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martedì 3 novembre 2020

Recensione: LA COLPA DEL FIGLIO di Massimo Villivà

Buongiorno! Oggi vi parlo di uno dei romanzi vincitori del concorso IoScrittore 2020. La colpa del figlio di Massimo Villivà è un thriller che ha come protagonista un professore di filosofia che s'innamora perdutamente di una donna che ha un figlio appena uscito dal carcere che nasconde molti segreti. Un romanzo perfettamente nelle mie corde da cui mi sarei aspettata molto di più.

La colpa del figlio
di Massimo Villivà 
Editore: IoScrittore
Pagine: 267
Prezzo: 3,99€ - 15,00
Formato: Ebook - Cartaceo
Data d'uscita: 2020
LINK D'ACQUISTO: ❤︎
VOTO: 🌟🌟🌟 

Trama:
Ogni cosa ha un prezzo. L'amore può averne uno altissimo. Tommaso Berti è un uomo in crisi. Insegnante di liceo cinquantenne, divorziato, solitario, trascina la vita tra studenti che non capisce più e serate passate in chat, alla poco convinta ricerca di un contatto umano. Quando ormai è quasi rassegnato allo squallore della propria esistenza, proprio in chat incontra lei, Viviana, detta Vivi, un soprannome che suona come un monito a riprendere in mano la propria esistenza. L’amicizia e poi l’amore con Vivi sembrano riportare una luce di speranza nella vita di Tommaso. Ma Viviana ha un figlio, Davide: il suo centro, la sua gioia, la sua dannazione. Davide, inquieto e ribelle, ha appena concluso un periodo di arresti domiciliari per spaccio, e, quel che è peggio, non sembra intenzionato a cambiare. Tommaso vorrebbe riuscire a essere per Davide il padre che non ha mai avuto, per Viviana il compagno che lei merita… ma le cose non sono così semplici, e l’entrata in quella piccola famiglia disfunzionale lo trascinerà dentro il lato più oscuro dell’animo umano, fino alla terra inesplorata dove a volte i desideri si realizzano, basta essere disposti a pagarne il prezzo. Un romanzo duro e tagliente, una storia di ossessioni, paure e violenza, che avvolge il lettore come una spirale fino allo sconvolgente finale.

RECENSIONE

La colpa del figlio di Massimo Villivà è uno dei romanzi vincitori del concorso IoScrittore 2020. Una storia che inizia in sordina ma che lentamente ci apre le porte di un mondo oscuro e pieno di segreti. 
All’apparenza, la vita di Tommaso Berti è alquanto banale. È un professore di filosofia, a suo dire stanco di esercitare perché incapace di avvertire dentro di sì la vocazione, ossia il desiderio di insegnare agli altri, soprattutto a quella massa informe e a volte deforme, di ragazzi con cui è a contatto ogni giorno della sua mediocre quotidianità. È inutile indorare la pillola: il protagonista di questo romanzo mi ha dato subito un po’ di fastidio, o quanto meno mi ha distaccato empaticamente dalla vicenda perché l’ho percepito racchiuso nella sua bolla di noia e di qualunquismo, capace soltanto di denigrare la propria il vita, la sua solitudine, il matrimonio finito e la sua incapacità di reagire e di vivere. 

Il fatto è che era da tempo 
che non amavo più il mio mestiere.

Insomma, inizialmente appare insignificante, quasi come se non avesse nulla da dire, fino a quando non conosce Viviana, attraverso una chat. Si scambiano parole, promesse, si conoscono virtualmente e poi decidono di incontrarsi. Tommaso si presenta per quello che è. Questo è uno degli aspetti che mi sono piaciuti di più del suo carattere. È un uomo che non si nasconde, che non cerca di apparire migliore solo per fare colpo sulla donna che gli interessa, anzi, dirà e si comporterà in modo a volte anche controproducente, evidenziando così la sua purtroppo banalità sia di ruolo che di modo di vivere, che però non allontanerà Viviana, anzi, incrementerà quell’attrazione che lei prova per lui, giustificata soprattutto dal modo di pensare di Tommaso, così razionale, ordinario, pulito, logico, il contrario di quello della donna. 

Immediatamente veniamo catapultati nella vita familiare di Viviana. La donna vive con un figlio grande, Davide, da poco uscito dal carcere, che passa tutta la giornata chiuso in casa a fare non si sa che cosa. È stato arrestato per spaccio e la madre continua a dannarsi perché il giovane insiste a mantenere dei rapporti poco chiari con Rio, l’uomo che secondo la madre, lo ha fatto arrestare. Insomma, un quadro familiare non facile, soprattutto se consideriamo il rapporto morboso che lega madre e figlio. Tommaso, in più di una occasione, si troverà ad assistere ai litigi frequenti tra i due, e noterà subito che la donna è appassionata, sdolcinata, fin troppo ansiosa e preoccupata per questo figlio che ha un’intelligenza superiore alla norma, ed è così bravo a interloquire che persino un professore di filosofia come Tommaso si trova in evidente difficoltà a controbattere. Davide sembra avere solo due modalità: serietà o sarcasmo.

Una donna sola fa pena, 
un uomo solo è sospetto.
 

Davide è un gran bel personaggio. Ammetto di averlo apprezzato molto di più all’inizio, quando era avvolto dal mistero, ingegnoso, furbo, capace di metterti in difficoltà giocando con le parole e offuscandoti i pensieri. Sembrava un personaggio magnetico, imprevedibile, l’asso nella manica dell’autore, un joker impazzito che poteva rendere questo romanzo una vera rivelazione. In realtà mi aspettavo qualcosa di più tetro, forse anche perverso, sia per quanto riguarda i legami familiari, sia nell’andamento prolisso dell’intreccio, e invece il romanzo è molto lungo, e purtroppo a partire da un certo punto, s’incammina in una direzione che dire scontatissima è poco. – In carcere mi è successo di tutto.

Questo mi ha deluso un po’, anche perché Tommaso e Davide si giocano il ruolo di protagonisti, senza che però nessuno dei due riesca a sfondare le pagine e a imprimersi nella mente del lettore, lasciandolo a bocca aperta dalla sorpresa. Senza dubbio sono agli antipodi. Tommaso, professore, uomo con esperienza, innamorato perso di Viviana, pronto a tutto per stare con lei, persino a sopportare un figlio che evidentemente, nonostante sia uscito da galera, bazzica ancora gli ambienti criminali, anzi, probabilmente ne è a capo. Un uomo prevedibile, che mette i sentimenti davanti a tutto e che finisce per fare l’eroe quasi controvoglia e questo, ahimè, si avverte. 

Davide, al contrario, è il nemico, l’antieroe, la voce del male. Un ragazzo che affascina, attrae, che incuriosisce e allo stesso tempo spaventa. Lui che poteva essere la rivelazione, il colpo di scena, il deus ex machina che stravolge la storia, rendendola indimenticabile, finisce per incarnare l’ombra di quello che poteva essere e che non è stato. Ho dovuto sviluppare l'indifferenza. Ti sei mai chiesto quanto potere c'è nell'indifferenza?
Viviana, infine, è una madre combattuta tra l’amore smisurato per il proprio figlio, un amore viscerale, dannato, indistruttibile e quello per l’uomo che l’ha fatta sentire di nuovo donna. Un uomo che ama e a cui non vuole rinunciare. Viviana è un personaggio che all’inizio esplode com’è giusto che sia, una vera combattente, sanguigna, passionale, verace, ma poi anch’ella diventa una comparsa che lentamente va sbiadendo. 

La colpa del figlio è un romanzo che affronta varie tematiche, tutte importanti. Rapporti genitoriali, rapporti umani, criminalità, sopravvivenza, psicologia dell’individuo e digressioni filosofiche su vari aspetti della vita e della mente umana. Per certi versi è un romanzo un po’ complesso che però si rivela troppo pieno di concetti che poi nel momento in cui bisogna tirare le somme, sono futili. 
Il fulcro della storia è uno solo: le declinazioni dell’amore in tutte le sue forme. Un amore che non ne esce completamente pulito, un amore anche abbastanza ammaccato, pieno di lividi, trasformato; un amore che sfiora la morte e che nonostante ciò sopravvive senza perdere la sua dignità.

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