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martedì 15 luglio 2025

Recensione: TALK SHOW CON IL DIAVOLO di Marco Fornaro

Buongiorno! Grazie alla collaborazione con la casa editrice Effetto, oggi vi parlo di Talk show con il diavolo di Marco Fornaro.


talk show con il diavolo

di Marco Fornaro
Editore: Edizioni Effetto
Pagine: 301
GENERE: Thriller soprannaturale
Prezzo: 9,99€ - 18,00
Formato: eBook - Cartaceo
Data d'uscita: 2023
LINK D'ACQUISTO: ❤︎
VOTO: 🌟🌟🌟🌟 

Trama:
Pochi anni dopo lo scoppio della pandemia in Italia, un esorcista viene inviato come parroco nella cittadina abruzzese di Atri, per indagare sulla presunta possessione della moglie di un importante avvocato e parlamentare. Dopo un esorcismo, uno specchio si impregna di una strana presenza: chiunque lo osservi vede il proprio riflesso animarsi e gettargli conto peccati e sensi di colpa più remoti. È effettivamente il diavolo, imprigionato dallo specchio? O si tratta semplicemente di una proiezione del subconscio individuale di chi lo guarda? Questa è la domanda che genera il conflitto tra diversi personaggi chiave della storia: il Papa, il Segretario di Stato Vaticano e l’esorcista stesso, relativista e in opposizione alla visione dogmatica della Santa Sede. Il prete rafforza la propria posizione agnostica non tanto osservando lo specchio, ma le vicende umane di tutti i personaggi che davanti a esso eseguono una vera e propria scansione della propria vita. C’è una grande domanda che accompagna tutta la vicenda: che cos’è il male? Secondo la tesi finale dell’esorcista, è l’atto di rimozione: coprire le proprie verità interiori, negando ciò che non capiamo e che ci spaventa, generando l’immagine del diavolo per esternare le responsabilità morali che non riusciamo a perdonare a noi stessi.

RECENSIONE

Talk show con il diavolo di Marco Fornaro è un thriller teologico e psicologico pieno di sorprese. Il romanzo non è semplicemente una storia di presunta possessione, ma un'audace e spietata seduta psicanalitica collettiva, mascherata da racconto del soprannaturale. L'autore non ci chiede di credere nel diavolo, ma ci costringe a interrogarci su dove risieda davvero il nostro, personale, inferno. 

La scelta di ambientare la vicenda ad Atri, in un'Italia che porta ancora le cicatrici psicologiche della pandemia, ha un suo senso. Il trauma collettivo ha allentato le certezze, ha reso la società più permeabile alla paura, al dubbio e all'irrazionale. In questo clima di ansia sospesa, la provincia abruzzese non è un semplice sfondo, ma un microcosmo claustrofobico. È il palcoscenico ideale dove il non detto, le tensioni familiari e i segreti di una comunità apparentemente monolitica possono implodere con una forza devastante. La pandemia ha costretto tutti a guardarsi dentro; lo specchio di Fornaro ne diventa il catalizzatore soprannaturale, un'eredità metaforica di quell'isolamento forzato. 

Don Davide, lungi dall'essere il granitico esorcista della tradizione cinematografica, è l'incarnazione della crisi della fede nell'era moderna. È un uomo di ragione, un intellettuale che cerca di conciliare la dottrina con la psicologia, il dogma con l'empatia. Il suo tormento non è la paura del demonio, ma il terrore della propria inadeguatezza e del proprio dubbio. È un personaggio profondamente relativista, costretto a confrontarsi con un'ipotesi di Assoluto terrificante. Rappresenta una Chiesa che arranca, che ha perso il monopolio delle risposte e deve negoziare il suo ruolo in un mondo secolarizzato. La sua lotta con i superiori romani è la lotta tra un'istituzione arroccata e la necessità di un dialogo con la contemporaneità. La sua vera sfida non è sconfiggere il male, ma capire se sia morale e possibile offrire conforto senza avere certezze. Il suo percorso è una dolorosa ricerca di un'etica personale al di là dell'obbedienza. 

Sara è una figura tragica. La sua "possessione" è un grido d'aiuto, l'unica via di fuga da una gabbia dorata. È vittima o abile manipolatrice? L'autore lascia aperta la questione. Il suo malessere è l'espressione di un'identità repressa, di una femminilità schiacciata dal ruolo sociale. L'Avvocato, suo marito, è l'opposto speculare: un uomo di controllo, la cui intera esistenza si fonda sulla logica, sul potere e sull'apparenza. La sua corazza razionale è destinata a frantumarsi contro l'assurdità dello specchio. Rappresentano l'élite di provincia, intoccabile e giudicante. Il loro dramma privato diventa uno scandalo pubblico che ne mette a nudo la fragilità e le fondamenta morali corrotte. La loro crisi svela una moralità di facciata, costruita sul decoro e non sulla coscienza. Lo specchio non fa che dare voce a ciò che entrambi, per motivi diversi, hanno scelto di seppellire. 

Il titolo è una geniale metafora. Il romanzo mette in scena un vero e proprio "talk show" dove l'ospite d'onore è il Male e il pubblico sono le coscienze dei protagonisti. Lo specchio è un portale per l'Inferno o un semplice pezzo di vetro che agisce come un test di Rorschach dell'anima? L'autore non offre una risposta, e in questa ambiguità risiede la forza del romanzo. Ci suggerisce che, in fondo, la distinzione potrebbe essere irrilevante. Che il diavolo parli da un'altra dimensione o dalla parte più oscura del nostro subconscio, il risultato è lo stesso: la necessità di affrontare i propri demoni. Il concetto di "talk show" è anche una critica feroce alla nostra epoca, dove ogni confessione, ogni dolore, deve diventare performance, spettacolo da consumare. Lo specchio trasforma il peccato da fatto intimo a evento pubblico, costringendo i personaggi a recitare la parte di sé stessi di fronte a un giudice implacabile. 

In definitiva, il messaggio più importante del romanzo sembra essere un richiamo alla responsabilità. Forse il Male non è un'entità esterna da esorcizzare, ma un vuoto interiore che riempiamo con le nostre colpe, i nostri rimpianti e le nostre omissioni. La vera salvezza, suggerisce il libro, non sta nell'allontanare il tentatore, ma nel riconoscere e accettare la propria immagine riflessa, per quanto mostruosa possa apparire. 

L'autore adotta uno stile di scrittura sobrio, preciso e controllato, che privilegia la tensione psicologica interna rispetto all'azione esterna. Il ritmo è a tratti volutamente lento, quasi meditativo, perché l'orrore non nasce dagli eventi, ma dal lavorio mentale dei personaggi. 

Talk show con il diavolo lascia il lettore solo, di fronte al proprio specchio, con un interrogativo inquietante e necessario: sei pronto a sostenere lo sguardo di ciò che vedrai riflesso? 
Un libro da leggere non per avere paura del buio, ma per trovare il coraggio di accendere una luce dentro di sé.

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