Buongiorno! Oggi vi parlo di Accabadora di Michela Murgia. Un romanzo che mi ha conquistato, completamente. Una storia che vi consiglio e che non dimenticherò facilmente.
accabadora
di Michela Murgia Editore: Einaudi Pagine: 149 GENERE: Romanzo Prezzo: 7,99 € - 18,00 € Formato: eBook - Cartaceo Data d'uscita: 2009 Link d'acquisto: ❤︎ VOTO: 🌟🌟🌟🌟🌟
Trama:
Maria e Tzia Bonaria vivono come madre e figlia, ma la loro intesa ha il valore speciale delle cose che si sono scelte. La vecchia sarta ha visto Maria rubacchiare in un negozio, e siccome nessuno la guardava ha pensato di prenderla con sé, perché «le colpe, come le persone, iniziano a esistere se qualcuno se ne accorge». E adesso avrà molto da insegnare a quella bambina cocciuta e sola: come cucire le asole, come armarsi per le guerre che l’aspettano, come imparare l’umiltà di accogliere sia la vita sia la morte.
D’altra parte, «non c’è nessun vivo che arrivi al suo giorno senza aver avuto padri e madri a ogni angolo di strada».
Perché Maria sia finita a vivere in casa di Bonaria Urrai, è un mistero che a Soreni si fa fatica a comprendere. La vecchia e la bambina camminano per le strade del paese seguite da uno strascico di commenti malevoli, eppure è così semplice: Tzia Bonaria ha preso Maria con sé, la farà crescere e ne farà la sua erede, chiedendole in cambio la presenza e la cura per quando sarà lei ad averne bisogno.
Quarta figlia femmina di madre vedova, Maria è abituata a pensarsi, lei per prima, come «l’ultima». Per questo non finiscono di sorprenderla il rispetto e le attenzioni della vecchia sarta del paese, che le ha offerto una casa e un futuro, ma soprattutto la lascia vivere e non sembra desiderare niente al posto suo. «Tutt’a un tratto era come se fosse stato sempre così, anima e fill’e anima, un modo meno colpevole di essere madre e figlia».
Eppure c’è qualcosa in questa vecchia vestita di nero e nei suoi silenzi lunghi, c’è un’aura misteriosa che l’accompagna, insieme a quell’ombra di spavento che accende negli occhi di chi la incontra. Ci sono uscite notturne che Maria intercetta ma non capisce, e una sapienza quasi millenaria riguardo alle cose della vita e della morte.
Quello che tutti sanno e che Maria non immagina, è che Tzia Bonaria Urrai cuce gli abiti e conforta gli animi, conosce i sortilegi e le fatture, ma quando è necessario è pronta a entrare nelle case per portare una morte pietosa. Il suo è il gesto amorevole e finale dell’accabadora, l’ultima madre.
La Sardegna degli anni Cinquanta è un mondo antico sull’orlo del precipizio, ha le sue regole e i suoi divieti, una lingua atavica e taciti patti condivisi. La comunità è come un organismo, conosce le proprie esigenze per istinto e senza troppe parole sa come affrontarle. Sa come unire due solitudini, sa quali vincoli non si possono violare, sa dare una fine a chi la cerca.
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RECENSIONE
Accabadora è un romanzo sorprendente. Peccato non averlo scoperto prima, come è un peccato non aver conosciuto la scrittura di Michela Murgia in passato. In ogni caso, c’è sempre tempo per recuperare ed è quello che sto facendo, convincendomi di leggere tutti i suoi testi, o quasi.
A cominciare proprio da questo, pubblicato un po’ di anni fa, ma attualissimo.
La storia di Maria, una bambina che viene adottata per volere di sua madre, da una donna, Bonaria Urrai che diventerà la sua madre adottiva in tutto e per tutto.
Siamo nella Sardegna di tanti anni fa e questa sembra essere una pratica di uso comune. Una donna, indi, una madre per essere precisi, che abbia, magari diversi figli da sfamare, decide di affidare il proprio figlio a un’altra donna, riconoscendone, ovviamente, diritti e doveri.
La donna prescelta, presuppongo, debba avere una vita economicamente agiata, come nel caso di Bonaria Urrai, o quantomeno, deve essere in grado di occuparsi di quel bambino che le viene affidato senza fargli mai mancare nulla.
È proprio questo quello che succede a Maria Listro. Una bambina sveglia, molto intelligente, che inizialmente capisce ben poco della sua nuova vita in casa di una donna che è già abbastanza avanti con l’età, e che comunque decide di occuparsi di lei.
Però si rende conto che la donna la tratta molto bene, nonostante la sua aria cupa e intransigente. Nei suoi riguardi è sempre gentile, a modo, e disponibile. Si preoccupa della scuola, di farla studiare e soprattutto, cerca in tutti i modi e il più presto possibile, di farla ambientare nella sua grande e vuota casa, in modo che Maria si senta parte di quella nuova abitazione che prima del suo arrivo mancava di vita.
Credi davvero che il mio compito sia ammazzare chi non ha il coraggio di affrontare le difficoltà?
Bonaria è una sarta e Maria oltre a fare i dolci e a occuparsi di tutte le faccende domestiche, impara anche a cucire.
Nonostante l’allontanamento dalla sua famiglia, Maria si reca spesso dalla madre e dalle sue sorelle per aiutarle quando ne hanno bisogno. Non ha molti amici, tranne per il giovane Andria, con il quale condivide un’amicizia infantile e giocosa, che nonostante le volontà future di lui, rimarrà sempre tale.
Una notte, però, succede qualcosa di strano.
Maria si accorge che Bonaria non è in casa. Qualcuno la viene a prendere e la porta via. La vecchia ritorna solo la mattina successiva senza dare nessuna spiegazione. Questo episodio che appartiene all’infanzia di Maria, viene presto dimenticato, e mai più ripetuto fino a quando non succede qualcosa che sconvolge l’intero paese, compresa la protagonista.
Il giovane Nicola, un ragazzo forte, pieno di vita e di rabbia, per vendicarsi di un affronto subito, decide di appiccare il fuoco in un podere vicino, ma viene ferito da un colpo di fucile quando sta scappando.
L’evento porta un esito terribile: Nicola perde l’uso delle gambe ed è bloccato nel letto.
Il giovane non intende reagire. Si sente perduto e sembra che nulla possa tenerlo in vita se non la rabbia di morire.
Nicola infatti conosce qualcosa di Bonaria che solo Maria, pare, non abbia ancora capito.
Bonaria è l’accabadora del paese.
Bonaria è colei che, vestita di nero, di notte, entra nella casa della famiglia che l’ha richiesta, e uccide il morituro, quando è egli stesso a chiederlo.
Morituro è colui che in punto di morte o molto malato, decide di non voler più vivere e per alleviare le sue ultime sofferenze, chiama l’accabadora per farsi uccidere.
Il dolore è nudo, e il nero serve a coprirlo,
non a farlo vedere.
non a farlo vedere.
La storia raccontata in questo romanzo è meravigliosa. Il tema trattato è interessante e permette non solo di conoscere qualcosa di cui magari si è all’oscuro, ma di viaggiare con la mente e di scoprire quei luoghi, quelle tradizioni, quei comportamenti così lontani da noi eppure pieni di un fascino antico.
Bonaria Urrai è un personaggio indimenticabile. Poche parole, un carattere di ferro, una volontà potente che mette a dura prova la fiducia di Maria.
Maria non ha la minima idea di chi sia veramente la donna che ormai considera una madre. Quando crescerà e si renderà conto della verità, tra le due ci sarà una rottura insanabile.
Quando leggevo, ne volevo sempre di più. Per alcuni aspetti, la storia può apparire un po’ inquietante, oscura, ma è molto particolare. Intriga e stuzzica la curiosità, ma soprattutto è reale. Cruda e vera nella sua brutalità, nella sua verità e anche assurdità, se vogliamo.
Con uno stile sentito, pieno di termini dialettali, la storia si apre come un sipario, dietro il quale, lentamente vengono fuori tutti i segreti e le cose non dette. Ogni personaggio è pieno, corposo, determinato a dare il meglio di sé per offrire un quadro completo al lettore. Nessuno è fuori posto, tutti, incredibilmente contribuiscono a rendere questa storia assolutamente da leggere.
I brividi, spesso mi sono venuti i brividi, per la bellezza di questa storia.
Le colpe, come le persone, iniziano a esistere
se qualcuno se ne accorge.
se qualcuno se ne accorge.
L’accabadora è una leggenda, o forse è realmente esistita, questo è impossibile determinarlo con precisione, ma ciò che resta è sicuramente la consapevolezza di aver letto una storia diversa, umana, ruvida come possono essere solo le storie nate dalla terra, dai volti pieni di rughe e dalle mani che portano i segni delle fatiche di una vita.
Maria è una ragazzina che non sa di avere accanto una donna diversa, una donna misteriosa e pericolosa, che cammina di pari passo con la morte. Bonaria Urrai, sin dalle prime pagine, appare strana e diffidente. Ci si chiede perché una donna come lei abbia deciso di adottare una bambina, ma poi capiamo che proprio lei si definisce una madre. L’ultima madre che l’uomo vede prima di morire.
Ho tanto sentito parlare e una mia cara amica dice che devo leggerlo per forza. Io ce l'ho li...e ancora non l'ho iniziato. Bella recensione!!
RispondiEliminaTe lo consiglio assolutamente. Ti rapisce e sei continuamente curiosa di scoprire qual è il segreto di questa donna. Fammi sapere!
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