Buongiorno! Grazie alla collaborazione con la casa editrice La nave di Teseo oggi vi parlo di E tutti danzarono di Alessandro Bertante.
e tutti danzarono di Alessandro Bertante Editore: La nave di Teseo Pagine: 155 GENERE: Narrativa Prezzo: 9.99€ - 17,00€ Formato: eBook 7- Cartaceo Data d'uscita: 2025 LINK D'ACQUISTO: ❤︎ VOTO: 🌟🌟🌟🌟
Trama:
Ivan Boscolo è un uomo di mezza età, separato, ipocondriaco, dedito all’alcol e alla nostalgia, ansioso e pessimista nei confronti del futuro. Ha un rapporto apprensivo, ma al tempo stesso di scarsa autorevolezza, con la figlia Micol, adolescente fin troppo sensibile. Le sue paure raggiungono l’apice quando scopre che la ragazza parteciperà a un rave immenso, nel centro di Milano, al quale sono attese centinaia di migliaia di giovani da tutta Europa. L’evento ben presto si trasforma in una insana mania, scatenata da una trance che sembra colpire solo le persone con meno di trent’anni, portandole a ballare fino allo sfinimento, senza fermarsi mai. Alla confusione causata da queste danze irrefrenabili si sommano i tumulti provocati da facinorosi e delinquenti che pensano di approfittare del disordine per seminare ancor più il panico tra le strade e la risposta violenta della polizia che finisce per peggiorare la situazione. Ma Ivan, recuperando energie che pensava perdute, è pronto a tutto pur di salvare Micol, anche a riallacciare i rapporti con l’ex moglie, con la quale parte alla ricerca della figlia in una Milano folle e pericolosa. E tutti danzarono è una fiaba oscura, dai contorni sinistri quanto ipnotici. Un allucinato viaggio fino al termine della notte nel quale Alessandro Bertante raggiunge la sua maturità d’autore, dando vita a una storia potente e visionaria, un romanzo magmatico che ci pone di fronte alle nostre angosce più profonde – la perdita di qualcuno a noi caro, il suo dolore – ma anche al coraggio che serve per affrontarle e combatterle.
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RECENSIONE
Esistono romanzi che raccontano la realtà, romanzi che la deformano e romanzi che la anticipano. E tutti danzarono di Alessandro Bertante è qualcosa di ancora più inquietante: non è una previsione né una metafora, ma una radiografia crudele e febbricitante della nostra fine.
L’autore ci trascina dentro un’apocalisse silenziosa e senza redenzione, una fine del mondo che non esplode, non brucia, non distrugge, ma dilaga nei corpi e nelle menti come una malattia senza nome. Milano diventa un tempio della dissoluzione, il cuore di una generazione che non si ribella, non lotta, non pensa, non soffre: semplicemente si muove, in una danza ossessiva che è un rito di passaggio verso l’ignoto. — “Sembrava di essere dentro il battito stesso, un tamburo tribale che non lasciava scampo. La cassa profonda rimbombava dentro di me, fino a togliermi il respiro.”
Ciò che tortura il lettore fin dalle prime pagine non è il misterioso fenomeno collettivo.
NO.
La tragedia futuristica e allo stesso tempo intimista di questo romanzo è qualcosa di molto semplice, naturale, istintivo, qualcosa con cui molti di noi hanno a che fare tutti i giorni: la preoccupazione per un figlio. E in questo caso particolare, in E tutti danzarono è la lotta disperata di un padre che cerca di salvare sua figlia da qualcosa che non comprende.
Ivan Boscolo è un protagonista fragile, insicuro, distrutto dalla vita ancor prima che tutto crolli. Professore universitario disilluso e alcolizzato, è un uomo che ha perso il senso della propria esistenza molto prima che il mondo smettesse di averne uno.
Il suo passato è un cimitero di occasioni mancate. La sua carriera è statica, svuotata di significato in un’università ridotta a un simulacro di cultura. Il suo matrimonio con Francesca è naufragato, logorato dall’incomunicabilità e dall’incapacità di vivere con lo stesso ritmo. L’unico legame autentico che gli resta è Micol, ma anche con lei c’è un abisso generazionale che non riesce a colmare. È un uomo fuori tempo, troppo vecchio per capire il presente, troppo giovane per arrendersi al passato. È l’incarnazione di un’umanità sconfitta, che guarda una gioventù che si dissolve senza avere più le parole per salvarla. Non è un eroe, ma un relitto che cerca disperatamente di restare a galla. — “E se non fosse poi così male? Se bastasse lasciarsi andare, smettere di pensare? Se il segreto fosse proprio quello, la resa completa al ritmo?”
Se Ivan è il passato che cerca risposte, Micol è il presente che non le chiede. La sua generazione non vuole essere capita, non vuole essere salvata: vuole solo ballare. Micol è giovane, sensibile, ma anche distante, un’entità sfuggente che si lascia inghiottire dalla massa senza opporsi. Non la vediamo mai ribellarsi, né combattere, perché la sua generazione non ha più nulla contro cui combattere.
Se Ivan è disilluso e Micol è già perduta, Francesca è l’unico personaggio che si aggrappa disperatamente all’idea di combattere. È una donna che ha scelto la solitudine come unica forma di libertà, dopo aver spezzato il matrimonio con Ivan. È l’unica a tentare una ribellione fisica, l’unica che ancora crede nell’azione. Ma anche lei, alla fine, capisce che la battaglia è persa.
E alla fine, anche lei cede. Piange. Si arrende. E capisce che la civiltà non esiste più.
Il vero mistero del romanzo è la danza. — “Era come se fossero posseduti, marionette di carne che si muovevano obbedendo a un ritmo che non era umano.”
È una ribellione contro il sistema o la sua resa definitiva?
È un rito iniziatico o un suicidio di massa?
È un’espressione di libertà o una forma di prigionia assoluta?
L’autore non dà risposte, perché non esistono risposte facili.
La danza è un nuovo linguaggio, una nuova forma di esistenza.
È la fine del mondo che conoscevamo, ma forse anche l’inizio di un altro. —“Era impossibile fermarsi. Anche chi crollava veniva risucchiato di nuovo dentro. Come se ballare fosse l’unica legge, l’unico comandamento.”
È un romanzo apocalittico senza apocalisse perché preannuncia la fine della comunicazione.
Gli adulti non capiscono i giovani.
I giovani non parlano più, non ascoltano, non si fermano.
Non c’è più linguaggio.
Solo movimento.
E la società si sgretola perché la politica è impotente, la religione chiude le porte ai bisognosi, l’università non ha più risposte, la famiglia è irrimediabilmente spezzata.
Ciò che fa male più di tutto è la violenza che emerge e che è figlia dell’indifferenza. Non lascia cadaveri dietro di sé perché il senso di sospensione è fatto di lacrime che cadono da occhi che nessuno vede piangere.
A nessuno importa. — “Il cielo sta pulsando, Ivan. Siamo sul ciglio dell’abisso.”
E tutti danzarono è un romanzo che non spiega, non consola, non rassicura.
L’autore ci costringe a guardare un futuro che è già qui.
Un romanzo di silenzio.
Un romanzo che fa paura perché è più reale della realtà.
Leggerlo è come svegliarsi in un mondo che non riconosci più.
E renderti conto che non puoi più fermare il ritmo.
Perché quel ritmo è invisibile.
Non lo puoi acciuffare per i capelli, non lo puoi sottomettere, non lo puoi uccidere.
Se il ritmo è dentro di te, allora sei finito.
Se è fuori di te, sei finito lo stesso.
Forse.
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