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venerdì 14 marzo 2025

Recensione: PARTHENOPE di Paolo Sorrentino

Buongiorno! Grazie alla collaborazione con la casa editrice HarperCollins, oggi vi parlo di Parthenope di Paolo Sorrentino.

parthenope

di Paolo Sorrentino
Editore: HarperCollins
Pagine: 216
GENERE: Narrativa
Prezzo: 9,99€ - 18,00
Formato: eBook - Cartaceo
Data d'uscita: 2025
LINK D'ACQUISTO: ❤︎
VOTO: 🌟🌟🌟🌟 

Trama:
“PER ME PARTHENOPE È, PRIMA DI TUTTO, UN FILM SUL SACRO.” Scrive così, Paolo Sorrentino, nella nota che apre questo libro. E lo definisce così, il sacro: “Sacro è quel che non dimenticheremo della nostra biografia”. Le sue parole – sul tempo, inesorabile, sullo scorrere della vita con l’euforia e la delusione, sulla differenza, fondamentale, tra amare troppo e troppo poco e su Napoli, che, come diceva Manganelli, è “il luogo ideale dove la nostra biografia diventa il disegno rovesciato di un tappeto” – guidano il lettore attraverso le parole del film, presentate non più nella loro forma cinematografica, attraverso suoni e immagini, ma semplicemente scritte, nero su bianco. Perché se è vero che, dall’epoca dei grandi maestri degli anni d’oro del cinema italiano, nessun regista del nostro paese ha saputo entrare nell’immaginario degli spettatori di tutto il mondo come Sorrentino, è altrettanto vero che lo ha fatto non solo attraverso la visione, ma anche attraverso la scrittura, i suoi personaggi indimenticabili, i suoi dialoghi straordinari che hanno saputo creare espressioni subito diventate proverbiali, modi di dire, formule da ripetere a memoria. Così quest’edizione presenta Parthenope, il film di Sorrentino che ha avuto il maggior successo di pubblico nelle sale italiane, con i criteri editoriali di solito riservati ai testi del teatro, per permettere la massima leggibilità e senza tecnicismi, come si fa di solito con i capolavori di grandi scrittori, da Shakespeare a Cechov. Chi ha visto il film potrà cercare le differenze tra la sceneggiatura e quello che è stato poi girato e montato, a partire dall’inizio e dalla fine di Parthenope, e sperimentare un modo molto diverso di godere di un’unica opera. Chi non lo ha visto potrà invece scoprire un testo che è un classico moderno e che merita di restare anche come il grande pezzo di letteratura che è.

RECENSIONE

Paolo Sorrentino, con il suo stile lirico e visionario, ci regala con Parthenope un romanzo che è un affresco esistenziale, un canto malinconico sulla bellezza, sull’identità e sulla disillusione del tempo. In bilico tra il mito e la realtà, tra il sacro e il profano, la protagonista Parthenope incarna il fascino e il tormento di una donna che attraversa la vita con una consapevolezza spietata e un’incessante ricerca di libertà. È una storia di destini, di illusioni, di rapporti ambigui e di quella tensione tra giovinezza e vecchiaia che è, in fondo, il grande dramma dell’esistenza. 

Il romanzo, scandito da salti temporali tra gli anni ‘50 e il 2023, è la storia di una donna, ma anche la storia di Napoli, città-madre e città-amante, teatro e spettatrice di vite che si consumano senza mai riuscire davvero a possedersi. 

Parthenope è una donna che incarna il desiderio e l’inquietudine. Cresciuta in una famiglia borghese napoletana, la sua infanzia e adolescenza sono segnate dalla presenza di figure carismatiche e ingombranti: il padre Sasà, uomo di potere e ambiguità, e il fratello Raimondo, la cui relazione con lei sfiora le zone più oscure dell’affetto e del desiderio. 

Ma Parthenope è, prima di tutto, una donna libera. Consapevole della propria bellezza, la usa senza mai lasciarsi usare davvero. Passa attraverso l’amore con leggerezza e ironia, senza mai farsi incastrare da un ruolo, da un legame definitivo. Non è solo una femme fatale, ma una donna che sceglie costantemente il proprio destino, anche quando questo la porta verso una solitudine inevitabile. 
Eppure, dietro questa libertà assoluta si nasconde una domanda più profonda: cosa significa appartenere a qualcuno? Esiste un equilibrio tra il desiderio di essere indipendenti e il bisogno di essere amati? 
Parthenope cerca una risposta per tutta la vita, senza mai trovarla davvero. 

Raimondo è forse il personaggio più enigmatico del romanzo. Fragile e malinconico, vive un’esistenza segnata da un amore segreto e impossibile per la sorella. È un personaggio tragico, vittima di una passione che non può confessare, e della consapevolezza che la sua vita è già segnata da un destino di sconfitta. Il rapporto tra Raimondo e Parthenope è fatto di sguardi che contengono tutto e silenzi che dicono troppo. È un amore proibito, ma non per questo meno vero, che incarna il dramma di chi desidera senza poter avere, di chi ama sapendo di non poter mai essere ricambiato allo stesso modo. 

Sasà e Maggie, i genitori di Parthenope, rappresentano due modi opposti di affrontare la vita. Lui è un uomo di potere, pragmatico e cinico, capace di muoversi nel mondo con una spregiudicatezza che lo rende affascinante e detestabile allo stesso tempo. Lei, invece, è la figura materna che vive la contraddizione tra il desiderio di una vita borghese e l’attrazione per il disordine emotivo. Il loro matrimonio è una maschera, un equilibrio precario tra tradimenti, silenzi e abitudini che diventano gabbie. In questo senso, rappresentano il conformismo sociale che Parthenope rifiuta per tutta la vita. 

Uno dei temi del romanzo è il passare del tempo. Sorrentino ci mostra la giovinezza come un’illusione luminosa, uno stato di grazia destinato a svanire. Parthenope, che da ragazza è un concentrato di vitalità e fascino, da adulta si trova a fare i conti con la vecchiaia, con la perdita dello stupore. Nel 2023, la troviamo ormai lontana dalla Napoli della sua giovinezza, disincantata e priva di quella leggerezza che un tempo sembrava inestinguibile
È una riflessione amara sulla vita: si può restare se stessi quando il tempo ci trasforma? Parthenope è bellissima, e la sua bellezza è sia un dono che una maledizione. Gli uomini la desiderano, le donne la invidiano, ma nessuno la comprende davvero. Il suo fascino diventa il filtro attraverso cui tutti la guardano, ma anche una barriera che la separa dal mondo. 

L'autore ci fa riflettere su come la società percepisca la bellezza: come uno strumento di potere, ma anche come qualcosa di effimero, destinato a perdere valore con il tempo. Parthenope è libera, ma a quale prezzo? La sua indipendenza la porta a vivere una vita senza vincoli, senza compromessi, ma la condanna anche a una solitudine inevitabile. È il dilemma di chi sceglie di non appartenere a nessuno: si può davvero essere felici senza un legame profondo? 

Nel nostro mondo iperconnesso, dove i rapporti umani sembrano sempre più effimeri e superficiali, Parthenope è un romanzo che ci interroga sulla nostra capacità di costruire legami autentici. I social media ci illudono di essere sempre connessi, ma quanti rapporti sono davvero profondi? Quante volte scappiamo dai sentimenti complessi per rifugiarci in connessioni veloci e prive di rischio? 

Parthenope, con il suo desiderio di libertà e il suo terrore della dipendenza, è una protagonista incredibilmente contemporanea. È la donna che non vuole essere definita da un uomo, che rifiuta i ruoli imposti, che cerca un senso oltre l’amore romantico. Ma è anche la donna che, alla fine della vita, si interroga su cosa abbia realmente costruito. Dal punto di vista artistico, il romanzo è un ponte tra letteratura e cinema. 

Il linguaggio di Paolo Sorrentino è cinematografico, fatto di immagini potenti, dialoghi essenziali, scene che sembrano pronte per essere trasposte sul grande schermo. Il film tratto dal libro amplifica questa dimensione visiva, trasformando la storia in un’esperienza ancora più sensoriale. E qui si apre un’altra riflessione: l’arte ha ancora il potere di meravigliarci? 
Oggi, in un’epoca dominata dall’intrattenimento rapido, dalla fruizione immediata, ci sono ancora spazio e tempo per storie che richiedono attenzione, che ci fanno riflettere sulla vita e sul suo significato? 

Parthenope è un romanzo che ci ricorda che la letteratura, come il cinema, non serve solo a intrattenerci, ma a farci guardare dentro noi stessi. È un libro che parla di bellezza, ma non di quella perfetta e patinata di Instagram. Parla della bellezza che si sgretola, che si trasforma, che lascia dietro di sé il desiderio impossibile di fermare il tempo. 
Un libro malinconico, che ci lascia con un'unica, ineludibile domanda: amiamo troppo o troppo poco?

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