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mercoledì 5 dicembre 2018

✎ Recensione ➱ SOAP di Leonard J. Monk

Buongiorno cari lettori! Ho letto questo breve romanzo, Soap di Leonard J. Monk, un bel po' di tempo fa e solo ora riesco a pubblicare la recensione. Un noir molto interessante, cupo e pieno di atmosfere inquietanti che mi è piaciuto molto. Non tanto per la storia in sè, non originale, quanto per i personaggi e per lo stile bello dell'autore.

soap
di Leonard J. Monk 

Editore: Koipress
Pagine: 136
GENERE: Noir
Prezzo: 9,99 € - 0,99 
Formato: Cartaceo - eBook
Data d'uscita: 2017
Link d'acquisto: ❤︎

Trama:
Perchè delle buste gialle appaiono sul tavolo della cucina di Nello dopo aver cenato e visto la sua soap opera preferita? Chi sono le persone ritratte sulle foto al suo interno? Cosa rappresentano le linee tratteggiate sul retro? Una storia torbida e morbosa che utilizza gli ingredienti classici del noir, dove niente è quello che sembra, e dove il lettore è costretto a chiedersi continuamente se si sta andando verso un disastro inevitabile o verso la redenzione.

RECENSIONE

Soap è romanzo inquietante, perverso, che incute una certa soggezione. La perversione è sul filo del rasoio, qualcosa che non è per niente spiattellato in faccia, ma è sinuosamente suggerito più che dai fatti evidenti, da quelli celati e tenuti racchiusi nel buio del proprio cuore.

Piuttosto breve – come tutti quelli che ultimamente ho letto di questa casa editrice – ma capace ugualmente di immergere il lettore nell’ambientazione tratteggiata a dovere e nell’assemblaggio di una trama che si snoda tra vuoti e pieni. Tra bianco e nero. Bene e male.

Beh, in effetti di bene come lo si intende moralmente, forse ce n’è davvero poco. Dovrebbe incarnarlo la madre del nostro antieroe, ma fin dalle prime battute, ho sentito qualcosa di distorto in lei, un senso del dovere così plastificato da nascondere qualcosa di molto più subdolo e accettato in favore della sopravvivenza.
Tutto era visibile e niente era rivelato.
Il protagonista sembra un uomo impeccabile e devo essere onesta, appena ho letto che viveva con la madre, ho subito capito che qualcosa non andava.
Adoro questi personaggi intimisti, racchiusi in se stessi, portatori, volente o nolente, di responsabilità e di macchie che vanno al di là di loro stessi.

Non posso svelarvi chi e cosa fa il protagonista perchè vi direi, in pratica, tutta la storia. Ma ciò che principalmente mi ha colpito è stato il lento tratteggiare dell'autore del rapporto complesso e maniacale con la madre e l'atteggiamento di lui nei confronti del peso forsennato della sua evidente responsabilità.
Di quale responsabilità si tratta? Leggete il libro e lo scoprirete.

Sì, continuo a parlare della madre perché la storia si muove sul filo di questo rapporto da cui poi sembra essere scaturito tutto.
Si guardarono negli occhi. Senza un sorriso. Solo suppliche, parallele, di evadere da tutto.
Il figlio e la madre perfetta che mangiano alla stessa tavola.
Cibo, acqua, vino e una busta gialla.
UNA BUSTA GIALLA.
Che puzza di sangue.

Le atmosfere sono crude, buie, fumose, esattamente come quello che ci si aspetta da questo genere.
Piuttosto nottambule e buie, mentre assistiamo al lento decadere della maschera del nostro protagonista.
Una maschera tenuta in piedi da tutto ciò che lo circonda e che cadrà quando lui smetterà di pensare con la testa e agirà con il cuore.

Perché poi c’è l’AMORE che diventa…

UN'INVOCAZIONE DI AIUTO.

Un finale prevedibile da un certo punto di vista, ma che non intacca minimamente la bellezza brumosa di questa storia.


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