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martedì 1 giugno 2021

Recensione di GENESI MOSTRUOSE DI Peter Vronsky

Buongiorno! Grazie alla collaborazione con la Casa Editrice NUA, oggi vi parlo di un saggio di Peter Vronsky, Genesi mostruose, molto interessante che riguarda la storia delle serial killer. Un argomento poco trattato e che io desideravo affrontare da tempo. 

genesi mostruose

di Peter Vronsky
Editore: NUA Edizioni
Pagine: 500
GENERE: Saggio
Prezzo: 5,99€ - 17,10
Formato: eBook - Cartaceo
Data d'uscita: 2021
LINK D'ACQUISTO: ❤︎
VOTO: 🌟🌟🌟🌟🌟 

Trama:
Da Elizabeth Bathory ad Aileen Wuornos, da Irma Grese a Myra Hindley. Come e perché le donne diventano mostri. Un saggio sulle donne serial killer che vi permetterà di conoscere e approfondire una realtà poco nota. Peter Vronsky esplora e indaga il fenomeno delle donne che uccidono e le implicazioni politiche, economiche, sociali e sessuali sepolte con ogni vittima. Per secoli siamo stati condizionati a pensare agli assassini seriali e ai predatori psicopatici come uomini, e forse è per questo che tante vittime sono cadute preda della mostruosità di alcune donne. Vronsky non solo sfida la nostra percezione di bene e male, ma anche del ruolo e dell'identità di genere.

RECENSIONE

Genesi mostruose è il libro che da tempo volevo leggere, quello che immaginavo, e che alla fine sono riuscita a trovare. Per una volta, non si parla di serial killer al maschile, bensì di donne che hanno ucciso. Donne, mogli, madri, nonne, insomma, capaci di ricoprire qualsiasi ruolo e altrettanto in grado di uccidere un altro essere umano esattamente come un uomo. 

Questo libro è davvero molto interessante. Per chi è curioso di approfondire questo aspetto dell’omicidio seriale poco sviluppato, deve assolutamente procurarsi questo volume che, con un linguaggio semplice e veloce, descrive per filo e per segno la “nascita” della donna serial killer, fin dall’antichità, e ne ripercorre con una lucidità essenziale, il percorso evolutivo di questa figura, a cui, sinceramente, credevano in pochi, fino ai giorni nostri. 

In realtà, in passato si pensava che la donna non fosse in grado di uccidere, e non solo per una questione di forza e quindi dell’uso della violenza, ma soprattutto per un concetto naturale. Ossia, l’uomo che può essere un guerriero, un soldato, un lottatore, quindi portato naturalmente all’uso della forza, mentre la donna, è per natura, una madre, una chioccia, quindi predisposta ad accudire nido e figli. Pertanto, secondo questa concezione ormai superata, gli uomini possono uccidere, anche perché si pensava fossero predisposti a ciò a causa del testosterone, mentre le donne sono essenzialmente vittime, e anche quando uccidono, lo fanno semplicemente per autodifesa. 

Ecco un punto fondamentale dal quale partire: l’uomo uccide per il senso del potere, per il controllo, per la volontà di decidere della vita e della morte di un altro essere umano. Le donne uccidono solo per difendersi. 
Una grande menzogna. Un’illusione vera e propria. 

Attraverso gli studi che sono stati fatti e di cui questo libro riporta i passi principali, elencando nomi di serial killer femminili, età, motivazioni, contesti sociali, e vittime, confrontandoli con quelli maschili, emerge che le donne uccidono per lo stesso motivo degli uomini: il potere decisionale sulla vita e la morte. 
Quindi, ciò che è stato fatto di sbagliato nel considerare le donne incapaci per natura di uccidere, è stata solo una cosa: sottovalutarle. 
Abbiamo sottovalutato le donne. Le abbiamo rese delle vittime, anche laddove, credetemi, non lo erano affatto. 

In passato si sosteneva che una donna potesse arrivare a uccidere solo quando si sentiva minacciata. Magari per proteggere se stessa o i propri familiari, in special modo i figli. 
Errore madornale. 
Aileen Wuornos, una delle serial killer più famose, di cui è stato fatto anche un film che ha vinto l’oscar, The Monster, è l’esempio tipico della donna, in questo caso, una prostituta, che uccide non per difendersi, o almeno non solo per quello, quindi la sua violenza non è solo di tipo espressivo. Ossia uccidere per sfogo o per rabbia. Ma è una violenza uguale a quella maschile, quindi strumentale. Uccidere per ottenere piacere, oppure un guadagno, oppure una posizione sociale. 

In altre parole, le donne serial killer e gli uomini killer sono identici. Tranne qualche piccola differenza nei loro scopi e comportamenti. Uccidono per potere, controllo, lussuria, profitto, vendetta, pazzia. Ma incredibilmente le donne possono essere molto più micidiali degli uomini perché per loro il senso pratico è fondamentale. Gli uomini sono più edonistici. I serial killer maschi tendono a ricavare sempre una sorta di piacere dall’omicidio, la matrice principale è la lussuria nella maggior parte dei casi. Per le donne invece, non c’è alcun piacere, di solito, bensì uno scopo ben più definito e glaciale. Ecco perché gli uomini usano la forza bruta, mentre le donne usano l’astuzia, e pertanto sono meno rintracciabili, più subdole e decisamente furbe. 

 
Le donne uccidono per uccidere.

Spesso i maschi uccidono inscenando le loro fantasie sessuali, a volte non uccidono nemmeno, perdendo ancor prima interesse per la loro vittima, quando l’hanno catturata. Per loro il piacere può anche essere precedente all’atto stesso del dare la morte. Per le donne, invece, è tutto più drastico. Ciò che cerca la donna è infliggere la morte. Punto e basta. 

Ci sono casi straordinari di donne che hanno ucciso nel corso degli anni. Una storia mi ha colpito in modo particolare: quella di Mary Bell, una bambina che uccide altri bambini come se fosse una donna adulta, senza alcun rimorso. Al suo processo dice – Uccidere non è così grave. Tutti moriamo comunque.

L’autore propone un elenco di tutti gli elementi dai quali può scaturire un serial killer, sia uomo che donna. Un’infanzia infelice, piena di abusi, con un rapporto genitoriale strambo e privo di fondamenta. Ovviamente, non basta soltanto questo, ma in buona parte, quasi tutti i serial killer non hanno vissuto una vita facile. 
Bisogna differenziare lo psicopatico che può diventare un serial killer dallo psicotico, ossia il classico pazzo che di solito fa male a se stesso piuttosto che agli altri. 
Lo psicopatico indossa una pericolosa maschera della personalità che gli permette di agire esattamente come gli altri, pur essendo malato del disturbo di personalità, pur essendo un sociopatico, incapace di provare sentimenti ed emozioni, ma la sua intelligenza consiste proprio nel simulare un comportamento umano, come tutti gli altri, fregando chi si trova davanti. 

In realtà è proprio così che agiscono le donne serial killer. Per la maggior parte sono infermiere, badanti, vecchie o giovani, capaci di uccidere con il veleno o con una pistola, in ogni caso per loro il vero godimento non consiste nel procedimento, ma nella conclusione stessa della morte. Percorrendo la storia, la prima vera serial killer è stata Agrippina, madre di Nerone che ha usato la sua pazzia psicopatica per permettere al figlio di ottenere tutto il potere, uccidendo e compromettendo la vita di chiunque si mettesse sul proprio cammino. 

 
I serial killer uccidono sia per bisogno che per desiderio: pragmatismo e follia.

Anche Elizabeth Bathory, famosa perché faceva il bagno nel sangue delle fanciulle morte, è considerata una serial killer, una delle poche che uccideva per edonismo e lussuria. Ricordate la Vedova Nera? Bene, anche lei è considerata una serial killer, e lo sono tutte quelle donne che uccidono i propri mariti per questioni di soldi o di potere. 

Tra le tante storie da leggere all’interno di questo libro, una mi ha davvero sconvolto. Il legame depravato e pazzo tra Bernardo e Karla, una coppia che uccideva donne dopo averle torturate, plagiate, sottomesse, senza alcuna pietà. Questo è un esempio tipico dell’azione di coppia, di quando una donna decide di assecondare la follia perversa del compagno, e al contempo mostra anche lei una volontà malata che non la esime da nessun atto di violenza compiuto ai danni delle vittime. 

Ho letto i racconti delle torture psicologiche e fisiche, le offese, le parolacce, e ho visto una depravazione che non ha confini. Ci vuole uno stomaco forte per leggere le conversazioni tra i due complici e il modo in cui usano il corpo delle vittime per trarne piacere. Posso dire che lo stupro è solo uno dei tanti esperimenti di violenza cruda che viene perpetrata ai danni di queste povere ragazze che dopo vengono uccise come se nulla fosse. Ciò che mi ha lasciato a bocca aperta, è stata la scoperta che quando Bernardo e Karla sono stati arrestati e a lei è stato fatto il test psichiatrico per rivelare lo stato della sua salute mentale, il punteggio ottenuto era assolutamente nella norma. Ciò significa che Karla era, almeno apparentemente, assolutamente una donna sana di mente. Quindi non una psicopatica. Piuttosto era una donna vuota. Incapace di esprimere un giudizio morale. Poteva elencare una lista dei migliori cosmetici mentre assisteva a un omicidio, ma non è stata in grado di salvare la sorella da uno stupro. 
Ci sono molte donne, proprio come Karla, che magari sono fisicamente incapaci di uccidere e delegano i loro uomini a farlo. 

 
Le donne spesso commettono aggressioni tramite altri, manipolando altre persone.

Sia donne che uomini, possono agire per gli stessi motivi, ma c’è un elemento che rende le donne letali. Ed è l’imprevedibilità. I serial killer sono più aggressivi, anche perché da un uomo te lo aspetti. Quando, invece ti trovi una donna che magari ti segue o si avvicina, ovviamente non sei predisposta a pensare che voglia farti del male. Perché? È una donna, appunto. 
Questo è un vantaggio tutto al femminile che può costare cara la vita. 

Genesi mostruose è un libro imperdibile per chi voglia approfondire questi aspetti della psicologia dell’omicidio al femminile. Una lettura che ho apprezzato e di cui ho sottolineato tantissimi passi. Conto di ritornare presto su questo volume per riflettere ancora perché fa emergere molte domande. 

Una delle tante che resterà senza risposta è se davvero la vita di queste persone che uccidono, uomini o donne che siano, sia davvero così colpevole o malata. Ognuno di essi prima di trovare la sua vittima, è stato vittima della sua stessa storia, per aver vissuto un’infanzia crudele, abusata, abbandonata. 
Bambini e bambine che avrebbero dovuto essere amati, coccolati, protetti. 
Non è stato così. 
E a volte, il buio genera mostri. 
So che è terribile, ma quel mostro può anche essere una madre. Non è detto che sia un padre. O un uomo. 

Oggi c’è il culto della violenza e della forza, e ormai non è più una questione di uccidere le donne o uccidere gli uomini. Siamo tutti vittime di un sistema nel quale non si uccidono solo esseri umani, ma anche alberi, oceani, la stessa immensa natura. 
Charles Manson affermava – O lavori per la vita, o lavori per la morte. 
Lavoriamo per la vita. 
Affrontiamola senza scappare. 
La morte è una scappatoia. 
Chi vuole essere davvero così codardo?

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