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giovedì 15 febbraio 2024

Recensione: PATRIARCATO FOR DUMMIES di Eugenia Nicolosi

Buongiorno! Grazie alla collaborazione con la casa editrice Giulio Perrone, oggi vi parlo di Patriarcato for dummies, di Eugenia Nicolosi. 

patriarcato for dummies

di Eugenia Nicolosi
Editore: Giulio Perrone
Pagine: 200
GENERE: Saggio
Prezzo: 18,00
Formato: Cartaceo
Data d'uscita: 2022
LINK D'ACQUISTO: ❤︎
VOTO: 🌟🌟🌟🌟🌟 

Trama:
"O si è felici o si è complici" è il punto di partenza per un viaggio attraverso le voci e le istanze del femminismo intersezionale: da una parte chi lotta ogni giorno per disinnescare i meccanismi violenti che compromettono la qualità della vita - e a volte la stessa vita - delle donne e degli uomini, dall'altra chi fa da megafono alla cultura dominante che, attraverso modelli e bias, è solo una gabbia per le une e gli altri, anche per chi tra essi la promuove. Da che parte stare e, soprattutto, perché schierarsi?

RECENSIONE

Patriarcato for dummies, ossia il “patriarcato” spiegato ai principianti, a quelli che, oggi, più che mai – tanto che se ne parla – non sanno più cosa pensare. 

Un saggio breve, quello di Eugenia Nicolosi, che partendo dalla lingua italiana fino ad arrivare al femminismo nella sua accezione più completa e moderna, tenta di far riflette, – mai dare risposte definitive – su ciò che oggi siamo chiamati ad affrontare, chiunque di noi: il ruolo della donna e il modo in cui la società, nei secoli dei secoli, ne ha oggettivato corpo e mente, rendendola uno spauracchio all’ombra dell’uomo. 

La donna viene quasi sempre disprezzata, tenuta poco di conto, sottovalutata. Pensate al termine “femminuccia.” Quando un uomo si mostra debole, puntualmente, c’è qualcuno che gli associa questo appellativo. Ma dove sta scritto che chi è debole è come una femmina? 

Tante donne, in passato, hanno combattuto per la libertà, ma sono tante, eh. Eppure di loro se ne parla pochissimo, e alcune sono addirittura state cancellate, – o almeno, ci hanno provato – dalla storia. La questione è semplice, senza girarci intorno: il mondo è stato creato a misura d’uomo. È l’uomo al centro di tutto, la sua è l’unica unità di misura da usare e con la quale confrontarsi. 

Nonostante ciò, è il dibattito costruttivo che ci può ancora salvare. Quantomeno la speranza che parlandone, sempre più persone possano rendersi conto dell’assurdità di certi modi di pensare e atteggiamenti, senza alcuna pretesa di fornire risposte o di dare soluzioni. L’unico scopo è solo quello di far riflettere, porsi delle domande, cominciare a vedere le cose diversamente. 

Il patriarcato è talmente inculcato nella vita delle donne, che anche quando accade un atto di violenza, sono loro le prime a sentirsi in colpa. Per non parlare della società, dei media, che quando una donna subisce un torto, si scava nella sua vita, alla ricerca di chissà che cosa per inchiodarla a un errore che non esiste. Non esiste mai. 
Come se dovesse sempre pagarla; come se dovesse buttare il sangue per essere donna e per aver “costretto” l’uomo a reagire in un determinato modo. La donna non è mai stata libera di essere se stessa, il suo corpo viene continuamente giudicato, perchè ogni scelta diventa sinonimo di una coscienza più o meno sporca. 

O santa o puttana. 
Questo è l’esempio che la donna non può essere nulla al di fuori di queste due accezioni maschiliste che la vedono inchiodata a un ruolo che non per forza le deve appartenere. Le donne non sono libere di gestire il proprio corpo come vogliono. Vengono incriminate se decidono di tenere o meno una gravidanza, come se la propria carne e le ossa non gli appartenessero. Avete notato che è come se le donne dovessero sempre dare di conto a qualcuno? È come vivere costantemente sotto l’occhio vigile di un padrone, un datore di lavoro, qualcuno che non solo dice come devi lavorare, ma anche come vivere ogni dannato secondo della tua vita. Un datore di vita, insomma. 

Concetto di maschilismo: maschio superiore alla femmina. 
Concetto di femminismo: nessuno è superiore a nessuno. Chiaro? 
Oggi non si parla più di femminismo, ma di femminismi. O di femminismo intersezionale, ossia unire la lotta di tutti i generi contro un nemico comune. No, il nemico non è l’uomo. Ma il patriarcato, inculcato a menadito sia nei maschi che nelle femmine. 

Il femminismo è diventato più potente, frastagliato, disturbante grazie all’era digitale. Molti criticano questa nuova frontiera, mentre altri sanno che è un modo per uscire dal buio e spargere un po’ di coscienza. 

In un’epoca in cui il dibattito e la discussione, all’apparenza, sembrano averci guadagnato, in realtà, siamo più oppressi di prima. A fronte di ciò, conviene rendersi conto di una cosa, molto semplice, ma non tanto piccola: il femminismo non è superiorità della donna. Nessuno vuole diventare più potente degli uomini. Maschi, tenetevi pure il vostro potere e la vostra dignità, non abbiamo bisogno di ciò che è vostro (?) per ottenere credibilità. 
Il femminismo è molto di più. È l’intersezionalità, ossia lo spazio in cui diverse, molteplici lotte si uniscono per sostenersi e diventare una grande e provvidenziale marea. 

E ricordate, che oggi giorno, in mezzo a questo caos di lotte e di genere, di politica e di guerra, chi non prende posizione, chi non ha una sua ideologia, non ha ben chiaro un concetto. 
O si è felici, o si è complici. 
Se non sei felice per chi si ribella e chi disobbedisce, contrasta, si oppone alle leggi dell’oppressione, allora sei complice.
Per tutta la vita.

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