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giovedì 25 gennaio 2024

Recensione: LA PIETRA DI LUNA di Wilkie Collins

Buongiorno! Grazie alla collaborazione con la casa editrice Fazi, ho letto anche il terzo romanzo di Wilkie Collins, ripubblicato in questa edizione spettacolare in occasione del bicentenario della nascita dell'autore, dal titolo La pietra di luna.

la pietra di luna

di Wilkie Collins
Editore: Fazi
Pagine: 600
GENERE: Giallo/Thriller
Prezzo: 1,99€ - 15,00
Formato: eBook - Cartaceo
Data d'uscita: 2024
LINK D'ACQUISTO: ❤︎
VOTO: 🌟🌟🌟🌟 

Trama:
Dopo secoli di avventure e vicissitudini, la pietra di Luna, prezioso e antico diamante giallo originario dell’India, giunge in Inghilterra e viene donata a una giovane nobildonna di nome Rachel Verinder nel giorno del suo diciottesimo compleanno. Il gioiello, di valore inestimabile, scompare in circostanze misteriose quella notte stessa e un famoso investigatore, il sergente Cuff, viene incaricato di ritrovarlo. L’indagine, per quanto accurata, non porta ad alcun risultato e causa, anzi, sgomento e confusione sia tra i membri della famiglia Verinder che nella servitù. La narrazione, in cui tutti i personaggi sono apparentemente innocenti ma allo stesso tempo possibili colpevoli, si sviluppa seguendo le sorti della pietra di Luna, in un groviglio di eventi drammatici raccontati, di volta in volta, dai diversi protagonisti. A fare da sfondo a questo giallo così magistralmente costruito c’è una romantica storia d’amore che, insieme alla suspense e alla curiosità, tiene il lettore inchiodato al libro dalla prima all’ultima pagina. Riconosciuto come uno dei più grandi capolavori di Wilkie Collins, La pietra di Luna, alla sua uscita nel 1868, consacrò il clamoroso successo dell’autore e riuscì addirittura a destare l’invidia di Charles Dickens, suo grande amico e maestro.

RECENSIONE

La pietra di luna è un giallo/poliziesco pubblicato per la prima volta nel 1868. Una storia molto lunga, a tratti prolissa che sfida il lettore moderno ad affrontare una lettura un po’ vecchiotta sotto certi punti di vista, soprattutto se parliamo di tempistiche e di lungaggini nelle descrizioni di eventi e di ambienti, ma che regala attimi di indimenticabile suspense. 

La pietra di luna, prezioso diamante indiano, è un regalo per Rachel Verinder, il giorno del suo compleanno. La pietra, la sera stessa, scompare in circostanze misteriose. Immediatamente scattano le prime indagini e il Commissario Cuff si trova davanti un enigma che non è facile risolvere. In realtà è un intricato intreccio di eventi e testimonianze la stessa narrazione perchè come tutte le opere di Collins, anche questa era stata scritta per essere pubblicata a puntate, quindi il ritmo, per buona parte della storia, è molto lento perchè uscendo a pezzi, doveva catturare l’attenzione del lettore e lasciarlo con il fiato sospeso fino alla prossima puntata. Inoltre, c’era un’abbondanza di dettagli, che oggi elimineremmo con molta facilità, ma il tutto serviva per allungare il brodo e per rendere la lettura piena di ostacoli. 

I POV sono molteplici; sono davvero tanti i personaggi che raccontano il loro punto di vista, citando non solo gli eventi realmente accaduti senza mentire (quando va bene), ma le indagini fanno necessariamente affidamento anche su documenti, lettere e testimonianze processuali, che complicano la ricerca della verità. 

In questo romanzo, per la prima volta, ci si addentra nell’aspetto psicologico dei protagonisti, avvicinando questo genere al thriller psicologico, fino ad allora sconosciuto. Ciò comporta che la narrazione si dilunga perchè il filo conduttore non si basa semplicemente sull’indagine e sui fatti da confermare o confutare e nella ricerca del colpevole per risolvere il mistero, ma con un’accurata analisi della mente dei personaggi, l’autore ci regala una storia in cui possiamo dare un’occhiata anche a ciò che c’è dietro il telone da palcoscenico. Il lettore, dunque, non è costretto a guardare soltanto i fatti come gli vengono mostrati dal narratore, ma può, grazie a una serie di indizi, raggiungere la verità e svelare l’enigma così come tutti gli altri. 

È un romanzo che pone l’attenzione sui problemi dell’epoca vittoriana e cerca anche di evidenziare quanto determinate nefandezze e delitti possano avvenire non solo fuori, ma anche all’interno delle mura domestiche. Collins era affascinato da certi tipi di storie in cui nulla è come sembra e riesce a fornire al lettore tutte le armi per scoprire il colpevole, pur tempestando il percorso verso l’idillio finale, di false tracce e ipotesi infondate. Non è semplice per il lettore districarsi tra tanti punti di vista; ogni personaggio dice la sua e non tutti sanno di cosa stanno parlando. 

L’uso dell’ironia è un tema centrale che contribuisce ad alleggerire spesso l’atmosfera ed è un tratto distintivo della scrittura dell’autore inglese. È evidente soprattutto nella presentazione del maggiordomo della famiglia Verinder; il suo modo di parlare e di esprimersi è usato per criticare atteggiamenti tipici degli inglesi. Lo stesso avviene per la signorina Clark, una zitella bigotta e a tratti insopportabile, mentre per il commissario Cuff ci viene in mente subito Sherlock Holmes che da lui sembra aver preso spunto. 

Oggi ci sembrerà piuttosto scontato ma è con questo genere di storie che nasce l’idea del lettore che è anche un po’ detective e che deve/può partecipare attivamente all’evolversi degli eventi. 

Dei tre romanzi di Collins che ho letto, forse questo è quello che mi è piaciuto di meno, ma non posso negare, la capacità di coinvolgimento che ha questo autore e la sua bravura nel concentrarsi anche sui più piccoli dettagli, senza lasciare nulla al caso. 

Anche se all’inizio della lettura, potrà sembrare faticoso procedere perchè siamo abituati ad altri tipi di narrazioni, è importante non mollare e andare avanti, perchè l’autore saprà premiare la nostra fedeltà e lungimiranza.

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