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giovedì 15 luglio 2021

Recensione: STRADARIO AGGIORNATO DI TUTTI I MIEI BACI di Daniela Ranieri

Buongiorno! Grazie alla collaborazione con la Casa Editrice Ponte Alle Grazie, oggi vi parlo del libro di Daniela Ranieri, Stradario aggiornato di tutti i miei baci, una lettura anticonvenzionale, che mi ha sorpreso in modo positivo. Una lettura inaspettata!

stradario aggiornato di tutti i miei baci

di Daniela Ranieri
Editore: Ponte Alle Grazie
Pagine: 696
GENERE: Diario
Prezzo: 10,99€ - 19,80
Formato: eBook - Cartaceo
Data d'uscita: 2021
LINK D'ACQUISTO: ❤︎
VOTO: 🌟🌟🌟🌟 

Trama:
Una donna in dialogo perpetuo con sé stessa e con il mondo disegna una mappa delle sue ossessioni, del suo rapporto con l'amore e con il corpo, serbatoio di ipocondrie e nevrosi: il nuovo romanzo di Daniela Ranieri è un diario lucido e iperrealistico, in cui ogni dettaglio, ogni sussulto di vita interiore è trattato allo stesso tempo come dato scientifico e ferita dell'anima. Dalla pandemia di Covid-19 alla vita quotidiana di Roma, tutto viene fatto oggetto di narrazione ironica e burrascosa, ma in special modo le relazioni d'amore: le tante sfaccettature di Eros - l'incontro, il flirt, il piacere, le convivenze sbagliate, la violenza, l'idealizzazione, la dipendenza, l'amore puro - vengono sviscerate nello stile impareggiabile dell'autrice, un misto di strazio, risentimento, ironia impastati con la grande letteratura europea (e non solo). E forse è proprio la lingua di Daniela Ranieri il vero protagonista di questo "Stradario aggiornato di tutti i miei baci", una lingua ricchissima di echi gaddiani, di irritazioni à la Thomas Bernhard, di citazioni, e allo stesso tempo inquietantemente diretta e inaudita, una lingua la cui capacità di nominare e avvicinare le cose è pari soltanto alla sua potenza nel distruggerle. Lo Stradario di Daniela Ranieri non è solo un romanzo: ha la sostanza di un corpo vivente che abita nel mondo, di una voce che avvince e persuade con la forza della grande letteratura.

RECENSIONE

Stradario aggiornato di tutti i miei baci non può essere inserito in un genere preciso. Una serie di racconti? Di lettere? Di pensieri sparsi? Non è un romanzo ma nemmeno un epistolario, è un insieme di sentimenti, riflessioni, emozioni che comprendono una vita intera, quella dell’autrice e tutto il mondo che la circonda. 

Dalla filosofia, alla politica, alla società, al rapporto con gli uomini, il sentimentalismo e i baci, questi famosi baci che diventano come uno stradario, una sorta di fermate attraverso le quali, l’autrice prende spunto per allargare i suoi orizzonti e raccontarci le sue visioni. 
Il libro pullula di citazioni, dentro e fuori i capitoli. Kafka, Nietzsche, Yourcenar, Joyce, Ovidio, Seneca, ma non sono pensieri sterili, fine a se stessi, messi lì per dimostrare che si conosce la storia della letteratura e della filosofia, ma servono come spunti o semplicemente come rielaborazioni di realtà che sembrano lontane, ma che invece hanno una presa costante ancora oggi sulla vita di ognuno di noi. 

Una vita, che come appare da questo libro, è piena di caos, di rumore, di velocità. Una vita che più che un’esistenza ferma e certa sembra un rito di passaggio, dove innumerevoli volte ci troviamo a confrontarci con l’inadeguatezza della nostra preparazione di esseri umani che forse, rispetto ai nostri predecessori, capiamo molto meno di noi stessi e non ce ne facciamo una colpa, anzi continuiamo a correre, perché temiamo di perdere il treno della nostra beata ignoranza. 

La verità non la so. Preferisco la sincerità.

E poi ci sono i baci, questi famosi baci citati nel titolo che si trasformano all’interno del testo in esperienze con uomini molto diversi tra loro. Un bacio, un’uscita, un chiacchiericcio, una battuta che puntualmente portano alla disillusione e all’evidente classificazione del maschio tirchio, cialtrone, bugiardo e così via, fino alla fine. 
C’è un uomo, chiamato A. che attraversa l’intero testo con la sua presenza a metà tra il carnale e il fantasma. Che sia il vero amore dell’io narrante o sia semplicemente egli stesso Amore? 

Non aspettatevi quindi un racconto banale sugli uomini, sul loro modo di baciare e sulla lista di esperienze alquanto denigranti della protagonista. No, qui non abbiamo nessuna copertina che inneggi al femminismo, e nemmeno un linguaggio che tenta in tutti i modi di esorcizzare gli uomini in quanto deplorevoli casi umani, casi di recupero. Non ci sono lagne né speranze di cambiare nulla. Gli uomini incontrati sono quello che sono, così come il linguaggio usato, pieno e ricco di termini, preciso, mai petulante che mostra tutto nella sua sacra verità. 

Se un uomo si scoraggia davanti al mio primo rifiuto, non è virile.

Non è un’opera che segue una trama precisa a dir la verità. Non ha una vera trama, perché non c’è uno sviluppo, non accade quasi nulla. È semplicemente l’esposizione di ciò che è già accaduto alla protagonista. La copertina è un po’ retrò, intima, anacronistica. Così come questo libro che parla di qualcosa che è dentro e non fuori la sensibilità di chi racconta. La voglia di vivere il sesso, il rapporto con l’uomo di turno, quel desiderio incessante di soddisfare un eros che sembra diventare un male oscuro, senza via d’uscita. 

Nonostante la vena di malinconia, di rimuginata consapevolezza che attraversa alcune pagine, il ritmo narrativo non diventa mai pesante perché c’è un uso scarnificato dell’ironia, questo mostro vagante che se usato con intelligenza, salva qualsiasi cosa. Qui, in effetti c’è poco da salvare, perché nonostante si tratti di un libro personale, e lo vediamo dal racconto lucido e mai lamentoso della pandemia, del Covid, e di tutte le esperienze vecchie e degli ultimi anni, la lettura ne risulta rinfrancata e non oggettivizzata. 

Voglio dire che non si ha l’impressione di leggere qualcosa che non ci appartiene, ma si viene ugualmente coinvolti perché le riflessioni sono una matrice comune e servono ad ampliare lo sguardo facendoci accorgere anche di qualcosa che prima non avevamo notato. Anche quando ha parlato dell’ansia, del rapporto con lo psicologo, della sua esperienza diretta con un santone, ho percepito qualcosa di mio e non mi sono affatto sentita un’estranea. 

 
C’è una maledizione sul mio destino: il mio cuore è nato su un cimitero indiano.

Stradario aggiornato di tutti i miei baci forse è un diario a metà tra la verità e la fantasia, la realtà e quell’immaginazione che rende accettabile anche le cose che ci fanno più male. È interessante come l’autrice riesca a raccontare in modo lucido e realistico da un lato e dall’altro riesce a rendere tutto emozionale, e a scatenare quelle ferite che continuano a fare male anche dopo la resa. 

Se vi aspettate un libro come tanti, non prendetelo in considerazione. Questo è qualcosa di originale, diverso, allergico a qualsiasi forma di cliché o di banalità. Se volete percorrere sentieri che già conoscete perché vi sentite più al sicuro, lasciate perdere lo stradario di Daniela Ranieri, vi troverete spaesati. 
Se invece volete sorprendervi, imboccate questa strada, non ve ne pentirete.

2 commenti:

  1. Come trama non mi dice un granché, anche perché non è il genere di cose che mi piace leggere però mi è piaciuta moltissimo la tua recensione!

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