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martedì 16 giugno 2020

Recensione: NON MI AVRETE MAI di Gaetano Di Vaio e Guido Lombardi

Buongiorno! Oggi vi parlo di un romanzo diverso dal solito. Non mi avrete mai di Gaetano Di Vaio e Guido Lombardi è la storia di chi ha vissuto nei quartieri peggiori della periferia napoletana e ha scelto con consapevolezza e volontà la vita del criminale. Il tutto condito con inquietudine e ironia.

non mi avrete mai
di Gaetano Di Vaio e Guido Lombardi

Editore: Einaudi
Pagine: 335
GENERE: Romanzo autobiografico
Prezzo: 17,50 
Formato: Cartaceo
Data d'uscita: 2013 
LINK D'ACQUISTO: ❤︎
VOTO: 🌟🌟🌟🌟

Trama:
C’era una volta un ragazzo, e io lo amavo. Logan Francis Silverstone e io eravamo davvero agli antipodi. Mentre io mi scatenavo, lui rimaneva immobile. Lui era silenzioso, io il tipo che non riesce a smettere mai di parlare. Vederlo sorridere era quasi un miracolo, mentre era impossibile vedere me anche solo con le sopracciglia aggrottate. La sera in cui ho visto con i miei occhi il buio dentro di lui, non sono riuscita a distogliere lo sguardo. Insieme eravamo due metà che non diventano mai davvero una cosa sola. Eravamo un dieci e lode e un sette in condotta allo stesso tempo. Due stelle che brillavano nel cielo notturno, alla ricerca di un desiderio, di un domani migliore. Fino al giorno in cui l’ho perso. È stato lui a buttare via tutto ciò che eravamo, e l’ha fatto in un solo momento. Senza pensare che questo ci avrebbe cambiato per sempre. C’era una volta un ragazzo, e io lo amavo. E per alcuni momenti, brevi respiri, pochi sussurri, addirittura attimi, penso che mi abbia amata anche lui.

RECENSIONE

Non mi avrete mai, romanzo scritto da Gaetano di Vaio e Guido Lombardi è un accattivante viaggio all’interno della vita di un criminale comune, un uomo che è nato ed è cresciuto all’interno del quartiere più difficile della periferia di Napoli, e che dopo, un’infinita serie di peripezie, sembra aver messo la testa a posto. 
Per dire, ovviamente. 

Gaetano di Vaio, alias Salvatore Capone, nel romanzo, vive a Piscinola, frequenta Scampia, e sin da ragazzino vive in una famiglia con una moltitudine di figli, nella quale i genitori cercano di arrabattarsi alla meglio per dare da mangiare ai figli. 

Salvatore è un tipo irrequieto, sin da piccolo frequenta la strada e inizia, come spesso accade per i giovani residenti in quella zona, a entrare in contatto con la criminalità. Piccoli furti, mezze minacce, vendita di droga, insomma, entra a passo veloce nell’ambiente malsano e pericoloso della camorra. Intorno a lui un piccolo gruppo di ragazzini che sono suoi amici e con i quali condivide piaceri e sventure. 
L’andamento narrativo del romanzo è molto simile alla serie TV di Gomorra o a produzioni simili. I delinquenti sono sempre gli stessi, voglio dire.

Ero pazzo come quei ragazzini che tirano 
le pietre contro i carri armati.

Fanno sempre le stesse cose, hanno sempre lo stesso stile di vita e i medesimi atteggiamenti. Si potrebbe persino aggiungere che conosciuto uno, si conoscono tutti. Anche perchè la vita di Salvatore è uguale a quella di tanti ragazzi come lui che hanno scelto di immergersi nel clima delinquenziale della loro terra e ci hanno sguazzato dentro ampiamente. 

Salvatore non si tira mai indietro, nemmeno quando cominciano i primi arresti. Il suo carattere è allegro, ironico, sempre con la battuta pronta. È un tipo sveglio e alla mano, ma questo non gli impedisce di finire in carcere la prima volta per furto. Ed è proprio dal carcere che lui ci racconta la sua storia. Lo conosciamo ormai già grande, chiuso in una cella con altri personaggi discutibili, che un po’ in italiano e un po’ in napoletano, tenta di mettere in ordine le proprie scelte di vita, valutando motivazioni e conseguenze. 

Sembra un tipo molto riflessivo, magari è il carcere che lo ha reso tale; in ogni caso ogni pagina è permeata di tanti ricordi e soprattutto di numerosi personaggi, belli o brutti, che hanno fatto parte della sua vita. Uno di questi è sicuramente la moglie Lucia. Questa ragazzina che lui decide di sposare quando aveva appena sedici anni e di cui si innamora follemente e chi gli darà un bambino. È tutto normale. 

Sono il suo principe azzurro, solo un po’ sbiadito.

Un amore non privo di disperazione, di dolore e di sciagure, per lo più volute da Salvatore e in qualche modo anche dalla stessa Lucia. Perchè nonostante tutto, una donna che si sposa uno come Capone, sa bene a cosa va incontro, dico bene? Quindi, tutto quello che lei deve subire e affrontare, non è di certo una novità, è semplicemente la conseguenza di una scelta di vita che ha deciso di compiere. 

Un altro personaggio importante è Mimmo, cugino di Salvatore e suo complice sotto ogni punto di vista. Sarà il suo compagno di sempre, il suo fedele amico, colui che non lo lascerà mai. Insieme condivideranno le esperienze più belle e anche quelle più difficili. 
Poi c’è Carmine, vecchio amico d’infanzia di Salvatore, che con il passare degli anni diventerà addirittura il boss a cui, volente o nolente, lo stesso Capone dovrà sottostare, soprattutto in termini di droga. 

Insomma, la storia è ricca di colpi di scena ed è un continuo susseguirsi di scene tragicomiche che passano dalle constatazioni più abbruttite della criminalità a quelle più divertenti e ironiche della vita quotidiana di un personaggio certamente al di sopra delle righe. 

In fondo ho sempre rubato un po’ per me e 
un po’ per quelli a cui volevo bene.

Mi ha fatto sorridere e anche inquietare. Da un lato mi sono divertita a leggere certi aneddoti assurdi, dall’altro ho visto con i miei occhi determinate situazioni alquanto problematiche raccontate dal punto di vista di chi le ha vissute in prima persona, e davanti alle quali, non si può restare indifferenti. Questo è certamente un libro particolare. È sfrontato, viscerale, scritto di pancia, quasi come se fosse una provocazione continua. Lo dice lo stesso titolo: non mi avrete mai. S’intende quasi una sorta di sfida, nell’annunciare così platealmente la volontà di essere se stessi fino in fondo, al di sopra della legge, della quale, in molti casi, il protagonista si è fatto beffa. 

Salvatore non è di certo un eroe. A volte appare proprio come un pagliaccio. Fa ridere, e fa sorridere la leggerezza con cui prende qualsiasi cosa gli capiti nella vita. Leggendo tutto il romanzo e assistendo alle varie parti in cui è possibile suddividere la sua vita, prima e dopo le varie carcerazioni, ho avuto l’impressione che anche alla fine, per lui non fosse cambiato nulla. Insomma, incarna perfettamente il delinquente che già conosciamo: quello che crede in quello che fa fino alla fine. 

Mi rendo conto che certe cose succedono 
quando uno non c’ha il padre.

Va anche detto, che la famiglia, come l’amicizia e gli affetti in generale, sono valori estremamente importanti, che soggetti come lui portano nel cuore. Ma sono dei dettagli, costituiscono dei contorni, come una cornice enorme che però, nonostante la sua valorizzazione in senso buono, resta sempre all’estremità, senza mai intaccare la vera anima del personaggio: ossia quella di un criminale. 

Divertenti molte scene, vivide e crude a volte, sicuramente potenti dal punto di vista dell’immaginario narrativo. Il fattore del realismo e la consapevolezza che tutto ciò che c’è scritto è comunque vero, nonostante le sue improbabilità, rende il tutto ancora più interessante.
Potrebbe essere una lettura di puro intrattenimento, una sorta di sfottò perpetrato ai danni di chi la legge la fomenta e la difende, a volte senza nemmeno crederci. E a quel punto, ci si rende conto, che chi ci crede davvero in quello che fa è certamente il protagonista di questa storia. 
A metà tra il gioco e la verità. 
Tra una risata e un colpo di pistola.

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