Buongiorno! Grazie alla collaborazione con la casa editrice Fazi, oggi vi parlo di Tutti i nostri segreti di Fatma Aydemir.
tutti i nostri segreti di Fatma Aydemir Editore: Fazi Pagine: 314 GENERE: Narrativa Prezzo: 11,99€ - 18,50€ Formato: eBook - Cartaceo Data d'uscita: 2025 LINK D'ACQUISTO: ❤︎ VOTO: 🌟🌟🌟🌟
Trama:
Giunto all’età della pensione, Hüseyin ha finalmente realizzato il suo sogno: dopo trent’anni di duro lavoro nelle fabbriche tedesche, si è comprato un appartamento a Istanbul per farvi ritorno con la moglie. Mentre cammina lungo i corridoi dipinti di fresco assaporando l’idea di una vita nuova, però, ha un malore improvviso e muore pronunciando un nome: «Ciwan». Nei giorni successivi, la moglie e i quattro figli accorrono in Turchia per partecipare al funerale. C’è Ümit, adolescente frastornato da fantasie inconfessabili, che gioca a calcio per far piacere al padre; Sevda, la figlia maggiore, a cui non è stato concesso di studiare e che ha rifiutato un matrimonio combinato; Peri, la ribelle, studia all’Università di Francoforte, vive una vita trasgressiva e critica ferocemente i valori dei genitori; Hakan, il fratello maggiore, cerca di inventarsi un futuro, soffocato dalle aspettative riposte dai genitori sul primo figlio maschio; e infine Emine, la madre, taciturna e addolorata, parla con i parenti una lingua che i figli non hanno mai sentito e, insieme al marito, ha custodito il più terribile dei segreti per una vita intera. Un segreto che durante queste giornate verrà lentamente a galla, riaprendo ferite molto antiche e cambiando i destini dei quattro figli, combattuti tra il peso delle tradizioni e il desiderio di libertà.
Incluso da «Der Spiegel» nella lista dei cento libri tedeschi più importanti degli ultimi cent’anni, Tutti i nostri segreti è un grande romanzo familiare in cui dramma e ironia si fondono perfettamente: la commovente storia di una famiglia intrappolata tra passato e presente, tra una patria perduta e sempre rimpianta, e una nuova terra mai davvero sentita propria.
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RECENSIONE
Ci sono storie che raccontano famiglie e altre che le scardinano, le frantumano, le aprono in due come gusci troppo fragili per contenere il peso del passato. Tutti i nostri segreti di Fatma Aydemir è una di queste storie.
Un romanzo che, nel suo impianto corale, è molto più di una narrazione familiare: è il ritratto di un’identità spezzata tra due mondi, della fatica di esistere in un luogo che non ti appartiene mai del tutto, dell’eredità sentimentale che i genitori trasmettono ai figli, spesso senza volerlo, spesso senza rendersene conto. Un libro che parla di migrazione, di radici e di sradicamenti, di violenza, di genere, di amore e di rabbia, e lo fa attraverso la voce di una famiglia che sembra crollare sotto il peso di un'assenza.
Il romanzo è un’opera potente, feroce e necessaria, che interroga il concetto stesso di famiglia, smantellandolo pezzo dopo pezzo. Se ci si aspetta una narrazione rassicurante, fatta di legami affettuosi e riconciliazioni, si è fuori strada: qui la famiglia è una gabbia emotiva, una struttura oppressiva in cui il passato e il presente si scontrano, generando crepe insanabili. Fatma Aydemir costruisce un mosaico corale, una polifonia di voci che si alternano per comporre il ritratto di una diaspora mai pacificata, di un’identità sospesa tra la Germania e la Turchia, tra l’appartenenza e l’esilio, tra le aspettative dei genitori e la volontà di autodeterminazione dei figli. Ma soprattutto, Tutti i nostri segreti è un libro sui fantasmi – quelli reali e quelli interiori – che infestano le vite di chi ha trascorso la propria esistenza nel tentativo di essere accettato da un mondo che continua a respingerlo.
La morte di Hüseyin, patriarca e punto di riferimento della famiglia Yılmaz, avviene nelle prime pagine del romanzo. Questo evento funge da detonatore narrativo: non è solo la perdita di un padre, ma il crollo definitivo di un sistema familiare già logorato da tensioni latenti.
Attraverso la voce di sei personaggi, Hüseyin stesso, la moglie Emine e i quattro figli Sevda, Hakan, Peri e Ümit, l’autrice costruisce un racconto frammentato e plurale, in cui ogni prospettiva aggiunge un tassello alla verità familiare. Ma la verità, qui, è frammentata e sfuggente: ogni membro della famiglia porta dentro di sé ferite e segreti che lo isolano dagli altri, in un circolo vizioso di incomprensioni e rancori.
Hüseyin è il grande assente che domina il romanzo. Uomo rigido, forgiato dal lavoro e dal sacrificio, ha sempre considerato la Germania un luogo di passaggio, una parentesi necessaria per garantire ai figli un futuro migliore. Il suo sogno di tornare in Turchia con una casa di proprietà si infrange nel momento stesso in cui lo realizza: muore nell’appartamento che ha acquistato, prima ancora di poterlo condividere con la sua famiglia. La sua figura incarna il paradosso dell’emigrazione: il desiderio di ritorno che si scontra con il cambiamento irrimediabile dell’identità.
Emine, la moglie, è il personaggio più enigmatico. È la donna che ha seguito il marito, che ha cresciuto i figli senza mai avere realmente voce in capitolo. Ma quando Hüseyin muore, la sua esistenza si frantuma. Il suo dolore non è solo quello di una vedova: è il dolore di chi si accorge di aver sacrificato la propria vita per un uomo che non c’è più, di aver annullato se stessa per una famiglia che non la comprende.
Sevda, la figlia maggiore, è il simbolo della ribellione femminile, ma anche del prezzo da pagare per la libertà. Ha rifiutato il matrimonio combinato, ha cercato di costruire la sua indipendenza, ma è stata esclusa e rinnegata dal padre. Non partecipa al funerale, e questa sua assenza pesa come una condanna definitiva: chi si oppone alle regole della famiglia viene espulso, diventa un fantasma per i vivi.
Hakan, il figlio che avrebbe dovuto incarnare il modello maschile del padre, è in realtà il più insicuro. Il suo personaggio è una critica feroce alla mascolinità tossica: vive nella frustrazione di non riuscire a essere l’uomo che tutti si aspettano, è violento nei modi, ma fragile nell’anima.
Peri è la figlia che più di tutti incarna la confusione identitaria. Ha lasciato la famiglia per studiare a Francoforte, ha cercato di emanciparsi dal modello femminile imposto, ma è ancora una donna spezzata. Nel corso del romanzo emerge che ha vissuto un lutto segreto, un trauma che l’ha segnata per sempre.
Ümit, il più piccolo, è il personaggio più struggente: è un adolescente che scopre la propria omosessualità in un contesto familiare e culturale che lo condanna in partenza. Il suo desiderio è vissuto come colpa, il suo corpo è un campo di battaglia tra repressione e bisogno di essere libero. La sua lotta è una delle più intense del romanzo, perché tocca non solo la sfera individuale, ma anche quella collettiva: cosa significa essere queer in una famiglia migrante?
Tutti i nostri segreti è un romanzo che affronta con lucidità e ferocia i nodi irrisolti delle seconde generazioni, dei figli della diaspora che non appartengono mai del tutto né al paese d’origine né a quello d’arrivo. Fatma Aydemir smonta il mito dell’integrazione, mostrando come l’identità migrante sia una condizione perenne di sospensione.
I temi principali toccati dal romanzo ci permettono di riflettere e di capire molto di più di quanto ci si aspetti.
- La migrazione come esilio perpetuo:
Hüseyin sogna di tornare in Turchia, ma nel momento in cui lo fa, muore. La sua famiglia, cresciuta in Germania, non riconosce Istanbul come casa. La loro vita è un’eterna transizione, senza mai un luogo a cui appartenere davvero.
- Il patriarcato e la violenza familiare:
il romanzo è spietato nel mostrare come il potere maschile si eserciti sulle donne e sui figli. Hüseyin non è un padre amorevole, ma un uomo che ha imposto il suo dominio con la forza. La sua morte non libera la famiglia, perché le cicatrici restano.
- Il peso dei segreti e della memoria familiare: ogni personaggio ha un segreto. Ogni personaggio porta con sé un dolore inespresso. La famiglia di Aydemir non è un luogo di conforto, ma una trappola in cui ognuno cerca disperatamente di trovare il proprio spazio.
La scrittura di Fatma Aydemir è asciutta, tagliente, priva di sentimentalismi. Alterna momenti di cruda introspezione a scene di pura tensione emotiva. La narrazione corale permette di entrare nelle menti dei personaggi, di sentirne la rabbia, la paura, la solitudine. La sua prosa ha la rabbia e l’urgenza delle nuove generazioni, ma anche la malinconia di chi sa che il passato non si può mai davvero lasciarsi alle spalle.
In un’epoca in cui il tema dell’identità culturale e della migrazione è più attuale che mai, Tutti i nostri segreti è un libro necessario. È un romanzo che smonta il concetto di famiglia tradizionale, che mette a nudo le ferite della diaspora, che interroga il lettore su cosa significhi davvero appartenere a un luogo, a una cultura, a una comunità.
Viviamo in un mondo che si dibatte tra confini, tra identità, tra "noi" e "loro".
Eppure, questo romanzo ci dice che l'identità non è mai qualcosa di netto, di chiuso.
Ci dice che la famiglia è un microcosmo in cui si riflettono tutte le contraddizioni della società.
Ci dice che il passato pesa, ma anche che possiamo scegliere cosa farne.
Possiamo romperlo.
Possiamo riscriverlo.
Possiamo cercare di non lasciarci distruggere da esso.
Ma possiamo davvero?
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