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venerdì 24 maggio 2024

Recensione: BRAVI RAGAZZI di Romana Andò

Buongiorno! Grazie alla collaborazione con la casa editrice Perrone, oggi vi parlo di Bravi ragazzi di Romana Andò.

bravi ragazzi

di Romana Andò
Editore: Perrone
Pagine: 468 
GENERE: Saggio
Prezzo: 5,66€ - 15,98
Formato: eBook - Cartaceo
Data d'uscita: 2024
LINK D'ACQUISTO: ❤︎
VOTO: 🌟🌟🌟🌟🌟 

Trama:
Questo libro nasce da un'urgenza. Quella di raccontare l'adolescenza maschile e dare voce ad un evidente rimosso del dibattito pubblico che si interroga tra le altre cose sulle questioni di genere, sul tema della violenza contro le donne, sulle baby gang etc. In anni di ricerca nelle scuole superiori ho scoperto un bisogno sommerso di ascolto e attenzione da parte dei ragazzi che non molti forse si aspetterebbero. Una richiesta di visibilità e di dialogo per uscire dagli schemi più tradizionali del patriarcato, da vecchi modelli di mascolinità incapaci di reggere il confronto con le sfide contemporanee che allo stesso tempo continuano ad essere agiti dalla società che li condanna senza farsi troppe domande.

RECENSIONE

Bravi ragazzi  di Romana Andò è un saggio che ci parla in modo molto semplice, con tanti riferimenti al mondo sociale e culturale, di come oggi, vengono considerati i ragazzi. Attenzione, non ragazzi in generale, quindi femmine e maschi, ma principalmente soltanto i maschi. In un’epoca in cui non si parla d’altro che di femminismo, di violenza sulle donne, di patriarcato e di atti violenti e intimidatori soprattutto da parte delle nuove generazioni, l’autrice sposta l’attenzione sul lato opposto. Tutti o quasi si preoccupano del futuro delle ragazzine di oggi, di come saranno “trattate” dagli uomini del futuro; di come, oggi, vengano aggredite perché nessun uomo sembra essere in grado di accettare la loro emancipazione. Ma vi siete mai chiesti i ragazzi di oggi che uomini diventeranno, MA sopratutto perché? 

In un mondo in cui i giovani sono fin troppo presenti, attraverso i social e i media, con un’attenzione quasi morbosa alla loro vita, in realtà sappiamo davvero poco di loro che passano le giornate chiusi nelle loro stanze con poche parole da dedicare al mondo. Tanti sono i film e le serie TV che si occupano dei ragazzi, e noi li conosciamo meglio proprio attraverso queste rappresentazioni. Sembra assurdo, ma probabilmente i genitori si rendono conto di cosa passa per la testa dei loro figli non perché ci parlano, ma per come vengono descritti nei media attuali. I maschi di oggi, gli uomini del futuro, sono davvero cattivi o sono semplicemente dei bravi ragazzi che tentano, a loro modo, con le armi che hanno a disposizione, di sopravvivere a un mondo ostile, con una forza di volontà che a volte sfiora o affonda nella violenza perché cercano di opporsi a una vita che sembra già stata scritta per loro? 

L’interesse per il mondo dell’adolescenza è scoppiato subito dopo la seconda guerra mondiale, quando le aziende hanno capito quanto potenziale ci fosse a livello di marketing in questa dimensione ancora così incompresa. In un rapporto tra genitori e figli che negli anni addietro era impostato sul “devi obbedire” e poi è diventato un “devi capire” caratterizzato dalla condivisione e dalla comprensione. È bastata la pandemia per rendere i giovani un pericolo. Sono stati definiti untori e addirittura accusati di uccidere i loro nonni. Vi ricordate? Quelle definizioni sono diventate dei veri e propri stigma che hanno coinvolto sia le ragazze che i ragazzi, senza alcuna differenza, ma ahimè, una differenza c’è. – “Non è un caso che per introdurre un’altra rappresentazione che ha ingabbiato gli adolescenti, in epoca COVID-19 i giornali abbiano giocato sul passaggio di status da “sdraiati” a “untori” passando per “rinchiusi” come la stessa etichetta di “generazione lockdown” ci racconta.” 

I maschi sono più stigmatizzati delle donne, qualunque cosa facciano. Sono loro a essere considerati poco inclini allo studio, alla concentrazione, dispensatori di maleducazione. Sono sempre loro che amano non fare niente, che cadono spesso in attività poco edificanti e sono più aggressivi e menefreghisti delle donne. Un problema di retaggio culturale? OVVIAMENTE. 

I giovani di oggi appaiono più fragili di quanto lo siano stati in passato. E questo è un dato positivo, perché dimostrano finalmente ciò che hanno dentro. Il patriarcato, la legge dell’uomo più forte dei sentimenti, che doveva trattenere le emozioni, ha portato i ragazzi di oggi a essere destabilizzati e confusi di fronte alla propria sfera emotiva. Un ragazzo è stato cresciuto nel mito della forza, della violenza, del non mostrarsi mai debole, del non piangere perché altrimenti sembri una femminuccia. Negli ultimi anni questo atteggiamento è sembrato finalmente decadere. Il maschio tossico, silenzioso, burbero, chiuso nei propri sentimenti, ha lasciato il posto a ragazzi che piangono sui social, che mettono in mostra la loro fragilità senza più paura di essere considerati deboli. – “È la rivincita dei ragazzi gentili sul maschio tossico.” 

Certo è che allo stesso tempo, mentre il mito dell’uomo d’acciaio si sfata lentamente, ci sono anche episodi che narrano una realtà diversa. Canzoni di rapper come Emiskilla che raccontano di atteggiamenti violenti, scenari terribili in cui ci si rapporta alle donne in modo deprecabile. In cui si parla di sangue, di morte, di violenza come se fossero istinti naturali che debbano trovare sfogo e lo trovano dall’altra parte, nel racconto di storie d’amore malate che non sembrano avere altro finale che una fine eterna. L’aggressività maschile deriva da un’incapacità di gestire l’emancipazione femminile ed è un modo per riappropriasi di quel potere, giustificato da secoli, per cui l’uomo è superiore alla donna. Un potere che sfugge dalle mani di chi ha sempre creduto di possederlo per diritto e non per scelta. Molte canzoni di oggi raccontano storie e basta. Non sono per forza un chiaro riferimento a fatti o sentimenti reali. Un po’ come i film al cinema. Se un attore uccide sua moglie non è detto che questo debba essere censurato. Lo stesso equivale per le canzoni di Emiskilla o di qualunque altro rapper che racconta, a suo modo, un disagio e una visione personale. 

La censura non è mai la soluzione, come non è una soluzione girarsi dall’altra parte perché non permette di eliminare il problema, anzi. Il problema, il disagio, lo scompenso resta lì e con ogni probabilità cresce mentre noi fingiamo di non vedere. Dunque l’educazione ha condizionato le ragazzine a crescere con dogmi precisi come quello di non sembrare un maschiaccio e di comportarsi rispettando i tratti femminili e i ragazzi a comportarsi da maschi senza assumere caratteristiche definite femminili. – "La violenza, lo stupro, l’omicidio come forma di risarcimento del potere che gli uomini vedono sottrarsi dalle donne con la loro emancipazione e la loro ricerca di indipendenza e libertà. Ma anche la violenza come ultima ratio dopo la perdita del controllo maschile sulla donna." 

Il cambiamento di questi presupposti ha comportato uno squilibrio nella visione maschile di ciò che gli era stato insegnato come “normale.” Gli uomini sono sempre cresciuti con il mito della forza fisica, del corpo scolpito, del pianto come debolezza, delle emozioni come fragilità che creano crepe insanabili. Perché l’uomo deve agire, non può permettersi di trastullarsi con i sentimenti, con i pensieri romantici, con le sciocchezze da donne. Per loro esiste solo: resistenza fisica, coraggio e potenza sessuale. E la violenza a cui spesso molti arrivano non è sempre senza senso. 

Violenza è un vocabolo abusato soprattutto nei mass media. In realtà la violenza, la rabbia, sono istinti che fanno parte di ciascuno di noi. Pensate ai neonati, ai bambini, spesso sono aggressivi perché non hanno filtri; è con la crescita e la convivenza civile che si trova un equilibro che permette di gestirla in modo accettabile. Nessuno nasce mite, lo si diventa, chi più o chi meno, perché ci si adatta a vivere con gli altri. Oggi c’è un interesse morboso verso i fatti di cronaca che trattano di violenza. Un voyeurismo che ha stancato e che ha condotto molti a non cogliere più differenza tra l’atto e le motivazione. Ormai è quasi come se la violenza fosse stigmatizzata e fosse “tutta” cattiva, in realtà, essendo una forza vitale che può anche aiutare a sopravvivere, non è buona e nemmeno cattiva, tutto dipende dal modo in cui viene percepita e usata. “Nemmeno i muscoli nonostante tutto possono ovviare alla fragilità emotiva scaturita da una mancanza d’amore.” 

La violenza maschile viene considerata come affermazione di quella mascolinità egemonica che fa parte del patriarcato. Generazioni di uomini sono stati educati pensando che se non ti mostri forte e quindi all’occorrenza violento, allora non sei un vero uomo. Tutto questo, soprattutto nella nostra società in cui i valori sono cambiati e le donne non sono più considerate come un tempo, gli uomini sono costretti a cambiare atteggiamento, a rivedere quella mascolinità egemonica che fa quasi parte del loro DNA. – “Quando parliamo di mascolinità egemonica, ci riferiamo a un insieme di pratiche e discorsi che definiscono l’essere e l’agire come uomini all’interno di una società in cui l’uomo è riconosciuto, per cultura e non per natura, come dominante rispetto alla donne.” Devono comprendere che saranno uomini non per come si comporteranno con le donne. Non sono le donne a definirli, né la loro sottomissione. 

La confusione attuale genera un antagonismo tra uomini e femminismo. Il femminismo non è contro gli uomini, anzi. È un modo per accogliere il diverso, per sviluppare nuove forme di vedere e di vivere che servono anche agli uomini.“La violenza maschile va, cioè, letta come “reazione emotiva isterica” alla invasione femminile degli spazi della maschilità.” Il patriarcato ha generato generazioni di uomini sicuri del proprio ruolo di potere; uomini che non si sono mai posti la domanda se fosse giusto o sbagliato perché hanno preso tutto per partito preso. E quando le donne hanno cominciato a ribellarsi, hanno sentito la terra tremare sotto ai piedi e hanno iniziato a farsi domande. In questo può aiutarli il femminismo, nel trovare nuovi percorsi e nuovi modi identitari di affermarsi che non siano la mascolinità egemonica. 

Ci si preoccupa del futuro delle ragazze. Ma dei ragazzi? Di questi giovani che ormai vivono un’epoca moderna in cui il patriarcato sta cadendo a pezzi e devono crearsi un nuovo modo di vedere e di vivere la propria esistenza. È un mondo che sta cambiando sia per le donne che per gli uomini. I ragazzi devono essere soggetti attivi nella nuova costruzione femminista.“Per smantellare il potere patriarcale, il femminismo deve includere gli uomini.” 

Per le donne c’è sempre stato il “sogno d’amore”. Per gli uomini, invece, il “sogno di dominio.” Ed è proprio quel dominio che ha distrutto il maschio e lo ha incatenato a secoli di patriarcato. Per rinascere, l’uomo deve staccarsi da quel dominio che genera frustrazione e senso di perdita, soprattutto se relazionato alla donna che ormai è cambiata; abbandonare l’aggressività e la violenza perché incapace di aprirsi a qualcosa di nuovo e deve abbracciare la reciprocità, il camminare insieme, fianco a fianco, prendendo coscienza di sè, indipendentemente dal potere di controllo sulla donna. 
Un’utopia? 
Forse.
NO.

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