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martedì 4 marzo 2025

Recensione: L'EREDE DI CAMILLA STEN

Buongiorno! Grazie alla collaborazione con la casa editrice Fazi, oggi vi parlo di L'erede di Camilla Sten.

l'erede

di Camilla Sten
Editore: Fazi
Pagine: 360
GENERE: Thriller psicologico/Horror
Prezzo: 10,99€ - 19,50
Formato: eBook - Cartaceo
Data d'uscita: 2025
LINK D'ACQUISTO: ❤︎
VOTO: 🌟🌟🌟🌟 

Trama:
Eleanor convive con la prosopagnosia, l’incapacità di riconoscere i volti delle persone. Un disturbo che causa stress, ansia acuta, e può farti dubitare di ciò che pensi di sapere. Una sera la ragazza si reca a casa della nonna Vivianne per la consueta cena domenicale. Ad accoglierla sull’uscio non trova però la nonna, ma una persona cui non riesce a dare un nome, che scappa via per le scale. Dentro casa, la nonna è distesa sul tappeto accanto a un paio di forbici con le lame spalancate. Nella stanza, odore di ferro e carne. La nonna, quella nonna che l’ha cresciuta come una madre, è stata uccisa. Passano i giorni, e l’orrore di essersi avvicinata così tanto a un assassino – e di non sapere se tornerà – inizia a prendere il sopravvento su Eleanor, ostacolando la sua percezione della realtà. Finché non arriva la telefonata di un avvocato: Vivianne le ha lasciato in eredità una tenuta imponente nascosta tra i boschi svedesi. È la casa in cui suo nonno è morto all’improvviso; un posto remoto, che da oltre cinquant’anni custodisce un passato oscuro. Eleanor, il mite fidanzato Sebastian, la sfrontata zia Veronika e l’avvocato vi si recano in cerca di risposte. Tuttavia, man mano che si avvicinano alla scoperta della verità, inizieranno a desiderare di non aver mai disturbato la quiete di quel luogo. Chi era davvero Vivianne? Quali segreti si è portata nella tomba? Camilla Sten, stella del thriller nordico, maestra nel creare personaggi sinistri e atmosfere inquietanti, dopo Il villaggio perduto firma un nuovo romanzo bestseller pronto a far sussultare i lettori a ogni pagina.

RECENSIONE

Esistono case che non sono semplicemente luoghi, ma contenitori di memoria, prigioni invisibili che trattengono dentro le proprie mura i segreti di intere generazioni. L'erede di Camilla Sten è una storia in cui l’architettura della paura si costruisce lentamente, strato dopo strato, come la polvere che si deposita su un passato che nessuno ha il coraggio di spolverare via del tutto. 

Con uno stile che richiama il gotico moderno e una tensione narrativa che oscilla tra il thriller e l’horror psicologico, l’autrice ci porta nel cuore di un’eredità familiare che è tanto materiale quanto emotiva, una catena invisibile che stringe la protagonista in un incubo fatto di ricordi distorti, case che scricchiolano nel buio e ombre che potrebbero essere reali o semplicemente il riflesso delle proprie paure più profonde. 

Eleanor ha un problema: non riesce a riconoscere i volti. La prosopagnosia, un disturbo neurologico che le impedisce di associare un volto a una persona, è molto più di un dettaglio nel suo carattere: è un simbolo potente della sua fragilità, del suo senso di spaesamento e della costante sensazione di non essere mai del tutto sicura di chi le stia accanto."Prosopagnosia. Significa che il mio cervello non registra i volti umani come accade alle altre persone. Non riconosco le facce, quindi devo memorizzare altri segni distintivi. No, non è molto comodo alle feste. Sì, è una buona scusa, solo che non è una scusa. È la mia vita. Non riconosco le persone. Non riconosco nemmeno me stessa allo specchio." 

Quando la nonna Vivianne Fälth, un’anziana enigmatica e fredda, viene trovata assassinata nel suo appartamento, Eleanor si ritrova coinvolta in un’indagine che si conclude troppo presto, con un nulla di fatto. Ma il vero shock arriva quando scopre di aver ereditato Solhöga, una grande tenuta immersa nei boschi svedesi di cui ignorava l’esistenza. 

Accompagnata dal fidanzato Sebastian, dall’avvocato Rickard e dalla zia Veronika, una donna dall’aria indolente e sprezzante, Eleanor si reca alla proprietà per valutare cosa farne. Ma quello che dovrebbe essere un soggiorno breve si trasforma presto in un viaggio nell’oscurità, nel passato, nella paura. Solhöga è molto più di una casa: è un teatro di ombre, un luogo dove i segreti di famiglia si annidano nei muri, dove ogni sussurro sembra voler rivelare una verità che qualcuno ha cercato disperatamente di seppellire. 
E poi, nel buio, qualcuno si aggira. O forse è solo la mente di Eleanor a ingannarla? —"Mi volto ma mi blocco subito. Il respiro mi si arresta in gola. Cos’era? Sembrava un passo sul ghiaccio." 

Eleanor è un personaggio straordinariamente fragile e umano. Non è la tipica protagonista forte e determinata dei thriller moderni: è una donna spezzata, che vive costantemente nel dubbio. La sua prosopagnosia diventa una metafora perfetta per la sua incapacità di comprendere fino in fondo le persone che la circondano. Il suo legame con la nonna è stato un rapporto di dipendenza tossica, e anche dopo la morte di Vivianne, Eleanor ne sente ancora il peso. —"A volte un bel viso è tutto ciò che si possiede, Victoria. Mettiti il rossetto. Dio sa che non sei abbastanza brillante per non aver bisogno di essere carina." 

Ciò che la rende così reale è la sua paura autentica, la sua incapacità di fidarsi, il suo perenne oscillare tra il voler sapere la verità e il timore di scoprire qualcosa di troppo grande per essere sopportato. Camilla Sten costruisce un personaggio che non è solo vittima degli eventi, ma anche delle proprie insicurezze e del trauma che la sua famiglia le ha inflitto per anni. Vivianne è il personaggio più dark del romanzo. Anche se è morta, la sua presenza incombe su tutto il racconto. È una matriarca glaciale, bellissima e spietata, una donna che ha vissuto nella manipolazione e nel controllo. Ma chi era veramente? Una vittima delle convenzioni sociali e del proprio passato o un’aguzzina senza scrupoli? Vivianne è il ritratto perfetto di un certo tipo di femminilità tossica: elegante, intelligente, ma in grado di distruggere chiunque con una parola affilata come una lama. È lei ad aver costruito l’incubo di Solhöga, e il lettore, insieme a Eleanor, deve lentamente decostruire il suo mito e scoprire chi fosse davvero. 

Se Vivianne era una regina, Veronika è la figlia ribelle che ha cercato di scappare, ma che in qualche modo è rimasta intrappolata. Cinica, sarcastica, con l’aria di chi ha visto troppo e ormai nulla la può più sorprendere, Veronika è un enigma. Il suo rapporto con Eleanor è tutt’altro che affettuoso: tra loro c’è rancore, freddezza, eppure anche una sorta di comprensione. Entrambe sono figlie di un sistema familiare che le ha ferite, entrambe cercano di sopravvivere ai demoni di Solhöga, ognuna a modo suo. — "Dunque questa è Solhöga. Il segreto che Vivianne mi ha nascosto per tutta la vita." 

Attraverso i flashback del 1965, Sten ci presenta Anushka, una giovane immigrata che ha vissuto a Solhöga e che ha visto cose che non avrebbe dovuto vedere. La sua storia è la chiave per comprendere cosa si nasconda davvero in quella casa. È il personaggio che porta il romanzo oltre il semplice thriller familiare, trasformandolo in una storia di violenza, potere e ingiustizia sociale. —"E poi l’ha lasciata cadere ed è finita, come per caso, sul mio seno. Il pollice ha accarezzato il capezzolo, e mi sono odiata perché restavo immobile." 

L’erede affronta temi profondi e inquietanti. 
L’eredità familiare come condanna: Eleanor non eredita solo una casa, ma un’intera storia fatta di segreti e dolore. 
L’identità e la memoria: Il disturbo di Eleanor diventa una metafora della sua difficoltà a trovare un posto nel mondo e a fidarsi di chi la circonda. 
La casa come prigione psicologica: Solhöga non è solo un luogo, ma un simbolo del passato che imprigiona, delle paure che non si possono cancellare. 
Il controllo e la manipolazione: Vivianne ha esercitato il potere su tutti coloro che le stavano accanto, e la sua influenza continua anche dopo la morte. 

Camilla Sten dimostra di saper padroneggiare la suspense con una scrittura raffinata e inquietante. La sua prosa è fluida, ma con una tensione sotterranea costante, un ritmo che accelera nei momenti giusti, lasciando il lettore in bilico tra la voglia di scoprire e la paura di farlo. L’alternanza tra passato e presente è gestita con maestria, creando un senso di inevitabilità: le storie di Eleanor e Anushka si intrecciano, portando il lettore a rendersi conto che Solhöga è sempre stata un luogo di tragedia e sofferenza. —"Non c’è niente. Ma non mi volto per averne conferma." 

Se amate i thriller psicologici che si mescolano con l’horror gotico, se vi affascinano le storie di case infestate non da fantasmi, ma da ricordi e segreti, L’erede è il romanzo perfetto. Camilla Sten costruisce una storia che non è solo inquietante, ma anche emotivamente disturbante, soffocante, un viaggio nei traumi di una famiglia e nei luoghi in cui il passato non muore mai davvero. 
Un libro che lascia il lettore con una domanda inquietante: cosa ereditiamo davvero dalle nostre famiglie? E quanta parte di quell’eredità possiamo spezzare?

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