Buongiorno! Grazie alla collaborazione con la casa editrice Gallucci, oggi vi parlo di This is not a love letter di Anouk Filippini.
this is not a love letter di Anouk Filippini Editore: Gallucci Pagine: 368 GENERE: Sport Romance Formato: eBook - Cartaceo Data d'uscita: 2025 LINK D'ACQUISTO: ❤︎ VOTO: 🌟🌟🌟🌟🌟
Trama:
La casa sulla spiaggia di nonna Lisa è sempre stata un rifugio per Loue, che mai come ora ha bisogno di un posto in cui sentirsi al sicuro. Lì dove il tempo sembra essersi fermato, può dedicarsi alla sua passione, il surf, e a scrivere lettere alla migliore amica Josée, pur sapendo che difficilmente avrà una risposta. Poi nella casa accanto si trasferisce Iñigo, figlio di una scrittrice di romanzi storici piuttosto spicy. Anche lui vorrebbe imparare a surfare, e per cavalcare le onde – quelle del mare o quelle dei sentimenti – non potrebbe trovare insegnante migliore di Loue! Nel surf, si parte sempre dalla spiaggia. Anche in amore si può cominciare sulla sabbia, però pizzica.
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RECENSIONE
Non lasciatevi ingannare dalla copertina che promette una storia estiva tra baci salati e tavole da surf.
Non fatevi illudere dal titolo, che gioca a negare l'amore per raccontarne, in realtà, la forma più pura, straziante e necessaria: quella per un'amicizia perduta, e soprattutto, quella per se stessi.
This is not a love letter di Anouk Filippini è un'onda anomala. Arriva silenziosa, con i colori caldi di un tramonto sulla costa basca, per poi travolgerti con la forza di un mare in tempesta, lasciandoti sulla sabbia senza fiato, cambiato, e con una consapevolezza nuova e incancellabile.
Quello che all'apparenza sembra un semplice romanzo rosa è in realtà un'approfondita narrazione su temi che sono sempre più urgenti diventando un vero e proprio manuale di sopravvivenza emotiva e un manifesto sul consenso che dovrebbe essere discusso in ogni scuola.
Al centro di tutto c'è Loue, un'anima in frantumi che si è costruita un'armatura di silenzio e solitudine. Il suo mondo si è rotto durante le vacanze di Pasqua, e ora vive in un limbo, evitando i vecchi amici, rifugiandosi nel surf all'alba come unica forma di catarsi. La voce onnipresente nella sua testa è quella di Josée, l'amica perduta, la sua metà ribelle, il suo faro femminista. Josée non è solo un ricordo; è un fantasma potente, un ideale di libertà e coraggio che tormenta e ispira Loue che non riesce a elaborare la sua scomparsa.
Ma poi arriva Íñigo. Lui è l'antitesi del macho surfista. È sensibile, impacciato, un artista che ascolta vecchie musicassette e non ha paura di ammettere la propria vulnerabilità. La sua richiesta di lezioni non solo sul surf, ma anche sul piacere femminile, per quanto goffa, scardina i cliché della seduzione. Íñigo non è l'eroe che salva la damigella; è un ragazzo che, come Loue, sta imparando, disposto a mettersi in ascolto, a essere "principiante". Rappresenta una mascolinità sana, in divenire, che impara l'importanza di sentire prima di agire.
In netto contrasto c'è Ben, l'antagonista silenzioso, il simbolo di una cultura tossica. Non è un mostro, ed è questo a renderlo terrificante. È un ragazzo popolare, attraente, il prodotto di una società che insegna ai maschi a prendere ciò che vogliono, che si tratti di un'onda o di una ragazza. Le sue azioni, passate e presenti, sono il catalizzatore della tragedia, e il suo personaggio serve da specchio oscuro per denunciare una mentalità pervasiva e pericolosa.
L'autrice scrive con una prosa onesta. Ogni regola non è solo un capitolo, ma un saggio filosofico sull'intimità, un pezzo del puzzle che Loue offre a Íñigo (e a noi) per decostruire le narrazioni tossiche sul sesso.
Il surf è la metafora portante, viva e respirante, di tutto il libro. "Sentire l'onda" diventa sinonimo di ascolto, di empatia, di consenso. L'incapacità di stare in equilibrio sulla tavola è l'insicurezza della prima volta; la paura di essere travolti è la paura di perdere il controllo; e imparare a non combattere la corrente, ma a seguirla per poi trovare la via d'uscita, è la lezione più grande sulla resilienza. L'autrice trasforma uno sport in un linguaggio universale per parlare di corpi, desiderio e rispetto.
Ma c'è di più. Consenso e cultura dello stupro. La storia di Josée, rivelata lentamente, è un pugno nello stomaco. Il romanzo demolisce l'idea che il consenso sia un semplice "sì" o "no". Mostra come la pressione sociale, l'alcol, le dinamiche di gruppo e la misoginia creino zone grigie in cui la volontà di una ragazza viene annientata, ignorata, e la sua stessa passività interpretata come un via libera.
Il libro è una denuncia feroce del victim blaming (la colpevolizzazione della vittima) e del modo in cui la società, la giustizia e persino le famiglie, nel tentativo di "proteggere", finiscono per perpetuare il silenzio e la vergogna, lasciando le vittime completamente sole. La tragedia di Josée non è solo il gesto di un singolo, ma il risultato di una cultura che insegna alle ragazze ad avere paura e ai ragazzi a non chiedere. Il romanzo invita a riscrivere le regole relazionali, a creare un linguaggio del desiderio basato sull'ascolto, sulla dolcezza e sul rispetto sacro per il corpo e la volontà dell'altro.
This is not a love letter è, alla fine, la più potente delle lettere d'amore. È una lettera a Josée, un tentativo di ridarle giustizia. È una lettera a Íñigo, un simbolo di speranza per una mascolinità diversa. Ma soprattutto, è una lettera che Loue scrive a se stessa, per ritrovarsi, perdonarsi e ricominciare a respirare. Leggerlo potrebbe non essere un'opzione, ma un regalo che fate a voi stessi. Per capire, per cambiare, per non dimenticare mai di chiedere alle onde.
THIS. IS. NOT. A. SIMPLE. ROMANCE.
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