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lunedì 28 settembre 2015

Waiting Room di Bianca Rita Cataldi Recensione

Buon lunedì cari lettori! La recensione di oggi è dedicata al romanzo di Bianca Rita Cataldi, intitolato Waiting Room, una storia di ricordi, memoria, passione e soprattutto amore.


Una lettura molto intensa che vi consiglio!



Titolo: Waiting Room

Autore: Bianca Cataldi

Editore: Butterfly

Pagine: 154

Genere: Narrativa

Prezzo: € 12,00

Uscita: 2013



È il 1942. In una Puglia bruciata dal sole, Emilia e Angelo condividono la passione per il sapere, il desiderio di libertà e il tempo della loro giovinezza. Settant'anni dopo, seduta nella sala d'attesa di un dentista, Emilia rivela a se stessa la verità negata di una giovinezza che adesso, per la prima volta, ha il coraggio di riportare alla luce. Con una scrittura che è poesia del ricordo e caleidoscopio di emozioni, Bianca Rita Cataldi accompagna il lettore tra i sorrisi e le lacrime di una donna come noi, raccontando la storia di un amore mancato, di una generazione nell'età dell'incertezza, di un'attesa che attraversa tutta una vita.

 Bianca Rita Cataldi è nata nel 1992 a Bari, dove frequenta la facoltà di Lettere e studia pianoforte in conservatorio. Finalista al Premio Campiello giovani 2009, ha esordito nel 2011 con il romanzo “Il fiume scorre in te” (Booksprint Edizioni). Waiting room, finalista della II edizione del premio Villa Torlonia, è il suo secondo romanzo.




Waiting Room è la seconda prova narrativa della giovane autrice Bianca Cataldi, che scrive un romanzo pieno di riflessioni e di affondi sentimentali e vitali, proponendo un escursus ingiallito nella memoria di un’anziana protagonista che si chiama Emilia alle prese con le vicissitudini amare e dolorose che hanno caratterizzato la sua prima giovinezza e naturalmente la nascita dell’amore.

Particolari sono le prime scene del romanzo, ambientate nella sala di un dentista, una sala d’attesa per l’appunto, la Waiting room, nella quale oltre ad esserci Emilia che aspetta il suo turno, accanto a lei è seduta una ragazza molto giovane che ha tutte le caratteristiche per essere proprio l’autrice, che più tardi rivelerà la sua completa identità. La ragazza affronta quella interminabile attesa con un taccuino in mano ed una penna, riportando continuamente i suoi pensieri su carta, intrappolata in un mondo invisibile e sconosciuto del quale non sembra trasparire assolutamente nulla.

Emilia, invece, proprio tra quelle mura silenziose e per certi versi distensive, inizia il suo viaggio a ritroso nella memoria, conducendo il lettore in una spirale di vicende che la vedono come protagonista effettiva della vita familiare nella quale è cresciuta, rinchiusa in un piccolo paese della Puglia negli anni quaranta, periodo in cui la volontà dei genitori era indiscussa e ogni loro parola un dovere. Emilia vuole studiare e non ha molta voglia di sposarsi soprattutto da quando ha incontrato Angelo, un giovane di cui si innamora e al quale dona tutto il suo cuore.

Il ragazzo è un ribelle e la conquisterà fin dal primo sguardo, fin dalla prima volta in cui con le sue fragili mani, suonerà una melodia indimenticabile al piano, fin da quella frase, pronunciatagli all’orecchio con cui davanti a lei si prospettava un futuro elettrizzante e soprattutto tanto sconosciuto quanto affascinante.

“Questo fatto del pianoforte mi riportò alla mente una cosa che non avrei voluto ricordare. Una persona. Mi si conficcò nel petto come una spina, il ricordo, facendomi provare dolore là dove credevo di aver consumato la carne e di aver lasciato la pietra.”

Il romanzo si snoda tra passato e piccoli affacci sul presente che ricordano continuamente al lettore lo stato attuale in cui è abbandonata la protagonista: la solitudine della vecchiaia, il peso dei ricordi, il dolore di un amore mai vissuto fino in fondo e la certezza di aver bruciato qualcosa di bello e di indimenticabile.

“Noi due faremo la rivoluzione.”

Lo stile di Bianca Cataldi è come il sole che intensifica qualsiasi colore. Una storia che potrebbe essere quella di altri mille, attraverso le sue parole, la sua sensibilità, la sua dolcezza, diventano forma di uno straordinario universo narrativo che scorre delicatamente fino a raggiungere la tua anima.

Attimi di poesia che vengono donati come fossero piccoli e profumati regali che dall’autrice arrivano a noi, sprazzi di felicità consumata su se stessa, momenti di odio infinito per gli altri e per quella mancanza di coraggio che ha reso vana una parte dell’anima.

La storia tra Angelo ed Emilia non è bella, è una storia triste, autunnale, il cui epilogo felice è volato via come volano le foglie ingiallite dal tempo quando si è fatto troppo tardi persino per parlare.
Eppure la protagonista continua a farlo, racconta con il cuore in mano tutto ciò che l’ha turbata, tutto ciò a cui ha rinunciato, tutto quello che le ha strappato di dosso i sogni per renderla una donna che probabilmente non ha più amato da allora, da quando Angelo ha smesso di toccarla, di baciarla, di farle sentire quel sentimento di cui lei conosceva a malapena il nome, lasciandoglielo cucito addosso per un’eternità.

“Va bene, portami con te alla stazione, lascia che ti veda partire, andare via, svanire in una nuvola di fumo, tu, il tuo treno, la tua presenza prossima all’assenza, e Roma all’orizzonte, ferma lì dove non la vedrò mai.”

E adesso che la vita ha fatto il suo corso, che le cose si sono messe a posto e che la solitudine ha iniziato a sgretolare i rapporti, a rinchiudere gli affetti e a proporsi come l’unica alternativa possibile alla morte, Emilia guarda in faccia la realtà, ammettendo a se stessa di aver sbagliato forse a non prendere quel treno che le avrebbe cambiato la vita ma che soprattutto le avrebbe regalato l’amore.

Waiting room ti conquista per una prosa scorrevole ma originale, evidenziata da un fluire narrativo intervallato da attimi di autentica poetica acerba e da pensieri che appaiono come chiodi appuntiti pronti ad appendere quadri di carne sulla tua pelle. Bianca Cataldi senza giri di parole, senza omissioni, senza paure, va a fondo dell’animo umano e ne porta fuori gli inganni, gli sbagli, i peccati.
In un’atmosfera inquieta, come se il racconto fosse attraversato da un eterno tramonto, la vita di Emilia si presenta a noi in tutta la sua bellezza ed oscurità, nel suo rimpianto e in quello che non c’è stato e che non potrà esserci mai. Nonostante ciò il clima non è pesante né banale, il tutto è costantemente attraversato da un tocco di particolarità stilistica che è attribuibile esclusivamente alla vena creativa dell’autrice.

Tutti siamo eternamente in una sala d’attesa, è questo il senso del titolo ed è il senso della vita di Emilia, della stessa Bianca, e di tutti coloro che vivono un’esistenza aggrappati alla speranza, in perenne attesa di qualcosa.

Una visione morbida, priva di spigoli se non fosse per quelli rappresentati dal dolore della perdita, una consapevolezza cresciuta ed ammessa, uno sguardo privo di illusioni su una realtà che molto spesso ci è soltanto nemica.

L’amore parla da sé tra le righe degli incontri tra i due protagonisti, si disvela attraverso i loro sguardi e le loro mani, incapaci di toccarsi. Gli abbracci che non dovrebbero finire mai, i baci che raccontano di mondi da oltrepassare strappandosi di dosso tutte le paure, ma alla fine la sopravvivenza è una lotta inutile perché il destino, a volte, è più forte di qualsiasi scelta.

I sentimenti raccontati da Bianca Cataldi si vestono di malinconia, una nostalgia imbevuta di passione impolverata, resa schiava dei ricordi eppure non del tutto sopita, perché la memoria di Emilia è ancora sveglia, il suo cuore è vigile e con cura e attenzione porta avanti quel piccolo batuffolo intinto nell’amore con il quale ha colorato la propria esistenza.

Un amore forte ma non abbastanza. Un amore che è diventato lontananza ma non dimenticanza. Quello mai, quello no.  Anche se non c’è stato coraggio, anche se l’attesa è diventata un universo insopportabile, anche se la vecchiaia adesso non è una buona soluzione, perché non è capace di sanare, non è in grado di salvare. Forse perché non c’è nulla da salvare né da mettere via. Ciò che è stato, è ormai andato.

La lettura di questo romanzo lascia con un alone di perdita addosso, un senso di incompiuto, come se questa storia fosse in grado di sospenderti nel tempo. Come se tu, da lettore e quindi esterno, fossi ancora lì ad aspettare che la storia tra Emilia e Angelo abbia il suo lieto fine.
E’ questa la bravura dell’autrice, nel riuscire a stamparti sulla pelle anche a te che leggi, quell’aria di attesa che permea l’intero romanzo e quando lo chiudi, vorresti guardare verso quel treno e respirare soddisfatto. Ma non puoi farlo perché il treno è già passato da un pezzo e tu rimani così, un po’ disperso.



22 commenti:

  1. Sai mi hai incuriosito molto con questo libro! Mi sa che diventerà il mio prossimo acquisto :)

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  2. questo libro mi incuriosisce molto, credo che lo leggerò!

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  3. Che bella recensione...mi ispira molto questo libro, grazie.

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  4. Bellissima recensione :) come al solito fai venir voglia di leggere tutti i libri di cui scrivi

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  5. Cara Antonietta, sono appena tornata da Parigi e le tue parole mi hanno commossa profondamente. Ho letto la tua recensione mentre ero ancora in aeroporto ed è stata una sorpresa meravigliosa. Non so come ringraziarti. Hai una grande sensibilità. Grazie di cuore ♡

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    1. E' stata una bellissima lettura, cara Bianca, davvero intensa che consiglio! Un abbraccio! <3

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  6. Libro da regalare a una carissima amica per Natale!

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  7. deve essere davvero molto bello...coinvolgente!

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  8. Wow sembra molto coinvolgente. Lo voglioooo

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  9. Bellissima la trama, il genere di libri che piacciono a me!

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  10. Questo libro è piaciuto moltissimo anche a me principalmente per la scrittura delicata e accattivante.

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