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venerdì 31 gennaio 2025

Recensione: PICCOLI RACCONTI DI MISOGINIA di Patricia Highsmith

Buongiorno! Grazie alla collaborazione con la casa editrice La nave di Teseo, oggi vi parlo di Piccoli racconti di misoginia di Patricia Highsmith.

piccoli racconti di misoginia

di Patricia Highsmith
Editore: La nave di Teseo
Pagine: 112
GENERE: Racconti Thriller/Horror
Prezzo: 9,99€ - 16,00
Formato: eBook - Cartaceo
Data d'uscita: 2024
LINK D'ACQUISTO: ❤︎
VOTO: 🌟🌟🌟🌟🌟 

Trama:
Patricia Highsmith, in questa raccolta di diciassette racconti pungenti e affilati, trasforma quelli che potrebbero essere dei nostri vicini di casa in sadici psicopatici, che sembrano stare in agguato tra staccionate bianche e prati ben curati. Nelle brevi storie cupamente satiriche, spesso mordaci ed esilaranti, che compongono "Piccoli racconti di misoginia", l’autrice sconvolge le nostre convinzioni su quello che possono fare ed essere i personaggi femminili, rivelando il potere devastante delle sue protagoniste. Che siano finte invalide, assassine, aspiranti artiste, mitomani, ballerine, fanatiche religiose o scrittrici incallite, le donne di questi racconti riescono sempre a sorprendere il lettore. Mogli, amanti, madri, figlie, suocere, ognuna a suo modo complicata, enigmatica e spaventosamente normale, inevitabilmente votata a incontrarsi con il male, perpetrandolo o subendolo. Patricia Highsmith presenta, con il suo stile capace di trasformare un tranquillo sobborgo borghese nell’inquietante teatro di un delitto, un repertorio di diciassette donne una diversa dall’altra, e ne cataloga manie, vizi, difetti con una libertà tale che, spesso, mostra in trasparenza un sincero odio.

RECENSIONE

Piccoli racconti di misoginia di Patricia Highsmith è un libro che se leggi la prima pagina, puoi continuare o semplicemente fermarti. Chiuderlo e buttarlo dalla finestra. Sì, di solito è quello che accade con tutti i libri, ma credetemi se vi dico che con questo piccolo volume, il contrasto tra il gusto dell’apprezzabile e l’inetto e totalizzante urlo orrorifico è lampante. 

Questi racconti non sono per chi ama le mezze misure e nemmeno per chi vive nella zona grigia. Sono solo ed esclusivamente per la gente che non giudica, che legge e si lascia trasportare dalla sensazione del momento, negativa, positiva, ironica, pungente, divertente, senza avere, per forza, quella necessità sbilenca di criticare un prodotto per il semplice fatto che ne sta usufruendo. 

Si parla di misoginia; ebbene è chiaro già nel titolo, ma non dell’odio degli uomini verso le donne, ma bensì di un odio estremamente esplicito che le donne stesse provano verso le loro simili. L’autrice è una donna, una delle scrittrici di thriller più acclamate al mondo, e i suoi racconti, decisamente brevi, scritti in modo fluido, apparentemente persino poco pensati, poco profondi, mettono alla gogna ogni tipo di femminilità. In altre parole, l’autrice racconta a modo suo di donne che sono madri, figlie, bambine, donne facili, mogli, amanti, e che vivono sulla loro pelle situazioni assurde, al limite della credibilità e che fanno senz’altro sorridere. 

La prima frase che leggerete vi lascerà di stucco, ma è importante perchè vi farà capire il tono che attraversa quasi tutti i racconti; un tono che non chiede scusa per essere meschino, frivolo, superficiale, ironico forse anche di cattivo gusto, ma sempre molto centrato sull’unica figura che ne esce iperbolicamente sconfitta: la donna. Suocere che fanno una brutta fine perchè troppo silenziose, quindi un bel paradosso, bambine che si comportano da donne fatte e finite e creano scompiglio, caos, e pazzia attorno a sé, uomini che impazziscono perché perdono le loro amate, oppure donne che scompaiono nei fiumi senza mai più tornare. 

I racconti abbondano di stereotipi, sui quali io ho sorriso, e anche parecchio. Insomma, ho letto di gente che si è sentita offesa da queste storie. Addirittura uomini che si sono scagliati contro l’autrice e donne che non hanno proprio capito il senso di questi racconti. Ma smettiamola di offenderci ogni due per tre, e di comportarci come se la nostra dignità dipendesse da ogni sputo di parole che chicchessia pronuncia. 

Già il titolo del libro dovrebbe far intendere l’atmosfera che si respira all’interno. Voglio dire, è mai possibile che storie simili possano essere prese seriamente? Oppure come ho letto da qualche parte, qualcuno si è lamentato che non c’è introspezione psicologica, ma dai! Non si tratta di un romanzo, non è richiesto alcun tipo di analisi o di coinvolgimento emotivo, non si legge per cercare il colpevole, si legge per ridere con ironia e basta. I racconti sono brevi per uno scopo. Non è richiesta nessuna riflessione stratosferica e nessuna compartecipazione emotiva, nessuna compassione o condivisione, ma soprattutto non c’è nessuna vittima e nessun carnefice. 

Ho apprezzato quasi tutti i racconti, alcuni più di altri e molti davvero originali, ben scritti, veloci, che vanno dritti al punto. E vi parlo da donna che non si è sentita minimamente offesa o toccata da quello che ha letto, anzi. Spesso, tra le righe, si legge tanta verità, però poi sta al lettore prenderla e farne l’uso che ne vuole. 

Ora, cari lettori, potete fare un po’ come vi pare. Potete leggere i racconti e passare tutto il tempo a maledire chi li ha scritti, a contorcervi le mani e a imprecare perchè la vostra dignità è stata usurpata. Oppure potete goderveli, senza alcuna aspettativa, perché a volte, vi svelo un segreto, si legge anche tanto per leggere. 
La lettura è un piacere, uno svago. 
E questi racconti sono quello che ci vuole quando si sta cercando qualcosa di diverso, di non politicamente corretto — ah finalmente, e quando si è stanchi delle solite manfrine e ohibò ci si scopre anche felicemente divertiti da una battuta che sdrammatizza, perchè no, ammazzando.

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