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martedì 10 settembre 2024

Recensione: ROUGE di Mona Awad

Buongiorno! Grazie alla collaborazione con la casa editrice Fandango, oggi vi parlo di Rouge di Mona Awad.

rouge

di Mona Awad
Editore: Fandango
Pagine: 420
GENERE: Thriller psicologico
Prezzo: 9,99€ - 20,00
Formato: eBook - Cartaceo
Data d'uscita: 2024
LINK D'ACQUISTO: ❤︎
VOTO: 🌟🌟🌟🌟🌟 

Trama:
Da che ricordi, Belle – giovane commessa in un negozio di abbigliamento – è sempre stata ossessionata dalla sua pelle e dai video sulla skincare, guardarli è sempre stato il suo passatempo. Quando però sua madre Noelle, una bizzarra donna canadese trapiantata in California che non vede da tempo, muore misteriosamente, Belle parte dalle nevi di Montréal diretta nel sud degli Stati Uniti, ad affrontare la difficile eredità che la madre le ha lasciato e a cercare una risposta per la strana dinamica della sua morte. La posta in gioco aumenta quando una misteriosa presenza appare durante la veglia funebre (“il party”), facendo intendere a Belle di saperne più di lei sull’incidente di Noelle. Con l’aiuto di un paio di scarpe rosse, Belle verrà attirata nell’abbraccio pungente di quella che a prima vista sembra una lussuosa ed elitarissima spa a cui sua madre era affiliata. Rouge è Biancaneve che incontra Eyes Wide Shut, una surreale discesa nel lato oscuro della bellezza, nell’invidia, nel dolore e nel complicato amore tra madri e figlie. Con umorismo nero e un horror seducente, Rouge racconta l’industria della bellezza, e il pericolo a cui tutt3 andiamo incontro di interiorizzare il suo sguardo spietato. Baciato dal sole della California, ma macchiato dal rosso sangue delle rose, Rouge scandaglia il nostro rapporto con la mortalità e la bellezza, trascinandoci in una suggestiva favola gotica dove nulla, ma proprio nulla è come sembra. “Tutto è iniziato con la mia dipendenza dai video sulla skincare. Non riuscivo proprio a smettere di guardarli. Non ho potuto fare a meno di chiedermi: cosa sta succedendo qui? Che senso ha questa ossessione?” Mona Awad su Rouge

RECENSIONE

Cosa c’è di più attuale della bellezza, dei filtri, della cosmetica e dello specchio nel quale ci guardiamo e non ci riconosciamo? Niente di più attuale di Rouge di Mona Awad. 
Non è un semplice romanzo; è un viaggio ipnotico nel cuore oscuro dell'ossessione per la bellezza, un labirinto dove ogni specchio riflette non solo un volto, ma un’anima tormentata. Un'opera che cattura fin dalle prime pagine, trascinando il lettore in un turbine di emozioni, misteri e riflessioni che lasciano il segno. 

Belle è la protagonista, una giovane donna che vive sospesa tra la realtà e il mito, tra la propria pelle e quella di un’immagine idealizzata di bellezza che sembra sempre sfuggirle. La sua vita è scandita da una routine quasi ritualistica di skincare, un culto quotidiano che ha l’aspetto di un’ossessione. Crema dopo crema, siero dopo siero, Belle cerca disperatamente di avvicinarsi a quell’ideale di perfezione che la società, i social media, e soprattutto sua madre, Noelle, le hanno inculcato fin da bambina. 

Noelle non è solo una madre; è una figura enigmatica e distante, una donna che ha riversato su Belle le sue frustrazioni, i suoi sogni infranti, e quell’inconfessabile invidia che solo chi ha perso la giovinezza può provare nei confronti di chi ancora la possiede. 

E poi arriva il colpo, secco, devastante: la morte improvvisa e misteriosa di Noelle, precipitata da un promontorio in California. Questo evento è il detonatore che fa esplodere la fragile stabilità di Belle, catapultandola in un viaggio verso il passato e verso una verità che si rivela sempre più sfuggente. È un viaggio che la porta fino a Rouge, un centro di bellezza esclusivo, dove la promessa di perfezione si mescola con rituali inquietanti e manipolazioni psicologiche. Rouge non è un semplice luogo; è un culto, una setta che sfrutta le insicurezze e le paure delle donne per renderle schiave di un’idea di bellezza che corrode l’anima. 

Mona Awad costruisce un intreccio narrativo che si muove con un ritmo serrato, incalzante, che non lascia respiro. La scrittura è densa, carica di immagini potenti e simboli che affondano nel subconscio del lettore. La narrazione frammentaria, punteggiata da ellissi e vuoti di memoria, crea un’atmosfera di costante disorientamento, un senso di smarrimento che riflette perfettamente lo stato mentale di Belle. Ogni pagina è un passo più vicino al baratro, ogni capitolo un tassello in un puzzle oscuro e inquietante. 

Il cuore del libro è il rapporto tra Belle e Noelle, un legame avvelenato dall’invidia e dalle aspettative impossibili. Belle insegue un’ombra, quella della madre, una donna che ha cercato di imporle un’immagine di perfezione che non poteva mai raggiungere. Ma dietro questa immagine c’è molto di più: c’è una madre che, a sua volta, invidia la giovinezza della figlia, un’invidia che si mescola al rimpianto per le proprie scelte sbagliate. È un ciclo vizioso, un circolo di insicurezze e paure che si ripete e si amplifica fino a diventare insostenibile. 

L’autrice ci guida attraverso questo labirinto con mano sicura, ma allo stesso tempo ci lascia intravedere il caos sotto la superficie. Il centro di bellezza Rouge, con i suoi inquietanti trattamenti e le sue promesse di purificazione, diventa il simbolo di un’industria che ha trasformato la bellezza in una religione, sfruttando il desiderio di perfezione come strumento di controllo. Belle, intrappolata in questo culto, si ritrova a confrontarsi con i propri demoni, a rivivere ricordi dolorosi e a scoprire verità scomode sulla madre e su se stessa. 

Il crescendo narrativo è implacabile. Mentre Belle si addentra sempre più nel mondo di Rouge, la realtà inizia a sfaldarsi, e i confini tra ciò che è reale e ciò che è immaginato diventano sempre più sottili. Mona Awad gioca con la percezione del lettore, creando una tensione che cresce fino a raggiungere un climax devastante. E proprio quando sembra che non ci sia più via d’uscita, ecco che arriva il colpo di scena finale, un epilogo che è insieme una rivelazione e una condanna. 

Rouge non è solo una critica feroce alla società ossessionata dalla bellezza; è una riflessione profonda su cosa significa essere donna in un mondo che misura il valore attraverso l’apparenza. È un romanzo che sfida, che inquieta, che lascia una traccia indelebile nella mente e nel cuore del lettore. Mona Awad, con questa opera, dimostra ancora una volta di essere una delle voci più originali e coraggiose della letteratura contemporanea. 

È un libro che non si limita a raccontare una storia; scava nelle profondità dell’animo umano, portando alla luce verità scomode e, alla fine, ci costringe a chiederci: Quanto siamo disposti a sacrificare in nome della bellezza? 
Questa domanda si insinua come un veleno nella mente del lettore, lasciando un retrogusto amaro che persiste ben oltre l’ultima pagina. Rouge non è solo una discesa nell’ossessione personale di Belle; è un commento acuto e penetrante sul culto della bellezza nella nostra società contemporanea, dove l’apparenza viene eretta a valore supremo, spesso a discapito dell’identità, dell’autenticità, e persino della sanità mentale. 

Il mondo di Rouge è un microcosmo di queste dinamiche. Le sue sale lussuose, i suoi trattamenti esclusivi, e i personaggi che le popolano, non sono altro che un riflesso distorto della realtà che ci circonda. Lì, la bellezza è una moneta di scambio, un simbolo di status che però, nella sua ricerca incessante, rischia di inghiottire chiunque la persegua. E Belle, con la sua pelle olivastra e i suoi occhi insicuri, rappresenta tutti noi, immersi in una cultura che ci spinge a modificare, ritoccare, migliorare incessantemente, fino a perdere di vista chi siamo veramente. 

Mona Awad utilizza un linguaggio ricco e viscerale, creando immagini che colpiscono con forza emotiva. La pelle di Belle, i ricordi che affiorano come cicatrici, le figure spettrali che popolano i suoi incubi, tutto contribuisce a costruire un’atmosfera carica di tensione e simbolismo. Il rosso, colore dominante nel romanzo, è il filo conduttore che unisce il sangue, la passione, la violenza, ma anche la bellezza e la vita. È un colore che urla, che esplode, che si fa notare, proprio come il culto della bellezza che pervade la narrazione. 

La struttura narrativa non lineare, fatta di flashback, salti temporali e vuoti di memoria, è un’arma a doppio taglio. Da un lato, amplifica il senso di disorientamento e smarrimento di Belle, rendendo il lettore partecipe della sua confusione e del suo progressivo distacco dalla realtà. Dall’altro, questa scelta narrativa può risultare frustrante, facendo emergere il rischio di perdere il filo conduttore della storia. Tuttavia, è proprio questa frammentazione che permette di immergersi ancora di più nella mente disturbata di Belle, facendoci percepire la sua lotta interiore in modo visceralmente autentico. 

Le dinamiche familiari, esplorate attraverso il tormentato rapporto tra Belle e Noelle, sono un altro tema centrale. L'autrice non si limita a descrivere una relazione madre-figlia; scava nei sentimenti più oscuri e taciuti, come l’invidia, il rimpianto, il desiderio di rivalsa. Noelle è una madre complessa, che incarna tutte le contraddizioni dell’essere umano: amorevole e crudele, protettiva e manipolatrice, profondamente insicura e allo stesso tempo autoritaria. Belle, dal canto suo, è il risultato di anni di aspettative disilluse, di pressioni e di una costante sensazione di non essere mai abbastanza. Questo rapporto, che si sviluppa e si svela attraverso i ricordi e le rivelazioni, è il cuore pulsante del romanzo, un cuore che batte forte e lascia il segno. 

Ma non è solo la relazione tra Belle e Noelle a essere cruciale; è anche il confronto tra passato e presente, tra ciò che era e ciò che è diventato. Il negozio di abiti della madre, la casa in California, il braccialetto con l’occhio di Horus che Belle porta al polso come un segno indelebile di un’eredità che non ha mai chiesto ma che non può rifiutare. Tutti questi elementi costruiscono un quadro complesso, dove il passato si insinua nel presente, contaminandolo e deformandolo fino a diventare irriconoscibile. 

Il finale è un climax inarrestabile, un vortice di emozioni e rivelazioni che culmina in un epilogo sorprendente. Non si tratta solo di chiudere una storia, ma di spalancare una porta su domande che resteranno aperte, su inquietudini che continueranno a tormentare anche dopo aver chiuso il libro. 

Mona Awad ci costringe a confrontarci con le nostre paure più profonde, con l’idea che forse, nella ricerca della perfezione, potremmo perdere tutto ciò che ci rende umani. Rouge è un romanzo che non si dimentica. È un’opera che provoca, che sfida, che ci invita a guardare oltre la superficie scintillante della bellezza per scoprire le ombre che si nascondono dietro di essa. Un mondo dove l’estetica si scontra con l’etica, dove la perfezione è un miraggio che ci seduce e ci distrugge. Con questo libro, l’autrice non solo conferma il suo talento narrativo, ma ci regala una storia che è un monito, un’avventura nell’ignoto, e, soprattutto, un riflesso spietato di ciò che siamo diventati.

Trattasi di una storia bella ma davvero molto complessa, qui, elencati, trovate i tanti tropes presenti nell'opera che possono aiutarvi a comprenderla meglio. 

1. The Cult of Beauty: Il culto ossessivo della bellezza è un tema centrale del romanzo, dove il desiderio di perfezione estetica si trasforma in una religione. Rouge, la spa al centro della storia, rappresenta questa ossessione portata all'estremo. 

2. Mother-Daughter Conflict: Il complicato rapporto tra Belle e sua madre, Noelle, è un classico esempio di conflitto intergenerazionale, dove l'invidia e le aspettative materne creano tensioni profonde. Questo trope è spesso usato per esplorare dinamiche familiari e pressioni sociali legate all'identità e all’apparenza. 

3. Gothic Doppelgänger: La presenza del doppio, o del riflesso inquietante, è un trope tipico della narrativa gotica. In Rouge, questo si manifesta nel continuo confronto tra Belle e Noelle, ma anche nelle esperienze di Belle con la setta di Rouge, dove la realtà si distorce e si moltiplica. 

4. The Unreliable Narrator: Belle, la protagonista, mostra segni di un narratore inaffidabile, con vuoti di memoria e una percezione della realtà che si fa sempre più distorta. Questo trope aumenta la suspense e il senso di disorientamento nel lettore. 

5. Memory as a Curse: I ricordi, soprattutto quelli dolorosi, sono trattati come fardelli da cui liberarsi. La setta di Rouge promette di purificare le sue adepte da questi ricordi, trattandoli come "radicali liberi" della mente, un concept che gioca con l'idea di memoria come qualcosa di tossico. 

 6. Tragic Fall: La morte misteriosa di Noelle e la discesa di Belle verso una potenziale autodistruzione sono esempi del trope della "caduta tragica". Questo spesso implica un personaggio che si perde nella sua ossessione, portandolo a un destino inevitabile. 

 7. The Mirror as a Portal: Gli specchi in Rouge non sono solo superfici riflettenti, ma portali verso una realtà distorta o una rivelazione interiore. Questo trope è comune nelle storie gotiche e fantasy, dove lo specchio rappresenta la soglia tra il noto e l'ignoto. 

 8. The Haunted House: La villa in California, dove Noelle muore, funge da "casa infestata", piena di segreti e memorie che perseguitano Belle. Anche se non è infestata da fantasmi in senso tradizionale, l'atmosfera carica di tensione e mistero la rende un classico esempio di questo trope

2 commenti:

  1. Ciao! Ho sentito parlare parecchio di questo romanzo, soprattutto su YouTube. Non penso che sia proprio il mio genere, soprattutto per le note un po' horror, però sembre veramente interessante, in particolare il modo in cui viene trattato il tema della bellezza.

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    1. Ciao, si, è anche molto complesso, però se riesci a superare certe cose, invita a fare molte riflessioni importanti

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