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giovedì 25 novembre 2021

Recensione: SARÀ SOLO LA FINE DEL MONDO di Liv Ferracchiati

Buongiorno! Grazie alla collaborazione con la casa editrice Marsilio, oggi vi parlo di un romanzo molto interessante che consiglio a tutti di leggere. Anche se leggendo la trama penserete che non è un argomento che vi interessa, resterete molto sorpresi dalle tante riflessioni importanti che Sarà solo la fine del mondo di Liv Ferracchiati sarà capace di far nascere dentro di voi. Sempre che abbiate un po' di coscienza, di empatia e di desiderio di comprensione. 

sarÀ solo la fine del mondo

di Liv Ferracchiati
Editore: Marsilio
Pagine: 471
GENERE: Romanzo
Prezzo: 9,99€ - 19,00
Formato: eBook - Cartaceo
Data d'uscita: 2021
LINK D'ACQUISTO: ❤︎
VOTO: 🌟🌟🌟🌟🌟 

Trama:
L’autore di questo libro è transgender, e il protagonista di questo libro è transgender. Tuttavia, questo libro non è un’autobiografia, è un romanzo. Anzi, quando comincia, l’io narrante non è ancora nato, nonostante i suoi genitori facciano di tutto perché ciò accada, e, nonostante non abbia ancora il corpo, l’io narrante racconta. Sarà solo la fine del mondo, esordio nella narrativa di Liv Ferracchiati, autore teatrale e performer, è infatti un romanzo sul corpo che, anche quando è in piena salute, allegro, bello, può essere percepito come inadatto. È con il corpo che ci presentiamo al mondo prima di aver imparato a parlare, è intorno al nostro corpo nudo che viene pensato il colore rosa o l’azzurro, anche quando non li indossiamo. Così, visto che il corpo è un problema, il protagonista, da subito, comincia a parlare. Comincia a farlo prima di nascere, e poi non smette più: parla tanto, si lambicca, eccepisce, critica e discute. Gioca, soprattutto. E si innamora. L’io narrante bambino vuole tutto, e non ha problemi di identità, è certo di chi è e di ciò che vuole, poi purtroppo qualcosa cambia: qualcuno, oltre a se stesso, vuole spiegargli chi è, cosa è, e quando è. La vita, però, cambierà con l’entrata in scena del mitico e quotidiano Guglielmo Leon. Sarà solo la fine del mondo segue la vicenda umana e preumana del protagonista, e anche quella oltreumana, attraverso i suoi incontri, le sue scoperte, le sue lotte, i suoi tradimenti, le sue risse, le sue gioie, le sue delusioni e la galleria dei personaggi – alcuni buffi, altri odiosi, molti adorabili – che incrociano il suo cammino. Un romanzo comico in senso generale, perché il comico ha a che fare con l’inaspettato, e in senso proprio, perché fa ridere: con una scrittura aerea e musicale, Liv Ferracchiati, rivolgendosi continuamente a chi legge – «Lettore, seguimi!» – e facendoci così diventare personaggi e protagonisti del suo libro, mette in scena il senso di inadeguatezza e la diversità, che sempre ci fa stupendi.

RECENSIONE

Consiglierei di leggere questo romanzo a chiunque. Uomo o donna che sia. 
Il protagonista è transgender. L’autore è transgender. E già iniziamo male perché purtroppo per farci capire dobbiamo usare delle definizioni, soprattutto in ambito sessuale. Eppure ciò contro cui combatte il protagonista sono proprio le definizioni. 

Onestamente le prime pagine del libro mi hanno lasciata nel dubbio. Infatti ero convinta che non mi sarebbe piaciuto. L’inizio è un po’ strambo. Il protagonista parla ancora prima di essere nato, e noi assistiamo alla sua nascita e alla sua crescita come se facessimo parte di lui. Si rivolge spesso al lettore, fa battute, invita alla risata, al divertimento. Questo libro è anche un po’ comico e nonostante l’idea per nulla banale di raccontare un percorso di crescita attraverso l’uso di un io al maschile, quando il protagonista in realtà è una bambina, io, di comico, ho visto ben poco. 
Per me è stato un libro molto profondo, intenso, riflessivo. Un invito a guardarsi dentro e intorno e aprire finalmente gli occhi. 

Dunque, dicevamo, l’io narrante è una femmina. Però si sente un maschio. Ebbene sì, proprio fin dalla tenera età. Si comporta come un maschietto, ama le ragazzine, e desidera a tutti i costi essere preso per quello che si sente, non per quello che è: ossia una femmina. 
In altre parole, attraverso il suo racconto, cresciamo insieme a lui/lei. Conosciamo i primi rapporti con l’altro sesso e le ragazze, il legame con i genitori, i problemi a scuola. Ciò che ho trovato di originale è la consapevolezza di questo protagonista che si percepisce sempre e comunque come un maschio anche se è una femmina. Fa la pipì in piedi e si comporta con le altre bambine come se fosse di sesso opposto. Il problema è che, ovviamente, la sua reale identità, gli viene continuamente sbattuta in faccia. Perché poi fisicamente è una femmina, anche se taglierà i capelli, e anche se vorrà con tutto se stesso avere un fisico da maschio. Tant’è che la natura è quella che è. E quando arriverà il ciclo cominceranno i veri guai. 

Questo romanzo non è una storia semplice e nemmeno così ironica. C’è l’ironia ma c’è anche una continua ricerca di se stessi. Un modo indolore di farsi riconoscere dagli altri per quello che vogliamo essere. La crescita effettivamente non risolverà il problema. Il nostro protagonista si scontrerà contro una realtà sempre più aberrante. E con questo non intendo solo la cecità di chi gli sta intorno, ma quella che ha a che fare con la sua interiorità. 
Una delle frasi che mi hanno colpito è questa: lo osservavo e pensavo che volevo essere come lui, solo che ero già come lui, ma gli altri sembravano non accorgersene. Ecco questa è la chiave di tutto il romanzo. 

L’aspetto fisico definisce quello che siamo, sempre e comunque. La gente vede che sei donna e non puoi sentirti un uomo. Oppure il contrario. Ciò che fa soffrire di più il protagonista è la costante ricerca di quella definizione al maschile che lui sente di essere, ma che non è accettata dalla società. Non è vista dalla società. 

Ciò che il protagonista si chiede è se è possibile essere considerati uomo o donna semplicemente in base a degli attributi fisici. È così determinante avere un pene o una vagina per essere definito uomo o donna? Chi ha stabilito che un uomo debba avere un organo sessuale e una donna un altro? La società? La religione? La cultura? Ma soprattutto, è sbagliato credere che una donna possa essere più uomo di un uomo definito tale? Oppure che un uomo vero sia un uomo che debba avere necessariamente quell’organo sessuale? 

Tutto gira intorno alle attribuzioni fisiche. Il protagonista soffre molto perché sin da ragazzino comincia a pensare che ciò che gli manca per essere accettato come uomo, sia proprio l’organo sessuale. E nonostante ami le donne e le comprenda e le desideri, cresce con la consapevolezza che non sarà mai in grado di dargli tutto quello che loro desiderano perché a lui/lei manca l’elemento fondamentale: il pene. Inoltre una frase in particolare lo perseguiterà per tutta la vita: se tu fossi un maschio, ti sposerei. 

Molte ragazzine lo apprezzano. Piace a molte ragazze perché la sua indole, il suo fascino, la sua attrattiva è quella maschile. Però… c’è sempre quel però. Se fossi maschio… Ma cosa significa? Il protagonista si chiede per quale assurdo motivo dovrebbe essere fisicamente un maschio per essere sposato con una donna. Sono la cultura e la società in cui viviamo che ci impongono questo tipo di ragionamento? Senza un pene, anche se una donna si sente uomo, è un uomo a tutti gli effetti, non può definirsi uomo perché le manca quel pezzo? O si è uomini o donne nel cervello, nel cuore, nell’anima? 

Il desiderio del protagonista sarebbe quello che non ci fossero più definizioni, limiti, constatazioni. E sopratutto il nome dovrebbe essere scelto in età adulta quando conosciamo la nostra vera identità. Da piccoli, ad esempio, la nostra culla è rosa o azzurra in base al nostro sesso. Ma il sesso lo ha deciso qualcun altro, non noi. Magari la nostra identità non è fissa. Chi ha detto che è immutabile? E se fosse costituita da milioni di sfumature in perenne divenire? Se cambiassimo continuamente, sarebbe così denigrante, così scandaloso? I criteri che gli altri usano per definirci sono inesistenti. 

Nonostante le difficoltà iniziali, il protagonista riuscirà a vivere le sue relazioni amorose nel rispetto della libertà e dell’accettazione, fino ad arrivare a un finale travolgente. 
Un finale come pochi che ho letto in vita mia. Un finale inaspettato.
Pensavo con onestà che questo romanzo fosse il racconto di una storia personale, né più e né meno. Ho storto un po’ il naso davanti a certe descrizioni un po’ troppo crude e profonde per quanto riguarda i rapporti sessuali. Ma in linea generale, è un libro che va letto. E non c’entra niente l’essere o non essere transgender. Molti di voi penseranno: che mi frega di questo tizio. E invece no. Perché le riflessioni che la lettura fa scaturire riguardano il mondo dei transgender, quello degli omosessuali, ma anche il mondo delle donne, quello degli immigrati, quello degli anziani, quello dei disabili. Qualsiasi mondo che venga discriminato. 

Se non ci fossero più differenze, non ci sarebbero più il razzismo, l’omofobia, l’odio verso le donne, l'indifferenza verso gli anziani. Perché ogni tipo di differenza, di discriminazione, avere una vagina o avere un pene, essere bianco o nero, cattolico o musulmano, giovane o vecchio, generano paura, terrore, e conducono a un tipo di società patriarcale, maschilista e ottenebrata. Una cultura bieca e chiusa in se stessa dove bisogna avere paura. 

E noi ne abbiamo tanta. Gli omosessuali hanno paura. Le donne hanno paura. I disabili hanno paura. Gli anziani hanno paura. Dove c’è la paura, c’è la sottomissione, il dominio, il controllo. Se non ci fossero più queste differenze, non ci sarebbe più paura. E senza paura ci sarebbe la vera libertà di essere se stessi. Senza più essere definito da un organo sessuale, dal colore della pelle, o dalla minigonna e tacchi a spillo. 
Senza la paura, qualcuno perderebbe il proprio potere coercitivo. Indovinate un po’ chi?

3 commenti:

  1. Decisamente una lettura che SERVE! Il tema mi sta molto a cuore perchè mi interessa capire e comprendere per avere un atteggiamento sempre più inclusivo, cosa che dovrebbe essere fatta da tutti per semplice civiltà!

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    1. Anche io la penso esattamente come te, per questo affronto sempre letture anche lontane dal mio mondo, ma che mi servono, appunto per capire di più e per comprendere. :-)

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  2. Se hai letto il libro non usi la parola transgender per definire il protagonista

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