Buongiorno! Grazie alla collaborazione con la Casa Editrice Mondadori, non vedevo l'ora di leggere il romanzo di Valentina D'Urbano appena uscito! Tre gocce d'acqua è la storia di tanti tipi di amore, dell'imperfezione e del riscatto. Una storia che mi aspettavo diversa e che ho letto con qualche delusione di troppo.
di Valentina D'urbano Editore: Mondadori Pagine: 372 GENERE: Romanzo Prezzo: 9,99€ - 19,00€ Formato: eBook - Cartaceo Data d'uscita: 2021 LINK D'ACQUISTO: ❤︎ VOTO: 🌟🌟🌟
Trama:
Celeste e Nadir non sono fratelli, non sono nemmeno parenti, non hanno una goccia di sangue in comune, eppure sono i due punti estremi di un'equazione che li lega indissolubilmente. A tenerli uniti è Pietro, fratello dell'una da parte di padre e dell'altro da parte di madre. Pietro, più grande di loro di quasi dieci anni, si divide tra le due famiglie ed entrambi i fratellini stravedono per lui. Celeste è con lui quando cade per la prima volta e, con un innocuo saltello dallo scivolo, si frattura un piede. Pochi mesi dopo è la volta di due dita, e poi di un polso. A otto anni scopre così di avere una rara malattia genetica che rende le sue ossa fragili come vetro: un piccolo urto, uno spigolo, persino un abbraccio troppo stretto sono sufficienti a spezzarla. Ma a sconvolgere la sua infanzia sta per arrivare una seconda calamità: l'incontro con Nadir, il fratello di suo fratello, che finora per lei è stato solo un nome, uno sconosciuto. Nadir è brutto, ruvido, indomabile, ha durezze che sembrano fatte apposta per ferirla. Tra i due bambini si scatena una gelosia feroce, una gara selvaggia per conquistare l'amore del fratello, che preso com'è dai suoi studi e dalla politica riserva loro un affetto distratto. Celeste capisce subito che Nadir è una minaccia, ma non può immaginare che quell'ostilità, crescendo, si trasformerà in una strana forma di attrazione e dipendenza reciproca, un legame vischioso e inconfessabile che dominerà le loro vite per i venticinque anni successivi. E quando Pietro, il loro primo amore, l'asse attorno a cui le loro vite continuano a ruotare, parte per uno dei suoi viaggi in Siria e scompare, la precaria architettura del loro rapporto rischia di crollare una volta per tutte.
Il cattivo della storia.
|
RECENSIONE
Tre gocce d’acqua è un romanzo che non mi è piaciuto del tutto, non quanto speravo.
Innanzitutto i protagonisti non mi hanno convinta più di tanto. Celeste è una ragazza che ha le ossa di vetro, nel senso che sono così fragili, che anche un minimo gesto può romperle. Cresce facendo questa scoperta, da un giorno all’altro, che le sconvolgerà la vita.
In realtà a sconvolgergliela davvero sono Pietro, suo fratello, con il quale condivide lo stesso padre ma madri diverse, e in un secondo momento, Nadir, fratello di Pietro, ma estraneo nei confronti di Celeste.
Ciò significa che tra i due non intercorre nessuna relazione parentale o legame di sangue di qualsivoglia genere.
Celeste stravede per Pietro. Lui è più grande di lei, e nonostante abbia un carattere schivo e introverso, con lei si comporta sempre in modo generoso e gentile. Tra le altre cose, Celeste da piccola è una vera peste, non lo lascia mai in pace, cerca continuamente un contatto con lui.
Il ragazzo è fin troppo paziente e cerca in tutti i modi di dimostrarle il suo affetto, evitando di avere comportamenti troppo bruschi che potrebbero deluderla.
Celeste ne approfitta e si lega ancora di più a lui.
Ecco perché quando conosce Nadir, tutto precipita.
Lui è fratello di sangue di Pietro e a lei questo non sta bene. I due, essendo maschi, sembrano condividere un linguaggio tutto loro da cui lei è sempre esclusa. Si comprendono al volo, chiacchierano fitto, lasciandola fuori dalle loro conversazioni.
E poi c’è la cosa più importante di tutte: Nadir odia Celeste e Celeste odia Nadir.
I due non si sopportano perché amano entrambi Pietro e sono gelosi dell’altro. Insomma, da bambini quali sono, stanno sempre a litigare, a contendersi l’amore e l’attenzione di quel fratello che li accomuna e li allontana nello stesso tempo.
Pietro non sembra accorgersene e continua la sua vita, crescendo e prendendo anche decisioni molto discutibili. Intanto Nadir diventa ancora più insopportabile nel momento in cui Celeste si rende conto che quello che prova per lui non è solo odio, ma qualcosa di più.
Troppa terra mi avrebbe fatto ingoiare.
E troppe spine gli avrei fatto ingoiare io
Un sentimento che la disgusta, di cui ha paura. Nonostante non ci sia nessun legame di sangue, i due si sentono comunque sbagliati quando si accorgono di provare attrazione l’uno per l’altra.
Un desiderio che li fa vergognare e che smuove una serie di comportamenti da parte di entrambi rivolti a farsi del male.
Una sorta di gara per la quale Celeste fa male a Nadir e lui fa altrettanto. In che modo?
Lei lo rifiuta in continuazione, rifiuta qualsiasi contatto, gli ricorda continuamente che sono fratelli, anche se non è vero, la verità è che hanno un fratello in comune che non c’entra nulla con il loro rapporto. D’altro canto, Nadir sentendosi rifiutato da Celeste, inizia a rapportarsi ad altre donne e colleziona una serie infinita di amanti, sposandosi persino due volte.
Una bella lotta che conduce entrambi a un bivio: scegliere tra il senso del dovere e vivere quel sentimento nel modo più libero possibile.
Purtroppo non dipende solo da loro. L’elemento che fa da collante, cioè Pietro, li divide anche. Perché proprio quando Nadir vuole confessargli di amare Celeste, succede qualcosa che lo convince a lasciar perdere e ad allontanarsi per l’ennesima volta da lei.
In altre parole, Pietro non accetta che tra i due possa esserci qualcosa e li condiziona decidendo del loro futuro insieme.
La relazione tra Celeste e Nadir è il fulcro del romanzo accompagnata dalla lenta e graduale scoperta della malattia di lei e le vicende che coinvolgono la vita personale di Pietro.
In realtà gli anni sono tanti, e assistiamo alla crescita e alla maturazione del sentimento di questi due che solo alla fine decidono di dare ascolto al loro cuore, non prima di essersi privati di tutto, di aver tentato di dimenticare andando a letto con altri uomini e altre donne.
Hanno cercato, entrambi, di sopire quel sentimento, costringendosi a non pensarci, a denigrarlo, eppure ogni volta che si ritrovano vicini, prima c’è uno schiaffo e poi un bacio.
Con questo intendo, che nello stile consueto dell’autrice, ritroviamo anche qui due protagonisti che si fanno davvero tanto male perché si amano troppo.
Eppure non ho trovato quasi nulla che potesse trasportarmi all’intero della storia come è accaduto per Il rumore dei tuoi passi.
I legami di sangue sono affilati, recidono qualsiasi altra cosa.
Lo stile è lo stesso, ma traspare meno sofferenza. I personaggi non mi hanno toccato e purtroppo, tranne qualche scena rara in cui ho sentito un tuffo al cuore, per il resto sono rimasta una semplice spettatrice di una storia, quella tra Nadir e Celeste, che non ho trovato convincente, approfondita poco, e piuttosto fredda e frettolosa.
Forse perché molte pagine sono dedicate alla malattia di Celeste e altrettante a Pietro, un personaggio che ho odiato.
Dovrebbe essere il punto di unione, amato da entrambi, eppure è solo un egoista, presuntuoso e arrogante che non sta a sentire a nessuno, che decide di partire per la guerra, dove evidentemente muore, e non faccio nessuno spoiler perché è scritto all’inizio del libro, e che lascia tutto, anche le persone che lo pregano di non farlo come la madre e Celeste per inseguire un sogno.
Insomma, a me non è proprio piaciuto. Inoltre, non è stupido. Ha capito perfettamente l’amore tra Celeste e Nadir, un sentimento inevitabile, contro cui entrambi lottano, ma che non possono spegnere, e invece di difendere quello che provano i suoi due fratelli, li costringe a provare vergogna e a dividersi perché a lui non sta bene.
Ci forzò con gentilezza ad allontanarci.
C’è stata poi un’altra cosa che mi ha fatto storcere il naso: l’uso della bruttezza.
Partendo dal presupposto che all’autrice piacciono i personaggi imperfetti, non puoi però riempire pagine intere del romanzo dove a ogni occasione ripeti che Celeste e Nadir sono brutti, o che lui è brutto.
Voglio dire, cavolo, abbiamo capito, ma è chiaro che il lettore può immaginarsi il personaggio come gli pare e piace, no?
Quindi, una volta che tu autrice hai spiegato che Nadir è brutto, fine del discorso. Non è che successivamente lo ripeti altre dieci o venti volte.
Ma anche no, cavolo.
La parola brutto o bruttezza mi ha dato suoi nervi. L’ho trovata ripetitiva e insistente. Per me Nadir può essere anche l’uomo più bello del mondo, avrò la libertà di pensarla come mi pare?
Quindi non trovo giusto che questa caratteristica sia ripetuta all’infinito, come se questo romanzo non possa essere altro che la storia tra due rifiuti umani.
Per chi ha letto Il rumore dei tuoi passi, sa benissimo che qualcosa del genere è già successa, ma era realizzata in un modo più pacato e accettabile.
Qui certe cose sono risultate un po’ forzate.
In conclusione, Tre gocce d’acqua non ha aggiunto nulla alle mie emozioni. Sul finale ho trovato qualche scossone in più che è mancato per tutta la lettura.
Mi aspettavo veramente l’impossibile probabilmente da questo libro, ma non è colpa dell’autrice. Certi romanzi restano insuperabili, è inutile cercare sempre qualcosa di simile. Sono unici nella loro bellezza e come tali ancora più speciali.
Con questo ultimo libro, la D’Urbano resta un’autrice che stimo e che apprezzo, ma se devo dire che ricorderò questa storia, non credo proprio.
Il problema è che di Celeste sappiamo tutto o quasi, anche se tutto si incentra sulla malattia, mentre di Nadir sappiamo poco o niente. Non parla mai in prima persona, e nemmeno attraverso gli occhi di lei sono riuscita a farmelo andare a genio.
In altre parole, io non l’ho proprio capito. Non ho capito il suo carattere, non ho capito i suoi comportamenti, le sue scelte, il modo di trattare Celeste. E poi Pietro ha rovinato tutto il mio entusiasmo. Quando un personaggio così importante, così influente sulla vita dei protagonisti, ti risulta antipatico, è la fine. Si perde anche la stima nei confronti degli altri.
Sì, alla fine c’è un riscatto, ma è amaro e piuttosto prevedibile. E fa perdere un po’ di senso a tutto quello che c’è stato prima.
Pathos mancante, crepacuore non pervenuto. Lacrime asciutte e cuore che si è salvato da solo.
Sarà per la prossima volta, Valentina.
Recensione stupenda! Tra l'altro questo libro mi ricorda tanto il film The Dreamers di Bertolucci
RispondiEliminaGrazie <3
EliminaNon ho visto il film, ma è in lista da tempo e ora mi hai incuriosito parecchio! :D