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venerdì 21 giugno 2024

Recensione: NORFERVILLE di Franck Thilliez

Buongiorno! Grazie alla collaborazione con la casa editrice Fazi, oggi vi parlo di Norferville di Franck Thilliez.

norferville

di Franck Thilliez
Editore: Fazi
Pagine: 384
GENERE: Thriller
Prezzo: 10,99€ - 19,50
Formato: eBook - Cartaceo
Data d'uscita: 2024
LINK D'ACQUISTO: ❤︎
VOTO: 🌟🌟🌟🌟 

Trama:
Léonie è una “mela”: rossa fuori, bianca dentro. Così l’hanno sempre chiamata i nativi americani della riserva, perché è figlia di una madre innu e di un padre bianco. È cresciuta a Norferville, una piccola cittadina mineraria tagliata fuori dal mondo, nel Grande Nord canadese. Dopo la chiusura della miniera, Léonie abbandona la sua terra di ghiaccio e si ripromette di non rimetterci mai più piede, perché Norferville l’ha brutalizzata lasciandole una ferita che non si rimargina. Ma la vita decide altrimenti e, vent’anni più tardi, Léonie si ritrova costretta a tornare in quel luogo maledetto e affrontare una volta per tutte i fantasmi del passato. Ad altre latitudini, Teddy Schaffran – un criminologo di successo che indossa un’enigmatica benda da pirata sull’occhio sinistro – è tormentato da un antico dolore. Anche lui ha un grosso conto in sospeso con Norferville e le sue sorti sono destinate a incrociarsi con quelle di Léonie. Al centro di tutto, un efferato omicidio che solleva enormi interrogativi e scoperchia un vaso di Pandora di cui Léonie è determinata a vedere il fondo.

RECENSIONE

Norferville di Franck Thilliez è il classico thriller che mette di fronte il lettore a un omicidio irrisolto. Ciò che ha catturato subito la mia attenzione è stato lo stile diretto, che come una mano piena di tentacoli ha avvinto la mia curiosità trasportandomi in un mondo squallido, privo di giustizia, in cui è sempre il male a vincere. O quasi. 

Norferville è una città immaginaria del nord del Canada. Un posto dove fa tanto freddo e dove dominano i ghiacciai. Una piccola cittadina, cupa, buia, isolata dal resto del mondo, che dista dalla città più vicina oltre sedici ore di treno. Se volte vivere un po’ distaccati dal mondo, beh, questa è la città che fa per voi. Di sicuro nessuno vi ascolterà se chiederete aiuto, soprattutto perché è una zona in cui vive la popolazione Innu, un popolo indigeno le cui terre sono state espropriate dagli uomini bianchi che adesso le controllano e le gestiscono a loro piacimento. 

È pur vero che Norferville non esiste, ma è solo un dettaglio geografico perché in base a ciò che accade al suo interno, al rapporto tra popolazione indigena e quella bianca, è assolutamente realistico, ed è ricollegabile a ciò che accade in tanti altri luoghi simili. 

La storia inizia con il ritrovamento di un cadavere. Una donna è stata uccisa e sventrata e poi lasciata in mezzo alla città. Il sergente locale Liotta ha bisogno di aiuto per gestire questo caso così terribile, e giunge la protagonista, Leonie, una giovane donna che ha vissuto fino a sedici anni proprio in quella città maledetta e poi ha deciso di andare via. Custodisce dentro di sé il trauma di un’esperienza terribile che la lega a quel posto e ci sono voluti anni prima di elaborare quella ferita che ancora sanguina. Eppure, adesso che è entrata nella polizia e può dare il suo contributo a questo caso così efferato, si sente in grado di affrontare il passato e di chiudere definitivamente il conto che ha con lui. – “Norferville… Il mostro dalle zanne di ferro e gli occhi gialli che penetravano nella foresta era riemerso dalle tenebre. Léonie non poteva credere che si trattasse di una coincidenza, non proprio due giorni prima del suo appuntamento. Era un segno. Quel posto malefico la stava richiamando a sé per la resa dei conti.” 

Non si fida molto del sergente; in altre parole, l’omicidio è davvero molto complicato e sembra essere coinvolto un uomo di cui si cerca di ritrovare ossessivamente le tracce. Il modo in cui la giovane è stata uccisa è troppo cruento ed è un’esecuzione bestiale che mette in crisi l’intero sistema poliziesco. Proprio quando le indagini sembrano essere in alto mare, giunge Teddy, il padre della ragazza uccisa, un ex criminologo che prova a superare l’enorme dolore per la perdita improvvisa mettendosi in prima persona al centro della risoluzione del caso. “Si chiuse la porta alle spalle. Rimasto solo, Teddy si raggomitolò su se stesso e abbassò la sua unica palpebra. Gli apparve allora la terrificante immagine di un corpo insanguinato di soli ventotto anni, disteso in mezzo a un’immensa pianura coperta di neve candida, con due occhi grandi come laghi che fissavano un sole troppo bianco.” I destini di Leonie e di Teddy si incrociano; i due hanno passati molto simili alle spalle. “Era intrappolata lì. Ma come lei, lo era anche l’assassino.” 
Due eventi traumatici che gli hanno sconvolto la vita e li hanno resi le persone che sono adesso. Persone in grado di affrontare gli eventi, ma portandosi dietro un peso che gli opprime il respiro e che spesso gli appanna la vista a causa delle emozioni forti che diventano veleno sulla punta della lingua. 

La storia di Leonie si intreccia con quella della popolazione del luogo. Indigeni che vengono sfruttati dalla presunta superiorità dell’uomo bianco, ma non si tratta solo di questo. Sono le donne a essere le vere protagoniste. Le donne indigene maltrattate, usate, uccise, mutilate in nome di uno sfruttamento che le rende esseri inferiori, buoni a soddisfare soltanto le esigenze bianche. 

E poi c’è la natura. Anch’essa protagonista del libro. Una natura che mette paura, forse ancor di più delle efferatezze che l’essere umano è capace di compiere in nome della sua prepotenza e arroganza. I boschi dove vivono gli indigeni, dove è difficile persino sopravvivere, quella natura impervia, quasi cattiva, che non sembra risparmiare nessuno, è un luogo perfetto per ambientare una storia che ti mozza il respiro e ti tiene incollato alle pagine perché fa nascere dentro di te il bisogno ancestrale di scoprire chi sia l’assassino. – “I predatori di Norferville stanno aspettando in fondo alla foresta, dietro di me, e hanno molta fame. Vuoi vedere che facce hanno? Vuoi sentire il loro alito da avvoltoi? Seguimi, vieni con me che te li mostro…” 

Se la curiosità iniziale nasce e cresce e perdura per tutta la durata della storia, (per fortuna, senza mai scemare, grazie alle capacità narrative dell’autore e a quelle sue intuizioni che ti stuzzicano il cervello in modo mirabile), a essa si aggiunge anche un sentimento diverso, più intenso e più profondo, qualcosa che si radica dentro di te e mette radici mentre ti convince a non distrarti perché è come se la tua attenzione fosse altrettanto importante per arrivare alla soluzione. 

Non avevo mai letto questo autore e devo riconoscere che il suo successo è meritato. La sua penna cattura, ma è ciò che racconta a estraniarti da tutto ciò che hai intorno e a colpirti come un martello, dall’inizio alla fine, finché non c’è giustizia. 
Ci sarà giustizia in questa storia? 
Questo potete deciderlo soltanto voi, quando gli darete una possibilità. 

Ho trovato le descrizioni ambientali tra le migliori che io abbia mai letto. Sono una lettrice a cui piace “vedere” e “sentire” ciò che mi circonda e per farlo ho bisogno di un autore che riesca a trasmettermi molto di più dell’odore di una pagina di carta; per l’amore del cielo, altrettanto bello sentire l’odore di un libro, ma quanto può essere eccitante sentirsi parte di quel luogo, freddo e angusto, guardandoti intorno perché senti il freddo sulle braccia e dentro di te sta strisciando la paura di morire? 
Beh, Franck Thilliez è in grado di fare questo, e molto altro. 

Spesso mi è capitato di ridicolizzare certi momenti descritti nei libri, anche quelli più seri. Non lo so perché, forse ne ho letti troppi di questo genere e nulla mi fa più specie, ma mi distraggo facilmente, comincio a notare i refusi, oppure, peggio ancora, controllo che non ci siano, e allora significa che non sono coinvolta come dovrei. Tutto questo non è successo con questo romanzo. Anzi, mi sentivo inquieta e angosciata al pari dei protagonisti, forse anche di più. L’adrenalina alle stelle e la consapevolezza che qualcosa di terribile stava per accadere da un momento all’altro. 

Questo è un romanzo maturo, coscienzioso, non è un semplice thriller. C’è un motivo per cui l’autore lo ha scritto e come vi ripeto sempre, leggete i ringraziamenti perché si possono capire tante cose di una storia. – “Volevo, al di là della storia raccontata, proporre un romanzo di atmosfera che proiettasse voi lettori in mezzo agli elementi della natura e, pagina dopo pagina, vi facesse percepire il freddo quasi fisicamente.” È ammirevole la denuncia sociale a favore di queste minoranze, la sottrazione delle loro terre, il modo in cui sono stati costretti a cambiare stile di vita, usanze, abitudini per lavorare nelle miniere ed essere sfruttati dai bianchi. Vale la pena ricordare anche le centinaia di donne che sono scomparse per davvero in zone simili a questa e di cui ancora oggi non si sa assolutamente nulla.“Vogliamo rendere omaggio alle sopravvissute alla violenza che ci hanno parlato della loro storia. Avete dato prova di una forza, un coraggio e una resilienza straordinari condividendo con altri la vostra verità, perché molte di voi vivono ancora oggi dei traumi e sono vittime di una violenza sistemica. Siamo estremamente toccati dal fatto che abbiate deciso di confidarci le vostre esperienze.” 

La natura di Norferville è crudele così come l’animo di chi la sfrutta e di chi piega al proprio potere i popoli veri padroni di quelle terre, che da un giorno a un altro, hanno perso tutto. In qualche modo, quella natura chiede giustizia, e si arma così come dovrebbe fare chiunque sia stato oltraggiato, violato e ucciso. 
Si sente, credetemi, l’urlo di tutte quelle vittime innocenti. 
Si sente da Norferville fino a qui.

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