Buongiorno! Grazie alla collaborazione con la casa editrice Rizzoli, oggi vi parlo di Che palle 'sti stereotipi di Laura Nacci e Marta Petrolino.
di Laura Nacci e Marta Petrolino Editore: Rizzoli Pagine: 185 GENERE: Modi dire Prezzo: 9,99€ - 18,00€ Formato: eBook - Cartaceo Data d'uscita: 2023 LINK D'ACQUISTO: ❤︎ VOTO: 🌟🌟🌟🌟🌟
Trama:
Le parole che usiamo non servono solo a descrivere la realtà ma influenzano inconsapevolmente anche i nostri pensieri e determinano quindi i nostri comportamenti. Occuparsi delle parole vuol dire soprattutto prendersi cura di sé e della propria mente. E non esistono cose più urgenti di dedicarci a noi e al rapporto con le altre persone. Questo viaggio ironico e al contempo molto serio ci porta, attraverso venticinque modi di dire che spesso usiamo inconsapevolmente, all'interno di una società ancora troppo maschilista, nella quale le donne troppo spesso mettono in atto comportamenti auto-sabotanti. Sono parole "di seconda mano", che utilizziamo senza compiere una vera e consapevole scelta, sono parole non nostre ma che, nel momento in cui le pronunciamo, dicono tanto anche di noi, di chi siamo, di cosa (senza rifletterci) pensiamo e di come ci comportiamo. Grazie alle riflessioni di Nacci e Pettolino Valfrè, impariamo a riscrivere la nostra voce interiore, a disinnescare i nostri automatismi in modo che, quando staremo per esclamare a una donna: "Hai proprio le palle!", ci verrà da ridere ripensando a cosa vuol dire, a quanto sia assurdo, e ci porterà a domandarci: "Sono veramente io che sto scegliendo questi termini?", "Chi è la padrona o il padrone della mia mente?" e ancora: "Posso amare le parole che ho detto?".
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RECENSIONE
Che palle 'sti stereotipi è un libro scritto da due linguiste che si occupano di studiare il linguaggio. In particolare questo libro è dedicato al modo di parlare nei confronti delle donne.
Avete presente quando siete donna e qualcuno vi dice: “chissà cosa ha fatto per fare carriera”, oppure “sei proprio una mestrina”, e tanti altri modi di dire che denotano una generalizzazione di comportamenti e atteggiamenti sbagliati che vanno a classificare in modo insulso e categorico la figura della donna.
Questo libro non solo evidenzia per ogni argomento i principali modi di dire, ma spiega in modo molto semplice la reazione che avviene nella donna quando si sente chiamare in un determinato modo e suggerisce anche come esprimere lo stesso concetto in modo diverso, quindi meno invasivo, meno categorico e più intelligente.
In un mondo in cui gli uomini soffrono sempre di più per l’ascesa del ruolo della donna in tutti i campi e in tutte le situazioni, questi modi di dire feriscono sempre di più perchè vengono usati da parte degli uomini, ma a volte dalle donne stesse, anzi forse fin troppo spesso, con l’intento di fermare l’appropriazione da parte della donna del suo spazio nella società.
Sono modi di dire usati anche per vendicarsi di qualche torto subito o per il semplice fatto di essere donna.
Sembra un libro rivolto solo agli uomini ma io non credo sia così. Ho letto anche donne fare determinati commenti perchè mosse dall’invidia, dalla gelosia, o perchè travolte da questo schifoso retaggio culturale che non ci permette di festeggiare e di essere felici quando una donna come noi raggiunge un obiettivo. Dobbiamo sempre pensare al peggio, dobbiamo sempre dire che c’è qualcosa dietro, quando non è così.
Insomma, sono proprio le donne, spesso, ad assumere atteggiamenti maschilisti nei confronti delle altre donne, e noi ci facciamo una pessima figura.
Conoscete l’espressione: “È una facile?” L’abbiamo sentita spesso, vero? O rivolta a noi o a qualcuno. Bene. Questa è una delle espressioni più usate che associa il sesso a una prerogativa personale. Lo stesso equivale quando qualcuno dice “Sei una donna con le palle.” Ma dove sta scritto che il coraggio sia associabile ai testicoli dell’uomo? Chi ha inventato questa grande stupidata? Se riflettete bene, i testicoli, al contrario sono la parte più vulnerabile del corpo maschile, quindi, nulla hanno a che vedere con il coraggio.
Inoltre, denigrare in questo modo una donna, non è un complimento, perchè sottintende che il coraggio sia una prerogativa assolutamente maschile. E che quindi la donna che ha coraggio è un po’ mascolina. Quando poi le donne NON hanno bisogno delle palle per essere coraggiose.
Chiaro?
Il sessismo nei modi di dire è una vera e propria croce che noi donne ci portiamo addosso e che fa talmente parte del parlare quotidiano che è difficile da estirpare.
Anche il sesso e il piacere sono argomenti che una donna non dovrebbe affrontare, così ci hanno insegnato nel corso dei secoli, e anche la stessa definizione di dongiovanni è sempre relativa all’uomo, come se solo l’essere maschile potesse fare del sesso una virtù, addirittura uno strumento di vanto.
Per non parlare della definizione di “sesso debole”. Ma chi lo dice, scusate? E chi decide che se una donna si veste decisamente femminile, sia una poco seria? È risaputo che in ambito lavorativo, se ci si mostra meno femminili, si appare più credibili. Ma perchè? Infatti se una donna si veste un po’ più scollata, ci sarà subito qualcuno pronto a dire che sta mostrando la mercanzia.
Gli stereotipi ci hanno avvelenato la vita, e noi donne siamo costrette a subirli ogni santo giorno, anche quando non ce ne accorgiamo. Magari succede anche in famiglia e non ce ne rendiamo nemmeno conto.
La fatidica domanda. “Ah, sei insopportabile, hai il ciclo?”
Ma dannazione.
Tutto questo è davvero assurdo. Se ci si soffermasse a riflettere un po’ di più sull’assurdità di quello che diciamo, ci renderemmo conto che ci sono differenze tra uomo e donna create sulla base del NULLA.
Del nulla assoluto.
Esiste la parità non perchè le donne si sono svegliate una mattina e hanno deciso che sono stanche. Esiste perchè non esiste una cavolo di differenza plausibile. Sono tutte scuse, tutti retaggi culturali, tutte offese gratuite.
Come combatterle? Pensando liberamente e in modo più easy, proprio come tenta di fare questo libro che in modo divertente e ironico, suggerisce come reagire e agire nei confronti degli stereotipi di massa.
Per tutti quelli che credono che stereotipare la donna faccia ridere, che dire “piangi come una femminuccia” sia da gran figo, è bene che comincino a pensare che l’essere veramente liberi è pensare senza vincoli sociali e morali. E senza usare messaggi subliminali che denotano soltanto grande superficialità, cecità e ignoranza.
Siete ignoranti.
Punto.
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