Buongiorno! Grazie alla collaborazione con la gentilissima autrice Elisa Bertini e la casa editrice SEM oggi vi parlo di un thriller assolutamente originale, inusuale e pieno di colpi di scena, dal titolo Linfa nera.
linfa nera di Elisa Bertini Editore: SEM Pagine: 327 GENERE: Thriller Prezzo: 9,99€ - 18,00€ Formato: eBook - Cartaceo Data d'uscita: 2025 LINK D'ACQUISTO: ❤︎ VOTO: 🌟🌟🌟🌟🌟
Trama:
Quando la scena del crimine non parla e tutti gli indizi conducono a un vicolo cieco, arriva lei: arma segreta di una scienza pionieristica, indagatrice solitaria capace di svelare ciò che all’apparenza sembra invisibile. È la botanica forense Lena Malinverni, che esplora l’ambiente alla ricerca di tracce impercettibili restituite da radici, steli, pollini, frammenti vegetali. È Lena, donna razionale e metodica ma anche alle prese con attacchi d’ansia che può tenere a bada solo grazie ai farmaci.
Instabile e ostinata come una pianta che cresce in un terreno avverso, ha imparato a leggere ogni minimo dettaglio della natura in grado di dischiudere verità celate. Succede con un caso che riemerge dal passato, il giorno in cui sull’Appennino romagnolo, nei pressi del paesino di Bloclei, viene ritrovato il cadavere di Eva De Luca. Scomparsa dopo essere stata sfigurata da uno stalker, la giovane Eva ha lasciato dietro di sé solo ombre. Massimo Severi, commissario dall’indole ruvida e istintiva, è a capo dell’indagine, e non sempre comprende i metodi di Lena, anche se la sua somiglianza con la vittima – i lunghi capelli rossi, la pelle diafana di una dea – lo seduce con la forza di un’oscura ossessione. Malinverni e Severi dovranno ripercorrere fianco a fianco la linfa nera che scorre sotto la facciata “innocente” del piccolo paese, su cui aleggia lo spettro di un serial killer. Fare luce sul misterioso omicidio è impresa tortuosa, ma Lena ha dalla sua una preziosa alleata, perché la natura non tradisce mai chi sa ascoltarla davvero.
Nell’epoca in cui la scienza e la tecnologia paiono soppiantare ogni altro metodo investigativo, Elisa Bertini firma un thriller con una protagonista inedita venuta a ricomporre quella frattura con il cuore del pianeta che troppo a lungo abbiamo ignorato.
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RECENSIONE
Immaginate un profumo di terra umida e resina che si mescola all'odore metallico della paura. Immaginate il silenzio di un bosco che sa tutto ma non parla. Tutto questo e altro è Linfa nera di Elisa Bertini, un romanzo che mescola thriller ed emozioni umane rendendole crepe che gridano di dolore e forza. È una boccata d'aria fresca e inquietante in un genere spesso affollato di cliché.
Lena Malinverni. Dimenticate le detective infallibili e glaciali. Lena è una delle eroine più complesse, fragili e incredibilmente reali che mi sia capitato di incontrare. È una scienziata di altissimo livello, una botanica forense la cui mente analitica può decifrare i segreti più minuti che la natura nasconde. Ma questa mente brillante è anche la sua prigione. La "linfa nera" del titolo è la depressione, sono gli attacchi di panico che la assalgono e che lei combatte con lo Xanax che le "pulsa nella tasca della tuta" e con la corsa sfrenata, un rituale per "annientare i pensieri".
La sua psicologia è un campo di battaglia. La sua scienza non è solo una professione; è il suo scudo, il suo rituale ossessivo per dare un nome e un ordine al caos che la divora dall'interno. Ogni spora classificata è un demone messo a tacere. Questa vulnerabilità, radicata in un passato difficile, si scontra con una determinazione d'acciaio che emerge proprio quando è messa alla prova. Quando il commissario Severi la provoca, definendo la sua scienza "magia", Lena risponde con un monologo potente e appassionato che zittisce un'intera cripta, definendo se stessa "l'arma più recente e sofisticata di una scienza ancora nuova". Questo dualismo la rende magnetica. Non è un'eroina che ammiri da lontano; è un'eroina in cui ti immedesimi, per cui tremi e per cui, alla fine, esulti. Il suo percorso non è solo risolvere un caso, ma imparare a fidarsi, ad aprirsi e a trovare una famiglia inaspettata in mezzo all'orrore.
Accanto a Lena, si muovono altri personaggi che rafforzano la dimensione psicologica ben approfondita del romanzo.
Il commissario, Massimo Severi, è molto più del classico poliziotto burbero. La sua rabbia perenne è una maschera che nasconde un dolore e un senso di colpa devastanti per la sua relazione passata con la vittima, Eva. Il suo scontro iniziale con Lena si trasforma lentamente in un'alleanza basata su un rispetto reciproco, nato dalla competenza di lei e dalla vulnerabilità nascosta di lui. Il loro patto, siglato con la citazione "Do ut des" da Il silenzio degli innocenti, è uno dei momenti più tesi e affascinanti del romanzo.
La vittima, Eva De Luca, è una presenza assordante. La sua storia – la bellezza sfregiata dall'acido, l'attivismo coraggioso e il successivo, misterioso ritiro a Bloclei – è il motore della narrazione. Attraverso i flashback, i sogni e le scoperte, emerge il ritratto di una donna alla disperata ricerca di un'identità dopo aver perso il proprio volto, un percorso che la porta tra le braccia consolatorie ma insidiose di una setta.
Il vero colpo di genio di questo thriller è sicuramente la botanica forense. L'indagine non si basa su DNA e impronte digitali, ma su "pollini e spore", testimoni silenziosi e onnipresenti che "possono collegare posti e persone". Elisa Bertini, ispirata dalla reale scienziata Patricia Wiltshire, trasforma la palinologia in uno strumento narrativo avvincente. La palinologia non è un semplice espediente narrativo; è la voce narrante segreta del romanzo. La natura stessa diventa un personaggio, un testimone oculare che, attraverso Lena, sussurra la verità, granello dopo granello. Ogni vetrino analizzato al microscopio è una pagina di un diario che nessuno pensava fosse mai stato scritto. Questo approccio scientifico, descritto con precisione ma senza mai essere pedante, dona al romanzo un'aura di originalità e credibilità assoluta.
L'uso di capitoli brevi e l'alternarsi dei punti di vista — la razionalità ansiosa di Lena, la rabbia dolente di Severi, le percezioni distorte e poeticamente terrificanti dell'assassino — crea un ritmo incalzante e una suspense che non dà tregua. Sentire i pensieri dell'assassino, entrare nella sua logica malata, è un'esperienza che mette i brividi e rende la minaccia ancora più tangibile.
Il tema centrale è quello della maschera. Eva indossa una maschera chirurgica per nascondere le cicatrici, Lena si nasconde dietro la sua corazza di solitudine e scienza, e Severi dietro quella della rabbia. Il romanzo è una potente riflessione sull'identità, su ciò che nascondiamo e su cosa significa essere veramente visti dagli altri.
Affronta inoltre l'idea della fragilità come forza. La malattia di Lena, la sua "linfa nera", è anche ciò che le dona un'empatia e una sensibilità fuori dal comune, permettendole di "vedere" ciò che gli altri ignorano. È un messaggio potente: non sono le nostre perfezioni a renderci forti, ma il modo in cui conviviamo e lottiamo con le nostre ferite.
Dunque un thriller che soddisfa su tutti i livelli: ha una trama avvincente e piena di colpi di scena, un'ambientazione suggestiva e un mistero costruito alla perfezione. Ma il suo vero trionfo è nel cuore oscuro dei suoi personaggi, nessuno escluso. È un libro sulla solitudine, sulla disperata ricerca di un legame e sulla capacità della scienza e dell'amicizia di portare luce anche nelle tenebre più fitte.
È una storia che vi farà trattenere il respiro, che vi commuoverà e che, una volta finita, vi lascerà addosso la sensazione che un po' di quella linfa nera sia defluita dalle pagine per scorrere, indelebile, anche dentro di voi.
Ma ne uscirete ancora più forti.
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