Buongiorno! Grazie alla collaborazione con la casa editrice Mondadori, oggi vi parlo di Beautiful graves di L.J. Shen, una delle mie autrici preferite.
di L.J. Shen Editore: Mondadori Pagine: 408 GENERE: Contemporary Romance Prezzo: 7,99€ - 15,00€ Formato: eBook - Cartaceo Data d'uscita: 2024 LINK D'ACQUISTO: ❤︎ VOTO: 🌟🌟🌟 (ma proprio perchè ti voglio bene)
Trama:
Il primo amore è la fine dell'innocenza. Almeno così è stato per Everlynne Lawson: la sua prima storia le ha spezzato il cuore, portando nella sua vita ciò che da allora non l'ha più lasciata, la morte. Dopo un'immane tragedia ha perso tutto: i sogni, la famiglia, l'adorato Joe. Ridotta l'ombra di se stessa, si è isolata nella cittadina di Salem, vivendo giorno per giorno. Qui conosce Dominic, pieno di gioia e di energia, e sembra poter iniziare una nuova esistenza, ma le ferite del passato tornano a sanguinare. Non c'è nulla di peggio che essere innamorata di due uomini. Soprattutto se uno dei due ti odia.
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RECENSIONE
Beautiful graves di L.J. Shen è un romanzo che mi ha delusa. Assai. Una delle mie autrici preferite, negli ultimi tempi non la sto proprio capendo. Scrive questa storia che ha una cover e un titolo bellissimi. Vi racconto il motivo perché ho voglia di scrivere e di sfogarmi dopo essermi sorbita un’assurdità dietro l’altra.
Attenzione: contiene tanti tanti ma tanti spoiler.
Il titolo. Quello sì, è tanto bello.
“Beautiful graves” in italiano vuol dire “tombe bellissime.” E ha un doppio senso. La protagonista, Everlyanne, (come non amare questo nome così originale, inusuale, già colpita e affondata), adora disegnare bare.
Eh, non guardatemi storto, non è facile scegliere di leggere un libro del genere, ma è un romance. Diciamo che lo è, tanto per sollevarci un po’, ciò però non evita che ci sia il tema della “morte” costantemente presente e dunque, un “trigger warning” grande quanto una villa in proposito.
Lei disegna bare e Graves è il cognome dell’uomo che diventerà il suo fidanzato, lui si chiama Dominique Graves.
Prima di arrivare a lui, al principe azzurro, Ever incontra l’amore della sua vita molto prima, proprio all’inizio del romanzo. Lui si chiama Joe ed Ever è in vacanza in Spagna con la sua super amica “mainstream” di nome Pippa. Conosce lui, bello, sicuro e maledetto, condividono una nottata sulla spiaggia, una notte di sesso memorabile e si scambiano opinioni sulla letteratura e sulla musica scoprendo di avere tante cose in comune. Insomma, credete nel colpo di fulmine? Lo farete di sicuro dopo aver letto di Ever e Joe.
Due anime gemelle che si conoscono sull’orlo di un addio che deve avvenire poche ore dopo.
Nessuno dei due vuole lasciare l’altro. Quante volte è capitato anche a noi, durante una vacanza estiva? Quante di noi hanno incontrato un bellissimo ragazzo con gli occhi blu e il corpo statuario, che ama scrivere, che ha già una storia alla Keruac scritta su un taccuino e che ci fa scoprire la bellezza di un sesso che per noi era insipido e senza speranza? Hai voglia. Tanti ne abbiamo incontrati.
Bah. Io nemmeno uno.
Comunque, entrambi sanno che la vacanza è fallace, che lui andrà in giro per l’Europa a scrivere il suo libro e lei deve tornare in città dove l’aspetta la famigliola felice composta da madre, padre e fratello.
Quella notte segna il destino di entrambi.
Non si rivedranno mai più.
Pur promettendosi di farlo appena possibile.
Il motivo?
Ever scarica da un giorno all’altro Joe senza dirgli nulla.
Fa ghosting, in pratica. Sparisce. Non risponde ai messaggi e non lo chiama.
Sua madre muore e l’evento la traumatizza perché avviene con un incidente sotto la metropolitana proprio mentre lei sta messaggiando con Joe.
Cosa accade nella mente della protagonista? S’inserisce furente il senso di colpa e si convince che la madre è morta perché ha tentato di salvarla da un treno in passaggio mentre lei, troppo distratta, pensava al suo amorino social.
Ever è una ragazza molto particolare. È gotica, veste di nero, ama il macabro, e dopo il lutto si chiude in se stessa, abbandona la sua città, il padre e il fratello perché decide che loro la considerano colpevole senza mai averglielo chiesto, e se ne va a Salem.
Ah, dimenticavo. Manda a quel paese anche la sua verace amica Pippa e chiude con il passato.
Sa di essere colpevole, (o s’impone di sentirsi colpevole perché questo le permette una scappatoia che in realtà non è altro che l’assoluta incapacità di prendersi cura di due uomini dopo la morte della madre?), e non vuole avere più niente a che fare con nessuno.
Poi conosce Dom Graves, aitante infermiere che la convince a uscire allo scoperto. Lo definisce bello come un principe azzurro e il che ha qualcosa di sconveniente e di offensivo. – “Che l’uno che mi accarezza il collo sembra un principe Disney.”
Lo paragona continuamente a Joe, l’uomo che ama ancora, ma che lei ha deciso di mollare e si tortura pensando che non può amare nessun altro altrimenti le sembra di tradire. – “Ma a prescindere da quanto mi piaccia, Dom non mi consuma. Non mi struggo disperatamente per lui. Non credo che il mondo crollerebbe se tra noi finisse. Dom è sicuro.”
Pensiero più, pensiero meno, fa finta di farsi paturnie inutili, e in conclusione, cede. Si fidanzata con l’uomo perfetto, che cura i bambini nel reparto oncologico, insomma il diavolo e l’acqua santa, e finge di essere quella che non è. Dom è TOTALMENTE diverso da lei. Non condividono gli stessi gusti musicali, non amano lo stesso cibo, non hanno gli stessi interessi, ma c’è una cosa che è sbalorditiva: il sesso.
Uh, quello è magico.
Sapete perché?
C’è il trucco.
Ever adora l’aspetto fisico di Dom.
Perché è molto simile a quello di Joe.
Ha fatto un errore sette anni prima perché non ha chiesto il cognome di quel ragazzo.
Joe Graves.
Proprio come Dominque Graves.
Ah.
Se fino a questo momento, Ever era piuttosto accettabile, ancora ancora plausibile, un tantino giustificabile, dopo che Dom, ignaro di tutto, la presenta alla sua famiglia come fidanzata ufficiale, e incontra di nuovo Joe, io ho smesso di sopportarla.
Non l’ho più tollerata.
Ever comincia a non sapere più cosa vuole. (Ops, lo ha mai saputo?). Joe la ama ancora. Dom la ama. Lei che è un egoista di prima categoria che pensa solo a se stessa. Che ha chiuso con il padre e il fratello PUR sapendo di fargli del male perché doveva punirsi e la sua punizione era più importante del dolore inferito agli altri.
Totale assenza di rispetto per l’essere umano.
Fa lo stesso quando rivede Joe. Tradisce Dom baciando il fratello e trastullandosi con pensieri poco puri sulla loro pseudo relazione.
Si lamenta che passa il Ringraziamento da sola quando la famiglia l’ha praticamente implorata di tornare a casa perché DEVONO dirle una cosa, ma lei non si sente pronta, oh, my, gosh. E ripeto, NESSUNO l’ha incolpata della morte della madre, anche perché non ha colpa, ci mancherebbe. Eppure pur di pensare a se stessa, chiudendosi nel suo dolore più importante del mondo che va allo scatafascio, lei si sposta e si lamenta.
Questo fa.
Si convince ad amare Dom pur sapendo che non sono fatti per stare insieme. Totale assenza di spina dorsale, di carattere, di determinazione. – “Ho bisogno di Dom perché mi riempie la vita, quindi amarlo è facile. Lui è la mia ancora di salvezza.” Ever è vuota. Lo dice lei stessa. Non prova nessun sentimento, per nessuno. La fiamma si è spenta, la vita è già andata, tutto il resto è noia.
L’autrice è sempre bravissima a descrivere le situazioni e le emozioni dei personaggi. Ha questo stile raffinato ma sempre vivido, crudele ma mai deleterio, che salva comunque anche ciò che non si può salvare. – “Gli sorrido, sentendomi come una bambola di porcellana. Preziosa e fragile e incredibilmente vuota.”
Dom nasconde segreti indicibili e quel principe perfetto è solo un’illusione che Ever crea per salvare se stessa dal baratro. Joe, al contrario, è tanto ferito quanto arrabbiato. Tecnicamente si sente ancora il ragazzo di Ever, perché lei non l’ha mai lasciato e improvvisamente se la ritrova promessa sposa di suo fratello.
Insomma! Chi non andrebbe fuori di testa? È un bel personaggio ma manca di mordente. Lo possiede fino a un certo punto, poi diventa uno smidollato pure lui. Accetta qualsiasi cosa lei faccia, e vi giuro che ne combina parecchie. Sta sempre a scappare, ad avere paura, del nulla, poi alla fine. Perché Joe è lì. È sempre stato lì. Non è mai andato via. E non andrà via fino alla fine.
– “Mi affloscio tra le sue braccia perché non mi ha mai lasciata andare.”
Infatti, cara, LUI certo che non lo ha fatto.
Ever sa benissimo come smettere di far soffrire le persone e la cosa più terribile è che NON lo fa. Continua imperterrita mentre vede chiunque soffrire PER lei. O di lei.
La verità? Ever è una bambina viziata che ha avuto troppo amore e allora si permette di sprecarlo.
Ora massacratemi pure.
L’ho trovata egoista e persino stupida. C’è una scena in cui il padre le confessa di avere un’altra donna. Apriti cielo. Lei pensa: com’è che questo, dopo sette anni che è morta la mamma, si permette di guardare un’altra donna? MA questo sta bene? Ma questo mi ferisce, mi tradisce, mi uccide! (Parole mie, ovviamente.)
La piccola viziata comincia la sua sceneggiata. Si rifiuta di incontrare la compagna del padre. Perché poi dopo sette anni, insomma, il tempo è troppo poco per rifarsi una vita.
E quando si convince a parlarle? Quando la donna prepara qualcosa di allettante da mangiare e lei ha fame.
Non mi guardate storto, è proprio così. – “Ma oggi non mi sembra la fine del mondo incontrare la donna di cui papà è innamorato, se questo significa ingerire bacon bello unto e succo d’arancia appena spremuto.”
Ora, non ho niente contro i gatti. Io amo i gatti. Ma, cara Ever, fai come i gatti che per un po’ di cibo fingono di tollerarti? Non posso dire che ti vendi l’anima, perché, bella mia, non ce l’hai.
Fermatemi, vi prego.
In conclusione, nei ringraziamenti, (leggete i ringraziamenti di tutti i libri, a volte svelano perle impensabili), l’autrice afferma: “È stato terrificante scrivere questo libro.”
Terrificante? Per te che lo hai scritto?
Figurati per me che l’ho letto, tesoro mio.
Non solo mi sono sorbita pagine e pagine di trastullamenti sulla morte con un totale NO SENSE; una protagonista fuori di testa, egoista, squinternata, scorbutica, a tratti sciocca e potenzialmente nociva per tutte le letture sui generis; due protagonisti maschili, uno l’opposto dell’altro che poi si rivelano due maschere di altre maschere e di infinte maschere per un totale di NO SENSE al quadrato.
E l’unica scena che mi ha commosso, sì perché c’è stata, sono onesta, me la sbrighi con due righe?
EH, no, non ci sto.
La prossima volta, cara autrice, che dici che sei felice di aver scritto un libro perché ti ha “costretta” ad uscire dalla tua comfort zone, NON uscire, please. Non farlo tanto per sperimentare, perché ti aiuta a crescere.
Non è cosa tua.
Certe storie, così profonde, così radicate nell’animo umano, così sofferenti, così tragiche, non possono essere scritte da tutti. Diventano un ammasso di stronzate. NON sono un esercizio di stile. La morte va trattata con rispetto, va sentita, spiegata, sussurrata o gridata ma non paraculata.
Questo libro non è bello, a parte che è triste, ma questo non mi interessa. La tristezza non mi ha mai spaventato, e con un titolo simile non potevi di certo aspettarti i fuochi di artificio. Ma è strano, scoordinato, è come se fosse pieno di tristezza allo sbaraglio. Ti fa sentire come uno che si abbuffa di cibo e mentre all’inizio della cena assapora tutto, all’improvviso, perde il gusto e non sente più nulla.
Fallo per me, resta dove sei sempre stata.
E salvaci dal nulla cosmico.
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