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lunedì 9 dicembre 2024

Recensione: TATÀ di Valerie Perrin

Buongiorno! Grazie alla collaborazione con la casa editrice Edizioni E/O, oggi vi parlo di Tatà di Valerie Perrin.

tatÀ

di Valerie Perrin
Editore: Edizioni E/O
Pagine: 597
GENERE: Narrativa contemporanea
Prezzo: 14,99€ - 21,00
Formato: eBook - Cartaceo
Data d'uscita: 2024
LINK D'ACQUISTO: ❤︎
VOTO: 🌟🌟🌟🌟 

Trama:
Agnès non crede alle sue orecchie quando viene a sapere del decesso della zia. Non è possibile, la zia Colette è morta tre anni prima, riposa al cimitero di Gueugnon, c’è il suo nome sulla lapide... In quanto parente più prossima tocca ad Agnès andare a riconoscere il cadavere, e non c’è dubbio, si tratta proprio della zia Colette. Ma allora chi c’è nella sua tomba? E perché per tre anni Colette ha fatto credere a tutti di essere morta? È l’inizio di un’indagine a ritroso nel tempo. Grazie a vecchi amici, testimonianze inaspettate e una misteriosa valigia piena di audiocassette, Agnès ricostruisce la storia di una famiglia, la sua, in cui il destino dei componenti è legato in maniera indissolubile a un circo degli orrori, all’unica sopravvissuta di una famiglia ebrea deportata e sterminata dai nazisti, alle vicende di un celebre pianista e a quelle di un assassino senza scrupoli, alle subdole manovre di un insospettabile pedofilo e al tifo sfegatato per la locale squadra di calcio, il FC Gueugnon. Sulla scia di Cambiare l’acqua ai fiori e Tre, Valérie Perrin ci trascina in un intreccio di storie, personaggi e colpi di scena raccontati nel suo stile fatto di ironia, delicatezza e profondità.

RECENSIONE

Tatà di Valerie Perrin è un romanzo che si sviluppa in un crescendo di emozioni, scavando nelle dinamiche familiari e nel peso dei segreti, attraverso una narrazione che alterna presente e passato in modo preciso e chirurgico.

La storia si apre con una telefonata che sconvolge la vita della protagonista, Agnès Septembre. La notizia della morte di sua zia Colette, trovata senza vita in una casa a Gueugnon, sembrerebbe una comunicazione dolorosa ma ordinaria, se non fosse che Colette era già morta tre anni prima e sepolta con un funerale ufficiale. Questo evento innesca un’indagine che spinge Agnès a tornare nella città della sua infanzia, dove si troverà a fare i conti con i misteri della zia, ma anche con le proprie emozioni irrisolte. 

Valerie Perrin intreccia abilmente flashback e narrazione contemporanea per rivelare a poco a poco i segreti di Colette e le implicazioni delle sue scelte. La struttura frammentaria riflette il processo mentale di Agnès, che ricostruisce il passato attraverso ricordi, indizi e incontri con vecchi amici. Questo andamento narrativo crea un ritmo avvolgente, che cattura il lettore nel labirinto della memoria e dei segreti familiari. 

Agnès è una protagonista complessa, un puzzle di fragilità e determinazione. Il suo viaggio non è solo un’indagine sul passato di Colette, ma anche un percorso di autoconoscenza. La sua incapacità iniziale di connettersi emotivamente con il ricordo della zia riflette il senso di colpa per essersi allontanata dalla sua famiglia e per non aver partecipato attivamente al lutto. Tuttavia, la scoperta del segreto di Colette la costringe a confrontarsi con le aspettative, i rimpianti e il ruolo che lei stessa ha giocato nelle dinamiche familiari. 

L'autrice dipinge Agnès come una donna sospesa tra due mondi: quello di una Francia provinciale, rappresentata da Gueugnon, e quello cosmopolita della sua carriera cinematografica a Parigi. Questa dualità amplifica il suo senso di estraneità e la spinge a interrogarsi su cosa significhi davvero appartenere a una famiglia o a una comunità.

Colette è la figura intorno a cui ruota tutto. Con la sua personalità silenziosa e riservata, incarna il mistero stesso che Agnès cerca di svelare. La sua devozione al calcio, che potrebbe sembrare superficiale, è in realtà una forma di appartenenza, un modo per sentirsi parte di qualcosa in una vita segnata dalla solitudine. La scelta di inscenare la propria morte e vivere sotto falso nome è un atto radicale di autodeterminazione, ma anche un gesto moralmente ambiguo che solleva interrogativi sull’etica dell’abbandono. 

Attraverso i ricordi di Agnès e i pochi indizi lasciati da Colette, emerge una donna che ha sempre cercato di proteggere i propri cari, spesso a scapito di se stessa. La sua relazione con il fratello Jean e il ruolo di custode della sua memoria aggiungono un livello di profondità emotiva al personaggio. 
Jean Septembre, il padre di Agnès, è un simbolo di talento inespresso e di sacrificio. La sua presenza nel romanzo è eterea, un’ombra che influenza profondamente sia Colette che Agnès. Louis Berthéol, l’amico fidato di Colette, è un personaggio enigmatico, la cui lealtà verso la zia aggiunge complessità alla trama. Il suo silenzio e la sua scomparsa alimentano il mistero. Ana, la figlia adolescente di Agnès, rappresenta una nuova generazione, più aperta e meno vincolata dal peso del passato. La sua curiosità e il suo sguardo innocente bilanciano la serietà del viaggio di Agnès. 

La famiglia è al centro di Tatà, non solo come vincolo biologico, ma come rete di legami emotivi e morali. La relazione tra Agnès e Colette, fatta di silenzi e incomprensioni, si rivela essere profondamente amorevole, seppur non nei modi convenzionali. Il romanzo esplora l’identità individuale nel contesto di una comunità e di una famiglia, mostrando come le scelte personali siano spesso influenzate da aspettative sociali e familiari. 

La forza controversa dei segreti attraversa l’intera storia. Colette ha vissuto una doppia vita, e il suo segreto è un atto di ribellione contro le limitazioni imposte dalla società. Tuttavia, il romanzo sottolinea anche il peso dei segreti, mostrando come possano isolare le persone e complicare le relazioni. Agnès, attraverso la sua indagine, si trova a dover perdonare non solo Colette, ma anche se stessa. Il romanzo suggerisce che la riconciliazione con il passato è possibile solo accettando l’imperfezione delle persone e delle relazioni. 

Ciò che emerge è una Francia rurale, un luogo in cui la comunità è strettamente intrecciata ma spesso soffocante. Gueugnon, con la sua squadra di calcio e i suoi personaggi pittoreschi, diventa un microcosmo delle dinamiche sociali, dove la reputazione e le apparenze hanno un peso notevole. 

Moralmente, emergono domande difficili: fino a che punto è giusto perseguire la propria libertà a scapito degli altri? Colette ha abbandonato Agnès, ma anche protetto la sua memoria, lasciando un’eredità di amore non detto. Agnès, d’altro canto, deve confrontarsi con il suo giudizio sulla zia e con la propria responsabilità di capire anziché condannare. 

Valérie Perrin adotta uno stile intimo e coinvolgente, in grado di alternare momenti di profonda introspezione a dialoghi vivaci e realistici. La sua capacità di descrivere i dettagli quotidiani rende il mondo di Tatà vivido e autentico. Le descrizioni dei luoghi, come la bottega di Colette o il cimitero di Gueugnon, aggiungono una dimensione visiva e atmosferica alla narrazione. 

Tatà è un romanzo che parla al cuore e alla mente, un’opera che invita il lettore a riflettere sulla complessità delle relazioni umane, sull’importanza di comprendere il passato e sull’ambiguità morale delle scelte che definiamo “giuste”. Una storia che ci ricorda che non sempre esistono risposte definitive, che le persone che amiamo restano, in fondo, un enigma. E forse è proprio questa l’eredità più preziosa che possiamo ricevere: la bellezza di continuare a cercare, anche quando la verità si nasconde tra le pieghe del non detto. 

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