Ultime recensioni

lunedì 29 febbraio 2016

Le sintonie dell'amore di Colleen Hoover Recensione

Buon pomeriggio! Una bellissima ed intensa lettura è quella che ci propone la nostra Federica con la recensione sentita e approfondita di un altro capolavoro di Colleen Hoover: Le sintonie dell'amore. Questa volta la storia di Holder e Sky è raccontata tutta al maschile e con questa versione diversa l'intreccio non perde di romanticismo, di amore e di emozioni! Non perdetevi le impressioni della nostra dolcissima Fede!




Titolo: Le sintonie dell'amore
Autore: Colleen Hoover
Editore: Leggereditore
Pagine: 310
Genere: Romance
Prezzo: € 6,00
Uscita:  2014


TRAMA


Ci sono ricordi che è pericoloso portare alla luce, cicatrici che è doloroso riaprire: ma per Holder e Sky, due ragazzi difficili con un tragico segreto alle spalle, è fondamentale affrontare quello che è stato per poter vivere quello che sarà. Holder vive perseguitato dal proprio passato, schiacciato dal senso di colpa per il suicidio di sua sorella Leslie. E poi c'è il ricordo di Hope e di quel maledetto giorno, quando ha lasciato che la sua vicina di casa di quando era bambino salisse su quella macchina e sparisse per sempre dalla sua vita. Il rimorso che incupisce la sua esistenza lo costringe a continuare a cercarla, fino a quando in un supermercato incontra Sky, che ha gli stessi occhi della sua amica di un tempo, e pensa di averla ritrovata. La vicenda di 'Le coincidenze dell'amore' raccontata dal punto di vista di lui, per rivivere la storia attraverso nuove emozioni.


Image and video hosting by TinyPic


Bene, bene, bene … vorrei che per una volta lo schermo che ho davanti agli occhi potesse essere per voi come una finestra. Che darebbe non su un giardino pieno di fiori colorati e profumati che tra non molto vedremo (per la mia immensa gioia) o su di una strada attraversata dai binari di un tram che sferraglia giorno e notte e costeggiata da panifici, farmacie, agenzie immobiliari, saloni di bellezza, pizzerie, banche e kebab o chi è più fortunato, su una meravigliosa vista mare, ma sulla mia faccia. Ebbene sì, carissimi lettori, perché così vedreste con i vostri occhi come sia messa bene la sottoscritta. Che sta scuotendo la sua testa piena di riccioli rossi – a dire la verità a metà tra lo stirato e il riccio – sorridendo.  
Ho finito questo libro venerdì mattina e ho dovuto prendermi del tempo per riuscire a metabolizzare tutto quello che dovevo e non stavo più nella pelle per poterlo condividere con voi. 
Innanzitutto chiedendovi: “Ma l’avete vista la copertina, sì …?!”, e adesso ve la risparmierò la mia sequela di aggettivi che mi escono prima ancora che apra bocca, ma siccome Colleen Hoover stessa ha ringraziato enormemente Griffin Peterson per averla abbellita, be’, non posso proprio esimermi dal farlo anch’io, perché in tutta la mia vita non avevo mai visto un ragazzo che sprizzasse bellezza e fascino mozzafiato da ogni poro ma che semplicemente guardandoti dritto negli occhi dalla copertina di un libro fosse in grado di trapassarti l’anima e capire chi sei. O perlomeno, questo è quello che penso io. Nessun altro secondo me, poteva rappresentare meglio Holder e mentre leggevo avevo lui davanti agli occhi. 
Le sintonie dell’amore, sempre edito dalla Leggereditore, è il fantastico e incredibile seguito di Le coincidenze dell’amore che spero abbiate letto incuriositi anche dalla mia recensione, e con “spero” intendo sul serio, perché chiunque abbia letto questa storia, o in tantissimi, ha trovato dentro di sé quello che cercava da una vita intera tanto da essere spinto a scrivere all’autrice per ringraziarla come ho fatto io stessa e ritrovandomi a sorridere da un orecchio all’altro con la vista appannata dalle lacrime nel vedere che nel giro di qualche ora mi aveva risposto ringraziando me per credere in lei, in quello che scrive, ragione per cui ci tiene a sottolineare calorosamente che continua a farlo per noi lettori che non smettiamo mai di sostenerla, e onestamente ritengo sia bellissimo da parte di uno scrittore perché oltre a una gratificazione economica ovviamente, penso sia impagabile tutto il calore, l’affetto e il sostegno che riceve da parte di chi compra i suoi libri. 
Come avrete sicuramente capito, Le sintonie dell’amore è raccontato dal punto di vista di Holder, e se per caso qualcuno si stia domandando se non si tratti della stessa identica storia capovolta al maschile, no, posso assicurarvi che non è affatto così, alcuni passi sì sono gli stessi che abbiamo letto nel primo libro ma entrare nella mente di Holder e conoscere i suoi pensieri e le sue emozioni è stata una delle cose più belle che abbia mai vissuto e tutto ciò che avevamo letto dal punto di vista di Sky, qui va ad amalgamarsi perfettamente, si ha la sensazione che ciascun tassello vada dove non potrebbe non andare come un bellissimo puzzle da incorniciare e appendere al muro.  
Fin dalla prima pagina troviamo un fratello che si comporta da vero fratello e da uomo di soli diciassette anni. Un fratello che suo malgrado trova il coraggio di far capire a Les, sua sorella gemella, che la sottospecie di ragazzo con cui sta non la merita visto che è il tipico, ossia il tipico pallone gonfiato che usa le donne come un fazzoletto usa e getta e che non gli riesce proprio di trattenersi dallo stare comodamente con un piede in due scarpe, ma come ci ha abituati quest’autrice, i suoi libri ti fanno venire un’amnesia, ti dimentichi di respirare, senti il tuo cuore saltare un battito, poi due, tre, finché non senti che te lo potresti ritrovare su per la gola mentre i tuoi occhi vorrebbero scorrere sempre più veloci. Per trovare – ammesso che ci riesca – il modo di riprenderti non da un capitolo all’altro, bensì tra una pagina e l’altra. Perché quello che ha fatto Holder lascerà un segno, un segno che traccerà i confini di un vuoto immenso, reso ancora più doloroso e insopportabile dalla frustrazione, dalla rabbia unite a un senso di colpa infinito e alla devastazione di una madre. Lui pensa di essere l’unico responsabile del suicidio di sua sorella. 
Ma grazie a quello che doveva essere il suo diario, un grosso diario rilegato in pelle che trova in camera sua con le pagine lasciate in bianco e una penna infilata nella spirale che nel suo piccolo, ritrova se stesso, quella parte di se stesso che talvolta tutti noi ritroviamo nella parte più profonda di noi stessi con le parole che immortaliamo nero su bianco solo perché più semplice che far venire fuori a voce e che senza rendercene conto arriviamo al punto da chiederci fino a che punto possa farci bene ma che ciononostante continuiamo a farlo.  
Quante  possibilità c’erano che perdessi le uniche donne che abbia mai amato in vita mia? E’ un pensiero che mi distrugge, giorno dopo giorno. So che dovrei sforzarmi di superarlo … di lasciar andare il dolore e il senso di colpa. Ma la verità è che non voglio. Non voglio dimenticare che la ragione per cui sono rimasto solo è stata la mia incapacità di proteggervi. Merito di ricordare ogni secondo della mia vita che vi ho deluse, in modo da non ripetere lo stesso errore mai più. Sì, credo che mi occorra un promemoria. Forse dovrei farmi un tatuaggio.
Penso che forse adesso sia più chiaro a tutti perché all’inizio ho definito Holder un uomo, un uomo che è capace di prendersi la responsabilità delle proprie azioni, che non si tira indietro davanti a niente, che non riempie l’aria a suon di parole vuote e insignificanti, che non spreca fiato nel giustificarsi in quello che a volte e solo secondo lui sia sbagliato, al contrario, il suo livello di maturità è così elevato e fuori dal comune dall’affermare che anche un bambino dovrebbe essere in grado di capire la differenza fra giusto e sbagliato.  
Ogni giorno della sua vita, da quando gli è stata portata via Hope, la bambina nonché sua vicina di casa che amava già allora, non ha mai smesso di pensare a lei neanche per un secondo, divorato e schiacciato dal rimorso di averla abbandonata la cercava negli occhi di ogni bambina e in seguito di ogni ragazza che incontrava per la strada, e quando infine pensa di averla ritrovata quel famoso giorno al supermercato … 


Però, nel momento stesso in cui realizza che Sky altri non è che Hope, la sua HopeHolder si allontana da lei, la ama a tal punto che l’ultima cosa che vuole è farle rivivere l’inferno a cui era stata strappata, ma quello che mi ha più spiazzato e lasciato senza parole e che mi ha fatto letteralmente sciogliere in lacrime è l’incredibile dignità che dimostra nel ribadire quanto per lui sia importante che lei, quando tornano insieme, non accetti la maniera in cui l’ha trattata e che non si scuserà mai perché non vuole che lo perdoni, che l’aveva lasciata solo per proteggerla dalle emozioni che invece sta provando, dando sempre la colpa a se stesso per non esserci riuscito. Perché, francamente, non so voi, ma io di dignità in un uomo in carne e ossa non ne ho mai vista neppure l’ombra. E nel dire questo, mi sto riferendo a uomini adulti di trenta, quarant’anni e anche più, che non hanno la minima idea di cosa voglia dire questa parola e credo di non sbagliarmi se aggiungo che non lo sapranno mai. Perché innanzitutto dovrebbero scendere dal piedistallo sopra cui ci hanno piantato le tende e poi, senza troppi giri di parole visto che se ne sono già spese anche troppe per i miei gusti, dovrebbero far riposare un pochino i telecomandi e gli schermi delle tivù e dei telefonini e i mouse dei computer e prendere in mano libri come questo. Chissà, magari il loro ego supergonfiato si sgonfierebbe seduta stante facendoli stramazzare al suolo e la caduta da quel benedetto piedistallo gli rammenterebbe che quello non era decisamente il loro posto. 
Fa due passi indietro e mi prende il viso fra le mani, alzandosi in punta di piedi. Preme forte le sue labbra sulle mie e mi bacia disperata, ma non trovo la forza di ricambiare. So che ora è spaventata e confusa e sta facendo di tutto per non pensarci. Quando si accorge che non ho intenzione di baciarla si stacca e mi dà uno schiaffo. Credo che quello che lei sta provando sia una delle cose più traumatiche ed emotivamente destabilizzanti che un essere umano possa affrontare, fatta eccezione per la morte. Sto cercando di imprimerlo bene nella mente quando lei mi molla un secondo ceffone e mi dà una spinta. E’ in preda al panico e si è messa a urlare e a colpirmi, e l’unica cosa che posso fare è voltarla e stringerla contro il petto. La cingo da dietro con le braccia e avvicino le mie labbra al suo orecchio. Sussurro: <<Respira. SsshSky. Sei spaventata e confusa, lo so, ma io sono qui. Sono qui vicino a te. Respira.>>


Nella recensione del libro precedente mi ero trattenuta dal dire che questa storia parla di violenza sessuale e di rapimento, ma l’ho fatto volutamente per poterlo dire qui, e aggiungere che Colleen Hoover e soltanto lei poteva parlare di argomenti che ti fanno sì venire la pelle d’oca, che ti fanno sì realizzare di vivere in un mondo dove gli esseri umani assumono sempre più le sembianze di veri e propri bestioni senza cuore che fanno le scarpe ai bestioni che troviamo in una giungla o chessò, in un oceano, e che poi ti spingono perfino a dubitare della tua stessa natura ma che allo stesso tempo insegnano a chi non l’ha ancora capito la differenza fra giusto e sbagliato, fra l’essere uomo adulto e senza spina dorsale e bugiardo e vigliacco fino allo sfinimento che inquina l’aria con le sue continue giustificazioni per ciò che di sbagliato lo è eccome e l’essere UOMO VERO a diciassette, a diciotto, a diciannove anni e sapere cosa significa AMARE, prendersi cura di una donna, proteggerla, darle tutto il calore, il sostegno di cui ha bisogno nel momento in cui il mondo le crolla addosso e dimostrarle, non riempirla di promesse che non verranno mai mantenute che suonano già false nel momento in cui le pronuncia, che l’amore non significa soltanto condividere qualche minuto di puro piacere fisico, significa essere una cosa sola SEMPRE E PER SEMPRE, significa condividere TUTTO, e in questo tutto vi è racchiuso soprattutto il dolore, quel dolore che spesso ti fa sentire ineluttabilmente SENZA SPERANZA.
Nel concludere, non potrei essere più felice nel dire, anzi, nell’immortalare su questo foglio bianco che con questo libro Colleen Hoover mi ha sommersa di regali, ma il primo in cima alla lista è che finalmente ho capito che solo pochi fratelli al mondo sono degni e stradegni di essere chiamati FRATELLI, perché una sorella, quando guarda dritto negli occhi suo fratello dovrebbe leggerci soltanto amore incondizionato, protezione e non qualcosa che dista anni luce, o sarebbe più appropriato dire UN PIANETA A PARTE. 
Solo così troverebbe dentro di sé, nella parte più profonda della sua anima che è stata fatta letteralmente e completamente a pezzi, quel gran senso di pace che invece ha trovato nel momento stesso in cui ha chiuso e messo giù questo libro per l’ultima volta. Sempre letteralmente e completamente sciolta in lacrime, ma con un gran senso di pace perché finalmente due dei suoi eroi preferiti fatti di carta ma più veri e più autentici di quelli fatti di carne e ossa che si definiscono eroi ma che degli eroi non hanno proprio niente, hanno trovato.

Treccase di Jeanpierre Villani Recensione

Buon lunedì! Il primo post di oggi è dedicato alla recensione di un thriller di Jeanpierre Villani, intitolato Treccase. Una storia con molti personaggi e altrettanti misteri dove suspense, intrigo, scoperte e un'ambientazione molto intensa sono gli elementi chiave di questa narrazione. Un bel giallo per tutti gli amanti del genere!




Titolo: Treccase
Autore: Jeanpierre Villani
Editore: Alcheringa
Pagine: 258
Genere:  Thriller
Prezzo: € 12,50
Uscita:  2015


TRAMA


È una calda estate. A Treccase, piccolo e tranquillo paese dell'entroterra campano, in un campo viene ritrovato un braccio. Le indagini per scoprire a chi appartenga sono affidate al maresciallo Giovanni Di Lascio, comandante della stazione locale dei carabinieri. Ma il mistero si infittisce. Frizzi, un paesano che aveva vinto una rendita con un Gratta&Vinci non si fa vedere da tempo. Il bar del paese gestito da Mario Trezzin viene devastato e vengono rubate solo le cartoline di Frizzi. Bruno Prosperi, un ragazzo speciale e complicato, non fa ritorno a casa. Il ritrovamento di un pezzo di stoffa rossa accanto al braccio, ricamata con chiari riferimenti al satanismo, indirizza le indagini scoperchiando intrighi, credenze e superstizioni radicate, che non si fermano davanti a nessun ostacolo. Una scia di sangue accompagnerà protagonisti e personaggi marginali, ma li condurrà tutti, attraverso percorsi differenti, verso la risoluzione finale.




Treccase è un thriller ben costruito con molti personaggi introdotti ad arte nel momento giusto, in grado di infittire la trama e di intensificare il tono di suspense e di mistero contenuti nell’intreccio. 
Un braccio ritrovato nel bel mezzo della campagna del paesino di Treccase è solo l’inizio di una spirale infernale che condurrà il Maresciallo Di Lascio e tutti i coinvolti, più o meno colpevoli, faccia a faccia con una storia che affonda le proprie radici nel passato di ciascuno degli abitanti di quel piccolo paesino all’apparenza così fragile e silenzioso, manovrata da un essere sconosciuto ai più, in grado di tenere in piedi un intero castello di piani e menzogne, di morti e violenze, fino all’ultima goccia di sangue. 
Il mistero iniziale riguardante il ritrovamento del braccio è collegato ad altri eventi che lentamente si scatenano come delle piccole bombe ad orologeria e che tirano in ballo anche i personaggi più apparentemente lontani dalle losche situazioni che si sono venute a creare. Renato Frizzi, l’illustre assente, è sulla bocca di tutti. Un uomo amato ed odiato, interpellato e invidiato per la sua vincita al Turista per caso, grazie alla quale ha lasciato il piccolo paesino per andarsene in giro per il mondo, inviando di volta in volta una cartolina a Mario, il proprietario del bar principale della cittadina. Ed è lì che si raccoglie tutto il vociare, il chiacchiericcio, l’immancabile gelosia per quella fortuna sfacciata che sin da subito però è accompagnata da un velo spesso di mistero, sporco ed impolverato, restio e meditabondo, così come tutti gli abitanti di Treccase, ognuno per i fatti propri ma sempre presenti ad origliare qualsiasi cosa.  
In ogni vicolo c'erano occhi, con e senza cataratta, che sorvegliavano le operazioni. Bastava che uno si fermasse a parlare con un altro che il tam tam partiva, e in meno di dieci minuti tutto il paese sapeva dell'incontro. Con il vento giusto, anche l'argomento. 
Frizzi è scomparso, da diverso tempo non si fa più vedere o almeno questo è quello che tutti dicono, tranne per quelle cartoline che ormai sono il suo simbolo. Il maresciallo Di Lascio, alle prese con il caso del braccio irrisolto deve fare i conti anche con un altro evento alquanto strano: la sparizione improvvisa di quelle cartoline da un giorno all’altro. Il bar di Mario viene messo a soqquadro da ipotetici ladri, ma l’unica cosa che scompare sono le cartoline. Un fatto assolutamente strano che mette in moto vari tentativi di venirne fuori interpellando i clienti abituali del bar e soprattutto lo stesso Mario, che viene considerato il primo sospettato. 
Lo stile dell’autore è preciso, dettagliato e meticoloso, in grado di creare l’atmosfera adatta per lo svolgimento di una trama sicuramente gialla. Il paesino è un osservatore silenzioso che però ingurgita tutte le informazioni come un vero e proprio mostro, capace di animarsi all’occorrenza e di celare i segreti più impronunciabili. Il clima che avvolge le vicende, narrate a volte con velocità, altre a rallentatore, con mestizia e capacità di intrattenimento, è fumoso e maccheronico. Treccase è un paesino campano di pochi abitanti e il linguaggio usato che ne riflette l’ambientazione e l’articolazione vernacolare dei personaggi, è dialettale oltre che italiano. Un elemento a favore del testo, capace di renderlo più reale e vivo, in modo spassionato e privo di filtri vari, diretto e sentito. 
Una miriade di uomini  e donne chiamati all’appello che rispondono ognuno a modo proprio alla penna coincisa dell’autore che non risparmia intrecci dove il male lavora sottoterra, di soppiatto, pronunciando parole a doppio senso e usando la bocca anche di chi sembrerebbe quello più lontano da tutto quel marcio. 
Ma la campagna isolata, povera e piena di memorie distanti ma neanche tanto dall’irriverente presente, pullula di strane figure che si addentrato nei fatti altrui per raggiungere i propri scopi malvagi e meschini. Una di queste è Rinaldo Fabris, una vecchia conoscenza del luogo, un uomo con una macchia nera sulla coscienza che gli ha aperto il varco per l’inferno e che è pronto ad eseguire un ordine estremamente importante  all’ombra proprio di quell’indagine che il maresciallo Di Lascio sta cercando in tutti i modi di portare a termine. 
Fabris è un serial killer la cui descrizione è agghiacciante, per certi versi immobilizzante di fronte ad una scia di sangue che sta per risvegliarsi. Ma la colpa non è soltanto sua. 
Uccise e uccise ancora, usando coltelli, catene e pistole. Uccise per vendetta, per necessità e poi solo per denaro. 
Nella bolgia informe e sconfinata di anime intrecciate tra loro anche inconsapevolmente, ammassate come vittime e carnefici senza volto né voce, emerge anche quella di un bambino, Bruno, che ha visto troppo e che una notte decide di scappare e quella fuga sarà descritta in modo preciso ed inquietante dall’autore a tal punto che sembrerà un oscuro preludio all’inevitabile. Ogni personaggio ha la sua follia, una follia che l’autore riesce a rendere normale, eppure Treccase con le sue malattie e perversioni, è una bolla chiusa al di fuori del mondo, con le sue regole e le sue leggi. Un luogo mistico e magico, in cui il male ha attinto la sua penna macchiata d’inchiostro nero e sta disegnando il suo piano perfetto. 
La narrazione procede a scatti, come se fossero tanti pezzi che fuoriescono da un cappello magico. Si parla prima di un determinato personaggio e dopo questo si materializza portando avanti la sua storia e la sua visione, intromettendosi con successo all’interno della situazione fino ad allora creatasi.  
Ogni uomo o donna, con il suo carico di emozioni ed il suo grado di coinvolgimento, è un fatto a , pur essendo perfettamente intrecciato a tutto. E’ un universo di peccati e di debolezze che hanno richiami che arrivano dal passato.  
Tutto si complica quando viene trovato un pezzo di stoffa rossa che fa pensare a qualche rito che ha a che vedere con i Satanisti. Ma si tratta davvero di questo?  
Inquietanti dèi come Baal, macabre figure con i cappucci rossi, simboli incerti e tanta irrazionalità e follia nascosta dietro una parvenza di normalità sono soltanto alcuni degli elementi chiave del romanzo.  
Se quello è quello che temo e lo verificheremo, non sono satanisti ma qualcosa di molto peggio. 
Una forza distruttiva e strisciante che cova dentro l’anima di ciascun abitante e che viene fuori con una forza esplosiva e dilaniante nel momento giusto. E tutto allora lentamente assume una forma, una sostanza, una ragione. 
Treccase è un romanzo che mantiene la lettura in stato di curiosità, che t’intriga e riesce a cogliere le tue emozioni e trasformarle in ciò che è più adatto a quella storia così oscura e distruttiva dove tutto comincia dalle parole di un oscuro signore, fino alla fine sconosciuto, e finisce con la sua stessa presenza che incatena a promesse passate.  
Quell'uomo sconosciuto era un concentrato di male. L'aveva incontrato una sola volta ed era bastato: due occhi neri come il petrolio e profondi come due voragini; due occhi che non ti guardavano, ti vivisezionavano. 
Tutto diventa cenere in quel paesino dimenticato per chiunque, perché nessuno si salva a Treccase. Un luogo che diventa simbolo di ossessione, di delirio, di follia, di fine e di un macabro ed incessante nuovo inizio. Una lettura per chi ama le atmosfere scure, fumose, opprimenti, come il caldo asfissiante che accompagna tutto il romanzo e che s’inietta nel sangue come veleno e sulla pelle come un sudario che puzza di morte.