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martedì 27 ottobre 2020

Recensione: CASTELLI DI RABBIA di Alessandro Baricco

Buongiorno! Oggi vi parlo di uno dei miei autori preferiti: Alessandro Baricco e il suo Castelli di rabbia, libro con cui ha esordito come scrittore. Una storia molto intensa, poetica, che racconta in modo delicato e profondo i ricordi e i desideri di ciascuno di noi. 


castelli di rabbia

di Alessandro Baricco
Editore: Feltrinelli
Pagine: 226
GENERE: Romanzo
Prezzo: 6,99€ - 9,50
Formato: eBook - Cartaceo
Data d'uscita: 1991
LINK D'ACQUISTO: ❤︎
VOTO: 🌟🌟🌟🌟🌟

Trama:
A Quinnipak c’è una locomotiva di nome Elizabeth, la locomotiva del signor Rail. A Quinnipak si suona l’umanofono, lo strumento del signor Pekish. Quinnipak è un luogo dove chi vive o chi ci arriva ha una storia scritta addosso. Quinnipak è un luogo che invano cerchereste sulle carte geografiche. Eppure è là.Il libro è uscito per la prima volta nel 1991.Il libro che nel 1991 ha segnato l’esordio di Baricco come scrittore e che gli valse il Premio Selezione Campiello e Médicis Etranger.

RECENSIONE

Di Alessandro Baricco è stato detto già quasi tutto, soprattutto a proposito di questo libro, Castelli di rabbia, la cui lettura non lascia indifferente nessuno, sia che lo si ami, sia che lo si odi. Ci si chiede perchè, e la risposta è contenuta nella stessa essenza del libro: l'universo rappresentato da Baricco è talmente grande e così variegato che chiunque nel bene o nel male può e deve ritrovare un piccolo pezzo di sè. 

I personaggi si stagliano prepotenti sulla sfondo di una città immaginaria, lentamente emergono pieni di sè, ognuno dei quali con qualcosa da raccontare che è indimenticabile. Così il Signor Rail, che parte e torna senza mai dire una parola, così la moglie Jun, il cui amore è racchiuso in una serie di interminabili attese che prima o poi finiscono sempre e l'unione coniugale torna a trionfare. Così per la locomotiva Elizabeth, la prima della sua storia, che mostrerà all'umanità come vivere il dentro del mondo e il fuori del mondo, quello che c'è dentro il finestrino e quello che c'è fuori. La gente sui treni leggeva per salvarsi, per annichilire quella smodata voglia di guardare fuori dal finestrino e sentirsi morire. Perchè guardare tutte quelle immagini insieme scorrere veloci mescolando colori, odori e sapori di una vita che c'è fuori mentre attanaglia quella che hai dentro, è un'esperienza che ti fa terribilmente paura. Ma non è solo questo. – Accadono cose che sono come domande. Passa un minuto, oppure anni, e poi la vita risponde. 
 

Nella storia infinita dei desideri che prendono corpo attraverso i movimenti, le scelte e le voci dei protagonisti di questo libro, c'è un bambino dagli occhi grandi e dalla pelle color sabbia, il cui nome è Mormy. Una creatura strana che nessuno comprende, che guarda il mondo con gli occhi della meraviglia e che ferma istanti nella propria mente come fossero fotografia, perdendosi così lo scorrere della vita, ma guadagnando la profondità dell'attimo in cui si rivela la vera essenza di un’immagine, di un essere o di un’intera esistenza. Vive la sua vita nel silenzio, parla poco, ma il modo in cui ti fissa non ti lascia scampo. Il suo è uno sguardo figlio del silenzio e dalla meraviglia. 

Mormy non è un bambino come tutti gli altri, forse è malato, forse ha qualcosa di complicato nella testa, ma nessuno può saperlo. Ha uno strano istinto per cogliere il momento in cui la vita esplode nella sua essenza più profonda. E ne rimane ipnotizzato. Gli basta guardare la partenza di un cavallo in corsa, e i suoi occhi sono rapiti dai movimenti, dal corpo, dai colori, dai suoni, come se fosse tutto a rallentatore. Egli ne coglie la profonda energia e ne rimane estasiato. Per Mormy quello è vivere, lasciarsi catturare dagli istanti che non ti lasciano più andare. Mormy non ha difese per la meraviglia. La vita a tratti s'impossessa di lui e lo lascia senza difese, e le immagini diventano incantesimo e poi visioni. – Ognuno ha il mondo che si merita. 
 

Vi ho raccontato di Mormy perchè stranamente nessuno ancora lo aveva fatto e poi perchè è uno di quei personaggi per cui vale la pena leggere un libro in quanto è capace di donargli con la sola sua presenza una tale profondità da fartelo sentire tuo.  I desideri sono la cosa più importante che abbiamo e non si può prenderli in giro più di tanto. Così, alle volte, vale la pena di non dormire per star dietro ad un proprio desiderio. 

Castelli di rabbia ha qualcosa che mi ha scavato dentro. A essere sincera tutti i libri di questo autore lo hanno fatto. Ma questo in particolare mi ha fatto tremare le ossa di un’emozione così delicata che io stessa ho avuto paura di infrangerla. Mormy mi ha conquistato, ho visto tante cose di me in questo piccolo essere che sembra così fragile, così indietro rispetto agli altri, così inadeguato in un mondo che corre mentre lui si ferma a guardare. Guardare. E con quello sguardo che ha il potere più grande di tutti – meravigliarsi ancora – rende la realtà un luogo sicuramente migliore. Raccoglie impressioni, prende e stringe in grembo tutto quello che la gente non vede, non guarda, getta e rifiuta, mentre lui la conserva senza timore di apparire folle o inutile in un mondo che vede solo ciò che gli serve. 
Mormy è l’eroe della meraviglia. Mormy è il custode di quella nostalgia che non ci appartiene più. E di cui abbiamo urgentemente bisogno. 

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