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giovedì 13 marzo 2025

Recensione: UN MESSICO NAPOLETANO di Peppe Lanzetta

Buongiorno! Grazie alla collaborazione con la casa editrice Roberto Nicolucci, oggi vi parlo di Un Messico napoletano di Peppe Lanzetta.

un messico napoletano

di Peppe Lanzetta
Editore: Roberto Nicolucci
Pagine: 160
GENERE: Romanzo
Prezzo: 18,00
Formato: eBook - Cartaceo
Data d'uscita: 2023
LINK D'ACQUISTO: ❤︎
VOTO: 🌟🌟🌟🌟🌟 

Trama:
Storia di una diciannovenne napoletana. Muovendosi nei più infimi quartieri di Napoli la protagonista precipita sotto la soglia dell'inferno quotidiano nel quale annaspano la sua famiglia e gli amici, fino a trovare la morte in una spiaggia desolata, per mano di due killer, nella notte di San Silvestro.

RECENSIONE

La Napoli di Peppe Lanzetta è cruda, inesorabile, una città che si nutre di sogni spezzati e di rabbia soffocata. Un Messico napoletano di Peppe Lanzetta non è soltanto un romanzo, ma un affresco vivido di una metropoli che divora i suoi figli e li trasforma in ombre che si muovono lungo i vicoli sporchi di speranza e disperazione. La nuova edizione del 2023, pubblicata da Roberto Nicolucci Editore, non fa che confermare la potenza di questo racconto, arricchito da ballate tratte da Ridateci i sogni e dalla toccante dedica di Paolo Sorrentino. 

Napoli in questo libro è più di una semplice scenografia: è un organismo vivente che vive tra le pagine, un’entità che accoglie e respinge, che offre salvezza e condanna nella stessa misura. È una città che, nelle sue viscere, porta la sofferenza e la lotta di chi vi nasce e vi muore. L’autore la dipinge con una brutalità lirica, senza cedere alla retorica del folclore: questa non è la Napoli da cartolina, ma quella dei vicoli dove la droga morde, dove la violenza è una lingua parlata fin dall’infanzia, dove i sogni si infrangono contro un muro di cemento scrostato e pallottole vaganti. 

Napoli è Messico. Non nel senso geografico, ma in quello simbolico: un luogo di confine tra vita e morte, tra il possibile e l’impossibile, tra il desiderio di riscatto e la condanna a una sorte già segnata. Il titolo stesso del romanzo diventa un manifesto di questa somiglianza: un’area di guerra urbana, dove le storie si scrivono col sangue, dove chi sopravvive non ha il lusso di rimanere innocente. 

La protagonista, Anna detta “la Rossa”, è selvaggia, irriverente. Diciannovenne, cresciuta tra le macerie morali di una Napoli che non lascia scampo, è una donna che brucia di desiderio, di vendetta, di vita. Quando il fidanzato Marco viene ucciso, il suo dolore si trasforma in furore, in una sete di giustizia che non è mai soltanto personale, ma è il grido soffocato di un’intera generazione senza prospettive. 

Anna è una figura tragica, una Medea moderna senza figli da uccidere, ma con il proprio cuore da immolare. È un personaggio femminile forte e vulnerabile allo stesso tempo, un’anima che lotta contro un destino scritto da altri. L'autore non la rende un’eroina classica, non la idealizza: è sporca di vita, di rabbia, di errori, ma proprio per questo è terribilmente reale. La sua psicologia è complessa: non è solo una vittima del sistema, ma anche una sua carnefice, perché nella sua ricerca di vendetta si trasforma nel prodotto stesso della violenza che la circonda. Non può salvarsi, ma può almeno urlare il proprio dolore prima di essere inghiottita dal silenzio. 

Marco, il fidanzato ucciso, è un’ombra che aleggia su tutto il libro. Non è un semplice punto di partenza per la storia, ma una rappresentazione vivida della gioventù distrutta dall’eroina, dall’illegalità di strada, dalla mancanza di opportunità. Il suo destino è il destino di tanti altri, un nome tra i tanti che cadono sotto il peso di una società che offre solo due scelte: adattarsi o soccombere. Marco ha scelto di perdersi, perché a Napoli, spesso, non c’è altra possibilità. 

Un Messico napoletano non è un libro che offre soluzioni, non cerca il lieto fine, non illude il lettore con una speranza artificiale. È una denuncia, un pugno nello stomaco, un racconto che lacera. Non esiste catarsi, perché il dolore di Anna è il dolore di una città intera, un dolore che non si estingue con un finale consolatorio. Ma è anche un libro che, tra le pieghe della violenza e della disperazione, cela una profonda umanità. 

Nonostante tutto, i personaggi di Lanzetta amano, lottano, sognano. Anche se quei sogni vengono calpestati, anche se la realtà li spezza, essi resistono. E in questa resistenza c’è la vera essenza di Napoli: una città che soffre, che sanguina, che si autodistrugge, ma che non muore mai davvero. L'autore, con la sua scrittura viscerale, feroce e poetica allo stesso tempo, ci schiaffeggia con una verità che non può essere ignorata. 

Un Messico napoletano non è un libro per chi cerca evasioni leggere: è un’opera che scuote, che fa male, che lascia un segno indelebile. Leggerlo significa immergersi in un universo di destini spezzati, in una Napoli che non ha bisogno di filtri per essere grande nella sua tragicità. 
E alla fine, quando si chiude l’ultima pagina, resta un unico interrogativo: si può davvero scappare da Napoli, o si finisce sempre per tornare dentro di essa, come in un destino già scritto nei vicoli e nei cuori di chi l’ha amata e odiata?

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