda e maggiormente coinvolta.

Maxence Fermine riconduce Malo nel Regno delle Ombre, ma questa volta la porta fantastica per quel luogo così strano ma profondamente attraente per qualunque essere umano, si trova ad Edimburgo, in Scozia, dove il bambino si è recato insieme ai genitori per l’impellente ed importantissimo Congresso dei portatori di cravatte di cui il padre è uno dei maggiori esponenti.

Accompagnato dalla madre al Luna Park, il protagonista è prontamente affascinato dall’aria fantasiosa e sognante che si respira in quel luogo e presto si ritrova a vagare da solo nel Palazzo degli specchi dove due strani personaggi che sembrano nani giocattolo, lo condurranno nuovamente nel temibile ma tanto desiderato Regno.

“Aveva lasciato il regno delle Ombre da appena un anno. Quel Paese immaginario dove aveva fatto incontri tanto interessanti, soprattutto quello con Lili, la piccola venditrice di sogni, una ragazzina che lo aveva profondamente colpito. La pensava tutti i giorni e ogni mattina sperava di riuscire a ritrovare il passaggio segreto che lo avrebbe ricondotto a lei.”

Lili è il motivo per il quale Malo desidera così tanto tornare in quel luogo. Il legame che si è stabilito nel viaggio precedente tra lui e la piccola venditrice di sogni va molto oltre la semplice amicizia  e il bambino sente di provare un affetto intenso e profondo per la bambina dai capelli neri e dallo sguardo color del miele. Lili è stravagante tanto quanto i personaggi sconclusionati e sinistri che Malo incontrerà nella sua seconda visita che lo condurrà nientemeno che a DarkHouse Manor, il maniero di Sir Luke, un essere infido e malvagio che nel suo Museo degli Orrori mette in mostra i giocattoli che ritiene brutti per il solo gusto di spaventare i visitatori.

Nel Regno delle Ombre tutto è il contrario di tutto e primo fra tutti il concetto di bellezza è totalmente capovolto. Per questo Malo è considerato brutto come lo sono tutti i bambini e Sir Luke s’impegna ad utilizzarlo come una delle principali attrazioni del Museo insieme ad una bellissima e delicatissima bambola di porcellana a cui lui stesso dà la vita.

Nel ricordo di Lili e dei suoi sogni, Malo stringerà una nuova e forte amicizia con Louison, la triste e bella bambola dai capelli rossi e lo sguardo incantato che condividerà con lui un destino pieno di paura e di fughe rocambolesche da quel paese stravagante e dalle grinfie malevole di Sir Luke e della sua banda di giocattoli spezzati e stralunati.
C’è una frase che è posta all’inizio del libro e che sintetizza in poche parole il senso dei primi due viaggi e dell’ultimo che Malo affronterà in La fata dei ghiacci.

“Quando si scompare per la prima volta lo si fa in sogno. La seconda volta, non si sogna più. La terza volta non si vive più che nei sogni delle persone che si sono conosciute.”

E’ ciò che accade a Malo quando gli verrà detto che questa volta non sta sognando e che è tutto reale, soprattutto l’immaginazione.
Tra porte che ti portano laddove tu desideri, creature misteriose e parlanti, attraversando giardini incantati, ascoltando esseri animati e vagando alla ricerca della piccola mercante, Malo affronterà nuove e pericolose avventure accompagnato dalla fedele bambola di porcellana che cerca disperatamente la sua padrona, una bambina che probabilmente starà piangendo la perdita della sua fidata amica.
Ho amato alla follia l’idiolotto, la lingua con cui alcuni personaggi del libro si esprimono. Mi ha fatto sorridere e ho cercato di imparare alcuni termini a memoria perché li ho trovati troppo curiosi ed entusiasmanti.
Qui alcuni esempi che secondo me vale la pena citare!

Muffare = Trovare

Blablabare = Parlare

Sbriciolare = Scoprire

Sputasentenziario = Discorso

Portolare = Portare

 Sala d’acquario = Bagno

Raschiolare = Passare

Per chi mi conosce bene sa quanto il mio animo sia quello di una bambina, molto legato alla dimensione dell’infanzia e attratta naturalmente da un testo come questo dove al di là della narrazione di un viaggio evidentemente fantastico si celano inevitabilmente sensi più profondi, capaci di esprimere una visione che non si limita al mero racconto per bambini ma è radicato con maestria e precisione nel fondo della nostra epoca, diventando manifestazione velata delle nostre abitudini, dei nostri comportamenti, del nostro vivere quotidiano e sociale.

Malo è un bambino normale e attraverso gli incontri che è destinato a fare si compie anche la sua crescita e la sua maturazione verso tematiche fondamentali come quelle del confronto con gli altri, dell’affermazione di sé, dello stabilirsi di legami importanti e duraturi al di fuori di quelli familiari.

Lo stile di Maxence Fermine è straordinario. Ho amato molto questo autore ne Il Violino Nero, e mi ha conquistato anche adesso, raccontando in un modo che è assolutamente suo di un mondo che potrebbe apparire insulso e stupido ma invece riesce ad avere delle connotazioni estremamente reali e acute.
La particolarità sta nel riuscire a raccontare una fiaba oscura, popolata di esseri strani e temibili, ambientata in cimiteri, manieri dimenticati e giardini maledetti senza però perdere quella credibilità che ti permette di restare completamente catturata da quel mondo e soprattutto di vederlo, con i tuoi occhi.

“Già che sei qui tanto vale che assisti al mio lavoro. Apri gli occhi e ammira.”

Cura e dettaglio sono le parole più adatte a rappresentare questa storia che tutto sembra al di fuori di un racconto per bambini. Innamorata della copertina fin dalla prima volta che l’ho vista, ho deciso consapevolmente di gettarmi a braccia aperte nel Regno delle Ombre, perché volevo guardare da vicino le sue stranezze, quel fascino indimenticabile e quell’alone di fiaba nera  perenne che non fa paura ma invoglia a continuare. Volevo guardare da vicino la bellezza e il candore della bambola di porcellana, conoscere la sua storia e imparare a sognarla.

Volevo esserci insomma, per passeggiare tra gli aloni lasciati dai sogni, respirare l’aria stregata di quei luoghi  e averne così tanto nei polmoni da non poterla scordare più.

E’ una piccola bambola vana
Una bambola di porcellana
Che a volte l’amore risana
Se l’affligge una pena lontana.




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