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lunedì 14 aprile 2025

Recensione: HAMARTIA di Rossana Soldano

Buongiorno! Grazie alla collaborazione con la casa editrice Mondadori, oggi vi parlo di Hamartia di Rosanna Soldano.

hamartia

di Rossana Soldano
Editore: Mondadori
Pagine: 396
GENERE: Romanzo storico/Queer
Prezzo: 11,99€ - 22,00
Formato: eBook - Cartaceo
Data d'uscita: 2025
LINK D'ACQUISTO: ❤︎
VOTO: 🌟🌟🌟🌟 

Trama:
Roma, 1967. In un caldo pomeriggio di giugno Lucas, giovane americano in cerca di un alloggio provvisorio, suona all'appartamento di via del Pellegrino trovato tramite un annuncio. Dentro sente qualcuno che canta un pezzo dei Beatles con una pronuncia terribile. Quella canzone è Lucy in the Sky with Diamonds. Subito gli è chiaro che in quella casa, inscritta nella cornice perfetta dell'Arco degli Acetari, non parlerà mai la sua lingua: Cristiano, l'esuberante proprietario, ha un accento marcatamente romanesco, ma questa non è la sua unica caratteristica. Cristiano vive liberamente la sua omosessualità ed è maledettamente attraente. Nonostante appartengano a due mondi lontanissimi, i due iniziano una relazione molto intima che investe in pieno le loro vite. Entrambi infatti hanno alle spalle un passato col quale devono fare i conti ogni giorno: Cristiano è alle prese con una famiglia che non appoggia le sue scelte; Lucas, invece, con una scelta che contrasta col suo desiderio. In una Roma all'alba di profondi cambiamenti culturali e sociali, segnata dagli episodi di Valle Giulia, tra personaggi eccentrici, Lucas scoprirà cosa significa avere degli amici e una famiglia, e dovrà decidere a quale amore restare fedele.

RECENSIONE

Ci sono romanzi che si leggono. Altri che si vivono. Hamartia di Rosanna Soldano, invece, si subisce. Si attraversa come una ferita che non smette di sanguinare, ma che ti fa sentire vivo, intensamente vivo, per ogni parola, per ogni pagina. È una storia d’amore, sì. Ma non quella che scivola via come zucchero sciolto in acqua. È un amore che ti lacera. Che ti tiene sospeso tra il desiderio e la vergogna, tra l’istinto e la morale. Che ti obbliga a guardarti allo specchio senza veli, senza alibi, senza scuse. 

Roma, 1967. Una città che è più di una scenografia: è corpo, è carne, è teatro sacro e profano in cui si consuma un’intimità che ha il sapore della rivoluzione. In questa Roma piena di luce accecante e ombre ostinate, arriva Lucas, giovane americano, studente di filosofia, portatore silenzioso di una fede rigida, scolpita nel legno duro della repressione puritana. Cerca una stanza. Trova invece Cristiano, e nulla sarà più come prima. 

Cristiano è tutto ciò da cui Lucas fugge. E tutto ciò a cui non può resistere. È sorriso sghembo e fossetta disarmante, è corpo senza colpa, è lingua sfrontata e cuore nascosto sotto strati di libertà ostentata. Cristiano è Roma: spavaldo e decadente, tenero e contraddittorio. È una sfida incarnata. 

L’inizio del romanzo è calibrato come una sinfonia crescente: l’attrazione taciuta, l’imbarazzo sottopelle, le notti insonni in cui Lucas si sveglia al suono dei gemiti provenienti dalla stanza accanto.

Il romanzo si sviluppa attraverso il linguaggio della tensione. Tensione erotica, certo, ma anche esistenziale. Perché Hamartia non è un semplice romanzo queer. È molto di più. È la messa in scena di un conflitto che riguarda tutti: il conflitto tra ciò che siamo stati educati a credere e ciò che sentiamo, tra la voce del mondo e quella dell’anima, tra il bisogno di appartenere e l’urgenza di essere. 

Il titolo stesso, Hamartia, è chiave di lettura e profezia. È la parola greca che indica l’errore tragico dell’eroe. Non un errore qualsiasi, ma quello che lo porta alla rovina. Ma qui Rossana Soldano lo ribalta: e se l’errore non fosse il peccato, ma la rinuncia all’amore? 

Lucas si interroga, si strappa la pelle di dosso, cerca Dio nei silenzi, nel caffè del mattino, nelle stanze d’ombra, nei baci rubati. Ogni sua certezza crolla di fronte all’evidenza che ciò che lo attrae è anche ciò che gli è stato insegnato a condannare. Ma nel peccato c’è una dolcezza. Nel desiderio c’è una rivelazione. E nella carne, finalmente, un senso di casa. 

Cristiano, invece, sembra l’antitesi della colpa. Vive il suo corpo con una naturalezza che sfiora la blasfemia — agli occhi di Lucas. Porta uomini a letto, ride in faccia ai giudizi, si aggira per casa in mutande sfidando lo sguardo del coinquilino come si sfida il destino. Ma anche lui porta una ferita. La famiglia che lo ha respinto. La società che lo etichetta. La paura che si nasconde dietro l’ironia. Cristiano è un personaggio magnifico perché contraddittorio. È il profeta del “vivi e lascia vivere”, ma è anche il ragazzo che aspetta — in silenzio — che qualcuno gli dica: «Tu sei degno». Tra i due si consuma una guerra silenziosa, fatta di sguardi e battute taglienti, di caffè offerti e rifiutati, di inviti al pranzo della domenica e notti spezzate dal rumore dei corpi. 
I dialoghi tra Lucas e Cristiano sono ironici, lirici, feroci, intensi. Sono confessioni mascherate da battute. Sono pugnalate date con il sorriso. 

Il Saligia, locale segreto dove il peccato non si commette ma si celebra, è il tempio laico della liberazione. Lì il desiderio prende forma. Lì Lucas si spoglia — non solo dei suoi vestiti, ma della sua paura. È il punto di svolta, il luogo della visione. Una chiesa rovesciata in cui ciò che è stato maledetto dal pulpito viene benedetto dalla carne. È il luogo dove si può amare senza chiedere perdono. 

E poi c’è la scrittura di Rossana Soldano: fluida e sensuale, acuminata e tenera. Scrive come chi ha toccato il dolore con le mani nude. Ogni parola ha peso, ogni metafora ha carne. Nulla è casuale: il caffellatte a pranzo, la trippa mangiata con riluttanza e poi adorata, il nome Lucy storto come un soprannome affettuoso e derisorio. Sono dettagli che non sono decorazioni, ma frammenti di verità. La lingua è viva, commossa, intrisa di amore per la complessità umana. 

E poi Roma. Roma è ovunque. Non è sfondo, è personaggio. È madre, è amante, è traditrice e rifugio. È l’anima del romanzo, specchio perfetto del tumulto interiore dei protagonisti. Roma non giudica. Roma accoglie. Ma sa anche nascondere. Come Cristiano, come Lucas. Come noi. 

Hamartía è un romanzo che non si dimentica. Perché parla non solo dell’amore omosessuale, ma dell’amore come atto di coraggio. Come resistenza. Come battesimo laico. È un libro per chi ha amato contro le regole, per chi si è sentito peccatore solo per aver desiderato, per chi ha tremato sotto il peso di uno sguardo, per chi ha cercato Dio e ha trovato il corpo di un altro essere umano. 
È un romanzo avvolgente come una carezza nel buio. Come una mano tesa verso chi ancora oggi si sente sbagliato. 
E allora forse Hamartía non è il nome di un errore.

Forse è il nome segreto dell’Amore. 
Quello vero. 
Quello che salva.

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