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martedì 31 marzo 2015

Amiamoci, nonostante tutto di Vittorio De Agrò Recensione

Buongiorno! Oggi la recensione alla raccolta di racconti di Vittorio De Agrò, intitolata Amiamoci, nonostante tutto, vi terrà compagnia e se volete, come sempre, fatemi sapere le vostre impressioni!




Titolo: Amiamoci, nonostante tutto
Autore: Vittorio De Agrò
Editore: Youcanprint
Pubblicazione: Febbraio 2015
Genere: Racconti
Pagine: 111
Prezzo: 0,99
Trama

Si dice che l’amore non abbia età, ed è proprio così per Amiamoci, nonostante tutto. In un panorama rosa, prevalentemente al femminile, ecco emergere storie dal cuore maschile, che però ha sempre bisogno della mano gentile di una donna per trovare la propria strada. Storie diverse, età differenti, sentimenti ricchi di sfumature e modi d’essere che nascono nella purezza di un bambino e si completano nella maturità dell’adulto. Emozioni, commozione, sorrisi; la mente del lettore viaggerà nei ricordi, passeggerà nel presente e magari immaginerà un futuro, sempre all’insegna dell’amore. Sarà Federico a condurci in questo percorso di gioia e ostacoli. Un giovane uomo, forse ancora immaturo e diffidente nei confronti delle relazioni durature, che, grazie ai racconti di un vecchio e saggio libro, riuscirà finalmente ad aprire il suo cuore.


Biografia

Vittorio De Agrò è nato in Sicilia, ma vive a Roma dal 1989. E’ un proprietario terriero e d’immobili. Dopo aver ottenuto la maturità classica nel 1995, ha gestito i beni e l’azienda agrumicola di famiglia fino al dicembre 2012. Nel Gennaio 2013 ha aperto il blog:ilritornodimelvin.wordpress.com che è stato letto da 16 mila persone in 98 paesi nei 5 continenti. “Amiamoci,nonostante tutto” è il suo secondo romanzo. Ha pubblicato nel 2014 con Cavinato Editore International il romanzo autobiografico “Essere Melvin”.



Amiamoci, nonostante tutto, è la seconda prova letteraria di Vittorio De Agrò, autore che ho avuto già modo di recensire, leggendo il suo primo romanzo, intitolato Essere Melvin, di cui vi ho parlato qui.

Ora ci troviamo di fronte un volumetto che contiene una serie di racconti, pochi per l’esattezza, che si leggono velocemente e con partecipazione. Hanno tutti un comune denominatore che equivale all’amore, del resto il titolo non trae assolutamente in inganno. I protagonisti sono diversi e soprattutto sono diverse le età con cui, ognuno di essi, si approccia e si avvicina al grande mistero amoroso. 

Lo stile dell’autore è pieno di ironia, di quella leggera, che scivola delicatamente tra le righe, rendendo ogni pagina non solo una piacevole conoscenza ma anche uno spunto di apprezzabile riflessione. Non ci troviamo di fronte ad un testo mieloso o profondamente inabissato nell’esaltazione delle eccellenze amorose, bensì una lettura accattivante che in più di un momento è in grado di far sorridere, mai di cattiveria ma solo di bonaria consapevolezza.

Vittorio De Agrò è un autore spassionato. Quello che scrive lo decide lui stesso e sembra che abbia sempre il perfetto controllo dei suoi personaggi e delle sue storie. Sarà perché anche qui, nonostante non sia stato dichiaratamente affermato da lui, io ci ho letto altrettanti spunti autobiografici, così come nel precedente lavoro? Non saprei rispondere, posso semplicemente limitarmi a dire che in ogni storia e in ogni piccolo o grande uomo che ho incontrato tra le sue pagine, ci ho visto un po’ di lui. 

Nella parte iniziale, incontriamo Federico e Gloria e sarà proprio a causa della crisi del loro rapporto e della reticenza di Federico a formalizzare la loro storia, che inizierà una sorta di countdown che condurrà il lettore attraverso una serie di micro racconti contenuti nell’ensemble generale del libro. Trattasi quindi di un meta racconto, ossia di un racconto nel racconto che come una spirale, si protende verso un finale nel quale troveremo forse un po’ più di dolcezza ma mai storceremo il naso, perché l’autore, anche quando parla apertamente di amore e quindi di un sentimento che facilmente corrompe l’animo di zucchero filato, non si lascia mai abbindolare e mantiene sempre il suo punto di vista, eccezionalmente critico e immancabilmente diretto. 

L’escursus procede attraverso diversi protagonisti, tra cui Marco, dodicenne innamorato, alle prese con la prima cotta delle scuole medie e la prima esperienza sentimentale. In questo spaccato di prima adolescenza e nella sua storia ancora così delicata e leggermente improntata, ci ho letto dolcezza e affabilità, una costante presenza genitoriale che oggi giorno, nella nostra società così moderna eppure così attaccata a certe tradizioni che della lontana gloria hanno mantenuto solo la polvere, appare ormai dimenticata e superata.

“L’importante è essere se stessi, la sincerità e la naturalezza pagano sempre alla fine, caro Marcolino.” 

Nel secondo racconto il protagonista è Riccardo, un sedicenne alle prese con il sesso. Si definisce il “verginello” del gruppo e non vede l’ora di affrontare la questione per togliersi il pensiero. Un atteggiamento comune a molti giovani, sia ragazze che ragazzi, che considerano la prima esperienza sessuale solo un fastidioso grattacapo da togliersi il più in fretta di torno. 
Del resto… 

“Se non fai sesso, sei uno sfigato. Se non parli di sesso, non sei “cool”. Il sesso è la parola più ricorrente nei dialoghi tra estranei, amici e amanti. Il sesso si vede e vende ovunque.” 

La visione quindi è incentrata sull’altra faccia dell’amore, sull’aspetto fisico e sul coinvolgimento o presunto tale a cui si aspira in una folle notte d’amore. Eppure l’interpretazione di questa dimensione non è per niente addomesticabile. Anche in questo caso l’autore propone la sua visione disillusa della nostra società che vive e sopravvive sempre e soltanto di apparenze e di finti miracoli. 

Tra colpi di fulmine e giovani alle prese con storielle serie e meno serie, giungiamo a quella figura, “il giovane anziano” nella quale io ho ampiamente riconosciuto buona parte dell’identità dell’autore. Questo mi è servito per leggere con attenzione maggiore non tanto i racconti in sé ma il filo conduttore che li univa per poi capire verso cosa lo scrittore mi avrebbe condotto. 
In ogni personaggio, giovane o vecchio, emerge l’incapacità di rapportarsi all’amore, il non sentirsi all’altezza di vivere questo sentimento che viene vissuto e descritto quasi come un nemico, dal quale tenersi accuratamente lontano. E laddove non sia possibile evitare il suo tocco, bruciante e dilaniante, allora la parola d’ordine è scappare. 

Ho notato molti aspetti in comune con l’opera precedente, soprattutto nella caratterizzazione del personaggio di Paolo, nella sua passione per il cinema, per il teatro, nella sua indolenza e pigrizia nel voler, difficile persino scriverlo, fuggire dalla felicità. La sua personalità è tratteggiata chiaramente, dal distacco alla freddezza, passando per un’emotività trattenuta e una gentilezza assolutamente formale. 

“Ho paura della tua solitudine Paolo. La indossi come un vestito logoro. Dovresti concederti la possibilità di essere felice.” 

Eppure la paura della felicità è molto più comune di quanto si possa pensare. Paolo ha i suoi rituali e le sue certezze che lo tengono al caldo e al sicuro nella sua torre d’avorio. Una torre che comincia a tremare nelle sue fondamenta quando giunge Irma Amoroso, l’Aspirante Diva di questo racconto che ricorda inevitabilmente la protagonista femminile del romanzo precedente. Un percorso sentimentale molto simile lega Paolo ad Irma e sembrano ripetersi le medesime difficoltà di approccio e di scoperta del mistero del lasciarsi liberamente andare. La loro relazione, nata come un’amicizia, diventa lo spunto di riflessione per sbattere ancora una volta contro il muro che il nostro “sfigato galantuomo” si è creato intorno pur di non guardare ed essere guardato. 

Ci troviamo di fronte una storia fatta di corteggiamento altalenante e di rifiuti rimbeccati da pseudo dichiarazioni che non sembrano sfondare: perché poi alla fine dei giochi, non è la donna a rifiutarsi ma il nostro protagonista che continua a dimenarsi per non essere fermato. 
Paolo è un mondo tutto suo, fatto di isolamento e di schemi e guai ad interrompere questo sistema con uno scossone. Lui è autoironico, anche cinico purchè la vita non sia una fiction ed è anche vero che non lo è, ma non puoi neanche spezzargli continuamente le gambe, altrimenti cosa resta? 

Non temete, nonostante l’attraversamento di un percorso arduo e a tratti davvero assurdo, per Paolo un lieto fine ci sarà ed io ho pensato che l’autore avesse voglia di riscatto, donando a questo protagonista ciò che a Melvin era stato sottratto. Considero questa seconda opera come il giusto prosieguo della precedente accompagnata da una maggiore maturazione, oltre che stilistica soprattutto di sguardo e di visione del mondo. 
Insomma non c’è alcun dubbio che Vittorio sia in ciascun personaggio ed in nessuno. Ogni storia è parte della sua esperienza ed è così che l’autore diventa tutt’uno con l’anima del romanzo. Egli è un affabulatore, uno che gioca con le parole, con gli incastri delle frasi, creandone occasioni di sorriso ma anche di scene che non ti aspetti. 
E’ sempre piacevole leggerlo, perchè qui viene fuori l’aspetto più speranzoso ed accogliente del suo essere al mondo. 

L’amore che Vittorio De Agrò ci racconta è come un immenso luna park, in cui passerete dalle montagne russe alla casa delle bambole, senza dimenticare il castello di Dracula. Bellezza e terrore, perché l’amore è fatto di attrazione ma anche di tanta paura, ed è proprio di questa paura che l’autore ci parla: proprio lui che sembra così distaccato e lontano da quel mondo, evidentemente possiede la sensibilità per raccontarlo. 

Racconti ironici, a tratti burberi, ma mai antipatici, sempre burloni e riflessivi. Uomini alle prese con la loro interiorità messaggeri di sogni che raramente riescono ad avverarsi. Eppure anche l’uomo ama. Amiamoci, nonostante tutto è un delizioso girotondo intorno all’amore, una giostra emozionale sulla quale l’autore, placido e sicuro, ci fa salire, e con pazienza ci guida e ci mostra cosa si nasconde nel cuore degli uomini.





lunedì 30 marzo 2015

Intervista a Giacomo Festi, autore di Doppio Singolo

Buongiorno! Iniziamo la settimana con un’altra intervista, questa volta dedicata a Giacomo Festi, autore esordiente, che ha già all’attivo diverse pubblicazioni, di cui qualche giorno fa ho segnalato l’ultima, un romanzo Horror/Fantasy, intitolato Doppio Singolo. Giacomo, oltre che scrittore, s’interessa anche di Cinema, curando un bellissimo blog, che seguo io stessa, costantemente aggiornato, riguardante le sue impressioni e le sue visioni cinematografiche. Analisi approfondite sempre con un pizzico di ironia che lo contraddistingue!

Date un’occhiata al suo blog Recensioni ribelli.


Ciao Giacomo, grazie per aver accettato questa intervista.



1- Raccontaci del tuo amore per la scrittura, quando è nato e quando hai iniziato a scrivere seriamente.

La passione per le storie ce l’ho da che ho memoria. Tutto è iniziato quand’ero piccolo, coi cartoni animati che guardavo, e mano a mano che crescevo sono andato ad orientarmi su fumetti, libri e mitologia. Quest’ultima per me è stata fondamentale perché mi ha fatto capire una cosa importantissima: l’uomo ha bisogno di storie e senza di esse è perduto - ma lo ammetto, questa frase l’ho rubata a Philip Pullman. E infatti i miti sono proprio questo, delle storie. Storie che l’uomo ha dovuto inventare per spiegarsi cose che altrimenti gli sarebbero rimaste oscure. Basta questo per far capire l’importanza fondamentale di una qualsiasi narrazione. Ma c’è voluto molto tempo affinché iniziassi a scrivere seriamente. Ci ho sempre provato, ma con risultati abbastanza deludenti, perché ero io il primo a non avere bene in mente cosa volevo dire. Ho dovuto aspettare di finire l’Accademia di Sceneggiatura a Torino, dove ho avuto i migliori maestri che potessi desiderare, che in quello strampalato percorso mi hanno aiutato a gestire al meglio delle mie possibilità le storie che mi frullavano in mente.

2- Doppio singolo è il tuo secondo lavoro pubblicato, ma ce ne sono altri due in fase di stampa. Cosa puoi dirci riguardo ad essi, elencando magari tematiche e stile?

Il mio precedente romanzo, Storia di uomini invisibili (pubblicato per la Nativi Digitali Edizioni), parlava di un uomo che, ritrovatosi a dubitare di ogni certezza, finiva col desiderare di diventare invisibile per evitare i giudizi della gente... divenendo poi invisibile sul serio! La storia mi era venuta un mente nel concretizzare una drammatica certezza: siamo tutti invisibili agli occhi degli altri perché coviamo dentro di noi una storia segreta che nessuno conosce. È questo uno dei motivi per cui non amo dare giudizi, perché è proprio quel racconto segreto che custodiamo ad averci fatti diventare quello che siamo e finché non si è a conoscenza di esso, non è possibile esprimere alcunché su chiunque. Ad esempio... è facile condannare una persona che ha commesso un crimine, ma può averlo fatto per qualunque motivo, anche per necessità. Ciò non lo scagiona dalle sue colpe, ma la cosa ugualmente non ci dà il diritto di essere giudici e carnefici. In fase di pubblicazione invece ci sono i romanzi La strana indagine di Thomas Winslow (per la Duetredue edizioni), un racconto abbastanza intricato dove mi sono divertito a mischiare il fantasy con l’hard-boiled, e Vita da Scarabocchio (per la Leucotea edizioni), una storia nata così per gioco e che, a sorpresa, mi sono ritrovato a gestire come vero e proprio romanzo, al di là di qualunque mia aspettativa, quindi la sua pubblicazione mi rende ulteriormente felice.

3- Quali sono gli autori dai quali trai ispirazione?

Posso dire che, come tutti, ho avuto i miei periodi. Una gran fetta di tempo l’ha occupata quello fantasy, iniziato ovviamente con J.R.R. Tolkien e il suo Il Signore degli Anelli, ma che mi ha portato a conoscere autori del calibro di Michael Moorcoock, Ursula K. LeGuin, Robin Hobb, Frank Herbert e David Gemmel. Poi è seguito quello per Stephen King, autore poliedrico che col suo ciclo de La Torre Nera mi ha insegnato che non esistono limiti di sorta circa quello che si vuole fare, perché quella saga è la piena dimostrazione di come si può aderire a un genere contaminandolo (e sperimentando) così profondamente da farlo divenire tutt’altro. Ad oggi, però, penso che se dovessi citare gli autori che preferisco credo che, oltre allo stesso King, sul podio metterei l’immenso Philip K. Dick, insieme a Dennis Lehane, Ernest Hemingway, Fëdor Dostoevskij, Franz Kafka, Richard Matheson e Patrick Süskind. Ma la domanda si fa intricata, perché oltre alla letteratura ho anche la passione per il cinema (gestisco il blog Recensioni ribelli) e i fumetti. Quindi potrei ben affermare che l’ispirazione posso trovarla anche dai film di Stanley Kubrick, David Cronenberg, Woody Allen e Park Chan-wook o dai fumetti di KatsuhiroOtomo, NaokiUrasawa, Alan Moore e Neil Gaiman.

4- Parlaci del tuo ultimo romanzo.

Doppio singolo parla di Paride Vasari, uno scrittore dal carattere scorbutico, che un giorno finisce per trovarsi completamente solo. Cinzia, il suo grande amore, lo ha lasciato per Massimo, l’unico amico che ha mai avuto. Per giunta, il suo secondo romanzo non sta vendendo così bene, quindi il suo editore gli chiede di ritornare sulle orme del suo esordio per incattivirsi nuovamente un pubblico che non accetta di buon grado le novità... ma a complicare ulteriormente le cose c’è il fatto che la disfatta amorosa ha lasciato Paride senza idee, impossibilitandolo a scrivere alcunché.
Le cose cambieranno quando scoprirà, proprio da Cinzia, che Massimo è finito in come e che stava scrivendo un romanzo. Un romanzo che, guarda caso, ha tutte le caratteristiche che gli sono state richieste dal suo editore. Decide così di vendicarsi: ruberà il romanzo a colui che gli ha rubato la donna, mettendo così in atto una terribile vendetta. Ma una volta compiuto ciò, il paranormale entrerà nella sua vita. E pare che sia stata proprio quell’azione a scatenarlo...

5- Quanto c’è di autobiografico nella storia e quali difficoltà hai affrontato nella stesura?

Di autobiografico non molto, almeno in senso letterale, anche perché non ho mai rubato nessun manoscritto e il paranormale non è mai entrato nella mia vita - finora. Penso però che qualunque cosa una persona scriva provenga dai propri trascorsi, da come ha vissuto un certo avvenimento o da ciò che sente dall’ambiente che lo circonda. D’altronde, se non parliamo di noi, di cos’altro dovremmo scrivere? Anche se spero proprio di non essere antipatico come Paride…
Le difficoltà invece sono coincise col dover concentrare tutte le mie attenzioni su un personaggio singolo, dopo le ‘avventure di gruppo’ degli Uomini invisibili. Sembra strano, ma alle volte aver a che fare con un solo personaggio di cui raccontare le gesta è davvero difficile… non smorzare il ritmo e farlo apparire sempre accattivante nonostante si parli di lui in ogni capitolo è davvero difficile!

6- Ossessioni e scoperte interiori fino a sfociare nel macabro e nel soprannaturale.  Com’è nata la storia e quanto tempo hai impiegato a scriverla?

Sembra strano, ma la storia non ha mai avuto una vera e propria genesi. Semplicemente, ricordo di averla sempre avuta in mente, solo che non rammento il momento esatto in cui l’ho ideata. Un giorno però, poche settimane dopo aver pubblicato Storia di uomini invisibili, mi sono detto che forse era il momento di rispolverarla e di metterla su carta, e così dopo due mesi l’ho terminata.

7- L’ironia è l’elemento caratterizzante. Quanto conta nei tuoi romanzi e nella tua vita?

Penso che l’ironia sia un qualcosa di importantissimo perché riesce a spiegare molto di una persona. Il modo in cui un individuo si diverte o le cose (e il modo, soprattutto) che lo fanno ridere sono una sorta di mappa della sua anima. Non per nulla, fra la risata e il riso c’è un’abissale differenza. La risata ha fatto tremare i potenti in più di un’occasione, il riso invece ha permesso agli stessi di controllare le masse. E il vedere come le nostre televisioni siano invase da certo pattume, mi convince sempre più della cosa. Per il resto, l’ironia mi ha aiutato a non prendere molte persone troppo sul serio e, soprattutto, a non prendermi nella medesima maniera. L’ironia la adoro perché non risparmia nessuno. Nemmeno se stessi. D’altronde, nel castello l’individuo più potente alla fine era il giullare, perché poteva ridere del re senza che gli venisse torto un capello.

8- Perché qualcuno dovrebbe leggerlo?

Perché è una storia che lascia i suoi spunti di riflessioni e della quale ho curato in maniera quasi maniacale i dialoghi. Perché Paride è un personaggio che si odia e si ama al contempo.Perché quello del protagonista è un dilemma interiore che quasi tutti hanno provato e quindi c’è la possibilità di rimanere coinvolti dalle sue tribolazioni mentali. Poi è un horror. E si sa che solo le persone molto cattive non amano gli horror! O se non altro, per godere della bellissima copertina di Lorenzo Lanfranconi.

9- Cosa significa per te questo romanzo?

È stato un po’ la prova del nove. D’altronde lo diceva anche CapaRezza che “il secondo album è sempre il più difficile”, quindi l’aver saputo concludere anche di questo percorso mi ha fatto comprendere che questo è ciò che voglio realmente fare nella vita.

10- C’è un libro che avresti voluto scrivere tu?

Tantissimi! Ogni volta che leggo qualcosa che sappia trasmettermi una qualsiasi sensazione, mi dico “dannazione, avrei voluto scriverlo io!”

11- Quali sono i libri che ti hanno cambiato l’esistenza?

Senza dubbio Il Signore degli Anelli di Tolkien, poi a seguire Il profumo di Patrick Süskind, La svastica sul sole di Philip K. Dick, Il signore delle mosche di William Golding, Il ritratto di Dorian Gray di Oscar Wilde, Lolita di Vladimir Nabokov e Il Mastro e Margherita di Michail Bulgakov. Ma dovrei citare anche La guerra di Troia di Lindsay Clarke, I versi satanici di Salman Rushdie, Shantaram di Gregory David Roberts e Il barone rampante di Italo Calvino. E Fiesta di Ernest Hemingway, che ha il finale più bello che io abbia mai letto.

12- Oggi c’è una diatriba aperta riguardo il mercato editoriale. Uno scontro tra piccole e grandi case editrici e il self-publishing. Cosa ne pensi?

È una realtà editoriale alla quale mi sono affacciato molto poco, anche come semplice lettore, quindi il mio è un parere da prendere con le pinze. Rimango comunque sicuro del fatto che sia un ottimo punto di partenza per coloro che hanno un manoscritto molto particolare e che quindi non può godere delle attenzioni di molte case editrici. O almeno, così sarebbe in un mondo ideale. Dei (pochi, ricordo) romanzi autoprodotti che ho letto, molti peccavano per una trama inconsistente e uno stile di scrittura davvero poco curato, e il prodotto finale finiva per essere molto deludente. Quindi sì... il mezzo è sicuramente molto utile e offre grandi opportunità, ma ci deve essere anche una certa coscienza da parte di coloro che ne usufruiscono, altrimenti si finisce per intasare il sistema stesso e offuscare coloro che meritano per davvero. È un qualcosa di simile a ciò che succede anche con Youtube, per certi versi: il semplice fatto che ci venga data l’opportunità di fare qualcosa, non è la prova che quella sia effettivamente la nostra strada.
Insomma, come ogni cosa ha i suoi pro e i suoi contro.

13- Chi è Giacomo Festi nella vita di tutti i giorni?

Un ragazzo come tanti. Un giovane ventiquattrenne che cerca di barcamenarsi in qualche maniera in un mondo che comprende sempre meno e che vuole realizzare a tutti i costi i propri sogni.

14- Scrivere é...

Tante cose. Ognuno scrive per diversi motivi e differenti necessità, guidate da particolari bisogni che, ovviamente, differiscono in base alla persona. Io, molto semplicemente, so solo che mi piace.

domenica 29 marzo 2015

Intervista ad Emanuele Petrilli, autore di Semeru. La grande battaglia

Buona domenica cari lettori! Oggi chiudiamo la settimana con la pubblicazione dell’intervista ad Emanuele Petrilli, autori del Fantasy pubblicato da Mondadori, intitolato Semeru. La grande battaglia.


Se vi siete persi la recensione, potete leggerla qui.


Ciao Emanuele, grazie per aver accettato questa intervista.

Ciao Antonietta, grazie a te per l’opportunità. Ancora grazie per la bellissima recensione che hai fatto di Semeru, sono molto contento che ti sia piaciuto.

1 - Com’è nato l’amore per la scrittura? Raccontaci.

Fantastico continuamente per natura. E’ inevitabile immaginare situazioni non-reali o, comunque, alternative. Capita che alcune di queste prendano forma fino a diventare vere e proprie storie. Metti insieme questa mia caratteristica con il mio essere un grafomane (non nel senso patologico, mi piace molto la sensazione della penna sulla carta), ed ecco soddisfatti due bisogni: quello di scrivere (qualsiasi cosa, anche senza senso) e quello di immaginare situazioni inverosimili. Un’attività stimola l’altra! A volte è un esercizio rilassante, altre volte sono costretto a scrivere d’impeto, sull’idea del momento, su un qualsiasi supporto trovi a disposizione. Mi piace anche utilizzare diversi strumenti e supporti. In genere le prime idee vengono messe su carta, ragionate e modificate. Poi passo alla scrittura vera e propria delle scene che voglio descrivere, ed in genere lo faccio sul tablet (il tablet è anche una necessità, spesso scrivo in movimento). Solo alla fine passo al pc per rimettere tutto assieme. Ovviamente, oltre a tutto questo, c’è di base che adoro le storie, di qualsiasi tipo.

2 – A cosa ti sei ispirato per scrivere la storia di Semeru?

Questa domanda, sempre presente, è troppo complessa per ottenere una risposta davvero completa. Quantomeno da me. Non c’è nulla di specifico che io possa richiamare. Mi sono ispirato ad ogni fonte possibile, non solo dai libri. Film, cartoni, fumetti. Ogni mia esperienza ha avuto l’occasione di entrare a far parte di Semeru e, onestamente, avrei difficoltà ad individuarne di specifiche. E’ la vita di Emanuele e tutto quello che in essa è accaduto ad essere l’ispirazione. Tutto quello che in qualche modo posso aver trovato interessante, potrebbe essere confluito nel romanzo.

3 – Quali sono gli scrittori o le letture a cui hai fatto riferimento?

Anche in questo caso, come per il punto che precede, è difficile trovare una risposta. Ci sono tanti autori che adoro, alcuni per lo stile altri per ciò che raccontano. Ma sono più che altro mie lontane ed irraggiungibili aspirazioni, esempi che non potrò mai eguagliare. Per citarne qualcuno:AndrzejSapkowski, Patrick Rothfuss, Stephen King e Michael Crichton.

4 – Quanto tempo hai impiegato a scriverlo?

Sono passati tanti anni da quando iniziai. Ma non sono stato costante e mai sono riuscito a dedicarci grandi periodi. Posso dire 6-7 anni, ma ovviamente non ci lavoravo sopra come fosse un lavoro, appunto. Buttavo giù qualche appunto quando mi andava e poi ancora, quando mi andava, mi concentravo per mettere insieme i pezzi. E’ stato qualcosa che facevo nel tempo libero oltre a mille altre cose. Vorrei iniziare a dedicarmi di più alla scrittura, ora.

5 – Quanto curi i personaggi di contorno?

Molto, quantomeno nella mia testa. Sono tutti piuttosto definiti. Per chi ha letto Semeru, posso dire che nel suo seguito,quasi ogni personaggio che ha da me ricevuto un nome (ed ancora vivo) tornerà per continuare la sua storia. Alcuni, a seguito degli eventi, cambieranno anche radicalmente il proprio ruolo. Ovviamente, quando inizio a scrivere la storia, non sempre l’idea che ho di un personaggio rimane costante e si compone poi nel testo. Semeru, ad esempio, è molto cambiato rispetto alla prima idea che mi ero fatto di lui. Capita spesso che i personaggi, nelle interazioni con la storia e fra di loro, prendano poi strade non prevedibili ex ante.

6 – Quale personaggio ami di più e quale odi allo stesso modo del tuo romanzo?

Il Re Muren è il mio personaggio preferito, il più complesso senza dubbio. Non odio nessuno di loro, sono tutti miei creazioni, come potrei mai?Alcuni certamente non hanno la forza di entrare nella cerchia dei preferiti. Se devo scegliere il personaggio cui meno sono legato, direi Tòran: le sue caratteristiche sono troppo lontane dalle mie e non ho fatto alcuno sforzo per caratterizzarlo positivamente.

 7– C’è stato un momento in cui hai pensato di abbandonare la scrittura?

In realtà no. Non essendo mai stato per me un lavoro, mai ho dovuto immaginare di “dire basta”. Scrivevo quando mi andava e smettevo con altrettanta facilità. Spesso sono passati svariati mesi fra una riga e l’altra. Ora vorrei riuscire a dedicarci più tempo, cercare di trovare un “momento fisso” al giorno o, quantomeno, alla settimana, da spendere scrivendo. Per il momento mi sono ritagliato i viaggi in metro che, tuttavia, non sono il massimo della comodità.

8– Ad oggi con la pubblicazione, ti sei pentito di qualcosa, volendola cambiare?

No, se ti riferisci alla trama. Se ti riferisci alla struttura e allo stile, probabilmente rileggendolo cambierei qualcosa. Ma continuerei a farlo all’infinito, quindi… Lasciamolo così come è.

9 - Amore e magia sono fondamentali nel tuo romanzo. Quanto contano questi aspetti nella vita di Emanuele Petrilli?

Sono fondamentali entrambi, credo che il primo lo sia per tutti. L’amore è bramiamo tutti, in diverse forme. Essere senza amore, non riceverlo e non offrirlo credo sia una delle cause di tanti orrori a cui assistiamo, anche ai giorni nostri, purtroppo.L’amore, in tutte le sue forme, è ciò che muove il mondo. O che dovrebbe farlo. Quando non accade, assistiamo a tante tragedie che non ci onorano come specie. Per quanto riguarda la magia, oltre ad essere quasi una costante nelle storie che immagino, prendendo anche forme molto diverse, è un altro bisogno dell’essere umano. La curiosità di scoprire se è davvero tutto qui o c’è dell’altro, e la spiritualità, la spinta verso una trascendenza impossibile o dimenticata. Di sicuro però la spinta c’è, c’è sempre stata. Da quando vengono raccontate storie, la magia è la caratteristica delle divinità e, per loro concessione, caratteristica di altre creature o eroi. La magia può essere la base di ogni cosa: fantastico!

10– Cosa significa per te questo romanzo?

Credo che Semeru sia per me anche troppe cose, talmente tante che confliggono fra loro.E’ meta raggiunta e nuovo punto di partenza. E’ fatica e sollievo.Fonte di felicità e di tristezza.
Dentro alla storia di Semeru c’è tanto di me, molto ben celato. Ci sono i miei sogni e le mie speranze, così come le mie sofferenze. Esperienze passate da ricordare e altre che andrebbero dimenticate. Poi c’è la vicenda della pubblicazione, anche questa ricca di emozioni. Ricordo perfettamente lo stupore di quando per la prima volta mi fu presentata la copertina. Infine c’è tutto ciò che gira intorno al romanzo, le recensioni, gli aspiranti scrittori conosciuti e altro ancora. Anche questa bellissima intervista che mi hai proposto fa parte di quello che significa per me questo romanzo.


11- Quanto c’è di Emanuele nel personaggio di Semeru?

Credo ce ne sia una buona quantità. In tutti i personaggi ho sparso un pezzetto di me, una mia caratteristica, un mio modo di pensare. Non sono sicuro che Semeru sia quello che ha ricevuto di più dal mio dna!

12– Chi è Emanuele Petrilli nella vita di tutti i giorni?

Laureato in giurisprudenza, mi occupo di diritto del lavoro presso una multinazionale della consulenza. E’ un lavoro bello e stimolante, al contempo molto faticoso e che richiede grande dedizione. Ogni mattina, prima di andare al lavoro, porto a passeggio i cani e quando riesco, stanchezza permettendo, cerco di infilarci la palestra. Mi piace la lettura, il cinema e i videogiochi. Tutte ciò in cui c’è una storia da scoprire suscita il mio interesse e, in genere, mi cattura.

13 – Semeru. La Grande battaglia è solo il primo di una serie. Hai già iniziato a scrivere il seguito e sai già di quanti romanzi si comporrà la saga?

Si, la storia l’ho immaginata divisa in più volumi, ma non sono in grado di sapere al momento il numero esatto. Potrei stimarne la quantità, ma sarebbe un’azione non basata su fatti e quindi non immutabile. Preferisco quindi rimanere nell’incertezza. Per quanto riguarda il seguito di Semeru. La Grande Battaglia, sono già al lavoro sul testo, nel poco tempo libero a disposizione. Spero di essere molto più veloce che con il primo!

14 – Hai pubblicato con la Mondadori in ebook. Contento di questa possibilità o avresti preferito il cartaceo?

Vere entrambe, felicissimo della possibilità e avrei preferito il cartaceo. “Pubblicare” con la Mondadori, anche se nel solo formato digitale, è stata naturalmente un’emozione indescrivibile. Ricordo come se fosse ora il momento in cui arrivò a casa la lettera dall’editor. Questo però non vuol dire che non avrei preferito il cartaceo. Il sogno rimane questo: pubblicare un libro.
In eBook ho pubblicato la mia storia, nel senso letterale del termine. L’ho resa pubblica e accessibile a tutti coloro che vogliano provare a leggerla. Ma è diverso dall’avere la propria storia su carta, stringerla fra le mani. Questo rimane il mio sogno, per ora non ancora realizzato.

15 – C’è un libro che avresti voluto scrivere tu?

Jurassic Park di Michael Crichton, è quello a cui sono più affezionato.

16 – Quali sono i libri che ti hanno cambiato l’esistenza?

Il libro appena citato, Jurassic Park, è stato il primo libro “serio” a cui mi sono approcciato. Quando nel 1993 uscì il film di Spielberg ero molto piccolo (avevo 5 anni) ma mi piacque talmente tanto che subito dopo provai il desiderio di affrontare la lettura del romanzo da cui la sceneggiatura era stata tratta. Fu difficile, perché si trattava comunque di una lettura matura a cui non ero abituato. Mi costò fatica ma ricordo che quando lo finii ero molto soddisfatto. Un’altra storia che mi ha esageratamente appassionato è la saga della Torre Nera di Stephen King. Il libro che mi ha cambiato l’esistenza? “Il lupo e il filosofo” di Mark Rowlands.

17 – Ti chiedo di lasciarci con la citazione di un passo del tuo romanzo, che ha un’importanza particolare per te.

Spero questa vi piaccia: “Le lacrime che nessuno avrebbe potuto vedere furono trascinate via dalla pioggia, mentre il Re degli Uomini, circondato da ciò che rimaneva della più grande delle razze, chiudeva gli occhi. Aveva fatto tutto questo per salvare gli Uomini, lui che umano non era più”.

venerdì 27 marzo 2015

Segnalazioni Made in Italy! Nobili parole Nobili abusi, La figlia della vendetta, Doppio singolo, La carezza del fuoco, The black mask, Il nostro gioco, Per sempre estate

Buongiorno! Oggi giornata ricca di segnalazioni dedicata interamente alla rubrica Made in Italy! Tantissimi romanzi per tutti i gusti e in grado di accontentare qualsiasi preferenza!


Non perdetevi le cover e le trame!


Titolo: Nobili parole Nobili abusi
Autore: Anna Chillon
Editore: Smasher
Pubblicazione: Marzo 2015
Genere: Romanzo Erotico
Pagine: 268
Prezzo: 3,53 Ebook
Trama

Palazzo Leicerhampton, 1801. Rimasta orfana in giovane età, Dawn prende servizio nella dimora del conte Terence Ibelin Cristopher, venendo pericolosamente a conoscenza dei suoi biechi segreti. Non appena Terence lo scopre decide di imporre alla fanciulla troppo curiosa un crudele compromesso. Dawn deve accettarlo se tiene alla sua vita, ben sapendo che in questo modo finirà tra le grinfie del Padrone, impreparata alla sua impetuosità e al suo terribile fascino. Ed è così che nasce tra i due una relazione che stravolgerà la vita di Terence, portandolo a consumare una lotta nella quale tutto sarà messo a rischio, perfino la vita stessa. Tutto, pur di possedere la sola cosa autentica che resta. 


Biografia

Anna Chillon nasce a Modena nel 1977, si diploma come ragioniera ed esercita per anni in tale ambito, pur coltivando da sempre il gusto per la scrittura. Di giorno contabile e di notte autrice, spinta dalla voglia di mettersi in gioco, nel 2010 decide di rendere pubblici alcuni scritti tramite un suo blog di racconti che si rivela un successo inaspettato. Da ciò riceve il giusto incentivo per dedicarsi al progetto “Alakim”, un romanzo urban-fantasy che l’appassiona toccandola nel vivo con argomenti quali fede e amore.






Titolo: La figlia della vendetta
Autore: Giada Bafanelli
Editore: SelfPublishing
Genere: Romanzo Fantasy
Prezzo: 1,49 Ebook
Pubblicazione: 29 Marzo 2015

Trama 

Una profezia di morte scuote Asgard dopo secoli di pace: qualcuno tradirà gli dei, e scorrerà il sangue di molti innocenti. Mentre Loki viene additato come traditore e Idun si trova suo malgrado invischiata negli intrighi di una corte di cui non le importa nulla, le valchirie, guidate dalla coraggiosa Brunilde, escogitano in segreto un piano per fuggire dalla città degli dei. E Sif, divisa tra l’amore nei confronti di chi l’ha salvata e il desiderio di vendetta, rischierà di cambiare per sempre il destino degli Æsir.


Biografia

 Giada Bafanelli ha 26 anni e adora inventare e scrivere storie, perdersi tra le pagine dei libri e comporre melodie medievaleggianti. “La figlia della vendetta” è il suo romanzo d’esordio. Gestisce il blog letterario Pagine Magiche http://paginemagiche.blogspot.it/





Titolo: Doppio Singolo
Autore: Giacomo Festi
Editore: GDS
Pubblicazione: Gennaio 2015
Genere: Romanzo Horror/Fantasy
Pagine: 202
Prezzo: 0,99 Ebook 13,90 Cartaceo
Blog/Amazon

Trama

Per Paride Vasari, giovane scrittore reduce da un grande successo editoriale, non è un bel periodo. Cinzia, la donna della sua vita, lo ha lasciato per Massimo, l’unico amico che per via del suo non semplicissimo carattere ha mai avuto. Inoltre il suo secondo libro non ha avuto il successo sperato, quindi gli viene chiesto dal proprio editore di ritornare su quelle che sono state le corde del suo esordio, in modo da poter accontentare un pubblico sempre meno gestibile e poco avvezzo alle novità impreviste. Peccato però che la delusione amorosa abbia lasciato Paride senza idee, cosa decisamente problematica se ti guadagni da vivere scrivendo. Tutto però cambia quando lo scrittore ha modo di sapere, proprio da Cinzia, che Massimo è finito in coma dopo un incidente automobilistico e che stava scrivendo un libro. Un libro che, guarda caso, ha tutte le caratteristiche necessarie per rilanciarlo nell’Olimpo dei successi editoriali. Nella mente di Paride nasce così un’idea: per vendicarsi di essere stato derubato del proprio grande amore, ruberà all’ex-amico il libro, ritornando a cavalcare l’onda del successo che stava perdendo. Ma a un simile gesto seguiranno delle conseguenze totalmente inaspettate, tanto da sfociare nel sovrannaturale. Paride si troverà così ad affrontare la sfida più grande e importante della sua vita. Fra gelosie, intrighi e colpi di scena, Doppio singolo offre al lettore una morbosa storia di ossessioni e scoperte, con un’ironia onnipresente che però non ne smorza la carica macabra. Perché non c’è cosa più terribile che lo scavare dentro di sé per scoprire quella che è la verità sul mondo che ci circonda e, soprattutto, su noi stessi.


Biografia 

Giacomo Festi nasce a Rovereto (TN) nel 1990. Si diploma all'istituto d'arte F. Depero in grafica, ma decide di proseguire i suoi studi a Torino, frequentando il corso di sceneggiatura all'Accademia di Comics di Torio. Scrive per diversi siti di cinema come recensore e collabora per un brevissimo periodo con la software house Raiju Software in veste di sceneggiatore, scrivendo poi un paio di strisce dei Googes per il magazine del programma Mediaset Mistero. Il suo debutto come autore avviene nel dicembre del 2013, quando pubblica il romanzo Storia di uomini invisibili con la Nativi Digitali Edizioni. Seguono poi i racconti Jolene (Musica in... lettere!, Nativi Digitali Edizioni) e La sfida della Morte (Dreamscapes - volume II, Editrice GDS), insieme a Doppio singolo, il suo secondo romanzo, pubblicato con l'Editrice GDS. La strana indagine di Thomas Winslow, il suo terzo romanzo, è in fase di pubblicazione presso la Duetredue Edizioni, mentre stanno trminando in questi giorni le contrattazioni per il suo quarto lavoro. Gestisce il blog Recensioni ribelli dove scrive i suoi deliri circa film e serie-tv che vede.





Titolo: La carezza del fuoco
Autore: Elisa Mirno
Editore: Amazon
Pubblicazione: Marzo 2015
Genere: Romanzo Erotico
Pagine: 245
Prezzo: 0,99 Ebook
Amazon 

Trama

Luke è un gigolò spiantato con un passato confuso alle spalle. Giselle è un’aristocratica viziata e misteriosa, promessa ad un capitano di marina. Due creature completamente differenti, ma con una caratteristica in comune: entrambi incapaci di amare, entrambi succubi di una passionale e pericolosa attrazione, nata al loro primo sguardo. Costretti per motivi differenti, ad affrontare un viaggio sulla stessa nave, tra danze sensuali ed oscure superstizioni, tra i due nascerà un sensuale gioco di seduzione che presto li renderà vittime dei più oscuri e violenti impulsi umani. Odio e disprezzo in ogni gesto, desiderio e pazzia in ogni disperato ed illecito contatto. Fin dove si è disposti ad arrivare, solo per ferire ed odiare, colui che per destino non si potrà mai avere?


Biografia

Elisa Mirno Nasce a Foggia nel 1983. Laureatasi presso l’Accademia delle Belle Arti di Foggia, oggi insegna Arte e Immagine nelle scuole Medie. Dopo la saga fantasy thriller “Riflessi”, con cui ha esordito su Amazon, la scrittrice ha pubblicato il suo ultimo romanzo romantico erotico, intitolato “La carezza del fuoco”. Il motto che ha segnato la sua esistenza è: “Nella vita un’unica cosa deve rimanere irraggiungibile… la paura di non farcela. Ogni giorno, l’albero dei desideri germoglia frutti. Non dobbiamo fare altro che alzare il braccio e raccogliere i nostri sogni!”





Titolo: The black mask
Autore: Virginia Rainbow
Editore: Youcanprint
Pubblicazione: 2013
Genere: Romanzo Amore/Avventura
Pagine: 472
Prezzo: 3,43 Ebook  18,00 Cartaceo

Trama

Il tenebroso Manuel, capo di una banda di criminali, decide di rapire la giovane Nicol, per ragioni misteriose. Ma durante la prigionia della ragazza, tra lei e Manuel si instaura un rapporto profondo, che stravolgerà i suoi piani e cambierà radicalmente il destino di entrambi. Opera dalla scrittura delicata e genuina, a sprazzi dolcemente ingenua. Un tratto di penna forte e al contempo soave, per una trama coinvolgente, che, grazie alla chiarezza psicologica e alla profondità con la quale sono descritti i personaggi, consente al lettore una piena identificazione con essi e un alto grado di partecipazione emotiva. Un romanzo da leggere tutto d’un fiato, dal ritmo serrato e imprevedibile, che coadiuva un messaggio estremamente chiaro e positivo. L'atmosfera degli avvincenti feuilleton in stile "La freccia nera", con un linguaggio fresco, giovane, dotato di un’acuta sensibilità. Il lettore è trascinato nelle vicende incalzanti che porteranno i due protagonisti ad affrontare un tormentato percorso di salvezza, a cominciare da se stessi. 


Biografia 

Virginia Rainbow è un’autrice che scrive fin da bambina, creando storie piene di immaginazione e sentimento. Ora divide il suo tempo tra il lavoro e la sua passione per la scrittura. Adora leggere, fare passeggiate in montagna e guardare i cartoni della Walt Disney. Il suo romanzo di esordio è “The black mask”; seguono “Flamefrost Due cuori in gioco”, “Flamefrost Insieme controcorrente” e “Flamefrost L’ultimo respiro” facenti parte della trilogia Flamefrost.





Titolo: Il nostro gioco
Autore: Ilaria Pasqua
Editore: Leucotea
Pubblicazione: Marzo 2015
Genere: Romanzo Storico
Pagine: 125
Prezzo: 12,90
Goodreads/Anobii
Trama

“Devo portarla via di qui” è l’unico pensiero che Davide ha in mente mentre corre via dal ghetto insieme a sua sorella Flaminia, di cinque anni. È la mattina del 16 ottobre 1943 e i due ragazzini sono rimasti soli in una Roma che non riconoscono più. I tedeschi hanno preso in mano le redini della città, e loro non sanno dove rifugiarsi per sfuggirgli. Davide porta avanti il gioco iniziato dai loro genitori per impedire alla bambina di capire cosa sta succedendo. E così farà anche Enrico, un ragazzino dei quartieri ricchi che li nasconde in casa sua rischiando molto. Nonostante una prima iniziale diffidenza nascerà una bellissima amicizia che li salverà da un destino orribile. Continueranno a giocare tutti insieme, trascinati dai sogni magnifici di Flaminia, fino a quando non finirà la guerra, fino a quando non sfiorirà del tutto l’infanzia. 


Biografia

Ilaria Pasqua nasce a Roma e si laurea alla magistrale del Dams. Da sempre coltiva la passione per il cinema e la letteratura, ma anche per la scrittura che ha il tempo di approfondire durante gli anni dell’università. Da quando ha ricevuto il primo sì e ha capito che poteva davvero scrivere non solo per se stessa non si è più fermata. Ha messo in piedi un sito internet con un blog in cui si diverte a pubblicare recensioni e cerca di dare voce a tutte le idee che la braccano. “Il bambino nascosto nel buio”, il suo primo romanzo, è in pubblicazione con La Ponga Edizioni, “Le tre lune di Panopticon – Anime Prigioniere” è uscito a maggio 2014 per Lettere Animate Editore che ha pubblicato anche il racconto “Quel sigaro” nell’antologia “Aquarium”. Con Nativi Digitali Edizioni ha pubblicato invece i primi due volumi della trilogia “Il giardino degli aranci” (“Il Mondo di Nebbia” e “Il Mondo del Bosco”), e il racconto “YouMake Me Feel So Young” nell’antologia “Musica in Lettere”. Con il racconto "Drago da Taschino" ha vinto il concorso "Occhi di drago", tenuto dalla Gainsworth Publishing che l'ha inserito in un'antologia digitale uscita il 27 febbraio 2015. Infine il 17 marzo 2015 il romanzo di ambientazione storica "Il nostro gioco" è stato pubblicato dalla Leucotea Edizioni.





Titolo: Per sempre estate
Autore: Fay Camshell
Editore: Amazon
Genere: Romanzo Young Adult
Pagine: 165
Prezzo: 0,99 Ebook
Pubblicazione: Giugno 2015

Trama

"A otto anni mi imbarazzavo quando qualcuno diceva che ero bella, a sedici adoravo che i ragazzi mi guardassero … ero così ingenua. Ora a venti odio chi mi definisce bella, dopo quello che è successo l'anno scorso, detesto essere giudicata solo per l'aspetto fisico, tutto a causa sua." Summer, a quasi vent'anni, è costretta a passare l'estate lavorando con i suoi genitori nonostante avesse promesso a se stessa che niente l'avrebbe riportata a casa. Decisa a chiudere per sempre con i ragazzi, non permette a nessuno di avvicinarsi, i suoi propositi, però, vacillano quando incontra Lucas. Lui è tutto quello che Summer ha sempre odiato. È ricco, presuntuoso e troppo sicuro di sé, ma spesso le apparenze ingannano. 
"Dalla morte di mia madre sono diventato un guscio vuoto senza sentimenti, colmo solo di sensi di colpa, rimorsi e obblighi. Obblighi. Una parola insignificante che rappresenta perfettamente la mia vita prestabilita. " 
Lucas StJames ha tutto quello che si può desiderare dalla vita: soldi, una futura carriera nella società del padre e ragazze. Ciò che nessuno sa è che, dalla morte della madre, tre anni prima, nasconde un segreto che lo tormenta e non gli permette di lasciarsi alle spalle una vita che odia. Complice il suo migliore amico e un viaggio di lavoro del padre, Lucas accetta di partire per una vacanza estiva che dovrebbe aiutarlo a liberarsi dai fantasmi del passato. Quando incontra Summer, però, desidera un'unica cosa: che sia per sempre estate.