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mercoledì 30 aprile 2025

Recensione: LA GRANDE SETE di Erica Cassano

Buongiorno! Grazie alla collaborazione con la casa editrice Garzanti, oggi vi parlo di La grande sete di Erica Cassano.

la grande sete

di Erica Cassano
Editore: Garzanti
Pagine: 417
GENERE: Romanzo Storico
Prezzo: 9,99€ - 18,00
Formato: eBook - Cartaceo
Data d'uscita: 2025
LINK D'ACQUISTO: ❤︎
VOTO: 🌟🌟🌟🌟 

Trama:
Anna ha sete. Tutta la città ha sete, da settimane. C’è chi li chiamerà i giorni della Grande Sete, e chi le ricorderà come le Quattro Giornate di Napoli. È il 1943 e l’acqua manca ovunque, tranne che nella casa in cui Anna vive con la sua famiglia. Mentre davanti alla Casa del Miracolo si snoda una fila di donne che chiede quanto basta per dissetarsi, lei si domanda come mai la sua sete le paia così insaziabile. Perché quella che Anna sente è diversa: è una sete di vita e di un futuro di riscatto. A vent’anni vorrebbe seguire le lezioni alla facoltà di Lettere, leggere, vivere in un mondo senza macerie, senza l’agguato continuo delle sirene antiaeree. Ma non c’è tempo per i sogni. Il padre è scomparso, la madre si è chiusa in sé stessa, la sorella e il nipote si sono ammalati. Il loro futuro dipende da lei. Così, quando ne ha l’opportunità, Anna accetta un impiego come segretaria presso la base americana di Bagnoli. Entra in un mondo che non conosce, incontra persone che provengono da una terra lontana, piena di promesse, che incanta e atterrisce allo stesso tempo, come tutte le promesse. La cosa più semplice sarebbe scappare, lasciarsi alle spalle gli anni dolorosi della guerra. Ma Anna non vuole che qualcun altro la salvi. Come Napoli si è liberata da sola, anche Anna deve trovare da sola la sua via di salvezza. La grande sete non è facile da soddisfare. Viene da dentro e parla di indipendenza e di amore per il sapere e, soprattutto, parla del coraggio necessario per farsi sentire in un mondo che non sa ascoltare. Erica Cassano esordisce con una voce potente e profonda, capace di stupire e commuovere, rincuorare e ispirare. La Grande Sete è l’indimenticabile racconto di un piccolo grande mondo, dei suoi silenzi e dei suoi rumori, di un anelito verso qualcosa di più grande che risiede in ognuno di noi.

RECENSIONE

"Non tengono manco il secchio, e stanno qua a rubare il posto a chi tiene bisogno."
 
Quando leggi La grande sete di Erica Cassano. provi un senso di struggimento profondo, come se fossi stata catapultata, senza alcuna possibilità di difesa, nell'inferno della Napoli del 1943. L’autrice, con una scrittura limpida, intensamente visiva e carica di pathos sommesso, racconta non solo una storia di sopravvivenza, ma una vera epopea popolare, una resistenza morale ed emotiva che esplode in tutta la sua grandezza in mezzo alla devastazione della guerra. 

Siamo a Napoli, nelle settimane successive all'armistizio dell'8 settembre. I tedeschi, in ritirata, hanno fatto saltare gli acquedotti: la città è assetata, straziata, infettata dalla fame, dal caldo, dalla paura. In questo scenario si muove Anna, adolescente attenta e fragile, che vive con la madre, la sorella Felicita e due bambini piccoli. La loro casa, miracolosamente, continua ad avere acqua corrente – un dono e una maledizione, un segreto che rischia di diventare pericoloso in una città dove la sete può rendere le persone belve. Il padre di Anna, ferroviere di rigidi principi, sparisce in un turno di notte, inghiottito nel caos della guerra e della repressione tedesca. 

Da questo momento, il romanzo si fa cronaca tesa dei giorni dell’insurrezione di Napoli, le famose Quattro Giornate, vissute dal basso, attraverso gli occhi di chi non ha armi, ma ha coraggio, disperazione e sete di giustizia. Nessuno è eroe o martire; sono uomini e donne qualsiasi, travolti da eventi più grandi di loro, costretti a scegliere ogni giorno tra sopravvivere e restare umani. Anna è un’osservatrice lucida, adolescente strappata alla sua infanzia, costretta a crescere troppo in fretta. In lei convivono la paura, il disgusto, la pietà e la ribellione. Non è una protagonista passiva: la sua voce interiore, sempre sospesa tra desiderio di normalità e consapevolezza del male che avanza, è un continuo tormento che la rende autentica e struggente. 

La madre rappresenta la generazione spezzata, quella che si aggrappa alla preghiera, ai riti, ai fantasmi del passato. Il suo oscillare tra fede e disperazione, tra bisogno di proteggere e paura di agire, rivela un dramma tutto interiore, silenzioso e potentissimo. Felicita, la sorella maggiore, è un ritratto impietoso della maternità spezzata: incapace di nutrire il proprio bambino per mancanza di latte, avvolta dalla colpa e dalla vergogna. La sua fragilità, nel romanzo, si trasforma in una specie di muta resistenza: continuare a vivere, nonostante tutto. 

Anche i personaggi minori, come Giacomo Pittamiglio e Catena, o la giovane Carmela, sono tratteggiati con tratti rapidi ma vivi, e rappresentano altre sfumature del dolore e della lotta quotidiana: la marginalità, il giudizio sociale, la speranza tradita. 

Sul piano sociale, l’autrice coglie con precisione chirurgica il crollo delle gerarchie: ricchi e poveri, rispettabili e reietti, nella sete, diventano uguali. "Sulla spiaggia di Chiaia, non si era più niente, nemmeno un nome: solo corpi che si spingevano per una goccia d'acqua." Sul piano morale, il romanzo non offre sconti. Sopravvivere implica sporcarsi le mani, scendere a compromessi. Ma la linea sottile tra il necessario e il disumano viene tracciata con rara sensibilità. Chi si aggrappa all'umanità – come Anna – paga un prezzo altissimo, ma mantiene, anche nella sconfitta, una fiammella di dignità. 

Erica Cassano scrive con una prosa essenziale e potente, che riesce a essere insieme lirica e brutale. Non indulge mai in pietismo, non abbellisce l’orrore, ma lo restituisce in tutta la sua verità, senza filtrarlo. L’uso del punto di vista interno di Anna rende tutto più immediato, quasi soffocante. Sentiamo la sabbia che gratta nei sandali, l’odore acre dei corpi accalcati sulla spiaggia, il tanfo dell’acqua salmastra bollita nei pentoloni. Ogni frase vibra di tensione e dolore trattenuto:
"Mi sembrò di aver assistito, di nuovo, alla stessa scena, proiettata sullo schermo lontano del cinematografo. Ma non c'era il buio rassicurante della sala." Anche i dialoghi sono realistici, asciutti, non costruiti per compiacere il lettore, ma per raccontare una verità nuda. 

L’atmosfera del romanzo è tesa, torbida, claustrofobica. La "sete" non è solo mancanza d'acqua: è fame di vita, di dignità, di pace. Ogni scena, dai secchi sollevati sotto il sole implacabile al rumore sordo delle bombe, contribuisce a costruire un senso crescente di urgenza. Ma dentro questa oscurità, Erica Cassano accende fiammate di umanità: un gesto gentile, una stretta di mano, il canto improvvisato di una madre al figlio. La disperazione convive sempre con la speranza, la bruttezza con un’inaspettata bellezza. 

Se guardiamo all’Italia di oggi, ci rendiamo conto che molte delle forze che animano La Grande Sete non sono sparite.
Certo, oggi non lottiamo per l’acqua o contro un esercito occupante. Ma la sete – di giustizia, di equità, di dignità – è ancora bruciante.
Oggi, come allora, la società è attraversata da profonde disuguaglianze; oggi, come allora, nei momenti di crisi emerge il meglio e il peggio degli esseri umani.
In tempi di pandemia, guerre vicine, crisi ambientali, La Grande Sete ci parla con voce chiarissima: ci ricorda che la solidarietà non è mai stata un lusso, ma una necessità vitale. 

Anche il modo in cui la città di Napoli resiste nella narrazione – con orgoglio, rabbia, furia disperata – ci appare incredibilmente attuale. Napoli, con il suo cuore che batte oltre la miseria, oltre la distruzione, emerge dal romanzo come un personaggio vivo, invincibile, una madre antica e selvaggia:
"Anche la terra sembrava vibrare, quasi che il fuoco del Vesuvio, sangue di Napoli, scorresse più rapido sotto i nostri piedi." 
Infine, La Grande Sete è soprattutto un omaggio alla forza del popolo napoletano.
Un popolo stremato dalla fame, dalla sete, dall’occupazione brutale eppure capace di sollevarsi, armato solo di bottiglie rotte e dignità.
L’autrice restituisce con rispetto e forza la grandezza di questi momenti: la capacità di combattere, di proteggere gli ultimi, di non arrendersi alla disumanità.


Un romanzo che celebra il valore della memoria, che invita a non dimenticare, a non smettere mai di "bere" alla fonte della nostra dignità. Questa è una storia che brucia come il sole su una città senz’acqua: non si può leggere senza esserne segnati.


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