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venerdì 29 luglio 2016

La sarta di Mary Lincoln di Jennifer Chiaverini Recensione

Buon venerdì! Grazie a Beat, ho letto un romanzo molto interessante ambientato a fine Ottocento che narra un quadro storico eccezionalmente vivido sul quale s'impone una forte ed intensa amicizia tutta al femminile tra la moglie di Abraham Lincoln, Mary Lincoln ed Elizabeth, la sua sarta personale, ex schiava di colore. Una storia ricca di spunti di riflessione. La sarta di Mary Lincoln di Jennifer Chiaverini.


Titolo: La sarta di Mary Lincoln
Autore: Jennifer Chiaverini
Editore: Beat
Genere: Romanzo storico
Pagine: 400
Prezzo: 9,00
Uscita: Luglio 2016
1860. Novembre. Mancano poche ore al risultato delle elezioni per il sedicesimo presidente degli Stati Uniti d'America e a Washington la tensione è altissima. Le strade brulicano di uomini che fanno la spola fra taverne e alberghi in cerca di notizie o si assiepano davanti alle porte dell’ufficio del telegrafo. Le sale dei circoli che costellano il quartiere della Casa Bianca sono già piene di passanti accorsi numerosi per approfittare del whisky offerto gratuitamente. Soltanto una donna di colore, Elizabeth Keckley, si affretta a tornare alla sua pensione di mattoni rossi stringendo al petto il suo cesto da cucito. È una sarta specializzata in eleganti abiti femminili alla moda. A Saint Louis, dopo anni di sacrifici e risparmi, è riuscita a comprare la libertà per sé e per il figlio George, studente in una lontana università dell’Ohio. Si è trasferita a Washington, la capitale federale dell’Unione, animata da un solo intento: continuare a garantire al figlio quell’istruzione che a lei è stata preclusa. Nonostante il clima teso a causa delle dispute legate all’abolizione della schiavitù e ai propositi secessionisti del Sud, Lizzie lavora alacremente. Non importa se per orlare le tende di un hotel malandato riceva soltanto due dollari e mezzo o se, per ultimare il vestito della moglie del senatore Davis, rientri così tardi da avere a malapena il tempo per un pasto e un bagno. Bravissima a confezionare i corpetti complicati e aderenti per i quali le dame del tempo impazziscono, Lizzie vede la sua fama accrescersi e farsi largo a poco a poco tra i circoli più in vista della città. Finché un giorno non si trova al cospetto di una donna sulla quarantina dai capelli scuri, con una bella carnagione e limpidi occhi azzurri che denotano acume e intelligenza: Mrs Mary Lincoln, la moglie del presidente appena eletto, la first lady nota per le sue bizze e i suoi improvvisi accessi d’ira. Lizzie le sistema magnificamente un abito rosa di moiré antico che Mary sfoggia con successo al primo grande ricevimento in onore dell’insediamento del marito. Da quel momento diviene non soltanto la sarta personale di Mrs Lincoln, colei che si occupa di vestirla e acconciarla per balli, cene e ricevimenti, ma anche la ex schiava cui l’inquieta, volubile Mary confida le sue angustie e i suoi rancori, il suo disappunto di first lady oggetto di malevolenze, invidie e gelosie. Un sodalizio che da parte della fedele Lizzie non verrà mai meno, neanche quando Mary Lincoln, sola e abbandonata da tutti, dopo aver perso il figlio Willie, a causa di una malattia, e poi il marito, vittima di un attentato, rivolgerà il suo risentimento contro di lei, scambiando un estremo gesto d’amore per un insulto alla sua dignità di ex first lady dell’Unione. Con uno stile avvincente e una trama arricchita da splendide descrizioni che restituiscono tutto il fascino dell'epoca, La sarta di Mary Lincoln, New York Times bestseller, «porta alla luce, con stile, grazia e rispetto, gli scatti dimenticati di un’America passata» (Book Reviews), raccontandoci la storia vera di Elizabeth Keckley: ex schiava, sarta della Casa Bianca e autrice di un libro di memorie che scandalizzò l'intera nazione.
















La sarta di Mary Lincoln è un romanzo prima di tutto storico, ambientato durante l’ascesa al potere del noto presidente americano Abraham Lincoln e racconta in modo particolare di un’amicizia speciale e piuttosto strana tra una ex schiava di colore e la moglie del presidente, appunto Mary Lincoln.

Una storia piena di dettagli sui fatti principali che hanno caratterizzato quegli anni e che soprattutto all’inizio della narrazione si concentra in modo consistente e diligente proprio sull’esposizione di fatti politici e sociali ritenuti fondamentali per l’epoca e per comprendere al meglio ciò che è poi successo dietro le quinte.

L’iniziale procedimento essenzialmente legato alla volontà di far conoscere al lettore cosa avveniva esattamente in quegli anni, con l’intento, peraltro valoroso ed ingegnoso, di non tralasciare nulla, rallenta leggermente la lettura, richiedendo uno sforzo maggiore da parte di chi legge per apprendere in profondità tutto ciò che l’autrice vuole comunicarci.
Elizabeth era troppo orgogliosa di lui per tormentarlo con preoccupazioni e timori. George si era arruolato per dimostrare il proprio valore, per proteggere l’Unione, per liberare gli esseri umani della sua razza dalla schiavitù. Lei, che aveva vissuto quasi quarant’anni come schiava, sapeva bene che la sua missione era nobile e necessaria.
Siamo verso la fine dell’Ottocento e la protagonista, Elizabeth è una donna che giunge a Washington con una grande speranza per se stessa ma soprattutto per il figlio. Ha cercato in tutti i modi di costruire un futuro solido per lui con il grande sogno di farlo finalmente studiare. Ma anche lei conserva tanti desideri da poter realizzare e quello più importante è sicuramente legato alle sue mani e alla sua bravura nel cucire. Ben presto riuscirà a farsi conoscere dalle dame della più alta società e a crearsi un vero e proprio giro di clienti che l’apprezzano e la richiedono soprattutto per le sue doti nel realizzare i mantua, bellissimi corpetti stretti ed estremamente lavorati che facevano impazzire le donne dell’epoca. Insomma, Elizabeth si guadagna il sostegno e il rispetto delle persone più importanti fino a raggiungere addirittura l’apprezzamento di Mary Lincoln che la vuole come sua sarta personale.
Ma Mrs Lincoln non era più solo una cliente, e neppure semplicemente la first lady. Era diventata un’amica, ed Elizabeth 
Da questo momento in poi, i fatti storici faranno da contorno ad una storia assolutamente personale e molto intima. Un rapporto di amicizia spontaneo e sincero che legherà una donna, ex schiava ad un’altra che detiene un grande potere. La figura di Abraham appare e scompare quasi come un fantasma, ma quando c’è riesce a donare all’intero racconto quel senso di potenza e di solidità che ti fa sentire addosso la grandezza di ciò che stai leggendo che ha reso la Storia quella che è.

Lo stile dell’autrice è fluido, anche se non particolarmente emozionante. Molto preciso e dettagliato nell’esporre i fatti reali e anche arguto e fantasioso nell’unire la verità con l’invenzione. Elizabeth si dimostrerà una vera amica, sostenendo Mary anche dopo, anche quando perderà il figlio e quando suo marito sarà ucciso. Un legame che va oltre il tempo, le differenze, le cattiverie e la stessa aggressività che spesso mostrerà Mary nei confronti del mondo e anche della sua migliore amica.
Nonostante le delusioni, le perdite e i dolori, non avrebbe voluto vivere un giorno di meno, né, quando fosse arrivato il momento di riunirsi con i molti amici e i cari che se n’erano andati prima di lei, avrebbe chiesto un’ora in più.
Sicuramente la ex first lady ne esce un po’ ammaccata a livello di personalità. Una donna piena di isterismi, di crisi nervose ma degnamente forte e con un fascino strambo ed obliquo. Elizabeth, invece, mostra tutta la sua sincerità, la sua onestà, la sua forza d’animo nel seguire l’amica oltre anche le sue possibilità senza abbandonarla mai.

La sarta di Mary Lincoln è un romanzo pieno e corposo. Uno di quelli che parlano della Storia e come tale deve essere assorbito, attraverso la conoscenza e l’apprendimento di un mondo che non abbiamo vissuto ma che ci ha resi quello che siamo. In più, il racconto di una straordinaria ed impossibile amicizia diventa motivo di riflessione e di coinvolgimento. Attimi in cui ci si sofferma sui veri valori della vita, sulla solidità di un rapporto e di quanto conti davvero un sentimento. Insomma, un romanzo dai molteplici spunti di lettura apprezzabili da tutti coloro che da un libro non cercano solo intrattenimento ma soprattutto consapevolezza e scoperta.

giovedì 28 luglio 2016

Il vuoto sotto le ali di Eva Dal Rey Recensione

Buonasera cari lettori! Dopo aver letto un po' di tempo fa, Come una crisalide di Eva Dal Rey, l'autrice ha da poco pubblicato il sequel che ero davvero curiosa di leggere! Ecco la mia opinione! 



Titolo: Il vuoto sotto le ali
Autore: Eva Dal Rey
Editore: Selfpublishing
Genere: Romanzo
Prezzo: 1,99
Uscita: Luglio 2016
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TRAMA


Dopo aver affrontato un periodo traumatico, Maddalena cerca faticosamente di riprendere in mano la sua vita. Le giornate proseguono pensando al lavoro e alle sue splendide bambine, ormai sua unica ragione d’esistere. Durante una festa, però, incontra nuovamente Davide, l’uomo che sperava di aver dimenticato, e sentimenti che credeva morti tornano a farle battere il cuore. Quando crede di aver conquistato nuovamente la serenità, il passato rientra di prepotenza nella sua vita, colpendola in ciò che lei ha di più caro. La storia di una donna e della sua lotta per la felicità. Il racconto di una caparbia battaglia contro le avversità della vita, di una trasformazione interiore che porta la protagonista a credere finalmente in se stessa e nella sua capacità di scegliere da sola la strada verso il futuro.

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Il vuoto sotto le ali è il sequel molto atteso di Come una crisalide, un romanzo che ho amato dalla prima all’ultima pagina in tutto il suo dolore e la sua forza. Uno stile, quello di Eva Dal Rey, che mi ha totalmente conquistato, sotto tutti i punti di vista. Una scrittura matura, affermata, come una vera scrittrice consapevole del proprio talento. 

Una storia, quella di Maddalena, molto comune, dolorosamente quotidiana, figlia diretta del mondo di oggi, dove c’è violenza, stupro e tanta incomprensione. Ma per fortuna non c’è soltanto questo. Attraverso le parole dell’autrice ho guardato Maddalena alzarsi da terra, dove l’hanno ripetutamente sbattuta le condizioni disgraziate, le botte alterate del marito, una vita piena di crepe e di squilibri, per guardare finalmente al futuro, un futuro con un unico nome: Davide.
Negli ultimi mesi mi sono resa conto di essere io stessa a non vedere chiaro intorno a me. Quello che mi circonda, ogni fatto o parola, mi arriva solo attraverso un filtro spesso e grigio. Uno schermo che rende ogni cosa slegata dalla mia vita interiore, lontana da ogni desiderio di farne parte.
Purtroppo però la violenza subita, le pressioni, l’odio covato, la rabbia senza possibilità di ribellione, hanno condotto la protagonista a privarsi di quell’amore e di quella passione così sincera e viscerale da far rabbrividire.
Una donna con le sue figlie, con un marito sparito lontano e con addosso il peso di una violenza il cui odore di malattia e di negazione non vuole saperne di andare via.
La violenza ha distrutto il mio equilibrio, mi ha resa insofferente a qualunque contatto. Pensare di poter vivere l’intimità con un uomo mi sconvolge, ancor di più se penso di aver riposto per molti anni totale fiducia nella persona che mi ha rovinato la vita.
Questo secondo romanzo inizia in modo tremante, come fosse disarticolato perché è disarticolata l’anima di Maddalena, che si immerge nel lavoro e nelle figlie per non pensare, per dimenticare, ma il fantasma della violenza continua a perseguitarla senza darle tregua.
Le sedute dallo psicanalista, il sostegno dell’amica, la figura di Davide che lei cerca in tutti i modi di tenere lontano non bastano a farle passare gli attacchi di panico e a farla vivere costantemente come fosse sull’orlo del baratro. Ma chi vuole buttarla giù?

L’ombra di una minaccia incombe sulla sua fragile vita anche quando ristabilisce un legame che non si è mai spezzato con Davide tentando una relazione verso la quale continua a non sentirsi pronta, adatta, correttamente incastrata. Ha paura, una paura indicibile di sbagliare, di soffrire ancora, le sue ferite sono ancora così sanguinanti da imbrattarla tutta, anima e corpo. Sangue che lei sola vede e che lui, Davide, può soltanto immaginare, eppure non smette un attimo di starle accanto, di farle sentire quanto la ama anche in quell’unico e straziante momento in cui sbaglia, alzando anche lui le mani.

Ma perdonatemi, Davide è un personaggio talmente perfetto che non ha bisogno di essere raccontato, eppure devo farlo, per farvi capire la dolcezza, l’inquieto amore, la struggente passione che prova quest’uomo verso una donna distrutta, fatta a pezzi e ancora in tempo per ricomporsi anche se non ci crede.
Non so per quanto tempo rimaniamo immobili e silenziosi, presi solo l’uno nell’altra, nella nostra piccola eternità privata.
Un uomo, che già nel primo romanzo si era preso il mio cuore e che adesso ho riconosciuto in tutta la sua bellezza e determinazione. Un personaggio forte, autoritario quando serve ma di una tenerezza imbarazzante e di una sensualità molto rara. Una sensualità che si chiama rispetto, piacere da donare, piacere da assaporare e da vivere con lei, fino in fondo e anche oltre.

Purtroppo il marito deluso e aggressivo di Maddalena compie il suo ennesimo misfatto, spingendo la donna verso una fine che si prospetta inevitabile quando rapisce Sara, una delle figlie, conducendola lontano.
Le sue parole, come una coltellata, mi tolgono il respiro. Tutti i miei peggiori incubi si sono materializzati in un solo istante.
A quel punto tutto sembra essere perso, Maddalena non capisce più nulla ma solo con la presenza di Davide potrà superare anche questo, anche la peggiore delle prove per ritrovare fiducia in se stessa e una strana forma di speranza.
Il vuoto sotto le ali scorre veloce, si legge come si beve un bicchiere d’acqua; per me che ho amato il primo, era necessario conoscere come sarebbe finita la storia tra questi due personaggi così completi, reali tanto da essere perfetti.
Quello che provo va oltre la mia comprensione. Mi sento viva e morta nello stesso tempo, sollevata a un livello celeste e gettata negli inferi più profondi. Sono una sola ma anche miliardi di piccole stelle sparse nell’universo. Anima e bestia, luce e fango. Solo una cosa è certa: 

Purtroppo mi capita spesso di amare in modo totale il primo romanzo e poi di sentire qualcosa in meno leggendo il secondo, e anche qui è accaduto lo stesso. Il primo mi ha preso, conquistato, sotto tutti i punti di vista, e oltre davvero non era possibile andare, raggiungendo il massimo. Con Il vuoto sotto le ali, ho provato le stesse emozioni ma con meno impeto e con meno intensità, ecco perché continuo a preferire e ad adorare il primo che rimarrà sempre nel mio cuore. Ciò non toglie che questa duologia scritta da Eva Dal Rey vi consiglio di leggerla se amate le storie profonde, intense, sensuali e terribilmente reali. Scritte bene, con cognizione, strutturate in modo esaustivo e che sappiano regalare emozioni viscerali, di stomaco, tuonanti. Insomma, se siete persone vere, a cui piacciono storie vere come questa.