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giovedì 15 aprile 2021

Recensione: LA VITA ADULTA di Andrea Inglese

Buongiorno! Grazie alla collaborazione con la Casa Editrice Ponte alle Grazie, oggi vi parlo di un romanzo che mi è piaciuto molto. La vita adulta di Andrea Inglese, che mi ha fatto riflettere e sorridere su qualcosa come la vita adulta, che appartiene a chi come me ha superato una certa età e non riesce ancora a cogliere quanto ci sia davvero di maturo nella vita che abbiamo creduto di costruire.

la vita adulta

di Andrea Inglese
Editore: Ponte alle Grazie
Pagine: 286
GENERE: Romanzo
Prezzo: 9,99 € - 16,80 
Formato: eBook - Cartaceo
Data d'uscita: 2021
LINK D'ACQUISTO: ❤︎
VOTO: 🌟🌟🌟🌟 

Trama:
Tommaso è un critico d’arte: mentre progetta il «saggio definitivo», si divide tra supplenze, un misconosciuto lavoro di redazione e altre forme di precariato culturale, che alle soglie dei cinquant’anni lo gettano in una crisi allo stesso tempo intellettuale e sentimentale. La sua «vita adulta» appare irrimediabilmente imbrigliata nella «triade maledetta: lavoro, moglie, figli». Nina è una performer: dopo aver sfiorato il successo internazionale con un esordio folgorante, si è quasi ritirata dalla scena artistica, rifiutando di sottostare alle leggi del mercato. Attraverso il corpo e una sessualità libera, benché non sempre gioiosa, Nina si appropria della realtà, senza lasciarsi condizionare da convenzioni e strategie di carriera. Questo romanzo è la storia della loro affinità elettiva, che si snoda tra Milano e Berlino, fino a quando Tommaso e Nina si incontrano e si riconoscono come due personaggi «in cerca di vie di fuga», aiutandosi a mettere a fuoco desideri e bisogni. Con La vita adulta, Andrea Inglese ci dà un ritratto illuminante, ironico e spietato del lavoro intellettuale contemporaneo – e dell’arte in particolare, con i suoi imperativi di successo – ma soprattutto dei «tardogiovani» di oggi, che la vita adulta atterrisce o invece esclude. E pone domande cruciali: è ancora possibile, oggi, diventare adulti al modo dei nostri padri? Esiste ancora quel che si chiamava maturità? È mai esistita, o si è sempre e solo invocato il suo fantasma?

RECENSIONE

La vita adulta di Andrea Inglese è un romanzo attuale e sorprendente. Non immaginavo di trovarmi di fronte una lettura capace oltre che di farmi riflettere anche sorridere. 
Tommaso è un giovane uomo, sposato e con una figlia piccola. Fa il critico d’arte e la sua vita procede in modo lento e monotono senza alcuno slancio particolare. I primi capitoli, tra cui l’incontro tra Tommaso e l’amico Simone, mi hanno permesso di entrare subito nel clima della storia. 
Ci troviamo di fronte a un romanzo contemporaneo, familiare e dal gusto dolce amaro della quotidianità sociale e lavorativa. Tommaso può essere chiunque di noi. Al bar chiacchiera con l’amico affrontando i temi più vari, così familiari a ciascuno di noi: il trasloco, i social, l’informazione, insomma la vita adulta. 

Ma la domanda che si pone l’autore è: esiste, oggi, una vera vita adulta per tutti quelli che hanno superato la trentina? Sono davvero cresciuti, diventati maturi, così come lo erano i loro padri e le loro madri nel passato? Sembrerebbe proprio di no. Anche se ti costruisci una famiglia, anche se hai dei figli, anche se hai un lavoro stabile, la tua maturazione non è mai completa come quella a cui giungevano i nostri genitori. Perché? Forse è colpa della nostra epoca, delle nostre abitudini, del modo in cui è cambiata la società. 

Una concetto che mi ha colpito in modo particolare è la consapevolezza da parte del protagonista di quanto tutto ciò che viene fatto da ognuno di noi non sia altro che il risultato delle decisioni degli altri. Un esempio lampante è Facebook, o i social in generale. Un gruppo di persone, per la maggior parte giornalisti, decidono a tavolino quale sia la notizia che tira di più, la piazzano in prima pagina e in automatico, quella notizia girerà ovunque, e chiunque, dentro ai social, si sentirà in dovere di commentarla. 
Magari anche gente che di quell’argomento non si interessa e non si è mai interessata; gente che non ne sa nulla di quella cosa, giudicherà e sparlerà perché sentirà quell’irrefrenabile desiderio di dire la sua, per sentirsi parte integrante del sistema, perché oggi chiunque, esperto o meno, può dire quello che pensa, anche offendendo. 
La parte più divertente di tutto ciò, e tragica al contempo, è che queste persone non si rendono conto che non sono loro a decidere cosa pensare, ma sono gli altri a inculcargli visivamente ciò di cui devono parlare. Questi comportamenti già decisi a tavolino di cui tutti, nessuno escluso, siamo vittime, non sono altro che “pacchetti”, così li chiama il protagonista, pronti all’uso, corredati persino di emozioni. Pensiamo che Facebook sia la verità? È solo un immenso amplificatore. E stare fuori dagli echi è sempre più difficile. 

Oltre a Tommaso, la sua controparte è Nina. Una giovane donna che fa la performer. Ciò significa che offre il suo corpo e la sua mente durante gli spettacoli teatrali, coinvolgendo il pubblico e sorprendendo per la sua capacità di andare sempre oltre e di usare, in modo particolare, la propria sessualità a favore di uno scambio non sempre equo con chi la osserva. 

Entrambi sono ingabbiati nelle loro vite. Esistenze che si sono scelti da soli, ma che a causa del contesto in cui viviamo, non li soddisfano, non li rendono liberi. Quando si incontreranno, vivranno dei momenti unici, persino intimi, che li segneranno nel profondo. Un’affinità elettiva che metterà in evidenza quanto entrambi siano due sfasati in cerca di fuga. 
La ricerca della fuga non è da pavidi, bensì è una reazione sana perché evidenzia la realtà come qualcosa di provvisorio, che necessita di un cambiamento. Un punto di slancio verso qualcosa di diverso, di migliore. (Si spera).

Nina ammira Tommaso, la sua profondità, la sua capacità di andare a scavare il fondo delle cose. È l’unico con cui lei sente di non recitare, di non essere una performer. Il suo essere non è falsato. Grazie a lui diventerà insegnante. Un progresso, qualcosa di inaspettato che le permetterà di vedere se stessa sotto una luce diversa. Entrambi i protagonisti, sono due voci essenziali in mezzo a tante altre voci che fanno da cornice. 
I personaggi sono tanti, ma servono tutti da compendio per accerchiare le metamorfosi psicologiche e sociali di Tommaso e Nina. Sono esplosivi entrambi, fanno riflettere su tutto ciò che ci circonda, soprattutto sulla nostra età, su quello che veramente siamo riusciti a fare, e su quanto, ci distacca dai nostri predecessori. 

Tommaso mi ha fatto sorridere spesso. Nina mi è piaciuta da impazzire. La penso proprio come Tommaso. – Sei l’essere imprevedibile per eccellenza: ti ritrovo a Bologna a insegnare in un’università statunitense femminile, dopo aver suscitato i peggiori anatemi del benpensante mondo culturale italiano e, nello stesso tempo, fenomeni di adorazione negli ambienti underground e militanti.

Tommaso ammette di invecchiare e di capire sempre meno, mentre Nina sembra aver spiccato il volo. Nonostante il tradimento della moglie, Tommaso resta con lei e si scopre cambiato. Incapace di programmare il futuro, di calcolare le mosse successive, decide di vivere alla giornata, prendendo i minuti come vengono, senza anticiparli per nessuna ragione al mondo. Vive come viene, insomma, perché ogni nuovo giorno è fragile ed esige un accordo che va inventato di volta in volta. 

Lo stile dell’autore è frizzante, coinvolgente, emotivamente presente ma anche solidale e pieno di battute che fanno sorridere. Una lettura pesante solo in alcuni punti, ma scorrevole e per nulla pretenziosa per tutto il resto del libro. 
Il titolo non è un mistero: la vita adulta esiste davvero? Un uomo o una donna possono davvero crescere, maturare in un’epoca come la nostra? E cosa significa essere adulti? Quanto le responsabilità ci rendono pronti ad affrontare l’esistenza in tutta la sua interezza? Difficile dirlo. 

Forse dovremmo pensarla un po’ come Tommaso. – Eppure siamo vivi Nina, completamente alla cieca, dentro questa massa di minuti. È l’unico modo che mi è rimasto ormai, l’ustione leggera e continua di tutto quello che accade.
Vivere la vita come se fosse un insieme di minuti che si susseguono. Senza anticipare nulla, senza preoccuparsi di ciò che viene dopo. Cogliendo l’imprevisto e l’improbabile, lasciandosi ustionare da ciò che accade continuamente ma in modo leggero, quindi senza starci a pensare troppo su. Bruciando, e poi, andando avanti. 
Pronti per un nuovo giro. 
Pronti per un'altra giostra.

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