Buongiorno! Grazie alla collaborazione con la casa editrice Fandango, oggi vi parlo di Boccanera di Michèle Pedinielli.
boccanera di Michèle Pedinielli Editore: Fandango Pagine: 216 GENERE: Noir/Giallo Prezzo: 9,99€ - 17,50€ Formato: eBook - Cartaceo Data d'uscita: 2025 LINK D'ACQUISTO: ❤︎ VOTO: 🌟🌟🌟🌟
Trama:
"Boccanera" di Michèle Pedinielli è un noir ambientato a Nizza, con protagonista Ghjulia "Diou" Boccanera, una detective privata cinquantenne. Quando un uomo le chiede di indagare sulla morte del suo compagno e viene poi assassinato, Diou si trova coinvolta in un'indagine pericolosa tra le ombre della città, affrontando temi di giustizia e solidarietà.
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RECENSIONE
C'è un rumore sordo, in questo libro, come un cuore che batte sotto la cenere. È il suono della verità che lotta per venire a galla, della giustizia che non ha divisa, dell’amore che non ha il volto che ti aspetti. In Boccanera, Michèle Pedinielli costruisce un’indagine sul nostro presente sociale, morale, urbano e intimo.
Nella città di Nizza, Mauro Giannini, ingegnere italiano di successo, viene trovato morto nella sua villa elegante. La stampa insinua giochi erotici finiti male e la polizia archivia il caso come un incidente tra amanti. Ma Dorian, giovane compagno di Mauro, non ci sta: era il suo futuro sposo, il suo amore. Vuole sapere. Vuole la verità. E così si rivolge a Ghjulia Boccanera, investigatrice privata di trincea, donna senza compromessi, con una casa modesta, una Vespa scassata, e una coscienza che funziona meglio di molte divise.
Lei, Boccanera, è una donna complessa, emotivamente segnata, ruvida e ironica, ma dotata di un’etica profonda e autentica. Ha scelto consapevolmente di non essere madre, è stata lasciata per questo, e ha pagato il prezzo del rifiuto. Vive fuori norma, non è né la detective sexy dei romanzi di genere né la femmina forte stereotipata. È vera. In lei convivono sarcasmo, dolore, senso della giustizia e disincanto. La sua identità sfida la narrazione sociale dominante: è la donna che dice “no” a tutto ciò che dovrebbe renderla “compiuta”.
Dorian è giovane e innamorato. Rappresenta la fragilità maschile non come debolezza, ma come autenticità. Il suo dolore è puro, straziante, ma silenziato da tutti. La società non sa dove collocarlo: non è il vedovo ufficiale, né un parente riconosciuto. Il suo amore è fuori dal codice, e quindi invisibile. È un personaggio tenero, ma anche straordinariamente coraggioso: combatte per la verità, senza armi, con le uniche munizioni che ha – la memoria e l’amore.
L’ingegnere morto è tutto fuorché banale: riservato, elegante, colto, attratto dalla bellezza ma inquieto, vive tra Firenze e Nizza in bilico tra luce e ombra. Anche nella morte, Mauro continua a generare domande. È stato ucciso per amore? Per caso? Per ciò che sapeva? La sua figura sfida la logica binaria di vittima colpevole con cui i media trattano le minoranze.
Nel romanzo emerge subito una forte ossessione per le apparenze: case perfette, corpi scolpiti, sorrisi rifatti, biografie social accattivanti. Ma dietro ogni facciata si nasconde una crepa, una menzogna, un dolore. Ghjulia si muove come una rabdomante del vero: scava, tocca, annusa, osserva. E trova. Il suo mestiere è scoprire ciò che tutti vogliono dimenticare.
L’assassinio di Mauro è trattato con cinismo dai giornali, come se la sua sessualità fosse già una colpa. Il romanzo denuncia l’omofobia istituzionale e mediatica, mettendo in scena il dolore queer ignorato, i legami non riconosciuti, i lutti non elaborabili. Il libro sembra chiedere: quanto vale l’amore di due uomini, se nessuno lo vuole ascoltare?
Ghjulia rifiuta la maternità non per trauma, ma per scelta lucida. La sua è una dichiarazione politica. Il mondo medico la umilia, la società la giudica, e l’uomo che ama la abbandona. Eppure, lei non cede. L'autrice porta sulla pagina un tema ancora tabù: la donna che non vuole essere madre non è incompleta, è libera.
Ogni personaggio è definito anche dal suo corpo: rifatto, malato, stanco, giovane, ucciso, amato. La narrazione mette in luce quanto il corpo sia campo di battaglia sociale: chi è accettabile, chi va nascosto, chi può essere toccato, chi va eliminato.
La prima persona narrativa dà voce diretta a Ghjulia, con un tono ironico, tagliente, umano. Ogni frase ha il ritmo del pensiero, del disincanto, ma anche della compassione. È una scrittura viva, che respira, che ride e sanguina allo stesso tempo.
In mezzo a descrizioni crude e dialoghi urbani, spuntano momenti poetici, quasi sognanti, come fotografie scattate in un mondo parallelo. Sono squarci nel quotidiano, attraverso cui vediamo la tenerezza nascosta dietro la corazza di Ghjulia.
Dalla descrizione dei trasporti nizzardi alla polvere nera sulle superfici, ogni dettaglio è realistico, coerente, quasi da reportage. La scrittura di Pedinielli ha qualcosa del giornalismo di qualità: osserva, registra, denuncia. Ma senza mai perdere l’empatia.
I personaggi parlano come persone vere: incerti, pieni di non detti, affilati nei momenti chiave. Non ci sono battute da film, ma scambi crudi, a volte teneri, a volte feroci.
Boccanera non è un giallo. È un libro che ti prende per le spalle e ti dice: “Guarda. Ascolta. Non distogliere lo sguardo.”
È un’indagine su un delitto, ma anche su ciò che uccide tutti i giorni senza fare rumore: i pregiudizi, le apparenze, l’indifferenza, il patriarcato, la violenza invisibile.
Michèle Pedinielli ha scritto un romanzo che fa riflettere e anche tanto. In una società che ama semplificare tutto, Boccanera ci costringe a complicare le domande. E a cercare le risposte dove nessuno vuole guardare.
Consigliato a chi ama i noir veri, a chi crede che la letteratura possa ancora parlare di giustizia senza moralismi. Ma soprattutto, a chi ha il coraggio di cercare la verità dietro i silenzi.
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