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martedì 17 ottobre 2023

Recensione: STO ANCORA ASPETTANDO CHE QUALCUNO MI CHIEDA SCUSA di Michela Marzano

Buongiorno! Grazie alla collaborazione con la casa editrice Rizzoli, oggi vi parlo di Sto ancora aspettando che qualcuno mi chieda scusa, un romanzo verità di Michela Marzano.

sto ancora aspettando che qualcuno mi chieda scusa

di Michela Marzano
Editore: Rizzoli
Pagine: 296
GENERE: Narrativa contemporanea/Abuso/MeToo
Prezzo: 9,99€ - 19,00
Formato: eBook - Cartaceo
Data d'uscita: 2023
LINK D'ACQUISTO: ❤︎
VOTO: 🌟🌟🌟🌟🌟 

Trama:
Ci sono stati periodi in cui Anna ci ha creduto, alla parità. Quella che va oltre le apparenze, "che premia indipendentemente dal genere, quella cui non interessa se sei truccata e come c'hai le gambe, e mette sullo stesso piano maschi e femmine". Poi, però, come molte bambine e ragazze, puntualmente precipitava in quel bisogno, sempre lo stesso: essere vista, sentirsi preziosa. E, di fronte agli sguardi, alle mani, alle parole degli uomini, non riusciva a fare altro che cedere - spazio, voce, pezzi di sé. Abdicare al proprio corpo fino a sparire: come quella volta sul palco, lei che sognava di fare l'attrice e non riusciva a muovere un muscolo, divisa tra il desiderio di mostrarsi e il terrore di farlo davvero. Anche adesso, che lavora in radio e insegna in un master di giornalismo, l'istinto di ritrarsi per compiacere non l'abbandona mai del tutto. Poi, con i suoi studenti, si trova a discutere l'eredità del #MeToo a cinque anni dalla sua esplosione: da una parte loro, ventenni che scoprono la sessualità, dall'altra lei che ripensa al passato, a tutte le volte che ha ceduto. Quante sfumature diamo alla parola "consenso"? Quando possiamo essere sicuri che un "sì" non nasconda un'esitazione? Anna cerca colpevoli, ma non è sicura di potersi definire una vittima. Avrà bisogno di perdonare se stessa, guardandosi dentro con coraggio e onestà, per riuscire ad accettarsi e ad andare avanti. Michela Marzano invita lettori e lettrici a ragionare insieme con la curiosità e l'intelligenza che contraddistinguono la sua scrittura, in un romanzo che riflette sulle zone grigie e sull'ambiguità del rapporto che abbiamo con gli altri e con il nostro corpo.

RECENSIONE

Sto ancora aspettando che qualcuno mi chieda scusa è la storia di Anna, una giornalista italiana che vive e insegna a Parigi, che fa giornalismo e che partecipa a eventi televisivi. 

Parla ai suoi studenti della violenza sulle donne, del MeToo e delle dichiarazioni che negli anni addietro hanno fatto luce su un mondo di corruzione e di abusi. Il suo sguardo è quello di una donna ormai grande che però all’età di 11 anni è stata molestata dal suo insegnante di matematica. 

Storia vera. 
L’autrice parla di una sua esperienza personale e scriverne, lei stessa ammette, è stato molto doloroso ma necessario. Le domande che si pone chi racconta sono tante e anche quelle che si pone chi legge. Una vera violenza è quando non c’è il consenso? O avviene anche quando il consenso c’è
Riflettiamo un attimo. 
Se io accetto di stare con un uomo e poi dopo scopro che mi schiaffeggia, o mi prende a botte o mi fa violenza verbale, a cosa ho acconsentito esattamente? Ma poi, ho acconsentito oppure ho subito? E ho davvero subito oppure ho ceduto? Insomma, la questione di cosa significa realmente consenso è davvero complicata. 

Intanto la protagonista ci porta nella sua vita, in un’infanzia difficile caratterizzata da un rapporto complesso con la madre, un abuso subito a scuola che denota la sua incapacità di reagire perchè troppo piccola, ma anche perchè desiderosa di fare ciò che il professore pretendeva perchè voleva essere apprezzata, amata, compresa. A quell’età, quale bambina o bambino può avere la forza di opporsi? L’unico pensiero è quello di essere accettati e allora, si arriva a un certo punto, che pare che tutto sia concesso affinché si viene accolti e non rifiutati, anche quello che dentro di noi sappiamo essere profondamente sbagliato. 

Anna vive un matrimonio infelice, un rapporto con gli uomini poco chiaro, soprattutto dopo aver subito il primo schiaffo in piena faccia e poi dopo sono arrivate le botte e i lividi. Gli uomini le fanno perdere la fiducia, perchè la fiducia va conquistata anche se una donna vuole regalarla, ma dopo che è stata tradita, chi la biasima a fidarsi di nuovo ciecamente? 

Quando subiamo violenza, la prima cosa che pensiamo non è a noi stesse, è questo il problema. Da bambina, Anna, ha pensato di piacere al professore per evitare di andare male a scuola. E da grande, quando l’uomo l’ha colpita, per strada, ha pensato a cosa avrebbero detto i passanti, alla figura che avrebbe fatto. Il nostro primo pensiero non è mai salvaguardare noi stesse. Pensiamo sempre agli altri, come se noi non contassimo nulla. 

La lezione di questo libro è piena di coraggio ed è anche spiazzante perchè è tanto in sintonia con tutto ciò che sta succedendo nella nostra attualità. Non puoi voltare la testa dall’altra parte, come diavolo fai? Non è possibile che tu non abbia mai subito un abuso in vita tua, piccolo o grande che sia, e allora ecco che la storia di Anna diventa anche la tua storia. 

Riflettiamo sul concetto di consenso ancora per un attimo. Se io mi innamoro di qualcuno, acconsento a stare con lui. Acconsento ad amarlo e a farmi amare. Ma se poi scopro che quell’amore è fatto di violenza, di offese, di recriminazioni, persino di odio e di incomprensione, a cosa ho acconsentito esattamente? 
Poniamocela questa domanda perchè fa riflettere tanto. 

Ogni volta che provavo a parlare di sesso con mia madre, mi sentivo a disagio, perchè non lo concepiva. E oggi, ormai cresciuta, mi sono sentita spesso in difetto perchè non ho figli. Questo fa parte della mia generazione, molto diversa da quella di oggi ma molto simile a quella che racconta Anna in questo libro. L’apparenza, nella mia vita, per causa altrui, è stata più forte della verità, del dolore, della giustizia. 

Quante volte devono farci del male affinché noi possiamo imparare la lezione? Dobbiamo soffrire e poi rinascere un milione di volte e cucire con il nostro sangue e la nostra pelle quella fiducia che ogni volta qualcuno fa a brandelli. 
Sì, anche se stanche e distrutte, dobbiamo farlo. 
Anche se le nostre madri non vogliono vedere o il docente di turno ci impedisce di reagire, noi dobbiamo farlo. 
Perchè abbiamo qualcuno da salvare. 
La parte ANCORA innocente di noi stesse. 
Per favore. 
SalviamoCi.

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