Buongiorno! Grazie alla collaborazione con la casa editrice Fabbri editori, oggi vi parlo di una storia molto interessante. Chi usa i social dovrebbe assolutamente leggere Confessioni di un'influencer pentita di Federica Micoli.
di Federica Micoli Editore: Fabbri Pagine: 160 GENERE: Biografia/Social/Internet Prezzo: 9,90€ - 17,00€ Formato: eBook - Cartaceo Data d'uscita: 2023 LINK D'ACQUISTO: ❤︎ VOTO: 🌟🌟🌟🌟🌟
Trama:
“C’è stato un tempo in cui il mondo dei social media era una landa rigogliosa e sterminata, traboccante di risorse. Era una terra libera, che aspettava solo di essere conquistata. Era un gioco entusiasmante, e di tutti i sentimenti umani l’entusiasmo è quello che più favorisce l’unione e la condivisione.” Per Federica Micoli, tutto ha inizio con un blog su viaggi e moda. Poi sono comparsi i social, in breve tempo si è ritrovata a lavorare come influencer ed è arrivata la popolarità, che nasconde però una grande insidia: ti rende schiavo. Giornate scandite dalla ricerca ossessiva di contenuti originali da pubblicare, l’ansia da like e da visualizzazioni, la dipendenza dal telefonino, la paura di perdere follower… Quel mondo luccicante per Federica è diventato una prigione, dove contava solo esserci sempre e comunque, mostrando un’immagine di felicità e perfezione. È questo in fondo l’obiettivo di un sistema che nasce per vendere pubblicità e monetizzare: rendere le persone dipendenti e schiave, eternamente connesse al digitale, costantemente disconnesse dalla realtà. Federica è sprofondata negli inferi dei social, ma è anche riuscita a risalire: ha scoperto che un altro modo di vivere i social è possibile, basta imparare a riconoscere chi vuole lanciarti fumo negli occhi ed evitare di farsi accecare. In questo libro, tutti i retroscena di quel mondo e il racconto del suo percorso fino alla rinascita.
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RECENSIONE
Confessioni di un'influencer pentita è la storia di Federica Micoli, una ragazza che apre un blog, Closette, che si occupa di moda e di vestiti e che raggiunge la sua piccola celebrità scambiando opinioni con altri blogger e mostrando i suoi interessi e le sue passioni.
Un bel giorno, sbarca su Instagram e la prospettiva cambia. Conosce nuove persone, comincia ad avere un discreto numero di follower e le aziende si fanno avanti per sponsorizzare i loro prodotti, pagandola, ovviamente.
Federica è felice. Federica crede che quello potrebbe essere il suo nuovo lavoro. Infatti si licenzia e nel frattempo viene coniato un nome per chi si occupa di quello che fa lei: influencer.
Questo vi fa capire che Federica è stata una delle prime influencer. Ho scoperto con lei che esistono dei veri e propri negozi dove è possibile acquistare o affittare gli scenari o gli oggetti più disparati per creare il vostro post perfetto. Il suo stile era autunnale, un pò vintage, con il tempo è cambiato, perché quando ha cominciato a entrare nel sistema malato di Instagram si è resa conto che NON tutti possono arrivare al successo.
Perchè? Ah, la domanda fondamentale.
Perchè sin da subito, si sono creati dei gruppi nascosti, organizzati dalle altre influencer, pieni di adepti e di follower, pronti a seguirle/i dappertutto che agivano per screditare i rivali. E purtroppo, Federica non apparteneva a nessuno di questi gruppi, non le era nemmeno mai passato per la testa di crearne uno, però, poi ha scoperto, che un gruppo di una certa influencer agiva alle sue spalle affinché lei perdesse quota e follower. Insomma, Federica era considerata una minaccia e non doveva avere successo né sui social né a livello economico perché le influencer più vecchie e seguite così avevano deciso.
Sorpresi? Io abbastanza. Ho sempre vissuto un po’ nel mondo dei sogni, dove ho sempre pensato valesse l’onestà sopra ogni cosa. Io sono sempre stata una persona onesta e lo sono tutt’ora, nonostante, grazie al mondo dei blog e di Internet, io abbia scoperto QUANTA falsità ci sia, ma proprio a livelli esponenziali.
Ho provato sulla mia pelle cosa significa essere additati, oppure essere manipolati psicologicamente pur di farti sentire inferiore e convincerti di aver bisogno di loro. Oppure, so cosa si prova quando qualcuno mina la stima che hai di te stessa e ti fa credere che non vali abbastanza.
Tutte queste belle sensazioni le ho conosciute proprio quando mi sono approcciata al mondo dei blog. Proprio come l’autrice di questo libro, all’inizio pensavo che questo mondo fosse com’ero io. Ero così stupida da portare la VERA me stessa in questo mondo di falsità che non merita nulla, addirittura con il mio nome e cognome, con la mia faccia, mentre tutti si nascondevano dietro pseudonimi, nickname, e nomignoli vari e tramavano alle spalle.
La mia stupidità ha raggiunto livelli inimmaginabili e mi sono fatta davvero male. Ma tanto.
E la storia di Federica l’ho capita subito perché è un po’ anche la mia e chissà di quanti di voi.
Lei, poi, non ha voluto mollare. Si è rivolta addirittura a uno strategist, una persona che pagandola, le ha suggerito il modo migliore per accrescere la sua figura sui social e migliorare il suo profilo Instagram. I suggerimenti erano senz’altro buoni, ma Federica inizia a perdere la testa. Giornate intere sui social, senza più spazio per se stessa, per il marito, per le sue vere passioni. È pur vero che quella che una volta era una passione è diventato un lavoro, ma non staccando mai dal mondo virtuale, si rischia di perdere il contatto con la realtà e di non percepire più la differenza abissale tra i due mondi.
Federica ha cominciato a soffrire per il mondo falso in cui si trovava, e a stare male perché non concepiva il modo di comportarsi degli altri influencer che davanti al telefono si comportavano come se fossero felici, mentre nella realtà erano tutti frustrati e tristi. Lei non li sopporta, li considera vuoti e privi di profondità. Però purtroppo anche lei viene colpita dall’ansia del successo. E fa di tutto per arrivarci. Compra i follower, e utilizza vari bot per accrescere la popolarità ma non serve a niente. Perchè c’è sempre chi è più avanti di lei.
Così diventa una malattia, perché in fondo tutti siamo un po’ malati di social, o, almeno lo siamo stati.
I bot funzionano in questo modo: colleghi il tuo profilo all’app e questa, in vari giorni, comincia a seguire diversi profili, e poi dopo smette di seguirli. Intanto però, molti di quelli avranno cominciato a seguire te.
Questa cosa mi fa sempre un po’ ridere perché proprio qualche mese fa, una persona che conosco, con un’agenzia di scrittura, aveva iniziato a seguirmi. Aveva un discreto numero di follower. Io contenta perché convinta che aveva trovato il mio profilo interessante e aveva deciso di seguirmi. Tutta tronfia, ho ricambiato il follow. Dopo qualche giorno, noto che ha smesso di seguirmi. Ci sono rimasta molto male, è inutile negarlo.
La cosa divertente è che nel giro di un mese, il tizio in questione ha superato i ventimila follower, così all’improvviso. Dal nulla, praticamente.
Adesso ho capito perché.
Tornando a Federica, la corsa al successo è dipeso anche dalle campagne di sponsorizzazione delle aziende. Lei veniva pagata tanto per sponsorizzare un prodotto, ma il problema è che ormai le aziende volevano soltanto i NUMERI, non l’intelligenza o la preparazione dell’influencer.
Immaginate lo schifo.
I NUMERI.
Questo è quanto.
Instagram è diventata una vetrina online permanente dove è più importante registrare che sono andato a mangiare una pizza e che ho riso tutto il tempo, piuttosto che essere felice davvero.
Federica preannuncia la fine di questa sceneggiata sociale. Di questa parvenza di presa per il culo quotidiana, prima o poi, lei dice, il giocattolo si romperà. Perchè si sta già esaurendo. E lo si evince dal fatto che la maggior parte dei profili sono tutti uguali, producono lo stesso frutto, perfetto all’apparenza, ma amici miei, insapore.
E allora io mi sento un po’ come Federica, che nel frattempo ha cambiato tutto nella sua vita e ha smesso di fare l’influencer: anche io posso ritenermi coraggiosa, e un po’ incosciente, perché anche se il mondo dei social mi ha ferito, in mille modi diversi, che non sto qui a raccontare, posso almeno dire di aver partecipato alla “festa” in cui tutti si mascherano, sempre e soltanto con il mio nome e la mia faccia.
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