Buongiorno! Grazie alla collaborazione con la casa editrice La nave di Teseo, oggi vi parlo di un piccolo saggio, scritto da Elena Loewenthal intitolato Libertà vigilata, dove si affronta il tema della diversità dell'uomo e della donna partendo dal linguaggio e dall'uso della parola.
di Elena Loewenthal
Editore: La nave di Teseo Pagine: 96 GENERE: Saggio Prezzo: 5,99€ - 10,00€ Formato: eBook - Cartaceo Data d'uscita: 2021 LINK D'ACQUISTO: ❤︎ VOTO: 🌟🌟🌟🌟
Trama:
Le parole che usiamo ogni giorno, i gesti che compiamo, i commenti con cui accompagniamo i nostri pensieri, ci rappresentano molto più di quanto crediamo. Questo libro è un invito a sceglierli con cura, a partire da uno dei temi più dibattuti del nostro tempo, la discriminazione di genere. Se infatti la saggezza antica, a partire dalla Bibbia, ha dato al linguaggio gli strumenti per raccontare le sfumature della realtà, l’uso distratto di oggi è al contrario una corsa alla semplificazione, di cui a fare le spese sono spesso le donne, designate con formule sminuenti o imprecise, costrette a lottare anche sul piano linguistico per ottenere quello che agli uomini sembra spettare di diritto. Elena Loewenthal racconta il grande inganno di una battaglia che guarda all’uguaglianza invece di rivendicare la complessità e la differenza. Un fronte che litiga sulle desinenze o gli stereotipi culturali, mentre il femminile viene offeso ovunque: all’anagrafe, nei posti di lavoro, sui giornali e nel web. Una riflessione sulle conseguenze delle parole, per conoscerne la storia e il potere, e partecipare in prima persona a fare la differenza.
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RECENSIONE
Questo saggio ripercorre la storia delle donne attraverso l’uso del linguaggio. La lingua è importante, quanto è importante la parola.
L’autrice comincia la sua analisi sul ruolo delle donne citando un esempio riguardante la cerimonia degli Oscar del 2021. L’attrice Francis McDormand ritirò il premio e venne criticata perché si era presentata con i capelli sfatti, senza trucco e con dei vestiti che per qualcuno non erano all’altezza di una cerimonia simile.
Non è il primo caso di questo genere. Molto spesso le donne, soprattutto della televisione e del cinema, vengono criticate perchè, secondo qualcuno, non rispecchiano i canoni della femminilità. Una donna deve truccarsi, vestire in un certo modo, avere sempre i capelli ordinati. Ma dove sta scritto, scusate? Chi lo ha deciso?
Poco tempo fa, lessi qualcosa del genere a proposito dell’attuale compagna di Keanu Reeves, attore molto amato. Dicevano che era troppo vecchia, aveva i capelli troppo bianchi, era sciatta, e insignificante. E purtroppo la maggior parte delle critiche arrivava da donne.
Ecco, riprendendo il discorso dell’autrice di questo saggio, le donne ne hanno fatta di strada, ma ancora oggi su di loro esiste quella che lei definisce “libertà vigilata.”
In altre parole, l’attrice citata prima è libera di presentarsi sul palco senza trucco e spettinata, ma è allo stesso tempo osservata, commentata, criticata come se fosse soggetta a una libertà però vigilata, quindi limitata.
Se c’è una libertà che non costa nulla ed è sempre salutare, è quella dell’interpretazione.
Mi ha colpito molto questa definizione. Se ragionate un attimo con me, vi renderete conto che è proprio questo quello che è accaduto a noi donne. Sì, rispetto al passato siamo più libere, ma comunque veniamo costantemente tenute sotto controllo, aggredite verbalmente, sottoposte a vere e proprie offese se non rispecchiamo quell’ideale che ci hanno imposto. Dobbiamo continuare a combattere ogni giorno per dimostrare il nostro valore.
Se un uomo si fosse presentato spettinato e con la barba lunga, nessuno ci avrebbe fatto caso perché era un uomo. Da una donna, invece, ci si aspetta il rispetto delle convenzioni, la rivendicazione dell’apparenza.
Una critica che l’autrice dispensa a sfavore del femminismo attuale, è il fatto che la maggior parte delle volte la denuncia della violenza sessuale o di un abuso di potere venga fatto quasi sempre dopo. Infatti, il movimento #metoo è nato per raccontare qualcosa che è avvenuto tempo fa, non adesso. Molte donne trovano il coraggio di dire quello che hanno subito, solo in un secondo momento. E molte non lo hanno nemmeno trovato.
La donna, oggi più che mai, appare come la vittima.
Vittima.
Vittima.
Vittima.
A volte persino di se stessa.
Perchè, dunque, aspettare? Bisogna denunciare subito. Non far sì che il femminismo, oggi sia un movimento a ritroso nel tempo. Una denuncia per correggere e rimediare qualcosa che è avvenuto prima. Attenzione, la donna oggi è vittima reale di ciò che la circonda. È il capro espiatorio di molte cose. Ma il suo non è mai vittimismo. Il vittimismo è quando una persona si sente vittima ma in realtà non lo è.
La donna, purtroppo, lo è, e probabilmente continuerà a esserlo.
La donna nasce da una mancanza. Da un bisogno. Da un interrogativo.
Ci sono donne che hanno le armi per scacciare via questo ruolo di vittima, e purtroppo non le usano. Ci sono altre, invece, che devono subire emarginazione, pregiudizi, limitazioni, divieti.
Interessante a questo proposito riflettere sul concetto della Bibbia e sul perché le donne siano state create. Mentre Dio ha creato la terra e l’uomo perché ha deciso di farlo, punto e basta, per la donna è stato diverso. Adamo si sentiva solo, e Dio decide di donargli una compagna per dare una risposta al suo desiderio di avere una compagnia.
La donna, quindi, è l’unica creatura del mondo a essere nata per una mancanza. È nata per rispondere a un desiderio, un bisogno.
Questo dovrebbe far riflettere un po’.
Il saggio si conclude con la consapevolezza che nonostante sia stato fatto tanto dalle donne per le donne, c’è ancora molta strada da fare. Soprattuto per quanto riguarda il movimento femminista che non dovrebbe essere soltanto una rivendicazione dei torti subiti, ma un movimento per l’assoluta libertà.
Non c’è che dire, in passato era impensabile per le donne fare quello che fanno oggi. Se solo pensiamo al rogo delle streghe, o al Medioevo. Insomma, i risultati sono stati raggiunti, altro che.
Ma per raggiungere la parità, c’è ancora molto lavoro da fare.
L’autrice è ancor di più critica nei confronti del femminismo odierno. Sembra quasi che le donne più che combattere come facevano in passato, a tratti sembrano piangere semplicemente sul proprio destino senza effettivamente reagire.
Insomma, la sua è una critica precisa e ben strutturata che non significa andare contro le donne, anzi, ma sostenerle e spingerle a lottare senza lasciarsi intimorire da quello che è stato e da quello che potrebbe essere.
Più audacia, più coraggio, meno paura.
La strada è lunga, ma non per questo impraticabile.
Questo libro mi ricorda un intervento fatto alle superiori da un'associazione di cui non ricordo il nome che ci fece vedere degli spezzoni di programmi televisivi italiani, dove si vedeva come il ruolo della donna fosse categorizzato solo a "bellezza da vetrina" e nulla più. Come le donne siano solo delle figurine mute che ballano mezze nude dove non hanno nessun diritto di commentare o esprimere opinioni. E' triste pensare che purtroppo qui in patria questi concetti siano ancora ben radicati e di come purtroppo spesso e volentieri le prime a portare a vanti questi comportamenti siano proprio le donne
RispondiEliminaSono d'accordo con te, a volte, sono proprio le donne ad alimentare o a confermare certi atteggiamenti della società. In ogni caso, questo piccolo libro mi ha fatto capire ancora una volta che la strada per tutte noi è ancora lunga, perchè ci sono ancora troppi aspetti, troppi ambiti, troppe condizioni per le quali siamo considerate inferiori, o meglio, non siamo considerate proprio, se non soltanto all'apparenza, e alcuni esempi nel libro, lo dimostrano.
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