Ultime recensioni

venerdì 28 novembre 2014

FeliCittà di Giuliano Faustini Recensione

Buon pomeriggio cari lettori! Questa settimana riesco a postare anche un'altra recensione, di un romanzo surreale e profondamente radicato non solo nella coscienza ma anche nell'aspetto più filosofico di essa. Non per questo la storia di FeliCittà di Giuliano Faustini è un libro difficile da comprendere, anzi. Attraverso il sapiente gioco di metafore e di solo apparentemente oscuri e segreti intendimenti, dietro le macerie e il buio, si nasconde la luce della verità, che mai come questa volta, avrà la forma di una chiave in un mondo al di là della nostra percezione. Siete curiosi? 
Allora leggete! E fatemi sapere cosa ne pensate.



Titolo: FeliCittà
Autore: Giuliano Faustini
Editore: Cavinato
Pubblicazione: 4 Novembre 2014
Genere: Narrativa
Pagine: 164
Prezzo: 5.99
Formato: Ebook



TRAMA

Pietro giunge a Felicittà, la città dello specchio. È così infelice che l'idea di una città tutta felice lo rende incredulo e curioso. Ha da poco deciso che da grande vuole fare il viaggiatore. Avrebbe proseguito verso l'India … ma un vortice burrascoso lo trascinerà in un'avventura che si svolge tra sogno e realtà. Pietro ha un compito importante. Un passo falso e l'equilibrio eterno tra l'Essere e il Non Essere sarà per sempre perduto. Sì, senza né specchi né occhi nei quali rispecchiarsi e riconoscere se stessi, gli abitanti di Felicittà non “Sono” e per questo svaniscono nel nulla. Nel vano doccia, in completa solitudine, vedremo solo statue di schiuma. Guidato dal bizzarro Teodoro e dal tenero Leone, Pietro scopre di essere il Salvatore annunciato dal manoscritto. Si farà picchio nero, saprà volare. Solo il batter di becco sul tronco del pino saprà risvegliare le coscienze addormentate, prima che svaniscano irreparabilmente. Chi vincerà … essere o apparire? Per scoprirlo giungeremo in un deserto irreale; coloro che lo abitano si illudono di essere alla guida della ruota che dà moto alla terra e alla vita di tutti noi. Due giornaliste moscovite sono il motore che smuove la trama. Amore, amicizia, filosofia … il romanzo surreale è ricco di tematiche affascinanti; mentre Monica è cieca nei confronti di un mondo che non sa più guardarsi dentro. I personaggi di Felicittà non sono solo una caricatura, un'esasperata rappresentazione della vanità; sono la nostra anima che va per scomparire, un brutto sogno dal quale non resta che svegliarci.




Pietro è il protagonista di questo intenso viaggio a cavallo tra la realtà e la poesia, in cui si mescolano visioni lucenti e fantastiche ad abissi incommensurati di oscurità e paura. Il percorso del protagonista dovrebbe portarlo in India ma il romanzo inizia quando lui stesso, insieme ad un gruppo di turisti, si trova di fronte alle meravigliose porte di FeliCittà
Una cittadina ridente, famosa in tutto il mondo per i suoi specchi, meta di continue visite da parte dei più curiosi, attratti dalle sue originali ed introvabili particolarità. Essa sembra subito un sogno, un luogo in cui sono i colori a dominare l’aria, la terra e l’acqua, in cui un tripudio di pastelli fatti di azzurro, giallo e rosso, capaci di dipingere il mare, la torre, la chiesa e ogni piccolo negozio e casa che popola questa meravigliosa avventura che chiamano FeliCittà. 

L’autore descrive con dovizia di particolari e cura ogni aspetto di questo posto apparentemente incontaminato e felice. La sua scrittura è delicata e soffusa, le sue parole macchiano d’inchiostro le nuvole ed il cielo mentre lottano e si contrattaccano. I colori come il giallo ed il blu si mescolano alle mura fatte di pietra, alle viette ciottolate ed alle torri innalzate a protezione della città. Durante il suo percorso conoscitivo, Pietro incontrerà molti personaggi, alcuni amici, altri nemici, chi lo aiuterà e chi lo minaccerà. Ci sarà chi lo metterà in guardia contro terribili accadimenti, perché al di là di ogni apparenza, FeliCittà è in pericolo, così come tutti i suoi abitanti. 

Teodoro, il direttore della scuola, gli offrirà un posto come autista e gli chiederà di trattenersi in quel luogo più del dovuto, perché la sua venuta può significare una grande svolta per tutto il popolo. Conoscerà il sindaco, una splendida donna vestita di bianco e nero, dalla pelle diafana e gli occhi neri come la notte. Una vera e propria minaccia latente, che con le sue poche e spicce parole tenterà più volte di impaurire e di allontanare da quel luogo il nostro eroe. Infine anche l’amore farà il suo ingresso, incarnato dalla bellissima e giovane russa Natascia, della quale Pietro, stranamente, s’innamorerà al primo sguardo, confessando a se stesso, di averla amata da sempre. 

“A dire il vero, era come se fossi da sempre innamorato.” 

I personaggi sono narrati come se potessimo vederli, di essi l’autore ci descrive gli abiti, i lineamenti del viso, il colore dei capelli, le movenze e le espressioni, attribuendogli un’umanità ed un’animosità che li avvicina pericolosamente alla vita reale, rendendo le loro storie un meraviglioso mosaico che si chiama vita. L’atmosfera è pregna di fiaba, ci sono indizi ovunque che lasciano immaginare che ogni elemento ed ogni accadimento non sia altro che un rimando a qualcos’altro. 
Del resto sono o non sono le fiabe, le più grandi metafore sulla vita? 

Un misterioso complotto prende lentamente forma, più ci addentriamo e conosciamo da vicino i protagonisti di questa storia, alla quale la stessa natura, i suoi umani e persino gli animali prendono parte. Lo stile ti conquista, conducendoti senza oppressione e senza alcuna pressione a scoprire i segreti di cui fin dall’inizio percepisci la presenza, proprio perché l’autore è bravo a suggerire che esattamente dietro i mille colori di quell’arcobaleno, si cela il buio più nero. 
Nella scuola Pietro conosce una donna cieca di nome Monica che conserva una storia molto particolare ed eccezionalmente emblematica che serve all’autore per riempire le pagine del suo romanzo non solo di una trama esclusivamente narrativa ma anche condita da numerose riflessioni filosofiche, proprio perché lo scopo di scrivere una storia come questa è sicuramente, tra tutti quelli che ci possono essere, l’invito al pensiero ed al giudizio, la presa di coscienza, e la trasformazione dello sguardo su tutto ciò che ci circonda. Monica era una fotografa che una volta diventata cieca comincia a sentirsi inutile, perché non può più fare niente che sia riconosciuto convenzionalmente universale. E nello stesso modo considera Pietro. Egli ammette di viaggiare senza uno scopo ed è anche quello qualcosa di profondamente inutile, perché è solo una perdita di tempo. Il discorso sulla cecità in rapporto al tempo e all’utilità della propria vita e delle proprie esperienze serve da input per riflettere su argomentazioni molto più ampie come l’orientamento che può prendere la nostra vita, la perdita di uno scopo e la speranza quando non ci si sente compresi. 

La chiave del mistero si trova in mezzo agli alberi, nel volto corrucciato di Teodoro e tra le rughe e il corpo scarno di Leone, personaggio intorno al quale ruotano tutti gli equilibri della storia. Egli sembra uscito direttamente da una fiaba dei fratelli Grimm e contribuisce ad arricchire quell’alone di sogno e realtà nel quale Pietro non può essere altro, anche senza volerlo, che un punto di riferimento per l’intera città e soprattutto per Monica, che si scopre talmente presa da lui da considerarlo in pochi giorni l’uomo della sua vita. 

Gli specchi di cui ogni negozio di FeliCittà è pieno, rappresentano il suo incontrastato fascino che è anche la più grande maledizione, perché è proprio nel loro riflesso che si conserva il valore e il senso di quel mondo e di chi lo nutre per farlo sopravvivere. Una scoperta sconcertante metterà Pietro a dura prova. Un compito gravoso penderà sulle sue spalle ed egli, come comandato da un destino silenzioso ed invisibile, risponderà senza pensarci, a quel richiamo assurdo e terribile, senza alcun ripensamento, come se fosse inesorabilmente destinato a quello, anche senza volerlo. 

C’è un’antica leggenda che si respira nel bosco, una storia incredibile, incastrata tra i rami di un albero che serba il più grande mistero del mondo. Lo scontro tra la gazza bianca ed il picchio nero dalla cresta rossa. Ed ora state pensando ad una favola e per certi versi è proprio così. Ma è anche molto di più come ogni grande fiaba che si rispetti. 
Il ruolo degli specchi non è solo marginale, essi rappresentano il nucleo filosofico della storia. Il romanzo parla di specchi in cui riflettersi per non scomparire, ma è lo stesso romanzo un grande specchio in cui possiamo rifletterci per comprendere che forse anche noi stiamo scomparendo, e non riusciamo più a vederci per davvero. C’è un forte simbolismo che racchiude significati molto importanti negli uccelli, nella natura stessa e persino nella pietra. 

“Il Salvatore giungerà col nome della Pietra, colei che per sua natura, sa essere umile e forte, Colei che non è corrotta dalle intemperie, ma si perfeziona assumendo la forma del tempo.” 

Tra un gioco di specchi, di trasformazioni meravigliose e di lotte al limite della magia, il bene e il male ancora una volta si scontrano, in due mondi diversi: il mondo al di qua e il mondo al di là, in cui una terribile condanna costringe gli abitanti ad un sacrificio inestimabile. Ma non è altro che l’illusione della vita e del proprio essere a condurre l’umanità alla sua morte. La morte dell’anima, che diventa merce corrotta di una vanità sbagliata. Gli uomini si salveranno quando la loro coscienza si risveglierà dal sonno dell’illusione e dell’apparenza, della superficialità e dell’inganno. Le generazioni future dovranno avere il diritto di chiedersi Chi sono? E di darsi una risposta che non sia il povero riflesso di uno specchio fatto di illusioni. 

La teoria della vita e delle sue illusioni è molto particolare, perché incentrata sul gioco degli specchi ed affonda le proprie radici nelle più ardue argomentazioni filosofiche ed artistiche. Prima di essere un città moderna FeliCittà era una collettività dedita alla terra e alle arti. 

“Leone ci tenne a sottolineare che a FeliCittà non si era in cerca di fama ma necessario era avere l’arte come ideale.” 

La natura è una personificazione mastodontica ed imponente. L’opposizione tra giorno e notte è molto forte, come quella tra luce ed oscurità. Per raggiungere la vera felicità bisogna scavare dentro se stessi, superare le stanze buie che ci troviamo di fronte, rompere ogni specchio di illusione per raggiungere finalmente il sottosuolo dove si nasconde la verità. Il senso è quello di non credere alle apparenze. Non credere a ciò che vediamo, sentiamo e viviamo superficialmente. Ma cercare con umiltà e pazienza, il fondo scuro della nostra verità, di ciò che realmente ci rende felici. Dobbiamo trovare ognuno la propria scala personale che ci conduca nei sotterranei della nostra essenza pura e priva di menzogne e di maschere. Il guardarsi in faccia per quello che si è, non è altro che un modo per risvegliarsi, per aprire gli occhi di fronte al torbido e sonnolento sonno dell’inconsapevolezza. 

Pietro affronterà una discesa reale e metaforica che lo condurrà a capire la sua persona nel profondo. 

“Un fiammifero si spense. Fu buio totale. Io percepii una vibrazione dentro, l’armonia arcaica di un’esistenza perfetta.” 

Tutto ruota intorno ai concetti di felicità e di libertà. La filosofia prende campo e FeliCittà non è altro che la metafora della nostra coscienza che deve risvegliarsi dal sonno dello specchio. E’ veramente libero colui che guarda dentro se stesso, senza timore. 
A metà tra sogno e profezia, tra ciò che è reale e ciò che non può esserlo perché figlio della scrittura, si svolgono le vicende di questo romanzo fiabesco che del linguaggio perfetto e dell’intreccio ha fatto una garanzia per una lettura riflessiva e piacevole. Anche per tutti coloro che non amano leggere pensieri filosofici, seppur sarebbero utili a tutti, in questa storia troverete attimi di sensata analisi su ciò che ci circonda e soprattutto riguardo noi stessi. 

FeliCittà è un grande giardino pieno di fiori colorati, di piante, di animali, tutti doni della Natura che rappresentano il nostro mondo, la nostra vita. Quella luce, che ognuno di noi, anche il più apparentemente soddisfatto, sta cercando ha sempre e soltanto un nome: felicità. Puoi chiamarla amore, famiglia, lavoro, ma il senso non cambia. La filosofia ci insegna che è nell’oscurità, nell’ombra del sottosuolo più impraticabile che bisogna andare a cercare se stessi. La luce è dentro di noi, non fuori. E se non scaviamo dentro, con le unghie e con i denti, se non ci liberiamo delle convenzioni e dei preconcetti, FeliCittà resterà soltanto uno splendido miraggio, che potremo solo intravedere nei nostri viaggi, da lontano, senza mai entrarvi per davvero. 

FeliCittà è un’utopia, perché non esiste ma paradossalmente è realizzabile perché dipende da quanto abbiamo il coraggio di andare a fondo, dentro di noi. Senza temere il buio che in esso troveremo. Qualunque sia il suo volto, qualunque sia la sua voce. 

In un’epoca in cui la luce è diventata lo sguardo. In cui è accecante, anonima, spesso aberrante, tutta uguale. In cui illumina nello stesso modo tutte le cose, rendendole pericolosamente indifferenti perché non facciamo più lo sforzo di scoprirle, avendole continuamente davanti. I luoghi, esageratamente illuminati non sono più ripari, ma spazi perdutamente aperti. In un’epoca così, come la nostra, l’oscurità, l’ombra, la penombra sono state cancellate, come si vuole cancellare la polvere dalle cose. Ma il buio è il nostro fondo nascosto, se eliminiamo le ombre, il nostro essere perderà la sua umanità, la sua carnalità, la voglia di scoprire. C’è chi teme il sottosuolo perché lì si nasconde il buio dell’anima e vuole che il giorno sia eterno, ma se continueremo a credere che vedere tutto sia meglio dell’ombra, perché questa può generare mostri, allora nessuno di noi raggiungerà mai la felicità. E’ nell’imperfezione dell’oscurità che si nasconde la nostra umanità, ciò che ci rende mortali, forse sbagliati ma sicuramente veri e reali, più di qualunque teatrino festante di scintillanti specchi che intonano la loro ennesima e illusoria vittoria sul mondo.



martedì 25 novembre 2014

Open Arms di Gennaro Loffredo Recensione

Buonasera cari lettori! Oggi posto la recensione di un romanzo che mi ha sorpreso molto, di uno scrittore emergente e che si presenta con un linguaggio scorrevole e una trama ben articolata. Gennaro Loffredo e il suo Open Arms.





Titolo: Open Arms
Autore: Gennaro Loffredo
Editore: Montecovello
Pubblicazione: 30 Settembre 2013
Genere: Narrativa
Pagine: 392
Prezzo: 17.90




 TRAMA

Open Arms è un'isola sperduta del Pacifico dove sorge una società tecnologicamente avanzata, un paradiso futuristico nel quale è possibile darsi una seconda opportunità. L'improvvisa scomparsa dell'uomo che ha reso possibile questo miracolo, il governatore Cassini, desta più di un sospetto: Cassini sembra essersi dato fuoco, ma alcuni particolari lasciano supporre che possa essersi trattato di un brutale omicidio. Il neo governatore decide, così, di affidarsi ad un detective tra i migliori in attività: John Barnard di Plymouth, in realtà un neofita che si è involontariamente ritrovato ad avere una straordinaria quanto fasulla reputazione. Seguito dal suo improbabile team ed a dispetto della sua totale incompetenza, egli cercherà di risolvere il caso. John e la sua squadra daranno adito a tutta una serie di situazioni esilaranti, paradossali e grottesche, ma avranno anche l'occasione per confrontarsi con un nuovo e sconcertante mondo.




“Non sono un genio, né un gran talento… ho solo una storiella da raccontarti.”

Così inizia Gennaro Loffredo il suo rocambolesco viaggio all’insegna dell’originalità e dell’humor, trasportandoci, senza pretese e senza promesse all’interno di un mondo talmente bello, da essere chiaramente utopico, ma questo è solo l’inizio. 

Open Arms è una splendida isola a Sud del Pacifico, con 15.000 abitanti e un clima tendenzialmente mite, senza dimenticare la cosa più importante: è indipendente. Un luogo a metà tra la meraviglia ed il mistero come tutto ciò che è ancora sconosciuto ai più. Un posto che in pochi conoscono, ma che tutto il mondo ammira per come viene gestito, controllato, per come la gente ci vive e ci sopravvive. Una vera e propria realtà così splendidamente perfetta da apparire fin troppo inusuale nella sua segretezza. Che fosse tutta una farsa?

Open Arms, chiamata così per la sua forma che richiama le braccia aperte di una donna, diventa oggetto delle indagini di un confusionario e improvvisato detective di Playmouth, tale John Bernard, che aiutato dall’amico scienziato Chris e da un gruppo di improbabili furfanti, viene chiamato a risolvere nientemeno che il mistero di un’omicidio. 
 Il governatore dell’isola, Mark Cassini, viene trovato morto bruciato, proprio quando apparentemente non sembra esserci nessuna motivazione che potesse aver spinto qualcuno ad ucciderlo. Il corpo ritrovato e le modalità della presunta morte fanno sì che il caso venga immediatamente archiviato come suicidio. Infatti alcuni testimoni, che lo hanno visto poche ore prima della scomparsa, confermano che l’uomo aveva comprato di sua spontanea volontà una tanica di benzina. Dunque, quale prova più evidente per avvalorare l’ipotesi di una morte decisa anzitempo e procurata dalla stessa vittima? 

Tutto filerebbe liscio a questo punto, se non fosse per Wang, una delle persone più vicine a Cassini ed anche colui che dopo la sua morte viene nominato nuovo governatore dell’isola. L’uomo non ci sta alla versione ufficiale e contatta il nostro John, per far luce su questo poco credibile suicidio. 
Peccato però che Bernard non sia un vero e proprio investigatore! 

L’ufficio in cui svolge il proprio “lavoro” non è altro che l’ex ambiente in cui l’amico Chris gestiva l’agenzia funebre del padre, pieno quindi di bare e di cadaveri. Le scene iniziali, nelle quali l’autore racconta le peripezie e i battibecchi tra i personaggi su questo sfondo pseudo reale, che diventa quasi una visione tra il macabro e il fantastico, spesso conducono al sorriso, e all’ironia, quella buona, quella che ti spinge a leggere per capire fino a che punto le furfanterie dei protagonisti arriveranno. E capisci subito che giungeranno in brevissimo tempo all’apice, fino ad Open Arms, fino all’isola che John definisce un luogo per pazzi. 

“Questo era tutto ciò di cui era venuto a conoscenza. E' scandaloso! si disse. Questi sono fuori dal mondo, un’isola di pazzi!” 

Ma il nostro John Bernard è senz’altro un tipo molto particolare. Uno cresciuto a proprio piacimento, che ha usato le lezioni della vita per plasmarsi un’idea dell’esistenza tutta sua. Uno che da bambino era timido ed insicuro, osteggiato dagli altri, ed eterno sconfitto di beghe e zuffe adolescenziali. Uno che forse non si è mai davvero imposto, non tanto per un evidente impossibilità ma forse per previa inettitudine. A lui bastava razzolare male e non predicare affatto. Solo l’incontro con Chris, questo strambo e folle personaggio tutto preso dai suoi esperimenti e dalla sua “magia”, è riuscito a renderlo più forte e quindi anche capace di osare. 

E’ bene chiarire subito che l’agenzia investigativa non è altro che un cumulo di menzogne e di fatti inventati, nientemeno che da uno dei migliori hacker in circolazione, il buon Bob, che una volta contattato da John, in pochissimo tempo gli crea un fulgido passato di splendenti ed inarrivabili risultati investigativi e in poche ore li tira a lucido per gettarli sul mercato delle chiamate di lavoro e Wang dixit, senza mezzi termini e senza mezze misure: 

“Lei è un uomo dalle mille risorse! Non la scopro di certo io.” 

E da queste poche ma intense parole, il nostro autore si libera di ogni fardello di pesantezza e banalità, raccontandoci una storia incredibile ma altamente divertente. Compariranno sulla strada di ogni lettore che a questo romanzo farà l’occhiolino, una miriade di personaggi, una fila infinita di uomini e donne, vecchi e cialtroni, custodi di cimiteri e improbabili ex mogli, amanti e farabutti, ognuno dei quali avrà dalla sua la forza della parola e l’intensità del momento che renderà viva quella storia. Molti di essi li vedrete solo da lontano, altri faranno la loro comparsa e poi spariranno, senza che li vedrete più per lasciare il posto ai veri protagonisti del romanzo, nel quale s’intreccia una trama da giallo che si traveste di qualcos altro. 

La narrazione si alterna tra il punto di vista di John che racconta in prima persona e quello di un narratore in terza, che spesso prende il sopravvento, raccontando in modo più distaccato lo svolgimento delle vicende. Alla fine di ogni capitolo c’è volontariamente un intercalare spontaneo e simpatico tra chi sta raccontando e l’ipotetico lettore, il quale viene continuamente chiamato in causa in modo che non perda attenzione e si ritrovi sempre più coinvolto in queste misteriose vicende. 

Non poteva mancare l’amore, incarnato dalla splendida Amaltea, la segretaria di John, che rappresenta l’angelo, il fiorellino, la rosa, colei che l’eroe ama ma che non potrà mai essere sua, perché appartiene ad un altro.
Ed è questo che l'autore fa credere all'inizio. Ma occhio! Perchè niente ma davvero niente è come sembra.

Verità e sogno, crudele realtà e fantasie recondite si mescoleranno in questo curioso racconto che mi è apparso molto diverso da tutto ciò che finora ho letto. Tra ritrovamenti di nuovi cadaveri, fughe improbabili, biglietti d’amore dispersi e pericolose quanto segrete immagini e simboli arcaici, l’indagine procede inizialmente molto lenta, ma poi nella seconda parte del romanzo, subisce un’accelerazione che la rende inarrivabile, che ti conduce a leggere pur di scoprire, mantenendosi sempre all’altezza di un ritmo serrato ed appagante. 

I luoghi cambiano, e i nostri personaggi si muovono a metà tra la confusione, il delirio e il desiderio di scoperta, tra i posti più misteriosi dell’isola, sui quali troneggia la foresta, luogo incontaminato e leggendario, che da sempre ha affascinato per la sua incantata atmosfera e qui non è da meno, diventando locus di efferati omicidi ed improbabili verità. Interessante l’idea di partenza dell’autore di inventarsi quest’isola che inizialmente era semplicemente un centro di accoglienza nel quale le persone venivano mandate per riprendersi e per essere curate. Poi con il tempo è diventato un vero e proprio centro in cui vivere e crescere, crearsi una famiglia e migliorarsi soprattutto perché il fine primario di Open Arms è il lavoro. 

“Una volta ricevute le prime cure, soprattutto di natura psicologica, quelli che lo desideravano potevano intraprendere il corso. Qui si insegnava un nuovo modo di vivere in società basato fondamentalmente sull’etica: si migliorava la percezione del prossimo, si spingeva a predicare la non violenza, si simulavano piccoli nuclei familiari praticando lo scambio dei ruoli…” 

Il valore principale di questa utopica società però sembra essere sempre e soltanto uno: la crescita interiore e sociale e mai quella economica. Infatti non circola moneta alcuna e la filosofia è unicamente questa:

”Su Open Arms non morirai mai di fame ed avrai sempre un tetto garantito… ma non ti arricchirai.” 

Con lo scorrere delle pagine, il mistero si infittisce non solo di cadaveri ma anche di nuovi elementi che però, paradossalmente, conducono il nostro pseudo investigatore sempre più lontano dalla verità ed egli si sente sempre più un bugiardo cronico, racchiuso in un’enorme bolla di menzogna che può scoppiare da un momento all’altro. 

“Più che un detective mi sentivo un contaballe.” 

Ad acuire le sue evidenti capacità limitate, la comparsa di un simbolo, su alcuni cadaveri e su un foglio ritrovato nella libreria della villa del governatore morto. La costellazione del serpentario fa la sua apparizione ammantata di mistero e di segretezza, oscurata dalle vicende di sangue e così intimidatoria da gettare tutti nello sconforto. Che ci sia qualche inimmaginabile mistero nascosto in quella apparente gentile e tranquilla terra chiamata Open Arms? 

Al clima di dubbio ed apprensione si alterna quello frivolo e bizzarro delle nuove elezioni politiche che stanno avvenendo in altre parti del mondo, e all’avvento addirittura di un processo per omicidio che renderà il clima della storia ancora più esaltato ed esaltante, elettrico, ed eccezionalmente ritmico. Una trama ben congeniata, che non lascia nulla a caso. Un thriller che non basta a se stesso e che vuole essere dichiaratamente altro. Altro a cui non saprei dare un nome. Ma questa è una storia curiosa che incuriosisce, paradossale e originale. 
Una storia che mi piace definire sfiziosa, intrigante, capace di stuzzicare l’intelligenza e l’attenzione di chi legge per farsi seguire in questo luogo nascosto dal mondo, che non ha nessuna coordinata reale ma che diventa una grande ed impellente metafora sulla nostra società, sulla nostra politica, sui nostri valori e sulla nostra moralità. 

Il romanzo è anche un meta romanzo, nel momento in cui scopriamo che Juliet, uno dei personaggi di contorno, sta scrivendo la storia di chi ha fondato Open Arms, aggiungendo ancora altro materiale a questo bosco fatto di ombre e di suoni, di richiami e scoperte che è la fantasia dell’autore. 

La fine arriverà e non vi sembrerà vero. Non vi sembrerà vero che la verità sia quella che non potevate minimamente immaginare. Perché? 
Perché l’autore è bravo a non farvi capire nulla. E’ bravo a condurci su strade apparentemente troppo facili e di convincerci che è proprio lì che sta la verità ma poi, fidatevi, non è vero niente. Lui si diverte soltanto a vedervi passare da una certezza ad un’altra, senza aver mai risolto davvero la storia. 
Niente sarà più plausibile, tutto vi apparirà impossibile eppure il finale, quando il cerchio si chiude, sarà un finale perfetto, che combacia perfettamente con tutto e forse voi, come me, resterete a bocca aperta. 

Nelle ultime pagine c’è un accenno a Crab, un laboratorio che farà parte del secondo romanzo scritto da Gennaro Loffredo, che si presenta come il seguito di Open Arms. Non starò qui a dirvi di cosa sto parlando, semplicemente riprenderò la frase contenuta nel libro: 
Qui termina la fase uno. 
Con questo capirete che vi troverete di fronte un finale aperto ma bello. Un finale in cui a poche righe dalla fine, inconterermo nuovamente John e la sua amata Amaltea che discuteranno del loro autore ed anche di noi. Un autore che ha dimostrato sicuramente di amarli e di volergli ancora dare una storia, di tenerli ancora per un po’ in vita. Gli ha donato consistenza battito, esperienza. Li ha resi capaci di far sorridere e ridere, di far divertire e soprattutto riflettere, anche con un pizzico di paura, di ansia e di suspense. 

“Non vi ho intrigati abbastanza?” 

Io gli rispondo di sì, che lo ha fatto. E voi?




sabato 22 novembre 2014

Estrazione vincitore GiveAway For Halloween!

Buongiorno lettori! Ieri 21 novembre è finito il GiveAway For Halloween iniziato il 31 ottobre. E' arrivato il momento di decretare il vincitore di questi bellissimi premi!










E dunque la vincitrice è Chanel S. E' già stata contattata, se non risponderà entro tre giorni, passerò ad una nuova estrazione! 

 Buon fine settimana e a presto per nuove sorprese! 

venerdì 21 novembre 2014

Segnalazione Non andartene docile in quella buonanotte e In un'altra vita di Licia Vichi

Cari lettori anche oggi è una giornata di segnalazioni, nella quale vi presento due testi pubblicati dalla stessa autrice secondo la formula del Selfpublishing. Sto parlando di Licia Vichi e dei suoi Non andartene docile in quella buonanotte e In un'altra vita. 

Guardiamo le cover e leggiamo le trame!


Titolo: Non Andartene Docile in quella Buona Notte 
Autore: Licia Vichi 
Editore: Autopubblicato 
Pubblicazione: 08 Novembre 2014 
Pagine: 140 
Prezzo: 2.68 (eBook)



TRAMA

Ginny e Jason sono due ragazzi di vent’anni di Padova che si incontrano in circostanza particolari: in un reparto psichiatrico. Entrambi stanno infatti passando un brutto momento: lei è reduce da un tentativo di suicidio, lui ha appena perso la sorella gemella. Le circostanze non sono ottimali, eppure l’amore sboccia, dolce e tenero e li sorregge nei momenti bui che attraversano dopo le dimissioni dall’ospedale. Riuscirà l’amore ad essere abbastanza? La loro storia sarà il fattore scatenante per la loro guarigione o quello che li trascinerà a fondo? Una storia di dolore e speranza. Due ragazzi che nella sofferenza comunicano tramite la poesia e grazie all’amore trovano la via per uscire dall’oscurità.






Titolo: In un'altra vita
Autore: Licia Vichi 
Editore: Autopubblicato 
Pubblicazione: 08 Novembre 2014 
Pagine: 96 
Prezzo: 0.89 (eBook)



TRAMA

Mark e Rachel si incontrano ad una festa sulla spiaggia ed è subito amore, di quelli travolgenti che ti cambiano la vita. Un giorno però, dopo un banale litigio, Mark sparisce improvvisamente e non da più notizie di sé. Tre anni dopo Mark incontra Rachel al supermercato e scopre che non è da sola: con lei c’è Sophia, la figlia che non sapeva di avere avuto. Dopo la rivelazione della sua paternità, l’uomo insiste per essere coinvolto nella loro vita, ma non vuole rivelare il motivo per cui è sparito. Rachel dovrà lottare tra l’attrazione che ancora prova per l’uomo e il buon senso che le dice di non fidarsi di Mark. L’uomo cercherà di convincere Rachel delle sue buone intenzioni: è tornato per restare e vuole la donna al suo fianco. Rachel cederà al suo fascino o si consolerà con l’amico Leo, da sempre innamorato di lei?




BIOGRAFIA

Licia Vichi è una blogger e autrice; sempre con un libro in mano e una tazza di caffè nell'altra, sempre occupata in mille attività artistiche. Ha iniziato a scrivere per caso, come terapia, poi è diventata una passione e adesso scrive a più non posso, la sua mente è sempre piena di storie che deve riversare da qualche parte. Non sa esattamente quando la scrittura sia diventata così importante per lei, ma crede che si sia insinuata piano piano, subdolamente e le abbia rapito così il cuore e ne è felice.

giovedì 20 novembre 2014

Segnalazione Harlequin Mondadori - AfterTime Trilogia di Sophie Littlefield

APOCALITTICA, INQUIETANTE, AVVINCENTE. 


AFTERTIME, LA TRILOGIA FIRMATA SOPHIE LITTLEFIELD CONQUISTERÀ TUTTE

 LE FAN DI THE WALKING DEAD.

L’ultimo episodio di The Walking Dead vi ha lasciato l’adrenalina in corpo? Siete rimaste sveglie tutta notte perché non potete resistere in attesa del prossimo episodio? Non temete: noi abbiamo la soluzione che fa per voi. Preparatevi all’alba di un nuovo giorno, dimenticate tutto quello che siete state, le vostre certezze… perché il mondo è finito, ieri. Dal 30 ottobre 2014, in esclusiva digitale eLit, Sophie Littlefield propone una trilogia dalle tinte paranormal che saprà appassionare anche le più accanite fan di The Walking Dead. Aftertime, Tomorrow e Horizon svelano uno scenario post apocalittico nel quale la protagonista cerca disperatamente di sopravvivere, tra incubi terribili, lasciandosi alle spalle miseria e devastazione. Una serie che mescola con maestria sentimento, horror, fantascienza e dramma: impossibile resistere alla forza delle emozioni contrastanti che questa imperdibile trilogia è in grado di suscitare nel lettore. Quando si risveglia in una terra desolata e sfregiata come il suo corpo, Cass Dollar ricorda vagamente di essere sopravvissuta a qualcosa di terribile. Non ha idea di quanto tempo sia passato, sa solo che la piccola Ruthie, sua figlia, è svanita. E con lei quasi ogni traccia di civiltà. Siete pronte per lasciarvi proiettare in una dimensione surreale? 







AFTERTIME - Quando si risveglia in una terra desolata e sfregiata come il suo corpo, Cass Dollar ricorda vagamente di essere sopravvissuta a qualcosa di terribile. Non ha idea di quanto tempo sia passato, sa solo che la piccola Ruthie, sua fi glia, è svanita. E con lei quasi ogni traccia di civiltà. Al posto delle auto e dei centri commerciali, ora sulle strade ci sono solo zombie affamati di carne umana. I pochi sopravvissuti non si fi dano più di nessuno, fi guriamoci di una “contagiata”. L’unico a non voltarle le spalle è l’enigmatico Smoke, sfuggente e pericoloso… riuscirà Cass a non perdersi nei suoi seducenti occhi blu?









TOMORROW - La civiltà è scomparsa, la California è infestata dagli zombie e le poche zone libere sono controllate dal regime totalitario dei Ricostruttori. Eppure, dopo aver trovato sua figlia, Cass si è convinta che esista ancora la possibilità di essere felice, fi nché Smoke non decide di partire, accecato dalla sua sete di vendetta. Ferita e delusa, Cass si lascia travolgere dal fascino del seducente Dor...ma quando scopre che Smoke è prigioniero del regime, capisce che è giunto il momento di scegliere. Lottare contro l’oscurità o rischiare di perdere per sempre le persone che ama?



HORIZON - Cass Dollar è sopravvissuta alla distruzione della civiltà, agli zombie, alla crudele follia dei Ricostruttori. E tuttavia continua a sognare un futuro sereno per sé e per la piccola Ruthie. Finché un giorno un misterioso viaggiatore porta la notizia di un passaggio che conduce a nord, lontano dalla minaccia dei morti viventi. Pur sapendo che potrebbe trattarsi di un miraggio, Cass decide di rischiare e parte, affi ancata dagli uomini della sua vita: Smoke e Dor. Fare chiarezza nei propri sentimenti è solo una delle molte sfi de che Cass dovrà affrontare nel corso del lungo viaggio verso la salvezza. Ma è disposta a lottare fi no alla morte per la promessa di un nuovo giorno.






Il book trailer!



martedì 18 novembre 2014

Essere Melvin di Vittorio De Agrò Recensione

Buon pomeriggio cari lettori, riesco finalmente a postare una nuova recensione di un romanzo molto complesso, che affronta tematiche profonde ed interessanti come quelle dei rapporti familiari, dell'identità sociale e virtuale e soprattutto racconta il percorso di un uomo che sfiora la perdita totale degli equilibri mentali, scontrandosi con i confini deleteri della malattia mentale. E' un romanzo, Essere Melvin di Vittorio De Agrò, che ha ricevuto molte recensioni dai blog, e che si presenta non certo per essere compreso facilmente. E' una lettura che come quelle che preferisco, apre spiragli nuovi e può cambiare il modo di vedere ciò che ci circonda.



Titolo: Essere Melvin
Autore: Vittorio De Agrò
Editore: Self Publishing
Pubblicazione: Febbraio 2014
Pagine: 287
Prezzo: Cartaceo: 10,50 - PDF: 0,99





TRAMA

Essere Melvin è per un verso la storia di un cavaliere temerario che deriva la sua audacia da un rapporto con la realtà tutto trasfigurato dalla finzione; per altro verso è la storia di una vendetta lungamente preparata e macchinosamente architettata. Dirò di più: il libro stesso è una gigantesca rivalsa, non contro qualcuno in particolare, ma contro la misura colma delle frustrazioni e delle delusioni, contro una vita che somiglia troppo poco a quella sognata. Un romanzo d’avventure, dunque? Certo. Purché il lettore sia avvertito che le terre di conquista sono tutte interiori, e che l’eroe era ben poco equipaggiato ad affrontare i mostri, i draghi, gli stregoni e i briganti che non sospettava di nascondere in sé. Melvin è una storia vera. (Dalla prefazione di Guido Vitiello)

                                                         BIOGRAFIA

 Vittorio De Agrò è nato in Sicilia, ma vive a Roma dal 1989. E’ un proprietario terriero e d’immobili. Dopo aver ottenuto la maturità classica nel 1995, ha gestito i beni e l’azienda agrumicola di famiglia fino al dicembre 2012. Nel Gennaio 2013 ha aperto il blog:ilritornodimelvin.wordpress.com che è stato letto da 13000 persone e visitato da 57 paesi nei 5 continenti. “Essere Melvin” è il suo primo romanzo. Nel 2014 produrrà un corto ispirato al libro.




Sei anormale. Io ti ho creato e io ti distruggo. 


E’ difficile definire questo romanzo, quindi non lo farò. E inizierò proprio col non chiamarlo romanzo, considerato che neanche l’autore vuole essere definito scrittore. 

Essere Melvin è un grande viaggio non solo per chi racconta ma soprattutto per chi legge, che si trova ad affrontare, piuttosto sprovvedutamente, un terreno così arduo e pericoloso come quello della mente. 
Melvin è l’alter ego dell’autore, colui che narra ciò che seppur apparentemente ed eccezionalmente romanzata, è senz’altro la sua vita. Il personaggio che incontriamo dopo Melvin è lo Splendente, lo psichiatra che lo tiene in cura e che come dice lui stesso, dovrebbe salvargli la vita. E così il nostro pseudo eroe si mette letteralmente nelle mani di questo illustre sconosciuto che gli fa tante domande e lo ascolta sempre appuntando qualcosa in un meraviglioso quaderno delirante. 
Melvin ha due problemi secondo la scienza della mente: affettività nei confronti delle donne e difficoltà nel gestire il rapporto con se stesso. 
Ma Melvin è da sempre un tipo solitario, con pochi amici, terribilmente timido con le ragazze fin dalla sua adolescenza. E la figura di questo padre, così sicuro e vincente, la cui unica preoccupazione sembra essere che il figlio non mostri un vero interesse per le donne, non rende il suo approccio con il mondo femminile più facile. La madre, silenziosa ed intelligente, lo accusa di essere indisciplinato e di non voler studiare e allora ecco che la vita del nostro protagonista s’inquadra immediatamente all’interno di una cornice dove da un lato le donne, dall’altro lo studio, diventano i motivi che lo fanno sentire oppresso, minando il suo equilibrio mentale già ampiamente discordante con la disciplina e l’attenzione. 

Il libro è incentrato sulle sedute con lo Splendente, configurandosi come una sorta di memoriale, in cui lo stile netto e mirato dell’autore, scarno e asciutto, non lascia spazio a lacune che possano rallentare la lettura, creando noie inevitabili. E’ come un detto-fatto, come se ognuno di noi fosse lo Splendente alle prese con quest’uomo di 34 anni che sembra aver subito molte più pressioni ed oppressioni che atti di gentilezza o di affetto. Comandi camuffati sotto la forma dei più disparati "ti voglio bene" o "lo faccio per te." 
Eppure egli non parla mai di veri gesti affettuosi, familiari, personali da parte della madre, del padre o dei fratelli, è come se il mondo degli affetti fosse qualcosa di completamente fuori dalla sua vita. 

Il suo principale cruccio è la difficoltà di instaurare legami amorosi con le donne, nonostante alcune si mostrino interessate a lui, perché si è auto convinto di non essere degno di interesse da parte dell’universo femminile. Beatrice, Flavia, Marzia, Caterina, sono figure che lui non riesce a rendere di carne, non riesce a toccarle, troppo intrappolato nella sua malattia interiore. Una gabbia senza sbarre che lo inchioda alla sua stessa sofferenza, straniamento, disadattamento, fuga dalla realtà a causa di una procurata incomprensione, latente dentro di lui e involontariamente alimentata dai genitori e dalla scuola. 

“Io fingevo di essere quello che non ero. Ma non volevo ammettere il problema.” 

Dopo la morte del padre per un tumore, il mondo crolla inesorabilmente. Perde il suo unico punto di riferimento e inizia un periodo in cui l’apatia e la depressione diventano il suo pane quotidiano fino a quando prima il militare e poi l’arbitraggio riescono a scuotere le fondamenta annerite del suo dolore e le donne continuano ad essere per lui o un miraggio o un’ossessione. 

Melvin è fatto di orgoglio e di ansia, nella sua mente si crea quella pressione che lo spinge ad abbandonare qualunque cosa pur di non affrontarla. 
Melvin è fatto di vigliaccheria e di bugie, di fughe e fantasticherie. 
Ci siamo nella sua testa e ci restiamo, affascinati da questo strano mondo fatto di ragionamenti e sporcato da illusioni, vittorie improbabili e scarsi risultati. 

Melvin è un perdente ancora prima di mettersi in gioco perché qualunque cosa fa, il suo essere lo condurrà a distruggerla. 

“Qui invece di migliorare si peggiora. La mia memoria è la condanna più pesante.” 

Melvin durante tutta la sua vita si crea un’infinità di scudi pur di non affrontare la realtà per un senso di inadeguatezza cronica. Diventa attore di sé stesso: “decisi di andare sul set con un bastone da passeggio.” 

La sua vita cambia totalmente quando si iscrive ad un forum dedicato ad un’attrice nascente che interpreta un ruolo da protagonista in una fiction intitolata “Qualcosa è cambiato”. Da quel momento in poi inizia la discesa ripida ed ineluttabile nel burrone freddo della psicosi. S’innamora perdutamente di questa giovane attrice che soprannomina l’Aspirante o Godot, che diventa l’ennesima carta di cuori e fiori che va ad ingrandire il terribile castello che Melvin maldestramente continua a fomentare. 
Un castello fatto di illusioni e bugie sulla propria vita e sul proprio lavoro fino a quando deciderà che è arrivato il momento del colpo di scena da grande attore e con consapevole e terrificante lucidità deciderà di morire. 

La vita di Melvin è fatta di solitudine ed insoddisfazione. Nel momento in cui entra nel mondo virtuale, attraverso il forum, si crea un personaggio all’ombra del web ed è su di esso che riversa ogni sua insicurezza e malattia. 

Melvin è l’antieroe per eccellenza. Un uomo che non conosce misura, che vaga superando i confini dell’umana comprensione e della gentil accettazione. Come si può perdonare qualcuno che ha fatto soffrire, che ha stravolto completamente gli equilibri su cui si basa una vita normale? Non so se Melvin abbia perdonato se stesso, ma non è questo che ci è dato sapere. Noi dobbiamo solo attraversare, ai margini di uno spazio bianco, sporco d’inchiostro, questo incredibile viaggio nella memoria dell’uomo che ha aperto le tende del proprio sipario, nonostante queste abbiano assunto lentamente toni sempre più cupi e sinistri, fino a condurlo a sentire quelle voci nella testa, che non hanno fatto altro che chiamarlo verso luoghi ed anfratti, vicoli bui e spaventosi, dove non dovresti mai andare. 
Ovunque ma non lì perché dai fantasmi della propria mente non si esce. 

Essere Melvin è la storia di un uomo che si sdoppia in molte personalità, che racconta dei suoi infiniti sé, con una sincerità disarmante, una lucidità in quella follia che ti permette di perdere qualsiasi appiglio, qualsiasi inibizione. E’ un attore che recita di se stesso e quel se stesso recita di un altro ancora, innescando un luna park pericoloso che lo condurrà ad un punto di non ritorno. 

Melvin è Vittorio De Agrò e Vittorio De Agrò è ancora qualcun altro nei racconti intensi che non smettono mai di sorprendere e anche di impensierire. Ma tra questi tre pseudo autori, ci sono altrettante maschere che si danno il cambio perché l’autore, quello vero, non vuole negare l’attimo di popolarità a nessuno.

Tutto sembra ruotare intorno al complicato universo femminile eppure l’unico che appare davvero complicato nelle sue infinite complicanze è sempre e soltanto lui, il nostro antieroe. E’ un insicuro, strambo, complesso attore di se stesso, che inscena a seconda delle sue inquietudini ed insicurezze, talvolta una vivace commedia, alla quale chiunque allegramente può partecipare, talaltra una irrecuperabile tragedia, nella quale nessuna presenza, nemmeno quella più amichevole, può salvarlo. 

Melvin getta nel calderone chiunque gli si pari davanti. Nei momenti in cui l’insofferenza prende il sopravvento, non esiste sollievo, ma solo nemici che vogliono spingerlo nel baratro. 
Ci sono attimi in cui la tensione trasuda dalle pagine, le parole, le lettere. Momenti in cui si legge tutta la disperazione di una condizione apparentemente difficile da gestire. Sembra persino troppo che un uomo solo possa contenere tanta inquietudine, ansia, insofferenza, senza morirne. 

Verso la fine della sua storia, la tragicità, la depressione, la rabbia, l’incendio che divampa nella testa e nell’anima, prende inesorabile il sopravvento. 

"Non posso vedere la TV. Ho paura di vedere Godot. Se avessi Gigio tra le mani lo farei a pezzi. Non sono più padrone della mia vita." 

Egli cerca sollievo nei farmaci, vuole che qualcuno spenga la luce della follia. Ho letto la storia di una donna, diversi anni fa, che raccontava che la follia è una stanza tutta bianca, nella quale c’è una luce accecante, fredda, distante ed insopportabile. Questa luce è artificiale, come una luce elettrica, inanimata ed inamovibile. La follia è un regno opposto a quello reale dominato da una luce implacabile, senza alcun rifugio calmo e accogliente fatto di ombra silente. 
Il mondo del folle è astratto, in continua tensione, sempre sul punto di spezzarsi. E’ come se in quel mondo, nella stanza bianca della propria anima malata, ci fosse sempre una corrente elettrica di immensa potenza, che attraversa gli oggetti e le persone fino a condurli sul punto di esplodere. 

Anche Melvin forse si sentiva così, quando viveva il suo personale regno di luce desertica e abbagliante. Avrebbe voluto qualcosa che lo trascinasse fuori da quella tragedia dell’anima che a volte diventava come fuoco incandescente, capace di coprire qualsiasi grido della ragione. 

“Tu cerchi un farmaco che ti spenga e poi speri nella Divina Provvidenza. Ma io non posso farti questo, non voglio spegnere la tua volontà.” 

Melvin è stato definito in molti modi, cavaliere temerario e Don Abbondio dell’amore per citarne alcuni, ma per me resta semplicemente un uomo che ha vissuto ciò che nessuno dovrebbe vivere. Il suo personaggio così perfetto da sembrare inventato, è la storia di una persona vera che dalle sue esperienze ha tratto un'unica àncora di salvezza: la scrittura, la sola arma che un uomo così vicino all’abisso della totale perdita di se stesso, è riuscito ad afferrare, ad usare e a farla propria esattamente come la spada del più coraggioso combattente. 

Essere Melvin è un libro che racconta di tante cose, incubi e disperazioni, di lunghe notti insonni in cui seppur si è fatto giorno per gli altri, per Melvin l’alba non è mai arrivata. 
Un mondo, il suo, che può far tremare anche solo a guardalo, persino da lontano. Un mondo di paura e malattia, di perdita della propria identità e di morte dell’anima. Melvin non sa chi è perché non sa cosa essere. 

Le sue fantasie, la sua immaginazione, senza la quale non saprebbe vivere, lo tengono costantemente lontano dalla vita, quella fatta di carne ed ossa, di muri e palazzi da attraversare, fatta di luoghi in cui restare. Eppure quella follia immaginativa lo condurrà lentamente nell’unico luogo in cui non sarebbe mai dovuto giungere. E noi lo sentiamo, lo avvertiamo, quello sforzo disumano di gridare aiuto nel silenzio. 

Essere Melvin è una storia che va letta per molti motivi. Perché è scritta bene, perché è scorrevole, perché racconta di vita vera. Vi basta? No, perché questo può dirlo chiunque. 

Io invece vi dico che va letto perché può mettervi fuori strada, può farvi tremare di fronte all’imponderabile ragione della mente umana. I suoi misteriosi meccanismi, i suoi demoni sconosciuti, i suoi diavoli e le sue perverse figlie dell’immondo fiume nero della disperazione, non stanno aspettando invano. 
Si può avere paura quando la ragione viene inghiottita dalla pazzia e dalla sofferenza che non può più essere controllata? Sì.

Va letto perché è scritto senza mezzi termini e senza mezze misure. E va letto altrettanto onestamente. Non vi chiede di essere compreso, né in esso troverete qualcosa di condivisibile. Le azioni e le scelte di Melvin sono inaccettabili ma a lui non importa che qualcuno non lo biasimi. Questa storia non vi chiede nulla. Sarete voi, che mentre la state leggendo, comincerete a chiedervi tante cose. Ma, ditemi, quanto davvero sarete disposti a trovare le risposte?



lunedì 17 novembre 2014

Segnalazione Promozione Praemonitus-L'ombra del destino di Giulia Rizzi a soli 0,99 cent. su Amazon fino a fine Novembre!

Buongiorno! Oggi vi segnalo un piccolo post dedicato ad romanzo che è in promozione fino a fine Novembre e che potete acquistare a soli 0,99 su Amazon! Sto parlando di Praemonitus-L'ombra del destino, un fantasy scritto dall'esordiente Giulia Rizzi ambientato nei Cinque Regni che ha come protagonista una giovane fanciulla di nome Ileane e una scoperta che cambierà il destino di tutti i coloro che prenderanno parte a questa incredibile storia. La trama è molto intricata come ogni fantasy che si rispetti. Ci saranno lotte, missioni da compiere, magie, tradimenti, amori al limite e oltre la morte. Desideri e passioni proibite, tutto per rendere la lettura imperdibile! Di seguito troverete tutte le info necessarie per dargli un'occhiata. Senza dimenticare che è in promozione!

 Trama e Cover con un piccolo assaggio!


Autore: Giulia Rizzi 
Titolo: Praemonitus-L'ombra del destino 
Editore: Narcissus.me 
Pubblicazione: 2014 
Genere: Fantasy 
Pagine: 146 
Prezzo: 1,99




TRAMA


La principessa Ileane ha compiuto la propria missione: sottrarre al malvagio Pentorius la pericolosa creatura che tiene prigioniera. Suo padre, re Herwig, la attende a Naiade per l'esecuzione. Porre fine alle pene di quell'essere è l'unico modo per proteggere l'Unione dei Cinque Regni dai suoi poteri oscuri e imprevedibili. Qualcosa, però, trattiene Herwig. Una voce gli ha parlato attraverso il dono tramandato dai suoi avi, gli Indovini di Tiresia. Al re non resta che graziare la creatura ed assecondare il fato ospitandola a palazzo. Il terribile mostro che popola le leggende, infatti, non è altro che una bambina di dieci anni, Cassandra. Herwig si affida al vecchio Gedeon, medico e stregone, perché cancelli ogni suo ricordo e metta a tacere le potenzialità che stanno nascendo nella sua giovane mente. Il tempo trascorre in fretta, ma non si può sfuggire in eterno all'ombra del destino. I sentimenti che Damian, il figlio di Herwig, nutre per Cassandra, si fanno sempre più intensi, tanto da fargli perdere la ragione. A causa della propria gelosia rischierà di mettere in pericolo la vita della ragazza e l'intero Regno. Pentorius, infatti, è ad un passo dalla verità, ma non è l'unico deciso a impadronirsi di quegli oscuri poteri. Fra battaglie, tradimenti e amori proibiti distinguere il bene dal male diventerà sempre più difficile. “L'ombra del destino” è il primo romanzo della duologia “Praemonitus”.


BIOGRAFIA


Mi chiamo Giulia Rizzi, ho trent'anni e sono laureata in Scienze dell'educazione, con specializzazione in Pedagogia. Lavoro da anni nel settore dell'istruzione e della prima infanzia, tuttavia la precarietà mi ha costretta a lunghi periodi di disoccupazione. Durante questi mesi ho potuto dedicarmi alle mie passioni: leggere e scrivere. “Praemonitus. L'ombra del destino” è il mio primo romanzo ed, attualmente, è disponibile in formato ebook, autopubblicato con Narcissus.me. Pur essendo consapevole dei limiti di questa produzione “amatoriale”, spero possa avere comunque una possibilità o, perlomeno, ricevere delle critiche costruttive, utili per il futuro.



ANTEPRIMA


[...] Gruppi di anziane lavoravano ai telai, muovendo le agili dita su grossi fili di lana, incuranti di quanto accadeva a pochi passi da loro. Una decina di ragazze, alcune poco più che bambine, erano in cerchio attorno ad un prigioniero e vi si avventavano a turno pizzicandolo, colpendolo e strattonandolo. Urlavano come bestie selvatiche e ridevano sguaiatamente quando il poveretto tentava di difendersi, nonostante avesse le mani legate e la testa incappucciata. Damian si avvicinò di soppiatto per osservare meglio la scena accorgendosi con orrore che anche gli uomini assistevano divertiti alla scena e incitavano le proprie figlie e mogli a colpire più forte. La loro vittima, tuttavia, pareva non arrendersi e, con un rapido gesto, riuscì ad afferrare una ciocca di capelli da una delle sue aguzzine. Lei strillò alcune parole in una lingua sconosciuta, dimenandosi e scalciando, fino a quando un Errante dalla corporatura tarchiata decise di intervenire. Gettò a terra il boccale che teneva in mano, spargendo un intruglio scuro sulla terra. Tutte le donne tacquero all’improvviso. Perfino le vecchie smisero di tessere e alzarono la testa. Da sotto il cappuccio anche il prigioniero dovette intuire qualcosa. Tremò abbassando il capo, in un misero tentativo di proteggersi, ancora prima che le due grosse mani lo afferrassero per le spalle, scuotendolo brutalmente. Cadde in ginocchio, mentre il cappuccio scivolava ai suoi piedi, rivelando un viso graffiato e sanguinante. I lunghi capelli scuri appiccicati al volto sfigurato dalla paura non impedirono a Damian di riconoscere Cassandra. «Lasciala andare subito!» Gridò uscendo allo scoperto. Accecato dalla rabbia non pensò alle strategie di combattimento apprese all’Accademia. Solo contro un'intera carovana non avrebbe mai salvato Cassandra, anzi, sarebbe finito lui stesso schiavo degli Erranti. Per un istante l’uomo guardò stupito il ragazzo, indugiando sulla preziosa spada che brandiva. La lama sottile e dorata luccicava sotto i raggi del sole quanto un gioiello. Poi scoppiò a ridere sguaiatamente, imitato dai suoi compagni. Le donne, invece, si fecero in disparte, ancora spaventate dalla brusca interruzione, ma curiose di osservare meglio il bello sconosciuto. «Chi saresti tu…messere?!» Un forte accento, tipico delle sue origini, marcava ogni parola, conferendovi un tono ancora più sprezzante. «Gli abiti che indossi certo rivelano la tua nobiltà!» Disse trattenendo a stento un’altra risata e indicando la camicia sgualcita. Damian si avvicinò a testa alta, cercando di apparire sicuro. Sebbene guardasse negli occhi l’uomo, non gli erano sfuggiti i rapidi movimenti degli altri Erranti, pronti a sgozzarlo ad un cenno del loro capoclan. «Sono il principe Damian, figlio di re Herwig. Voi calpestate le terre di mio padre…signore.» «Oh, capisco. Peccato che qui nel bosco, sotto questi alberi, senza tetti e recinzioni» rispose allora, mentre con un ampio gesto teatrale indicava lo spazio attorno a sé «non ci siano signori. Né tu né io. Sei venuto per lei?» Indicò Cassandra ancora inginocchiata ai suoi piedi. La ragazza tentò di alzarsi, ma lui le premette con forza una mano sulla spalla, costringendola a restare a terra. Damian fremette stringendo i denti. «L’ho trovata nel bosco. Galoppava tanto velocemente che ha quasi travolto una delle mie figlie. Poteva ucciderla.» Continuò l’Errante. «Sono certo che non fosse sua intenzione. Se volete un risarcimento l’avrete. Un mio stalliere vi porterà delle monete…» Damian tentò di negoziare. L’Errante parve divertito. Si grattò il mento, come ad indicare la propria perplessità. «Perché tanto affanno? Chi è questa ragazza? È forse una fidanzata fuggita? Scappava da qualcosa…o correva da qualcuno…» Rise ancora, mettendo in mostra i denti scuri. «Indossa abiti di taglio maschile!» Constatò chinandosi vicino a Cassandra. «Stava decisamente fuggendo…magari da voi…principino?» Insinuò facendo scorrere le dita lungo il mento della ragazza, scendendo fino al collo sottile. «Non la toccare!» Ringhiò Damian. «Lei è la dama di compagnia della regina.» Azzardò. «Ma davvero?» L’Errante si voltò verso i compagni che sghignazzavano. «Adesso è la mia dama di compagnia. Mi piacerà avere una schiava. Perché, in fondo, è quello che è. Voi nobili usate nomi diversi: domestiche, stallieri, dame di compagnia, ma rendete tutti schiavi. Confinati a vita sotto il vostro stesso tetto, obbligati a servirvi in ogni modo, maltrattati e sottoposti alla vostra idea di giustizia. Lei è mia adesso.» Alzò Cassandra per un braccio e la strinse a sé. Damian la vide chiudere gli occhi mentre l’uomo le passava una mano intorno alla vita. «Non potete tenerla prigioniera.» Ormai disperato, Damian decise di giocare la sua ultima carta. «Lei è una di voi.» L’uomo parve non afferrare il senso della frase e lo guardò spazientito. «Lei è una Errante!» Continuò allora il principe. «La sua carovana è stata attaccata dai briganti circa otto anni fa, proprio in questi boschi. Tutto il clan è stato sterminato ed è l’unica sopravvissuta. Il vostro Codice d’onore proibisce di…» «Conosco il nostro Codice d’onore! Il tuo è un ridicolo tentativo, principe.» L’uomo scrollò la pesante testa. Con la mano voltò il viso di Cassandra e lo scrutò. «Lei non è una Errante. Non vedi il colore della sua pelle? E i capelli?» Disse facendo passare le sue dita tozze fra le ciocche sporche di fango. «Non è cresciuta all’aria aperta e non è figlia di Erranti. Inoltre non ricordo alcuno sterminio in questi boschi. Tu menti ragazzo!» «Non osare darmi del bugiardo! La mia stessa sorella l’ha trovata e portata a palazzo…» Inveì Damian. «Allora è lei ad averti mentito!» Rise divertito. «Forse anche la coraggiosa Ileane ha i suoi sporchi segreti.» Damian si lanciò su di lui rabbioso costringendolo a lasciare la presa su Cassandra, che cadde su un fianco. Il corpo massiccio dell’Errante, solido come una roccia ma allo stesso tempo agile, scansò senza fatica i fendenti della spada. Con un cenno della mano si fece passare una piccola ascia da uno dei suoi compari. «Perdonatemi principino, mi sento più a mio agio con questa!» Esclamò minaccioso. Sferrava colpi ravvicinati con una violenza selvaggia. Il suo scopo era uccidere, non tramortire. Damian cercò di fare tesoro della pratica a cui la sorella l’aveva costretto. Le mosse del suo avversario, accecato dalla rabbia, divennero presto prevedibili, dandogli modo di difendersi. In pochi istanti l’ascia sfuggì di mano all’Errante, che si ritrovò disarmato. «Arrendetevi adesso e non informerò mio padre dell’accaduto…» Damian cercò nuovamente di mediare. «Lo informerò io, ragazzo. Lo informerò della tua morte!» Sbraitò l’uomo furioso. Gridando si lanciò su di lui. Gettò Damian a terra, certo di avere la meglio in un corpo a corpo con quel mucchietto di ossa. Presi dalla foga della lotta nessuno dei due si rese conto della nenia che qualcuno aveva iniziato a cantare, prima piano, poi sempre più forte. L’Errante si fermò col braccio sollevato a mezz’aria, pronto a colpire nuovamente. Tutti i presenti si voltarono verso la vecchia che teneva la testa di Cassandra fra le mani, recitando strane formule ad occhi chiusi. La ragazza, come ipnotizzata, sembrava non riuscire a distogliere lo sguardo dal quel viso rugoso. Dopo alcuni lunghi istanti la donna si zittì. «Mandali via Rufus! Tutti e due.» Ordinò incrociando le mani sul petto ripetendo i gesti del rituale di protezione degli Erranti. L’uomo si alzò, ripulendosi i vestiti dalla polvere per prendere tempo. Irritato per l’interruzione, sembrò cercare il coraggio per contraddire la più anziana del suo clan. «Perché?» Si limitò a chiederle, con gli occhi che ardevano come tizzoni. «Perché non vogliamo avere nulla a che fare con quella creatura.» Indicò con un cenno del capo Cassandra, poi si rivolse a Damian. «È tuo padre ad avere degli scheletri nell’armadio, principe.»




LINK UTILI 

Il link dove acquistare il libro:  Qui

La pagina Facebook dell'autrice e del suo libro: Qui

giovedì 13 novembre 2014

*Segnalazioni* Made In Italy Flamefrost- L'ultimo respiro di Virginia Rainbow, Fil Rouge di Ornella Calcagnile e A un passo dalla vita di Thomas Melis

Buongiorno! Oggi continuiamo con le segnalazioni Made In Italy, perchè questo post sarà davvero pieno di romanzi interessanti e appartenenti a generi diversi. Iniziamo con Flamefrost-L'ultimo respiro di Virginia Rainbow, di cui già vi ho presentato in precedenza i primi due romanzi della trilogia. Questo è l'ultimo che segna la fine di questa fantastica saga. Il secondo romanzo è la nuova pubblicazione di un'autrice e blogger che tutti voi già conosceranno e mi riferisco ad Ornella Calcagnile con la sua ultima opera, intitolata Fil Rouge. Ed infine non poteva mancare un noir tutto italiano, pubblicato da Lettere Animate, scritto da Thomas Melis, dal titolo A un passo dalla vita

Procediamo con tutte le cover e le trame! Aspetto come sempre le vostre impressioni! 

  Flamefrost - L'ultimo respiro



Titolo: Flamefrost-L’ultimo respiro
Autore: Virginia Rainbow
Editore: Youcanprint
Pubblicazione: Ottobre 2014 
Genere: Romance-Fantascienza
Pagine: 414 pagine
Prezzo: 17,90




TRAMA

Gered e Sarah si trovano in una situazione drammatica e nessuno può aiutarli. Rinchiusi nelle segrete dell’astronave madre con un peso enorme sul cuore, sembra che per loro sia perduta ogni speranza. Il Principe Nero affronta con coraggio ciò che il destino pare avergli riservato e non si dà per vinto, mentre Sarah si affida con fiducia a lui. Nel frattempo alcuni personaggi inquietanti tramano nell’ombra per preparare una vendetta da tempo bramata e altri si svelano pian piano per ciò che sono davvero. Le scene si spostano nello spazio, concentrandosi all’interno della Ghindar nei suoi corridoi bui così come nelle sale enormi e lussuose. Il crudele Nardos, l’ambigua principessa Christin, il saggio maestro Fouler e l’amico Rain assumeranno un ruolo decisivo all’interno della storia, determinando con le loro azioni le sorti dei protagonisti. Capitolo conclusivo della trilogia Flamefrost, “L’ultimo respiro” contiene tutti gli ingredienti per una lettura irresistibile e avvincente, svelando finalmente i molti segreti contenuti nei precedenti volumi. Il lettore sarà portato a sorprendersi, a commuoversi, a vivere assieme ai personaggi le loro incredibili vicende momento per momento fino all’epilogo tragico e bellissimo.


BIOGRAFIA 

Virginia Rainbow è un’autrice che scrive fin da bambina, creando storie piene di immaginazione e sentimento. Ora divide il suo tempo tra il lavoro e la sua passione per la scrittura. Adora leggere, fare passeggiate in montagna e guardare i cartoni della Walt Disney. Il suo romanzo di esordio è “The black mask”; seguono “Flamefrost Due cuori in gioco” e “Flamefrost Insieme controcorrente”, primo e secondo capitolo della trilogia Flamefrost. 


LINK UTILI

SITI DOVE E’ POSSIBILE ACQUISTARLO: 

www.youcanprint.it 
www.ibs.it 
www.Amazon.it e altri siti online 

PAGINA FACEBOOK FAN: Qui

PAGINA PROFILO AUTORE: Qui

Per informazioni riguardo l’e-book ed eventuali sconti, CONTATTARE DIRETTAMENTE L’AUTRICE alla mail : virgy72@aliceposta.it o alla chat del suo profilo autore.



Fil Rouge



Titolo: Fil Rouge
Autore: Ornella Calcagnile
Editore: Narcissus.me
Pubblicazione: Ottobre 2014
Genere: Romance
Pagine: 118
Prezzo: 0.99



TRAMA

Avete presente la vibrante sensazione di positività che vi può trasmettere a pelle una persona appena conosciuta? Se poi questa persona è un giovane uomo affascinante, la situazione si complica e Kylie avverte subito i piaceri e le insidie legati a questo inatteso e magnetico feeling che scoppia con Joël; l’inquilino dei piani alti dai magnifici occhi di cristallo e il sorriso accattivante. Ma i due giovani sono davvero legati dal filo rosso del destino? Tra amicizie esasperate, passioni trattenute, amori improvvisi, donne zuccherose e signore drago; Kylie verrà risucchiata in un vortice di situazioni grottesche, addirittura esilaranti, in cui scoprirà tante cose, compreso ciò che la lega davvero a Joël. Per farlo, si affiderà anche alla buona sorte, portando con sé il suo particolare e inseparabile portafortuna, che beh…avrà molto a che fare con un “filrouge”. “Tutti noi nasciamo con un filo rosso legato al mignolo della mano sinistra, filo che ci lega alla nostra anima gemella.” 


BIOGRAFIA

Ornella Calcagnile è nata a Napoli il 2 gennaio 1986. Diplomata all’Istituto D’Arte, laureata in Scienze della Comunicazione, ha sempre avuto un debole per tutto ciò che riguarda la creatività: grafica, disegno, fotografia, video-editing, fumetto e cinema. Inizia a scrivere nel 2008 per dare sfogo alla sua fantasia ma con il tempo nasce una vera e propria passione che la induce a creare un blog di racconti e a lavorare sei mesi come copywriter, avvicinandola ulteriormente al mondo dell’elaborazione testi e della comunicazione. Nel 2012 apre un lit-blog Peccati di penna dedicato alle recensioni e alla presentazione di giovani autori. Nel 2013 esordisce come scrittrice con il romanzo urban fantasy Helena, pubblicato con Ute Libri. Nel 2014 si cimenta in racconti auto-pubblicati: Black-The Hunter, spin off di e l’horror E' la mia natura. Sempre nello stesso anno, auto-pubblica il romance Fil Rouge sperimentando uno nuovo genere. Il suo sogno è diventare una brava scrittrice, trasmettere emozioni e creare avventure in cui il lettore possa perdersi.

LINK UTILI

Pagina Facebook Autrice 
Pagina Facebook Fil Rouge
Pagina Facebook Helena
Blog Autrice
Twitter



A un passo dalla vita



Titolo: A un passo dalla vita 
Autore: Thomas Melis 
Editoe: Lettere Animate 
Pubblicazione: Ottobre 2014
Genere: Noir/Hard Boiled 
Pagine: 320
Prezzo: € 1,99 (€ 2.99 su Google Play Store) 




TRAMA

È una Firenze fredda, notturna e mai nominata quella che fa da palcoscenico alla storia di Calisto e dei suoi sodali, il Secco e Tamagotchi. La città è segnata dalla crisi globale, dietro l’opulenza pattinata del glorioso centro storico si nasconde la miseria dei quartieri periferici. Calisto è intelligente, ambizioso, arriva dal Meridione con un piano in mente e non ha intenzione di trasformarsi in una statistica sul mondo del precariato. Vuole tutto: tutto quello che la vita può offrire. Vuole lasciarsi alle spalle lo squallore della periferia – gli spacciatori albanesi, la prostituzione, il degrado, i rave illegali –, per conquistare lo scintillio delle bottiglie di champagne che innaffiano i privè del Nabucco e del Platinum, i due locali fashion più in voga della città. Calisto vuole tutto e sa come vincere la partita: diventando un pezzo da novanta del narcotraffico. Cupamente, nella rappresentazione di un dramma collettivo della “generazione perduta”, schiava di un sistema socioeconomico degenere e illusa dalle favole di una televisione grottesca, si snoda questa storia di ingiustizie e tradimenti, ma anche di amicizie e amori forti tragicamente condannati. Perché il male non arriva mai per caso e la vita non dimentica mai nulla, non perdona mai nessuno.


CITAZIONE

"Dentro la borsa trasportavamo un carico importante. Roba che ci sarebbe potuta costare almeno cinque anni, con i migliori avvocati. Si trattava di poco meno della terza parte di una mattonella da un chilo, marchiata con lo scorpione del cartello dei colombiani del Norte del Valle: ah, la globalizzazione!".


BIOGRAFIA

Thomas Melis è nato a Tortolì, in Sardegna, nel 1980. Ha studiato presso le Università di Firenze e Bologna concludendo il suo percorso accademico nell’anno 2008. Nella vita si occupa di progettazione su fondi comunitari e consulenza aziendale per lo sviluppo. Ha collaborato con diverse riviste on line, dedicandosi alle analisi degli scenari internazionali e della politica interna. “A un passo dalla vita” è il romanzo con il quale esordisce per Lettere Animate Editore.



LINK UTILI


Amazon: Qui

Google Play Store: Qui

inMondadori (Kobo): Qui

Libreria Universitaria: Qui